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Non urlate, grazie.

Al momento del dibattito, alzate la mano
e aspettate di essere interpellati.

Arriva l'agente.

Mi chiamo Jeff Jamar

e sono l'agente speciale in carica
dell'FBI qui a Waco.

Siamo qui perché David Koresh e seguaci
hanno ucciso quattro agenti ATF.

In seguito al tragico incidente,
l'ATF ha chiesto il nostro supporto.

L'area è una scena del crimine.

L'obiettivo è risolvere
senza ulteriori spargimenti di sangue.

È stato negoziato il rilascio
di un totale di 18 bambini e 2 donne.

Koresh ha dichiarato che all'interno
c'erano 20 bambini, 47 donne e 43 uomini.

Siamo pronti alle domande.

Ci dà i dettagli?

Dopo le 13.30 quando vi ha contattato,
che vi ha detto?

Ha detto che Dio
gli ha chiesto di aspettare.

Ora sapevamo che non sarebbe finita bene.

Quest'uomo aveva il controllo totale
su tutti.

Esisteva solo la volontà di una persona.

Dio mi parla.

Devo portare un messaggio.
Potete non crederci.

E se non ci credete, sentite qua:

duemila anni fa
chi credeva nella dottrina di Cristo?

Dovette morire.

Nessuno credeva a quello che diceva.

L'ASSEDIO DI WACO

2 MARZO 1993
TERZO GIORNO

Quando l'elemento di comando
capì che David Koresh non sarebbe uscito,

sapevamo che avremmo dovuto
contenere la scena,

e assicurarci di poterci proteggere
da chi usciva.

In che modo?

L'ATF aveva avviato
le indagini preliminari

da una fattoria in stile ranch
che si trovava di fronte a Mount Carmel

e che chiamavamo Sierra One,
copriva solo il davanti.

C'era tutto il perimetro dell'edificio

e non si sapeva cosa succedesse lì dentro.

Scoprimmo,
con gli strumenti di ricognizione,

che c'era un garage sul retro.

E predisponemmo un piano
per guadagnarne il controllo.

Il problema era che dovevamo passare

vicino al palazzo
da cui avevano sparato all'ATF.

Come fare?
Avevamo i Bradley Fighting Vehicles.

Ma sapevamo che avevano armi calibro .50

che avrebbero potuto penetrarli

e che un proiettile caldo calibro .50
l'avrebbe annientato

come un milkshake.

Così andammo in fondo alla strada,
girammo a destra,

girammo intorno all'edificio...

- Abbiamo la visione notturna.
- Capisco.

E ci sono uomini vostri
che escono dal fienile,

dal retro della proprietà,
avvicinandosi sempre di più.

Li stiamo tenendo lontani. E...

Non li tenete affatto lontani!

Non siamo stupidi.

Erano i primi giorni.

Non avevo ancora un negoziatore dell'FBI,

ma seppi che c'erano
dei movimenti tattici,

non sapevo se dell'ATF o dell'FBI.

Non avevo nessun canale per la trattativa.

Ho la voce scocciata
perché non capivo cosa succedesse.

Perché continuano a venire?

Ho mandato un altro messaggio.

- Mi hanno detto che non ci sono.
- No.

Sono qui. Ti stanno mentendo.

Avevo paura che entrassero
e ammazzassero tutti.

Pensavo davvero sarebbe successo.

Se fossero entrati nell'edificio,
ci saremmo suicidati tutti.

Mi consegnarono una granata,

perché ero l'unica donna
che avrebbe potuto sganciarla

uccidendo le altre quattro o cinque donne
in stanza con me.

Non mi chiedevo...

quali fossero le conseguenze
su di me come persona,

perché non lo ero,
ero uno strumento di Dio.

Devi dire a questa gente
di tornare indietro.

Ok, sto lavorando perché ciò avvenga
in questo momento.

Sto scrivendo un messaggio
che verrà consegnato.

Il portello si aprì, uscii,
mi misi a correre col mio AR-15.

Guardai fuori e vidi un tizio
che scalava un mucchio di terra.

Con un'arma.

Ricordo che pensai: "Questo mi uccide".

Arrivammo alle auto
e ci muovevamo tra i veicoli,

aspettandoci una sparatoria
da un momento all'altro.

Ma non ci fu.

Così, nel giro di pochissimo tempo,

il team di salvataggio degli ostaggi
aveva un perimetro.

Sierra One davanti. Sierra Two sul retro.

