All language subtitles for Marilyn.Ha.Gli.Occhi.Neri.2021iTA.WEBDL.1080p.x264-CYBER.srt - ita(3)

[suona brano da "Il flauto magico
secondo l'Orchestra di Piazza Vittorio"]

[balbettando] Mi sono un po' arrabbiato.

[psichiatra] Come pensa che si senta
sua figlia, vedendola così?

Forse, Diego,
deve riflettere sul fatto che…

certe decisioni sono state prese

perché il suo comportamento può impattare
emotivamente su sua figlia.

È da quando ha divorziato
che entra ed esce da posti come questo.

Ma se quello lì non mi toglieva la farina,
che gliel'avevo detto…

Ci stavo lavorando, cioè…
Continuava a togliermela.

Eh, cioè…

Come se lei mette il telefono qua,
io lo prendo e glielo metto qua.

Allora lei lo rimette qua,
io glielo rimetto qua,

lei lo vuole qua
perché deve stare qua, il telefono.

Io glielo rimetto qua.

Eh, beh.

[balbettando]
Magari darebbe fastidio anche a lei, no?

Quindi lei mi sta dicendo
che il suo comportamento,

il fatto che abbia perso il lavoro,
è dipeso da questa persona

che le toglieva la farina di mano.

Lei si leva molto potere in questo modo,
si rende conto, sì?

Magari ero un po' nervoso di mio, eh.

Cioè, la mia ex moglie
mi tratta sempre come un deficiente.

Pensa che non sono un buon padre.

Cioè, non deve pensare
che non sono un buon padre.

Ma, guardi,

abbiamo molto poco controllo
su quello che pensa la sua ex moglie.

Sarebbe certamente utile

fare in modo che lei, Diego,
non pensi queste cose di se stesso.

State guardando attentamente?

Tutto questo…

Sì, tutto questo

prima non sarebbe stato possibile.

Solo ora.

Ora…

sì.

Sì, pronto?

Eh, ti stavo dicendo
che ieri sera sono stata questa festa, no?

E mi hanno buttata in piscina
tutta vestita, ma completamente!

E il cellulare?

Intatto! Ancora funziona.

Nuovo Z6.

Amazing is nothing!

[uomo 1] Va beh, dai, un po' di serietà!

Sai cos'è la serietà?
Quando dici una cosa, poi, la devi fare.

[uomo 2] Se non viene il fattorino,
come fa il pane ad arrivare al forno?

[uomo 1] Intanto il pane
doveva essere pronto.

[uomo 2] Non ci sarebbe arrivato,
senza fattorino.

Comunque il pane non era pronto, va detto.
[urlando] Fottiti!

- Non capisce.
- Pensi che lo decido io se farlo o no?

Pensi che lo decidiamo noi?
Noi siamo i sosia, minchia.

- [Susanna] Vaffanculo, stronzo!
- Susanna, calma.

Prego, Armando, la ascoltiamo.

Andate in Papua Guinea, se non ci credete.
Andate a vedere. Lì sono liberi.

Qua, noi siamo soltanto i loro sosia.

I nostri veri "io" sono tutti lì,
ma va bene, eh.

L'importante è ammetterlo.

[psichiatra] Quindi, Armando,
ci sta dicendo che non si sente libero.

Però noi, qua,
non la obblighiamo a fare nulla.

Ma certo che no,
perché è molto più infida, come prigionia.

Mica lo decido io
se farlo o non farlo, il pane.

Anche lei è un sosia.

Crede che lo decide lei
se fare o non fare lo psichiatra?

- È chiaro quello che dico?
- Clara, è gradita la puntualità.

[Susanna] Fottiti!

Sì, ma ho dovuto accompagnare
la vecchina dal medico.

- No, io non ho finito.
- Un attimo, Armando, un secondo, scusa.

Non mi risulta, Clara,
che lei avesse il turno oggi.

Neanche a me risulta.

Infatti questi ti chiamano all'ultimo,
come se una non avesse niente da fare.

Le dispiacerebbe non mangiare
durante le sedute di gruppo?

Ho fatto.

Va beh.

Per non fare tardi non avevo pranzato.

- No, ma io davvero non avevo finito.
- Fottiti!

Paris, perché mi guardi così?

Tanto lo sai, io qui domani ho finito

e torno alla mia vita.

Ho anche uno spettacolo a teatro
che inizia. Sì. Anche perché…

Mo questo chi è?

Tu che fai, le pippette ai giardinetti?

[musica di pianoforte in sottofondo]

[telecronaca in TV]
Impagabile questo scatto…

…per citare qualcuno del passato.

Sei a cinque per il terzo tempo…

[uomo] Com'è andata al centro diurno?

Bene, bene.

[uomo] Ma ti lasciano il tempo
per cercarti un lavoro,

oppure devi stare tutto il giorno lì?

Con calma, adesso me lo trovo un lavoro.

Lasciami installare, no?

Eh, installare.

Diego.

Tu ce li hai presenti i pinguini?

I pinguini hanno l'abilità

di espellere le feci

con una potenza pari a dieci volte
quella dell'uomo.

Una fucilata!

Ma non lo fanno apposta.

A tutto ci ha pensato la natura.

Per tenere il nido pulito,

quelli sparano lontano, spruzzano.

Pensa se là dietro passa una fochina,

si ritrova piena di merda.

La fochina si incazza.

E qui è sbagliato.

È sbagliato incazzarsi,

perché il pinguino è fatto così.

Il pinguino non cambierà mai.

Sono io il pinguino, il pinguino sono io.

