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NETFLIX PRESENTA

UNA DOCUSERIE NETFLIX

UNA RACCOLTA DI SAGGI VISIVI…

…PER AMORE DEL CINEMA

L'ESTATE DELLO SQUALO
NARRATO DA SASHA STONE

Quando ripenso alla mia vita,
la vedo sul grande schermo.

Una raccolta di ricordi
pieni di luce e colore come il cielo.

Ricordo l'attimo
in cui mi sono innamorata dei film.

Quando sono uscita dal cinema, sapevo

che, se potevo trovarmi lì,
non avrei mai voluto essere altrove.

Quell'estate avevo dieci anni
e una vita intera davanti a me.

Il 20 giugno uscì un film
che cambiò tutto.

Non solo il futuro di Hollywood,
ma la vita di un'intera generazione.

E io lo so perché ero lì.

Sono cresciuta in un cinema buio,
fissando il grande schermo,

guardando lo stesso film più e più volte.

Non era solo un film, era il film.

È come intrappolato nell'ambra,

con le cose migliori
che ricordo di quell'estate.

Era il 1975 e quel film era Lo squalo.

Dio, aiuto!

Dio, aiutatemi!

Mi fa male!

Dio, aiutami!

Dio, ti prego, aiutami!

Dopo quel momento,
niente è più stato lo stesso.

Le estati, i film, le spiagge e io.

Siamo cresciuti nel Topanga Canyon,
che negli anni '70 era una landa desolata

con comuni e negozi di cibi naturali
tra le spiagge e la Valle.

Siamo cresciuti come tutti a quei tempi,
veloci e liberi.

Forse un po' troppo liberi.

L'infanzia non era eterna,
né controllata come adesso.

I film, i vestiti, la musica:

tutto ci diceva che crescere
era meglio che essere bambini.

La mia realtà a dieci anni
erano baci rubati a un falò di hippy

a Topanga Beach.

Non c'erano i social
a riflettere il nostro divertimento.

Niente messaggi o TikTok.

Non avevamo altro che l'immaginazione

e, ogni tanto, il cielo notturno.

Restavamo svegli a contare le stelle,
immaginando la nostra vita futura.

Ci raccontavamo cose stupide:

tipo che Donna Summer
aveva fatto "sesso per davvero"

mentre registrava "Love to Love You Baby".

O che le bolle da masticare erano piene
di piccoli ragni, o che Mikey…

Mikey non mangia nulla, odia tutto.

…aveva mangiato caramelle frizzanti
e bibite e gli era esploso lo stomaco.

Gli piace! Ehi, Mikey!

Praticamente, credevamo a qualsiasi cosa.

È come se Dio avesse creato il Diavolo,

dandogli dei denti… affilati.

Vietato ai minori di 13 anni
per la sua violenza.

Nel giugno del 1975,
non potevi sfuggire a Lo squalo.

Grazie a Universal, era ovunque.

Il tascabile che tutti leggevano.

Il trailer che tutti temevano,

il poster che tutti volevano,
le magliette che tutti indossavano.

Quell'enorme mostro dai denti affilati
nuotava al fianco della cultura americana

sopravvissuta a Charles Manson,
alla guerra del Vietnam e al Watergate.

Tutti hanno una storia su Lo squalo.

Soprattutto i ragazzi,
che si impadronirono dell'estate

rendendola la loro storia delle origini.

Ma c'eravamo anche noi ragazze.

Cazzo, se c'eravamo.

Tra sussidi e buoni pasto,
non potevamo pagarci il college,

figuriamoci i popcorn.

Ma se la mamma ci accompagnava
al primo spettacolo,

poteva venirci a prendere dopo l'ultimo.

Cosa faccio nel mentre?

Con un biglietto a testa,

quell'estate io e mia sorella
abbiamo visto Lo squalo almeno 40 volte.

Torno tra due minuti.

Ai tempi, per vedere un film,
dovevi andare al cinema.

Dato che non c'erano cinema a Topanga,

dovevamo arrivare
alla valle di San Fernando.

A noi ratti del Canyon

sembrava un'utopia americana
vista solo in televisione.

I ragazzi sembravano Greg Brady
e le ragazze Farrah.

Insomma, gente normale.

Era così caldo
che facevi fatica a respirare.

I film fermano il tempo.

Come il gelato alla vaniglia
che ti cola lungo i polsi d'estate.

Come dormire sotto le stelle.

Come i primi baci.

Ma non puoi fermarlo per sempre.

Arrivò un nuovo uomo
nella vita di nostra mamma,

che, tra una casa e l'altra,
prometteva di salvarci dai sussidi

e di liberarci da Topanga.

Fu un'estate ricca di distrazioni
e ne avevamo bisogno.

Ma Lo squalo non era solo questo.

Ci diede qualcosa a cui puntare,
invece di qualcuno da cui fuggire.

Lo squalo non era solo un film di successo
o un fenomeno pop.

Era un'epoca, un luogo, una sensazione.

Un'atmosfera che non può essere capita
da chi non c'era.

Lo squalo trasformò le nostre vite
come avevamo bisogno.

E, da allora, desiderammo
che la nostra infanzia fosse quel film.

L'isola di Amity divenne la nostra isola.

Ricreavamo la morte di Chrissie
ogni volta che potevamo.

Una casa sull'albero era la nostra Orca.

The Jaws Log, il manuale di ogni fan
che si rispetti, divenne la nostra Bibbia.

Diventammo esperti autodidatti
di Carcharodon carcharias.

Cercavamo denti di squalo sulle spiagge.

Ci procuravamo telecamere Super 8
per poter girare i nostri film.

Quell'estate, ci innamorammo dei film.