Eravamo dentro.

Ci eravamo insediati
e non ce ne saremmo andati.

Il team di salvataggio
non faceva favori a nessuno.

Non erano molto pazienti.

Volevano fatti.

Il loro obiettivo era risolvere la cosa
e risolverla adesso.

Fin dall'arrivo del team di salvataggio,

loro e i negoziatori avevano opinioni
molto diverse su ciò che stava accadendo.

I negoziatori volevano calmare le acque,
dargli spazio,

stabilire un contatto
con le persone dentro al complesso,

e lavorare sulla fiducia.

Per il team di salvataggio,

David Koresh e seguaci
erano un branco di assassini

che aveva ucciso quattro agenti,

e andavano arrestati
e consegnati alla giustizia.

Dissi al comandante sul posto Jeff Jamar:

"Questo è il nostro piano
come negoziatori."

Contemporaneamente

gli proposero un approccio più aggressivo,

quelli del team di salvataggio
degli ostaggi,

e dette il suo benestare,

senza rendersi conto delle incongruenze
e dei segnali contrastanti che inviava.

Gli agenti negoziatori dell'FBI
e i membri del team di salvataggio

avevano la stessa missione.

Ma se il tuo lavoro è entrare
in un edificio alle 4:00 del mattino

e uccidere i cattivi e salvare i buoni,
rischiando la vita,

hai una mentalità diversa
da chi si siede in una stanza

e cerca di ragionare con un cattivo.

3 MARZO 1993 - QUARTO GIORNO
CENTRO DI COMANDO FBI

Il nostro obiettivo era salvare
sempre più vite possibili.

In quella fase dovevamo
agire separatamente dai team tattici.

Dobbiamo distinguerci da loro.
Buoni e cattivi.

Non lasciate che ciò che accade là fuori
intralci il nostro lavoro qui.

Bisogna camminare sul filo e dire:

"Loro agiscono diversamente,
ma parla con noi e andrà tutto bene".

- Grazie, John.
- Stammi bene.

- A domani. Ciao.
- Buona notte.

Ottimo lavoro.

Sta male. Sono convinto che stia male.

David è a terra. È un buon segno.

Un buon segno.

Nei primi giorni dell'assedio

David Koresh era ferito, si sentiva.

Ci mandò un video col foro di entrata.

David Koresh.
Steve Schneider dietro la telecamera.

David, vuoi dire qualcosa?

Prima vorrei

ringraziare i negoziatori
con cui abbiamo parlato al telefono.

Volete vedere un bel buco?

Eccolo.

Vi piace?

Qui c'è quello di uscita.

Esce qualcosa.

C'è del liquido?

Sanguina.

- Sanguina di nuovo?
- Sì.

Inviamo questo nastro.

Sto sanguinando dalla schiena,
devo occuparmene.

Comunque, Dio vi benedica.
Spegni pure, Steve.

David sapeva che stava morendo.

Gli avevano sparato alla mano e al fianco
e aveva 33 anni.

C'erano molte somiglianze
tra lui e Cristo.

Speravamo in segreto che morisse
per la ferita.

Perché se fosse morto

o se fosse uscito per farsi curare,
sarebbe finita.

Ho qualche informazione in più.

Un medico ritiene,
dopo aver visto il nastro,

che ci sia un'infezione profonda.

Provavamo a fargli entrare in testa

che sarebbe morto di un'infezione
e che doveva farsi curare.

Se l'infezione arriva al sangue,

si diffonderà a tutti gli organi vitali,
incluso il cervello.

Se Koresh fosse morto,
lo stallo sarebbe finito,

perché c'era un solo uomo
che controllava l'intera situazione,

cioè David Koresh.

Koresh è ferito? Se sì, quanto è grave?

La stampa aveva gli stessi problemi
degli agenti di polizia.

Una cosa così era una novità assoluta.

E per i media era una storia enorme.

Quando arrivammo lì, trovammo qualcosa
come mille giornalisti e operatori.

Nel giro di due o tre giorni
erano diventati 2.000.

Il mio lavoro non era determinare
quali tattiche sarebbero state usate,

ma spiegare al pubblico

cosa stavamo facendo e perché,

in quanto sapevamo che ogni nostra azione

sarebbe stata passata al setaccio.

Di nuovo qui.

Con chi negoziate?

Parlate anche con i seguaci?
E se lo fate, con chi?

Crede che Koresh
sia in grado di prendere decisioni?

O pensate di aspettare e basta?