- E non ho intenzione di cambiare.
- Invece, pensi che io mi diverto?

Senti, due uomini,
a meno che non siano una coppia,

non possono vivere insieme,
sono come due carcerati.

Ora tu, domani,
vai a cercarti un'occupazione

e poi ti impegni
a non sbroccare sul lavoro.

Quelli erano delle teste di cazzo
perché l'unica cosa…

che volevano era licenziarmi.

Sì, certo, guarda caso,
le teste di cazzo sono sempre gli altri!

Invece, la vera testa di cazzo sei tu,

che hai una figlia

e poi fai il matto, perdi i lavori…

e tutto va a rotoli.

Salve.

Ciao, amore.

Lo sa che avete 30 minuti?

Sì, lo so.

Ciao.

Siediti qua.

Come stai, bene?

Ho preso una cosa.

Due succhi.

Albicocca per te, che è il tuo preferito.

È bio, quindi…

anche la mamma sarà contenta.

E a scuola come va?

Bene.

Brava.

Papà, sei…

Sei un po' dimagrito.

Un po', sì, ma…

Però sono…

sereno, sto bene.

Vedrai che adesso, piano piano,

rimetto tutto a posto.

Tutto.

Il tribunale di Roma,

dopo il riesame del caso
della signora Clara Pagani,

conferma ulteriori sei mesi di frequenza
del centro diurno

al quale è stata già assegnata
precedentemente.

- Di' qualcosa, no?
- No.

Dille qualcosa!

Questo è quello stronzo di Paris.

Trattandosi di una pena alternativa
alla detenzione,

si ricordi
che la frequenza è obbligatoria,

pena la reclusione.

È inoltre fissata al 6 maggio
la data di riesame del caso.

Ma io non ho fatto niente!

- [sottovoce] Zitta.
- Non ho fatto niente.

Eh, no. No, no, no.

- Signor Giudice?
- Cosa?

Posso parlarle un momento della sentenza?

- È stato un incidente, va considerato.
- Non possiamo avere contatti diretti.

- Mi ascolti.
- Si sposti.

Questa è la mia vita!
Con chi devo parlarne io?

Perché non mi ascolta? La prego.
Vi siete messi tutti d'accordo?

[urla]

Oh, Paris!

Paris, mi prendi per il culo?
Mi hai scritto una relazione di merda

e ieri non mi hai detto nulla?
Io sono un'attrice.

C'è uno spettacolo che inizia
la prossima settimana, ho una tournée.

Ci parli tu con l'impresario?
Perché qua divento matta per colpa vostra.

- Si calmi.
- Divento matta.

Se è qui, è perché ha fatto delle cose
che comportano delle conseguenze.

È stato un incidente. Non volevo
dargli fuoco, un incidente finito male.

- Per sfiga!
- Lei non collabora.

- Non segue un programma.
- Altri sei mesi qui dentro.

- Deve riconoscere di avere un problema.
- Io sono normale! Ok? Normale!

Pensi che, per sua fortuna,
io la relazione l'ho spedita prima

che questa sua "normalità" le suggerisse
di aggredire un giudice in un parcheggio.

Ma quando ho aggredito il giudice?
Ora, non si può neanche parlare?

- Non si può neanche parlare.
- Clara, dove cazzo va?

Allora, lei ha un problema.

D'accordo?

Non è qui per gioco, non è un caso.

Se lo metta in testa, una volta per tutte.

Spingi, adesso. Spingi bene.

- Ahia! Così fa male.
- Oh!

- Ha detto che le fa male.
- Me l'ha portata la lastra?

No.

[signora] Deve avertela rubata
tuo cugino Giacomo.

Allora gliela chiedo,
così la prossima volta la portiamo.

- Bene.
- Me lo segno.

Anna è l'unica nipote brava che ho.

Gli altri, lasciamo stare.

[istruttore] Dai, nuota.

- Spingi bene.
- [Clara] Oh.

Piano.

Piano.

[Susanna] Fottiti! Fottiti!

Scusa…

Io li capisco perché aveva cinque anni…

[urla] Ficcatelo in culo, stronzo!

Aveva cinque anni il mio nipotino
e non era il caso, ma…

non vederlo più…

Ficcatelo in culo, stronzo!

Mi manca.

Mi fa tanta tristezza non poterlo vedere.

E oltre a farti soffrire, che altro tipo
di sentimento ti provoca questa cosa?

Mi vergogno.

Tanto.

Susanna,

se cerchi di concentrarti
sul fatto che è una tua patologia,

e non qualcosa che fai intenzionalmente,
non ti aiuta a sentirti meglio?

Ma come fa?
La trattano come se avesse la lebbra.

Da quanto tempo non vedi tuo nipote?

Mesi?

Anni.

- Ti fa molta rabbia questa storia, Clara?
- Certo, cinque anni.

Cioè, uno sta così e loro,
invece di aiutarti, hanno paura?

Ma no, forse non è paura.
Forse volevano solo preservare il bambino

da una cosa difficile
da raccontare a quest'età.

Susanna, hai ragione a mandare
tutti affanculo. Mandali affanculo.

[dottoressa] Questa non è una soluzione
da prospettare, assolutamente.

[Paris] Scusate l'intrusione,

avrei invitato gli anziani
della bocciofila qui davanti per pranzo.

Ci preparate un piatto di pasta?

[Paris] Diego, lei è un cuoco, no?

Pensa che sia possibile? Ce la fate?

Certo che ce la facciamo, Paris.

Ottimo! Allora li chiamo, siamo in dieci.