Non importa dove fossimo o cosa facessimo.

Pensavamo solo a stare al buio,
al fianco della nostra altra famiglia.

- Quando diventerò un abitante dell'isola?
- Mai.

E non dovevamo stare al chiuso.

Grazie allo sconto
"bambini nascosti per terra",

potevamo andare al Van Nuys Drive-In
insieme alla mamma.

Soprattutto nelle calde notti d'estate,
quando vuoi solo stare all'aperto.

Ci compri un sacco di arrosto.

Per quanto amassi Lo squalo,

non ero in grado di comprendere
la complessità dei personaggi

o i pregi della regia, a dieci anni.
Forse neanche a vent'anni.

Ma se guardi un film abbastanza volte,
inizi a notare certe cose.

Andiamo a casa.

Più lo guardavo, più lo esaminavo.

E più lo esaminavo, più cose notavo.

Cose che non avevo colto
le prime… 30 volte.

A ogni nuova scoperta, mi sembrava
di trovarmi di fronte un nuovo film.

Il ridicolo…

e il sublime.

L'euforia.

È veloce.

Attento al braccio!

Steven Spielberg che offriva
puro terrore e meraviglia innocente

in tante scene perfette, una dopo l'altra.

Il suo team creativo
che dava semplicemente il massimo.

La colonna sonora di John Wiliams.

Non semplice musica, ma narrazione,
controllata in maniera magistrale.

Il tema era lo squalo stesso.

Se non c'era lo squalo, non c'era musica.

I geniali presagi
dello sceneggiatore Carl Gottlieb.

Martin, è tutta psicologia.

Se gridi: "Un barracuda!",

ti rispondono: "Come, scusa?"

Ma con "squalo"…

Squalo! Uno squalo!

Il 4 di luglio è scoppiato il panico.

L'accurata modulazione
nel montaggio di Spielbeg e Fields:

dal panico più totale…

agli istanti di sollievo comico…

È stato lui! Mi ha detto lui di farlo!

…fino a un nuovo crescendo
di paura e orrore.

Squalo! È uno squalo!

Sta andando nel laghetto!
Lo squalo è nell'estuario!

Che si fa?

È nell'estuario!

Anche Michael.

C'è uno squalo nell'estuario!

Lo squalo prende vita
in tutti i tuoi sensi.

Ne senti l'odore, i suoni, il sapore.

Lo vivi.

Non appena finiva, volevo rimettermi
in fila per vederlo da capo.

Ancora.

E ancora.

E fu così che nacquero
i blockbuster estivi.

Io e mia sorella ormai eravamo
delle vere fanatiche del cinema.

Facevamo ore di coda per Guerre stellari,
recitavamo la scena iconica di Alien,

registravamo Raiders!
per memorizzarne ogni battuta

e facevamo carte false
per un'anteprima di E.T l'extra-terrestre.

Facevamo le stesse code,
sedevamo negli stessi posti,

ma, tra Lo squalo ed E.T.,

guardammo in basso
e trovammo delle… tette.

I maschi possono diventare uomini
e rimanere comunque dei fanboy.

Ma con l'arrivo degli ormoni, loro
andarono da una parte e noi dall'altra.

Non avevamo più lo stesso obiettivo.

L'obiettivo eravamo noi: qualcosa
da temere, corteggiare, conquistare.

E non solo: anche Hollywood era cambiata.

A un certo punto della storia,

le ragazze vennero tagliate fuori.

Hollywood puntò tutto sui maschi e vinse.

Assistemmo all'ascesa
di una serie di prodotti,

basati su videogiochi e fumetti,

finanziati con le vendite dirette dei DVD,

che puntavano al pubblico maschile
delle scuole medie.

Ma a volte ti chiedevi:

"Sono davvero dei film?
Cos'è successo alla trama?"

Oggi Lo squalo esisterebbe?

Sopravvivrebbe al giudizio
di Rotten Tomatoes,

CinemaScore,

alla temuta prova degli Oscar?

Sopravvivrebbe all'esame
del suo squalo meccanico,

la cui goffa performance era irrilevante
all'epoca, ma oggi non lo sarebbe?

Sopravvivrebbe a Twitter,
dove si analizzerebbe

ogni singola intenzione di Spieglberg?

Aveva sforato così tanto il budget
che avrebbe potuto essere un disastro.

E invece, si è rivelato
uno dei più grandi film di sempre.

Ma ha fissato standard poco realistici
per i successi al botteghino.

Gli spettatori sono forse
le vittime del suo successo?

Tutti noi che andavamo
a vederlo più volte,

con fede incrollabile,
per rivivere la sua unicità…

La morte del bello del cinema
è forse colpa nostra?

Sorridi, figlio di…

Sì.

E no.

Non è colpa dei fan
se apprezzano qualcosa.

Hollywood ha tratto la lezione sbagliata
dall'estate dello squalo.

Ha dato priorità a spettacolarità e cifre,

scordando quello
che rendeva unico Lo squalo.

Una storia fantastica,
raccontata in modo magistrale.

Per me, i film rappresenteranno sempre
la manifestazione del surreale,

del bello e del terrificante.

I cinema offrono la meraviglia
e il pericolo del mondo di Oz

e il rifugio sicuro del Kansas.

I film migliori, come le persone peggiori,
possono lasciarti delle cicatrici.

Possono trasformare la paura in coraggio
e, se sei fortunato, in speranza.

E quando non c'è speranza,
possono esserci squali,

lunghe estati perdute,

e ragazzine in cinema bui
che citano le battute di un film…

Odiavo l'acqua.

…che sanno già a memoria.

Chissà perché.

Sottotitoli: Irene Bassini