Comandiamo noi

e possiamo tornare alle maniere forti,
se vogliamo.

Centinaia di reporter e fotografi
da tutto il paese, e non solo,

presidiano Mount Carmel,
sede dei Davidiani.

I membri della setta coinvolti
nella sparatoria di domenica

sono ancora barricati nel complesso.

4 MARZO 1993
QUINTO GIORNO

Mi misi davanti alla TV e tutto fu chiaro.

Parlavano di David Koresh.

Oddio, è dove vive mio figlio.

Prego.

Sa che sono qui.

- Come fa a saperlo?
- Mi conosce.

Dave Thibodeau sa che sua madre è qui
perché sua madre è anche sua amica.

La madre di David è venuta da Bangor,
nel Maine per il figlio ventiquattrenne...

Ricordo di aver pensato: "La mamma è qui".

E anche: "Ma preferirei di no.
Non voglio che venga fatto il mio nome".

Chiamai l'FBI e dissi:

"Mio figlio è lì dentro
e devo sapere se sta bene.

Devo sapere se posso parlargli".

L'agente mi rispose:

"Non esistono protocolli per i parenti
in situazioni di questo genere.

Forse in futuro".

Risposi:
"Mio figlio forse non avrà futuro".

Intuii subito che dovevo
lavorarmi la stampa.

I federali non mi ci facevano parlare.

Le persone che parlano oggi,
anche Bob A. Ricks, sono dell'FBI.

Così andai a una conferenza stampa.
Alzai la mano e mi scelse.

Ha mai pensato di offrire
a David Koresh la possibilità di decidere

se avrebbe piacere di sentire
altre voci familiari dall'esterno?

Abbiamo esplorato molte alternative
e la risposta è no.

Al momento non ci sono individui esterni
coinvolti nel processo di negoziazione.

La prima cosa che si fa

è far sì che taglino i ponti
con il mondo esterno.

Controllare la comunicazione è cruciale.

Al telefono parlavano solo con noi.

Eravamo la fonte
della risoluzione del conflitto.

Non volevamo che chiamassero
una persona cara e facessero testamento.

Eravamo tagliati fuori.
L'FBI controllava tutto.

Dicono di aver parlato coi membri

e che vogliono restare
e morire per David Koresh.

Suo figlio lo farebbe?

L'estate precedente,

prima che lasciasse Los Angeles
per andare a Waco, in Texas,

facemmo una lunga passeggiata
e lui cercava di parlarmi di David Koresh.

"Però, mamma, loro seguono la Bibbia."
E così mi bloccai.

- Dissi: "David, noi siamo diversi".
- Hai mai visto Koresh?

Non l'ho mai incontrato,
ma ci parlai al telefono.

Gli dissi:
"Senti di essere stato inviato da Dio?"

E lui: "Sì."

Così chiesi:
"Sei un profeta? Ti senti un profeta?"

E lui: "Sì, sono un profeta".

Dopodiché posi la domanda chiave:

"Sei tu il Messia?"

E lui: "Sì, sono io".

Quando riattaccai ero agitata.

"Povero Dave. Questo tizio
si crede la seconda incarnazione."

Cercavamo di scoprire il più possibile
sia su David Koresh,

che sui seguaci.

C'era chi chiamava
ex membri della famiglia

per seguire delle piste,

ex davidiani che non facevano
più parte della setta.

John ha qualcosa da aggiungere. Prego.

La prima ragazza di David,
Linda Marie Campion, che è al telefono,

dice che prima del 1979

era un ragazzo coi capelli lunghi
che amava la vita e la chitarra.

Fumava erba ogni tanto.

Non cercava lo scontro
con le forze dell'ordine.

Nel 1979 ebbe un esaurimento nervoso.

Tremori, convulsioni,
grande stress emotivo.

Iniziò ad avere
allucinazioni visive e sonore,

soprattutto di notte.

Durante la allucinazioni
pensavano parlasse con Dio.

David Koresh era figlio
di una madre adolescente.

Il patrigno era un detenuto, un ladro.

Si dice che sia stato vittima di violenze
sessuali da parte di ragazzi più grandi.

Così, dopo aver mollato la scuola
alle medie,

un giorno,
parlando con una signora sua amica,

le chiese se conoscesse qualcuno
che gli potesse spiegare la Bibbia.

La donna rispose:
"C'è questo gruppo di persone a Waco,

sono lì fin dagli anni '30
e si chiamano Davidiani".