Credo che in cucina ci sia
tutto l'occorrente per fare una carbonara

che andrà benissimo, va bene?
Ci vediamo dopo. Grazie.

Scusa, ti dispiace, per favore, eh?

No, non ce la faccio a lavorare così,
ho bisogno di un po' di spazio intorno.

Io ho delle regole precise.
Io così non ce la faccio a lavorare.

Guarda, gli ho detto striscette
e mi fa i cubetti.

Striscette corte, non cubetti.
Sono striscette corte.

Guarda bene prima di lamentarti.

[Diego] Versa, va', che è meglio.

Vaffanculo!

- Confermo.
- [Diego] Lasciala un po' d'acqua!

Dieci anziani di età compresa
tra i 78 e gli 86 anni.

[Diego] Ok.

- [Clara] Adesso spegniamo.
- Aspetta!

Puoi non toccare niente, per favore?
Quanta pasta hai messo?

Ottocento.

Ti avevo detto non più di 600.

È troppa. È chiaramente troppa.

No, è giusta.

[Diego] È arrivato lo chef!

Troppa, tò.

Cazzo in culo! Scusate.

- Li ho già mandati affanculo due volte.
- Sono due vecchi della bocciofila, pace.

- Fa schifo.
- Ma come fa schifo?

Fa schifo, c'è poco condimento
per tutta questa pasta, fa schifo.

- Levati.
- Fa schifo.

Voi mi dovete lasciare in pace, va bene?

Io così non ci riesco.

È buonissima.

Fa schifo!

- No, è buonissima.
- [Diego] Fa schifo.

Fai così, tutto l'imparanoiato,

uno pensa che non sei capace.
Invece ha fatto una cavolo di carbonara!

- Assaggia, Chip.
- Io ho mangiato un "crack" prima.

Sosia.

Gina, dai.

Vero? Diglielo.

È buonissima.

Cioè, è veramente buona.

Stiamo servendo
pasta presa dalla spazzatura.

- Che fai?
- Qualcosa gli dobbiamo portare.

Ma che fai?

Allora gli servi questo, eh?

Ma che cazz…?

Che cosa fai?

Mi vuoi ustionare?

Tu non stai bene.

Direi di no!

- Chip, segreto di Stato.
- Sì.

Gina, vieni, aiutami.

Due, tieni.

Tieni qua. Due!

C'è anche questo. Vai.

[vocio indistinto]

- Grazie.
- Complimenti.

Clara, vieni, anche Diego.

Venite.

- È molto buona.
- Sì?

Ora, noi lo facciamo tutti i giorni.

In che senso?

Nel senso che là fuori
nessuno è pagato per comprendervi

e stare ad ascoltarvi,
capire i traumi, i perché e i per come.

Allora adesso, il fuori viene qui dentro,
in modo che voi abbiate la possibilità

di dimostrare
che siete in grado di interagirci.

Sospendiamo l'attività del pane
e apriamo il locale al pubblico.

Un ristorante?

- Ci vogliono fare aprire un ristorante.
- Esatto, una cosa semplice.

Tanto il cuoco ce l'abbiamo già,
a meno che lei non si senta in grado.

Clara, visto che lei sostiene
che non c'entra nulla qua dentro,

mi sembra più adatta a dirigere il tutto.

Perché a me?

Non voglio gestirlo io, il gruppo.

Scusate, ma mi sembra evidente
che io sia fatta per altro.

- Ma perché per te non lo è?
- Lei vuole uscire di qua?

Mi convinca.

Diego, domani può farci
un bel risottino o un secondo?

Io, comunque, faccio un piatto al giorno.

Ok? Uno solo.

Non il risottino, il secondo…
Cosa gli faccio anche il dessert?

Ho capito.

- Poi si seguono le mie regole, ok?
- Ho capito.

- Si fa a modo mio.
- Va bene, ma perché te la prendi con me?

Perché francamente mi sembra una follia.

- Mi sembra una roba idiota.
- Gli potevi dire di no.

- Invece gli hai detto di sì.
- Gli dicevo di no…

Cosa gli dicevo, che non sono in grado?

Non lo so, non lo so.
Ma non mi sbroccare a me.

Gira qua. È qua.

- [Clara] Qua?
- Qua.

Ok.

È questa.

Stai bello di fuori, eh.

Ha parlato!

Quella che dà fuoco alle case, ha parlato.

Questo dicono?

- Cosa?
- Che do fuoco alle case?

Va beh, ma anch'io
ho distrutto un albergo,

mica mi offendo se me lo dicono.

Vattene! Dai, vattene a casa!

Vai!

- Mi tolgo la cintura.
- Vai!

Mi prendo la borsa, eh…

- E vado.
- Mio marito era malato.

Aveva un tumore.

Io stavo con lui giorno e notte.

Giorno e notte.

Una volta mi addormento, una.

E avevo la sigaretta accesa.

E le tende hanno preso fuoco.

Io non volevo.

È stato un incidente,
un cavolo di incidente.

Cazzo.

Ma tuo marito?

È morto?

No, mio marito non si è fatto niente.

Però, dopo tutto quello
che avevo fatto per lui,

dopo la chemio,

gli ospedali…

Dopo tutto quel calvario,

lui è guarito.

E mi ha mollata, così.

Capisci?

Io ero stressata.

Stavo male.

Quello mi ha pure mollata.

E loro dicono
che do fuoco alle case, capito?

È che alle persone
non gliene frega niente,

e uno poi resta solo.

Ma proprio solo, io lo so.

Come dicevi tu oggi,
che se uno sta male, la gente ha paura.