Quando arrivò,
la gente che era lì a Mount Carmel,

disse che era un tipo un po' strambo.

Era un falegname,

né particolarmente sveglio,
né particolarmente attraente.

È così che mangiamo qui, con le mani.

Venite qui, unitevi a noi.

Abbiamo cibo
per il corpo e per lo spirito.

Si legò molto a una donna
di nome Lois Roden.

Era la leader del gruppo.

Lois aveva 67 anni
e Koresh era un ragazzo.

Lui sedusse Lois Roden,

anche se forse c'erano
cinquant'anni di differenza.

Lei alla fine morì

e cominciò una battaglia per la leadership
tra suo figlio e David Koresh.

DAVIDIANO

Koresh radunò
alcuni dei suoi seguaci uomini,

tutti in mimetica, armati.

Ci fu uno scontro a fuoco con George Roden
dentro al complesso.

E così ho fatto: "Bang, bang".

Senza puntare a George.

"Bang, bang, bang, bang."
Ma neanche questo lo ha spaventato.

George rimase lievemente ferito,
così chiamarono l'ufficio dello sceriffo

e Koresh e seguaci furono arrestati.

Furono accusati di tentato omicidio.

La giuria non si mise d'accordo
sulla condanna

e non ci furono altri processi.

Così David prese il comando.

Arrivano da tutto il mondo

e sono diretti al quartier generale
di una strampalata setta texana.

Tra loro, seguaci australiani
di un uomo che si dice il figlio di Dio.

Riuscimmo a procurarci
e visionare questo filmato

del notiziario australiano
A Current Affair,

che aveva mandato una troupe
a riprendere Koresh.

Vernon, o David Koresh,
come vuole essere chiamato,

dice di avere una moglie, Rachel,
che alle nozze aveva 14 anni.

Una moglie.

Alla fine degli anni '80,
la dottrina di Koresh subì un'evoluzione.

Introdusse quella che chiamò
"La Nuova Luce".

Aveva sposato la figlia adolescente
di un membro di vecchia data,

ma secondo la rivelazione,
avrebbe dovuto avere altre mogli.

All'inizio, prese ragazze single.

Con l'evoluzione della rivelazione,

avrebbe dovuto sciogliere
tutti i matrimoni dei seguaci

e prendere le mogli.

Hai separato delle coppie?

Ho separato delle coppie.

- Sì?
- Puoi dirlo forte.

Quando David annullò i matrimoni
di lunghissima data,

mio padre acconsentì.

Voglio conoscere la verità.

E la sto cercando.

E se sarà lui a mostrarmela,
ringrazierò Dio per averlo mandato.

Mia madre non era d'accordo.

Così fece le valigie di notte
e se ne andò.

Dopo che se ne andò,
io non potei più stare con mio padre.

Non potevo mangiare con lui.

Non potevo andare fuori...

a giocare come si fa con un padre.

Dopo la fuga di mia madre,

David Koresh
diventò mia madre e mio padre.

Che uomo permette alla propria moglie
di fare sesso con Koresh

senza che a lui stesso sia permesso farlo?

È follia pura.

Ognuna di noi era sposata con David,

perché David era il nostro Cristo,
ci trasmetteva le verità da Dio.

Credevano che David Koresh
fosse la chiave della salvezza eterna.

Ricordo che lo studio della Bibbia
durava nottate intere,

e le donne restavano in piedi

sperando di essere scelte
per andare a letto con Koresh.

29 ANNI

Ok, lo ammetto, restavo alzata,

andavo a questi incontri sulla Bibbia
e speravo mi scegliesse,

perché volevo la mia esperienza personale.

Poi, finalmente, David decise
di portarmi in camera sua.

Era una camera speciale.

Il letto occupava i quattro quinti
della stanza. Era tutta letto.

E poi...

Oddio...

Per la prima volta, sarò...

sola con Dio... attraverso David.

Ricordo che mi prese in braccio,
mi sollevò,

mi mise la mano dietro la schiena
e cominciò a muovermi sul letto.

Per tutto il tempo in cui facevamo sesso,
era uno studio biblico.

Lo faceva per me.

Non per sé stesso.

Lo faceva per darmi...

quel po' di tenerezza...

col mio Dio.

L'accusa più scioccante è che abbia
fatto sesso con ragazze minorenni.

Non c'è dubbio che David Koresh
abbia fatto sesso con delle ragazzine,

alcune di appena 10 anni.