È così.

Grazie…

per il passaggio.

Posso salire?

Devo fare pipì?

In che senso?

Nel senso se posso salire.

Vuoi salire?

Eh.

Vuoi…

- Vuoi…
- Che?

Ma tu prendi e vai così
col primo che capita?

No, devo proprio pisciare.

Dove vai? Non puoi salire, dove vai?

Ma che fai?

Secondo te?

Qua mi conoscono tutti.

Ma tu sei pazza!

[musica di sottofondo]

CONGRATULAZIONI!

SIAMO LIETI DI INFORMARTI
CHE LA TUA RICHIESTA È STATA ACCETTATA

E IL TUO RISTORANTE È SUL NOSTRO SITO
VISIBILE A TUTTI!

[Clara] "È ai confini dell'immaginazione,
dove la follia si sposa con il genio,

che si può sperimentare
quanto di più sorprendentee delizioso

il vostro palato abbia mai assaggiato."

[Chip] Ho anch'io i miei problemi.

Io ho gli alieni e se non sto attento
vengono e si pigliano mia mamma.

Ma mica lo vengo a dire a te!

[Clara] "Follia nell'audace menù proposto
dallo chef in odore di stella,

follia nella presentazione dei piatti,

follia nei concerti jazz
che accompagneranno fino a tarda notte

l'ultimo calice
del dolce elisir di Bacco."

[Diego] Che casino c'è in questo frigo?

Allora, le verdure verdi vanno in basso,
gli ortaggi vanno nella parte centrale

e il cavolfiore e i suoi derivati
in alto per ovvie ragioni, no?

[Clara] "Follia nel servizio…"

Provvedo all'approvvigionamento
dei liquidi. Passo.

..."che vi lascerà
letteralmente senza parole.

Questo piccolo gioiello
si trova in un luogo recondito e segreto,

il cui indirizzo è rivelato
solo previa prenotazione.

In modo da garantire alla sua clientela
il massimo della riservatezza

e dell'esclusività."

Che cos'è?

No, questo…

È che mi mette tranquillità…

- Sì?
- …perché sono i nostri veri "io", liberi.

- Ti mette tranquillità, sì?
- Sì.

Ti mette tranquillità perché sei matto.

- No.
- Perché alla gente danno l'angoscia.

- Questa è la verità, la mia verità.
- Sono angoscianti!

- Io la verità la dico così.
- Quale verità? Cancella questo schifo!

No, questa è la mia verità!

- Non è nessuna verità, devi cancellarlo.
- Non ti permettere!

Dentro di te c'è una parte di me.

- Non credo proprio.
- Dentro di te…

- Sosia, cancella questo schifo!
- Il mio nome è Armando!

Lascialo.

[Clara] "Perché potrete aver avuto
una giornata orrenda,

potrete odiare i vostri colleghi di lavoro

o sentirvi gli ultimi
sulla faccia della Terra…

ma appena varcherete la soglia del Monroe,

questo magico luogo
vi riconcilierà con il mondo,

sorprendendovi per la sua accoglienza,

il suo calore

e il fascino mozzafiato
della sua proprietaria."

Ti piace?

Molto, grazie.

Te lo metto.

- [notifiche cellulare]
- Scusa, papà.

Ah, è mamma.

Di chi è il cellulare?

Mio, me l'hanno regalato.

Amore, ma tu sei troppo piccola
per avere un cellulare.

Chi te l'ha regalato, la mamma?

Anche.

L'hanno scelto insieme.

Scusi?

Scusa, tu sei un'assistente sociale, no?

Ecco, allora ditemi
se secondo voi è socialmente normale

che una bambina di dieci anni
abbia un cellulare così?

L'affido totale della minore
ce l'ha sua moglie è lei che decide.

No, ma non è lei che gliel'ha comprato,
è l'idiota.

E se permettete, questa è mia figlia.

Non lo deve decidere quello
se regalarle un cellulare o no.

- Giusto?
- Sì, ma si calmi.

- Stia tranquillo.
- Sono io, al limite con la madre.

- Si calmi.
- Ma non quello.

- Stia calmo.
- Non quello, che non è nessuno!

Non è nessuno!

Amore…

Scusa, amore, guarda…

Ci ho sbattuto, non l'ho fatto apposta.

Ci ho sbattuto.

Diego, io non ce la faccio più.
Non ce la faccio più.

Paris dice che creo un'aria di ostilità.

Io. Ma ti pare
che io creo un'aria di ostilità?

- Ma che hai?
- Diego!

Sei stato tu.
Sei entrato in casa e hai distrutto tutto?

Avevi detto
che non avevi più le chiavi di casa.

- Qua non ci puoi stare.
- Lasciami. Ti denuncio.

Ti denuncio e Bianca non la vedi più.
È violazione di domicilio.

- Non ho fatto nulla.
- Non la vedi più.

Hai chiuso la porta
con le tue tre cavolo di mandate.

E anche se hai cercato
pietosamente di inscenare un furto,

io me ne sono accorta.

Sarai stata tu
a chiudere con le tre mandate.

Comunque, è così che andrebbe fatto.

Le uniche cose spaccate
sono quelle di Damiano, guarda un po'.

Quindi, si è definitivamente trasferito
a casa nostra?

Vive a casa nostra con Bianca?

- Questo non ti deve interessare.
- Dillo.

Te lo ripeto, tu Bianca non la vedi più.

- Nemmeno coi servizi sociali.
- Non dire così.

- Non la vedi più.
- Non lo dire che non la vedo più.

- Invece lo dico.
- Non lo dire.

Che succede?

Clara, per favore, non è il momento.

Succede che il matto è venuto a casa mia
e ha distrutto tutto, stamattina.

- Basta!
- Ecco!

Non credo proprio
perché Diego stanotte ha dormito da me

e ci siamo svegliati alle…

Che ore erano, Nocciolina, le 11:00?
Quindi, no, Diego non può essere stato.

Oddio, forse sono stati i ladri?

Non è che hanno rubato qualcosa?

Anche a me ha detto
che le chiavi non le ha più

e mi darebbe molto fastidio,
se tu le avessi ancora.

Hai dormito da lei?

Eh?

Ah, non gliel'hai detto?

Mi scusi, lei è?

- Clara.
- Clara.

E tu invece devi essere Diana.
Posso darti del tu?

Scopano duro!

- Susanna!
- Scusate.

Troia!

Scusala, ha la Tourette.

È che mi hanno coinvolto
in questo percorso di riabilitazione,

io vengo qui una volta a settimana
per creare una sorta di continuità

tra la vita di tutti i giorni
e quella del centro.

Vero, amore?

Devo essere stata io,
forse, a chiudere la porta.

È un periodo che sono un po' stressata.

Io vado.

Mi fa piacere di trovarti bene.

Scusami.

- Ciao, Diana.
- Ciao.

Sei entrato in casa?

- Tu sei una bugiarda professionista.
- No, non dire quella parola.

Non è questo,
è che adesso lei pensa che tu sei cambiato

e che stai con una figa e pure simpatica.

Erano dieci anni
che non mi chiedeva scusa.

Quando vuoi.

Lì dentro sono tutti noiosi e vecchi.

Eh, lo so però devi prenderla bene.

Ecco i dieci gettoni.

Cioè? Prenderla bene?

Cioè che oggi io e te…

ci divertiamo.

[suona "Yes sir, I can boogie"
cantata da Bacara]

- Qua, qua!
- Qua, qua!

Allora, devi fare tutto con questo pedale,
se lo premi acceleri, se lo lasci freni.

- Eh?
- Ma io ho paura.

Non devi avere paura, devi pensare
che è quello della casa di riposo,

lo punti, sbam! E gli vai addosso così.

Sbam!

Ciao.

Adelaide, vado a prendere
altri gettoni alla cassa, ok?

Torno subito.

Torno subito.

Anna?

Dov'è andata?

Anna?

Mi dà altri dieci gettoni, per favore?

Adelaide?

Cazzo! Adelaide?

Fermi! Adelaide! Ehi!

Adelaide, che ti è successo?

Aiuto!

Che cos'hai?

I medici dicono di stare tranquilla,
è solo una piccola frattura al polso, ok?

Gliel'avete fatto un check completo
di quelli che fate voi?

Buongiorno.

- Salve, De Pascalis.
- Buongiorno.

Il direttore della casa di riposo
dove risiede la signora.

- Cos'è successo?
- Niente.

Come ho detto varie volte,

eravamo tranquille, io e la signora,
sedute su una panchina,

quando all'improvviso, bum! Cade.

Ora, io non lo so se ha battuto la testa,
quindi una TAC la farei.

Per essere sicuri
che poi non torni alla casa di riposo

e le esplode una vena nel cervello
e ce la giochiamo così, per una cazzata.

Adelaide,

sei caduta alzandosi dalla panchina?

È stata proprio una bella giornata,
mi sono divertita tantissimo.

[Adelaide ride]

Se può firmare le dimissioni,
venga con me.

Io non capisco come una persona anziana
possa essere affidata a una così.

- Ed è stato il giudice.
- Clara.

Lei continua a mettersi in situazioni
che sono difficili da difendere.

E si tolga, per favore,
quel coso, il braccialetto.

- [Diego] Ciao.
- Ciao.

Ehi, ma tu lo sai che Susanna va in giro

e chiunque incontra: "Scopano duro!"

Cioè, tutti pensano
che io e te stiamo insieme, capito? Tutti.

E quindi?

Quindi questa cosa
è arrivata anche all'orecchio di Paris.

Che me ne frega che è arrivata a Paris?

Ci sono altre due polpette. Scopano duro!

Scusate.

Ha mandato affanculo quattro vecchietti.

- Ditele qualcosa.
- Non lo faccio apposta.

Non lo fai apposta, ma lo fai.

Vattene affanculo pure tu!

Così tutto il giorno, ecco.

Va in giro e:
"Scopano duro!" a tutto il centro.

Se permetti,
mi sembra normale che mi dia fastidio, no?

Se lo viene a sapere mia…

Ti sembra normale che tu fai un casino,

io ti salvo il culo
e ora non vuoi che si sappia?

- Ma tu sei pazza!
- Cosa hai detto?

Sei paz…

- Calma.
- Hai detto "pazza".

Sì.

Non sono pazza.

Non sono pazza!

Hai capito?

Non sono pazza, sono stanca.

Ho avuto una giornata difficile.
Sono stanca.

Uno ha avuto una giornata difficile, no!

Diamole addosso, diciamole che è pazza.

Diciamoglielo!

Ho avuto una giornata difficile.

[musica malinconica in sottofondo]

Dai,

non penso che sei pazza.

Non in senso clinico, almeno.

Ah, ti fa ridere?

Un po'.

Ha parlato quello che fa
le violazioni di domicilio.

No.

- Sì.
- No.

- Sì.
- No.

Quella è casa mia!

È quello lì che sta a casa mia.