- Quanti anni hai, Lisa?
- Tredici.

Tredici. E accanto a te?

Sono Abby.

- Quanti anni hai, Abby?
- Ho 11 anni.

Hai 11 anni.

Ricordo di aver parlato
con le altre ragazze

che avevano dai 10 ai 13 anni.

Ridevano del fatto che un giorno
sarebbero state sue mogli

e avrebbero fatto dei figli,
e che onore sarebbe stato.

Non io.

Con me faceva il duro, mi sculacciava.

Usava un mestolo molto grande.

Mi portava in camera

e mi sdraiava sulle sue ginocchia.

Se mi irrigidivo...

mi appoggiava il mestolo sul sedere
e mi diceva: "Ok".

E lo tirava indietro.

E non mi colpiva se me lo aspettavo.

Questo accadeva quasi ogni giorno.

In tanti mi dicevano
che lo faceva per formarmi.

La gente pensa che un uomo che fa sesso
con ragazzine minorenni...

commetta un reato.

E, secondo il buon senso,
questo potrebbe essere vero.

Tuttavia, queste non erano ragazzine,

perché si diventa donne a 12 anni.

Tutte queste "ragazzine"

erano adulte, secondo il nostro... credo.

5 MARZO 1993 - SESTO GIORNO
CENTRO DI COMANDO FBI

Sapevamo che c'erano molti bambini.

Il nostro obiettivo
è sempre stato salvare i bambini.

Credo che David pensò

che far uscire dei bambini
avrebbe aiutato a instaurare la fiducia.

Sta uscendo Heather?

- Sì, la mandiamo fuori.
- Ok. Cosa indossa?

Cosa indossa?

VOCE: DAVID KORESH

Un cappotto rosso.

Cappotto rosso?

Col cappuccio.

- E ha i capelli biondi.
- Sì.

Ok.

Quella mattina mi presero
e mi portarono giù per le scale.

C'erano buchi nel muro ovunque.

Mio padre era seduto accanto alle scale,

su una sedia, e gli avevano sparato.

Mio padre mi disse:

"Se hai paura o sei triste, pensa a me".

Sentii David che diceva: "È quasi ora".

Hai il cappotto e tutto il resto?

VOCE: DAVID KORESH

Non sembri molto felice.

Che c'è? Non sorridi?

Ok. Vuoi un abbraccio?

Abbraccio?

Ok. Vuole un abbraccio.

Ecco... Ok, la mandiamo fuori.

Ora interrompo la telefonata.

Ok.

Aprì la porta,

mi spinse fuori
e la richiuse dietro di me.

Inciampai in una buca

perché mi guardai indietro

e caddi a faccia in giù.

E poi, all'improvviso,
ero circondata da uomini...

con giubbotti antiproiettile.

Ricordo che erano tutti vestiti di nero.

Due mi presero per le braccia

e quasi senza accorgermene,

mi ritrovai seduta

in un...

carro armato,

con un gruppo di uomini
che mi circondavano.

Stamattina, alle 8.45,
è stata rilasciata Heather, di nove anni.

Il totale delle persone
liberate negoziando

ammonta a 21 bambini e 2 donne.

Volevo che i bambini
fossero trattati con gentilezza,

così dicemmo alle unità tattiche:

"Trattateli come se fossero vostri
e consegnateli ai negoziatori

che li porteranno qui."

Degli uomini mi portarono su per le scale
e poi in una stanza.

Avevano loro la borsa
con tutto quello che avevo portato con me.

C'erano tutti questi uomini che ridevano

e facevano a pezzi la mia roba.

Li squarciavano coi coltelli.

Li sentivo dire

che temevano che gli adulti
ci mandassero fuori con bombe o granate.

Ogni volta che usciva un bambino,

lo facevamo chiamare
per parlare coi genitori.

Avevamo così la possibilità,

per quanto riguarda i genitori
con cui riuscivamo a parlare,

di persuaderli che eravamo brava gente.

Vuoi sentire
l'ultima chiamata con tuo padre?

Sì.

Ciao, papà.

Ciao, Heather.

Che stai facendo?

Sto seduta su una sedia.

- Stai seduta su una sedia?
- Sì.

Ti è piaciuto il viaggetto?

È stato bello, c'erano le buche.

Dio ha fatto tante promesse, Heather.

Devi ricordatelo sempre.

Fai la brava bambina

e chiedi solo cose belle.

Non dimenticare quello che sai.

Ci vediamo. Ok?