E dorme nel mio letto,

usa il mio comodino,

e si sveglia tutti i giorni
con mia figlia al posto mio.

Ok, hai ragione.

- E sono io che faccio la violazione?
- Calmati.

Calmati, hai ragione.

Mi fa incazzare.

Io ho paura che Bianca…

si scorda di me.

Mia madre,

quando avevo quattro anni, mi ha mollato.

Se n'è andata da un giorno all'altro,
mai più vista, mai!

E non mi ricordo
neanche che faccia ha mia madre.

Mio padre, cazzo, ha 300 foto

ma, cazzo, neanche una di mia madre!

Una cosa mi ricordo.

Che cantava sempre…

[canta "I wanna be loved by you"]

Marilyn.

- Marilyn?
- Marilyn Monroe.

Quella.

Capito? Io non voglio
che succede la stessa cosa a Bianca,

che si scorda che faccia ho.

- Cazzo, piove.
- Sì!

Andiamo là.

Porca miseria!

Sei fradicia.

Il diluvio.

Ti suona il telefono.

Sì.

Pronto?

Buonasera.

Sì.

No, mi dispiace,
tutto pieno per le prossime sei settimane.

Sì.

No.

Certo!

Certo, richiami pure.

La aspettiamo. Buonasera.

Niente.

Tutto pieno per le prossime sei settimane
che cosa?

Niente.

Oh, mi prendi in giro?
Ero qua, ho sentito, eh.

Niente, ho scritto delle recensioni su…

- Su?
- Ho aperto una pagina.

Un profilo, su internet,
di un ristorante che non esiste,

ma che è come sarebbe il nostro
se esistesse.

Cioè, stai inventando delle bugie
sul laboratorio di cucina?

Detto così suona male.

Aspetta.

Allora, leggi.

"Al Monroe sembra di stare
al Village di New York,

ma si trova comodamente vicino casa,
gran classe e livello altissimo."

- Hai scritto 'sta roba?
- No, non l'ho scritta io.

L'ha scritta uno che non c'è mai stato,

ma dopo aver letto
le mie recensioni, capito?

No.

Praticamente la gente scrive
queste recensioni

senza essere mai stata nel ristorante.

E poi mi tempestano
di telefonate per prenotare,

ma io dico che siamo sempre pieni.

- Ma si può fare 'sta roba?
- Certo.

- No.
- Sì.

- Ma non si può fare.
- Sì che si può fare, certo che si può.

Ci ha chiesto di gestire un locale,
non ci ha detto di non fantasticare.

E poi a me fa stare bene.

[suono del campanello]

Avanti, è aperto.

Permesso?

[Clara] Vieni, vieni.

Sì.

[la porta si chiude]

- Vieni.
- Ciao.

Vieni, siediti.

Abbiamo ricevuto più di 1.000 e-mail.

Che e-mail?

Per il ristorante, il Monroe.

Allora non dire "abbiamo", per favore.

Ok.

Comunque, siamo passati dall'ultimo
al 1.500esimo posto, in tre giorni.

Wow!

Perché Monroe?

Ecco cosa dovevo prendere.

Allora, io, praticamente,
avevo questa zia russa di secondo grado.

E a un certo punto
apre un ristorante, in Russia,

il genio, dove lei si esibiva sempre.

Ed era identica a Marilyn.

Io non so
per quale assurda combinazione di geni,

sono venuta identica mia zia, infatti…

Infatti ai provini mi dicono:
"Sei uguale a Marilyn", capito?

Allora, ho detto: "Lo chiamo Monroe".

Veramente, Marilyn era bionda
con gli occhi chiari.

No. Era mora e si è fatta bionda,
si è rifatta il naso e alzata la fronte.

- Era bionda con gli occhi chiari.
- No. Pensaci, facci caso.

Non si capisce mai bene dalle foto.
Infatti aveva gli occhi neri.

Poi hanno disegnato il neo,
l'imperfezione.

- Dai film si vede…
- Hanno creato un mito finto. Basta!

Guarda i film.

Ti devi fare la barba?

No. Preparo i piatti da fotografare.

- Con la schiuma da barba?
- Sì.

Ma veramente?

Cioè, quello è finto?

Ma dai!

È pazzesco, eh!

L'ho visto fare

a un mio amico artista.

Io non metterei queste bacche, sai?

Bellissimo!

Questo non è così bello come questo.

- Quale?
- Questo.

Eh? Ah.

Perché è un po' vuoto qua.

- È un po' tutto bianco.
- Ci vorrebbe qualcosa tipo…

- Cosa mettiamo?
- Questo cos'è?

No, è tipo una vernice.

No, ci vorrebbe
una mousse di salmone, capito?

Mousse di salmone, come la facciamo?

Metti un piede.

- No.
- Sì.

- No, non lo metto.
- Mettilo.

- Ci metto l'uovo.
- Non mi metti l'uovo sul piede.

- Metti il piede.
- Metticelo tu!

- Il mio è peloso, dai.
- No.

Metti il piede, per favore.

Come lo devo mettere questo piede?

Mettilo inclinato verso la luce.

Ecco. Ferma.

- Così?
- Sì.

- Che schifo!
- Ferma.

- Fa schifo.
- Aspetta.

Ok.

- Fai la foto.
- Ferma.

- Dai, veloce.
- Ferma, eh.

- Così?
- Sì, ferma.

- Ecco.
- Vediamo.

Va beh!

È pazzesco, eh.

- Sì!
- È pazzesco.

Mettiamo questa.

E poi questa qua.

Ma, tipo, tu come mi vedi?
Cioè, non proprio tu.

Uno, in astratto, in generale,
come donna, mi vede e che pensa?

Boh.

Cioè, che…

tipo che sei una che sembra magra,
poi invece, in realtà, se uno guarda bene…

Cioè, hai un bel culone, no?

[Diego] Ma tu, precisamente, cosa fai?

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA

Un po' di tutto.

Spot,

cinema, televisione.

Io però non ti ho mai vista.

Eh…

Ti faccio vedere
l'ultima cosa che ho fatto, vieni.

Aspetta.

[dal portatile]
State guardando attentamente?

Tutto questo…

Sì,

tutto questo

prima non sarebbe stato possibile.

Solo ora…

Ora.

Ora sì.

Io l'ho girata con questa regista coreana,

in uno studio tutto ricostruito
in Germania, a Berlino Est.

È forte!

Non avevo mai visto neanche questa, però.

Ci sta.

Perché è per il mercato asiatico,
quindi non puoi averla vista.

- Me lo rimetti, per favore?
- Certo.

No, no, no, no, no, amore.

- Sì!
- No.

Guarda.

Dice che è un posto elegante
con i camerieri vestiti tutti di nero.

Si chiama Monroe, no?

Sì, ci lavoro, certo.

Guarda, c'è pure la tua foto.

Vedi?

"Lo chef è uno dei rari casi,
nel panorama romano,

di sostanza unita
a classe e raffinatezza."

Chi è lo chef?

Sono io. Sono io lo chef.

Ma è fighissimo!

Perché non mi porti una volta?

Beh…

È…

Bianca mi ha detto che vuole venire qui
a vedere dove lavoro.

Cosa faccio, la porto qua?

No.

No, certo, qua non la puoi portare.

Dille una cavolata.

Poi ti faccio i fotomontaggi
e glieli fai vedere.

- Guarda questo che bello!
- Io non ce la faccio.

Io non solo come te,
io non riesco a dirle una cavolata

guardandola negli occhi,
mi sento una merda.

Va beh, va beh.

Allora fai come vuoi,
io non ti posso aiutare.

Uno ogni tanto deve pure fare
quello che non gli va

per risolvere le situazioni.

E se lo aprissimo veramente?

Cosa?

Il Monroe.

Che stai dicendo?

Mettiamo l'indirizzo sul sito e apriamo.

Apriamo il Monroe,
così Bianca può venire qui.

- Non si può.
- Sì che si può.

No che non si può.
No, il Monroe non esiste.

Se metti l'indirizzo esiste.

Non solo non esiste, il Monroe è mio.

È mio il Monroe.

Bianca potrebbe essere orgogliosa
di qualcosa che faccio, lo capisci?

Ma di cosa? Che questo posto fa schifo!

il Monroe non esiste,
non si apre e il discorso è chiuso!

Mannaggia a me
e a quando ti ho detto del sito!

Certo perché tanto tu parli, parli,

ma quando è il momento di farle le cose,
te la fai sotto, eh?

- Sei solo capace di fare 'ste cazzate!
- Oh!

Perché sei una bugiarda.

- Tu sei bugiarda!
- Ma che vuoi?

- Ma che vuoi tu?
- Che vuoi tu!

Sei tu che ti caghi sotto
che quello ti porta via tua figlia. Tu!

- Non io!
- Ma vaffanculo!

- Vaffanculo!
- Oh!

Raccogli queste carte.

[urlano]

Che cazzo fai?

[spruzzo d'acqua dal termosifone]

Bravo.

Complimenti.

Sempre razionale e pacato.

- Che fai con lo straccio? Non serve.
- Almeno faccio qualcosa, no?

Ma non c'è una una pinza,
una roba del genere?

Sì, penso lì, dentro quel cassetto.

Se ci scopre Paris siamo fottuti.

Sei un coglione! Un coglione!

- Fammi fare.
- Sì, l'idraulico.

- Dai!
- È la valvola.

[sussultano]

[suona "Monster Mash" cantata da CrabCorp]

[Clara urla]

[Sosia] È distrutto il murales.

- [Clara] No, è solo un po' sbiadito.
- Armando…

- Fottiti!
- Stanno arrivando.

- Sì, 20 cm d'acqua e tutti gli schizzi.
- [Clara] Va beh…

Fottiti! Fottiti!

- Cerchiamo di…
- Fottiti!

- Lo so che a te fa piacere.
- No, a me non fa piacere.

Allora! Cerchiamo di stare calmi!

La vita è anche questo.

Ci sono le frustrazioni
e bisogna farci i conti.

Gina, ti puoi fermare, per favore?

Allora, cerchiamo di fare silenzio.

E ascoltiamo come ci sentiamo dentro.

- Chip, prego, dica.
- Ho perso il lavoro.

E questa cosa mi crea
una discreta quantità di ansia.

Clara, lo trova divertente?

Beh, "ho perso il lavoro"
per quattro giorni che si asciuga tutto.

Noi ci riposiamo
e direi che è più un sollievo.

[Diego] Ma pensa te!

Tre anni che sei qua,

non riesci neanche a stare seduta
nel cerchio.

- Scusa, che c'entra?
- Eh?

- Che c'entra?
- C'entra! C'entra! C'entra!

Scopano duro!

Diego, la vedo nervoso, arrabbiato.

Lasciamo stare, va'.

Ma, vede,

se lasciassimo stare,

noi non ci renderemmo conto
che qui hanno tutti qualcosa da perdere.

[Diego] No.

C'è chi non ha nulla da perdere

perché non ha proprio niente.