- Ciao.
- Ciao, ti voglio bene.

Oh, mio Dio.

L'ultima volta che ho sentito la sua voce.

Vuoi salutare i bambini che sono usciti?

Sì.

Salutali, fai ciao.

Ciao.

Chiedi che li trattino bene.

Lei è la piccola Crystal.

La mia piccola messicana.
Vuoi bene a papino?

Viviamo per una cosa sola:
migliorare il domani,

e qui entrano in gioco i nostri figli.

Voi pensate quello che volete,
ma provare per credere.

I nostri figli conoscono il rispetto.
la consapevolezza,

sanno come far bene, lo vedono qui.

Credo che noi negoziatori

di base vedessimo Koresh
come un ciarlatano,

manipolatore, narcisista.

Pensavamo che la religione

fosse solo casualmente il veicolo
con cui controllava le persone.

Credo Gary Noesner lo reputasse
nient'altro che un truffatore. Io no.

Credo che sia stato fomentato
e lo abbiano convinto di essere l'eletto.

Avrà avuto dei dubbi, era umano.

Ma considerato il modo
in cui aveva vissuto e per quanto tempo,

e cosa aveva sopportato
per arrivare fin lì,

a essere leader del gruppo,

credo pensasse davvero
di essere la Seconda Incarnazione.

NEGOZIATORE IN CASO DI CRISI

John, lo so che ci consideri
un branco di idioti.

No, io vi prendo sul serio eccome.

VOCE: DAVID KORESH

- Non abbastanza.
- Perché?

Perché le tue azioni
sono decisamente provocatorie.

Una cosa non capisci, John.

Sì?

Io non ho paura di morire. Per niente.

Beh, è encomiabile.

Vuoi pregare qualcuno stamattina?

Credo siate voi a dover pregare ora.

Decisamente.

6 MARZO 1993
SETTIMO GIORNO

Sapevamo che David Koresh aveva detto:
"Ho armi calibro .50".

Potevano perforare blocchi di cemento,
sacchi di sabbia

e le lastre d'acciaio
con cui ci proteggevamo ogni giorno.

Erano un rischio significativo
per la nostra vita a Sierra Two.

Poi un giorno, mentre ero appostato,
guardai nel mirino

e vidi che in una feritoia nell'edificio,

lo sportello della feritoia

si era aperto.

E vidi apparire
un fucile Barrett calibro .50

che mi puntava.

Così andai alla radio e spiegai
cos'era successo al posto di comando.

Il posto di comando decise
di dare l'informazione ai negoziatori.

Ricevetti una telefonata dai toni agitati

da Dick Rogers, del team di salvataggio.

I Davidiani ci stavano puntando contro
un fucile di precisione calibro .50.

Disse: "Digli di farlo rientrare subito
e di non puntarcelo contro

o prenderemo provvedimenti".

Uno dei nostri uomini all'esterno
ci ha appena riferito

di aver visto un'arma.

Credimi, se lo immaginano.

Ho controllato. Non c'era niente.

VOCE: STEVE SCHNEIDER
VICE DI DAVID KORESH

- Non c'è un calibro .50?
- Nessun calibro .50.

Da quel muro non esce neanche
un manico di scopa.

Tu che ne pensi, John?

Guardai la bocca che usciva dall'edificio,
poi lo sportello si richiuse.

Da quel momento non sapemmo
più nulla del calibro .50.

Non ci piacque.

La squadra tattica
era molto arrabbiata coi negoziatori.

Ci davano la colpa,
ma noi riportavamo al loro capo.

I negoziatori lo fecero per ferirci? No.

Fu una dimostrazione chiara
di quanto fosse pericoloso

interrompere la comunicazione
tra i due elementi?

Sì, cazzo.

Ci fu una mancanza di comunicazione

tra i negoziatori
e il team di salvataggio degli ostaggi.

Un problema che afflisse l'operazione
dall'inizio alla fine.

8 MARZO 1993
NONO GIORNO

Ieri sera, David Koresh
ha rilasciato dichiarazioni del tipo:

"Siamo pronti alla guerra."

"Diamoci dentro!"

"Vi darò l'opportunità di salvarvi

prima di essere spazzati via."

La mattina dopo,

cominciò un tira e molla
di minacce di Koresh

che diceva: "Ho qualcosa che farà
saltare in aria i vostri Bradley".

La squadra di salvataggio dell'FBI
reagì portando i carri armati Abrams

da Fort Hood.

Si tratta dei più grossi
veicoli blindati dell'esercito USA.

Vedemmo la colonna di carri armati.

Vennero giù dalla collina
e si piazzarono davanti all'edificio.

Allucinante, cazzo.

Era una minaccia.

Quando hai più di 200 armi puntate contro

e sai che hanno milioni di munizioni
a loro disposizione,

li consideri una minaccia.

Hanno già dimostrato
di essere una minaccia

uccidendo quattro agenti ATF.

Un giorno, arrivò Jamar,

direttamente dalla prima linea

dove aveva visto
il nuovo carro armato Abrams

prestato dall'esercito

ed era davvero entusiasta
delle capacità di questo mezzo.

Disse "Quella cosa può partire
da questo lato del complesso,

andare a tutta velocità...",
muovendo la mano,

"fino all'altro capo... senza fermarsi."

Uno dei capi della mia squadra
di negoziazione, purtroppo disse:

"Perché diavolo dovrebbero farlo?"

Andò a casa il giorno dopo.

Ogni passo che facevamo
volevamo che avesse una logica.

Se ti minacciano con una calibro .50,
allora ti proteggi.

Avete portato i carri armati,

ma io, prima di tutto americano,

sono il tipo che ci si piazzerà davanti.

Provate a schiacciarmi
e io morderò i cingoli.

Nessuno fa del male a me
o alla mia famiglia. Qui siamo americani.

- Li senti i carri armati fuori?
- Sì.

- Hai paura?
- No.

Cosa farà Dio ai nostri nemici?

Li distruggerà.

Li distruggerà.

CASA FAMIGLIA METODISTA DI WACO

Mi portarono alla casa famiglia a Waco,

gestita dai Metodisti.

Mi sentivo al sicuro
perché ero con tutti gli altri bambini.

Ma ci filmavano in continuazione.

Uno dei negoziatori giovani

ebbe la grande idea
di inviare un video dei bambini

per rassicurare le madri in particolare
che i bambini erano al sicuro.

"Li teniamo qui per voi, mamma e papà.
Sono i vostri figli.

Uscite, fate i genitori.
Hanno bisogno di voi. Vi vogliono fuori."

Così inviammo il nastro.

Dentro c'era una donna
di nome Kathy Schroeder.

Guardando quella cassetta,

Kathy vide il figlio piccolo
un po' perso, fuori posto, infelice.

FIGLIO DI KATHY SCHROEDER

Che ne sarebbe stato di Bryan?

Era da solo, e la cosa mi intristì.

Il padre dei figli più grandi
si era presentato a Waco dicendo:

"Ho l'affidamento congiunto.
Sono figli miei, li voglio". E li ebbe.

Sono sollevato e felice
per i bambini e per la mia famiglia.

Ma suo figlio Bryan era ancora
sotto la tutela della Protezione Minori.

- Kathy?
- Sì.

Sono John. Come stai?

Immagino avrai visto i bambini...

Ero lì quando giravano il video.

Bryan è stato a terra per tutto il tempo.

- Non sta molto bene.
- Giusto.

Gli manca molto sua madre

e questa cosa non gli fa bene, sai?

Questa cosa lo farà stare davvero male.

Era preoccupata per lui.

Pensai avremmo dovuto fare in modo

che la preoccupazione
diventasse responsabilità.

"Ecco cosa serve a Bryan.

Non parliamo di ciò che serve a te, Kathy.

Parliamo di cosa ha bisogno il piccolo.
Tu sei il suo mondo."

Ero devastata.

Mi fece rivalutare il mio intero...

piano di salvezza.

Per me diventò molto più difficile...

servire Dio.

Per noi era importante far uscire Kathy.

Kathy Schroeder
è un personaggio molto interessante.

Koresh aveva un gruppo,
gli "Uomini Potenti",

che immagino fosse il suo "esercito"
all'interno del complesso.

Lei era uno degli Uomini Potenti.

Non davamo niente per scontato

e cercammo di organizzare tutto
fin nei minimi dettagli.

- Ciao, Katie. Come stai?
- Ok.

Ci siamo sentiti l'altro giorno.
Come stai?

Mio figlio di tre anni è solo.

Lo so.

Non ha neanche i suoi fratelli e sorelle.

Lo so.

Anche se preferirei restare qui,

pur di stare con Bryan,
credo che mi toccherà uscire.

- Kathy, so quanto sia difficile...
- Sai che non vorrei.

Lo so bene.

Prima riusciamo a farti uscire, meglio è.

Ok, sì. Ma non mettetemi fretta.

Non era mia intenzione.

È veramente...

- Una decisione difficile.
- È dura.

Quindi, se sarà domani,
non pensate che mi stia tirando indietro.

No.

Ebbi un'idea,
la scrissi e la passai a John.

John mi guardò, sorrise e glielo lesse.

Disse: "Kathy, Bryan ha bisogno
di un abbraccio della sua mamma".

E so che Bryan
vorrà abbracciare la sua mamma.

Lo so per certo, è una garanzia.

Fu come se una freccia
l'avesse colpita al cuore.

È dura per te,
ma è la cosa giusta per Bryan.

Ci vediamo tra poco.

Grazie, John.

Grazie a te.

Grazie, Kathy.

Bel lavoro, John. Bella.

- Sì!
- Bel lavoro.

Bravo, John.

- Come ti senti?
- Davvero alla grande.

Bravissimo.

- La tiriamo fuori.
- È stato davvero molto bello.

Un tassello enorme.

La tiriamo fuori.

Non ci sono dubbi sul fatto che uscirà.

Esce sicuro.

12 MARZO 1993
TREDICESIMO GIORNO

Tutti pronti?

Una donna adulta non identificata
è appena uscita dal complesso.

Fu un enorme successo per noi.

Imparammo tantissimo da Kathy.

Sulle condizioni all'interno,
su cosa pensava la gente,

su quanto cibo e acqua ci fosse.

Erano cose che avevamo
un disperato bisogno di sapere e capire.

Colmò molte delle nostre lacune.

Dov'è il mio bambino?

Eccolo, Kathy.

Ciao.

Chi c'è?

Guarda, guarda lì.

Fai la faccia arrabbiata?

Arrabbiato!

Bravo bambino.

Bryan, guardami.

Chi sono io?

- Mamma.
- Mamma! Sì!

Abbraccio.

Eccoci qui.

State un po' insieme.
Non lo vedi da un po'.

E poi dissero che doveva andare a mangiare

e lo portarono via.

E non lo rividi più.

Mi misero una tuta arancione
e mi spedirono in carcere.

Hai fatto qualcosa di male?

Katherine Schroeder, consapevolmente,
intenzionalmente e illegalmente,

ha pianificato con persone note e non note

di tentare di uccidere con premeditazione

diversi agenti speciali dell'ATF.

L'ATF ha detto che chiunque uscirà
verrà condannato

se i fatti saranno comprovati.

Ero dispiaciuto, perché...

Noi negoziatori protestammo.

Dissi: "Le persone dentro osservano
cosa succede a chi esce".

Sapendo di andare incontro ad accuse gravi

non avrebbero incoraggiato
altre persone a uscire.

Ero arrabbiato.

Ero furioso.

Mi faceva incazzare.

Tutti sapevano
che il governo non avrebbe perso.

Avranno comunque ciò che vogliono.

Non credevamo a una parola.

Vuoi uscire?

VOCI: DAVIDIANI

E per cosa? Perché ci mettiate in galera
e buttiate via la chiave?

Se usciamo, ci ammanettate.

- Ci mettete in isolamento.
- Non...

- Nessuno ci parlerà più.
- Perché lo dici?

Saranno tutti arrestati
e andranno tutti in prigione.

- David...
- No, ascoltami tu.

- Sei un dannato bugiardo!
- Non...

- Ti sbagli, David.
- Sei un bugiardo!

Una sera ero di guardia,
ed erano le 2:00 del mattino.

Ero lì col mio fucile.

Esaminai l'edificio,
guardai in particolare una finestra.

Poi passai oltre.

Poi tornai indietro e c'era David Koresh.

David Koresh in carne e ossa.

Guardava fuori dalla finestra,
guardava me.

Non sapeva chi fossi.

Ma sapeva dove fossi.

E cosa rappresentassi.

E sapeva che lo stavo guardando.

Mi chinai sul fucile
e lo guardai dal mirino.

Dalla punta della canna
alla punta del suo naso c'erano 271 metri.

E io sapevo di essere in grado di colpire
una monetina a 300 metri.

Vento calmo, nessuna elevazione,
poca umidità. Era un tiro semplice.

Se avessi premuto il grilletto,
il leader sarebbe morto.

Bambini salvi,

tutti fuori, tutto finito.

L'ASSEDIO DI WACO

Sottotitoli: Rachele Agnusdei