E invece si sbaglia,

perché in quel laboratorio
tutti hanno qualcosa di importante.

Tipo cosa?

Per esempio loro stessi,

la possibilità di fare qualcosa
di diverso, di personale, di condiviso.

Sostanzialmente, tutto.

[telecronaca dalla TV]

Puoi mettere 15 o 19, per favore? Che 17…

Grazie.

[campanello]

Chi è?

Boh. Io non ci vado.

[bussano]

Chi è?

[bussano]

- Chi è?
- Clara.

Cosa vuoi?

Apri.

Perché?

[bussa forte]

Apro! Apro, apro, apro! Apro.

Aspetta! No, non di là! Aspetta un attimo.

- Salve.
- Salve.

Vivi con tuo padre?

È una situazione provvisoria.

Continuano ad assillarmi di chiamate.

Uno tre volte in un giorno.

Gli ho detto che eravamo pieni
fino a Natale

e mi ha chiesto di prenotare per Natale.

Ma ti pare?

E quindi?

Quindi…

Quindi è sì?

Apriamo?

Stiamo facendo una grandissima cavolata.

- Ehi, ti fidi di me?
- No.

- Va beh, ti fidi di te?
- Che domande fai?

- No che non mi fido di me.
- Male, molto male. Dovresti.

Abbiamo solo tre problemi,
ci ho pensato tanto.

- Uno: lo chiamiamo Mònroe o Monròe?
- Monròe.

Si chiama Monròe.

Ok. Due: io faccio un solo piatto
al giorno, non due, uno.

Tre: come facciamo
con tutti loro che sono un po'…

Niente. Non gli dobbiamo dire niente.

- Loro non devono sapere niente.
- Ma la gente è stronza.

Li tratterà malissimo.

Già.

Io vorrei cominciare con la carbonara…

[Clara] "Vi sembra mai di essere
sopraffatti dall'incomunicabilità?

Sì. L'incomunicabilità.

Quella brutta cosa
che si impossessa di noi

e ci fa sentire tremendamente soli."

CHIUSO PER ALLAGAMENTO

"Che fa sì che la sofferenza degli altri
ci spaventi.

Sì, perché è questa la verità.

La sofferenza degli altri fa tanta paura
e non ne sappiamo neanche il motivo.

Forse perché allontanandola
pensiamo che non ci riguardi."

Proviamo ad accenderla?

Wow!

Figo, eh?

Chip, ehi, cosa fissi, eh?

Ma è così, per cambiare.

Movimenti sospetti nel locale. Ripeto.

A me, non lo so perché, ma… È bello.

Cioè, c'è uno sguardo.

Ti dice qualcosa di profondo.

Fottiti, stronzo!

Armando!

Grazie.

Perché non lo ridipingi tu questo, eh?

Così puoi dare
libero sfogo al tuo talento.

Però stavolta usi un colore.

Vaffanculo!

[sussulta]

[Clara] "Nasce da questo pensiero

la nuova esperienza collettiva
proposta dal Monroe.

In cui le più dirompenti performance
di arte contemporanea sono accompagnate

dalla consueta raffinatezza
dei sapori proposti dallo chef.

Ogni sera un piatto unico. Absolute.

L'arte di Gina si concentra
sull'incomunicabilità

e la solitudine più profonda
che affligge l'individuo."

Sto sistemando.

"Non manca l'arte figurativa
con i murales di Sosia,

che ci instilla il dubbio
che i nostri veri "io" siano altrove,

liberi e più felici.

Un dialogo tanto desiderato,
quanto negato

è messo in scena
ogni sera dall'artista Chip.

E se avrete la fortuna
di essere serviti da Susanna,

la sua esibizione vi farà riflettere
sulla violenza della società odierna."

Sai che se noi pubblichiamo l'indirizzo,
la gente poi viene qua veramente, capito?

Lo stiamo facendo proprio per questo.

Ok.

Fallo tu.

[Clara] "E allora invece che spaventarvi,

per una volta,
lasciate che l'altro da voi,

l'estraneo, il matto, vi coinvolga
in un'esperienza unica e irripetibile."

- Tranquilla.
- [Clara] "Perché forse il matto…

vi è molto più vicino
di quanto immaginiate."

Missione compiuta.

Dai, allora spengo.

[Susanna] Ficcatelo in culo!

[chip urla] Ridateci la luce, passo.
Ridateci la luce, mi sentite?

Grazie.

[suona "Always alright"
degli Alabama Shake]

Situazione fuori controllo.
Ripeto, situazione fuori controllo.

Io proseguo sotto copertura,
però ho bisogno di rinforzi.

[vocio indistinto]

Ehi.

Che è successo stasera?

Boh, non lo so.

Non credo di farcela.

Potrei rimanere in cucina per oggi?

No.

È davvero umiliante.

Susanna.

Susanna, testa alta, sguardo fiero.
Tu devi stare tranquilla.

Io ti garantisco
che stasera nessuno avrà da ridire.

Tu divertiti.

Dai. Vai.

Direi carbonara per tutti.

Che cosa dobbiamo dire?

Dovreste ordinare da bere.

Ah, già.

Giusto.

- Cinque birre.
- Fottiti, bastardo! Fottiti!

[Susanna] Scusate.

Cinque birre.

Sono pazzesche!

[Sosia] Ci stanno prendendo in giro!
Chissà quante cose non ci dite!

Fa parte della performance.

[Sosia] Quante cose non ci dite!

Io so che c'è qualche cosa
che voi non ci dite.

- Che sta succedendo?
- Io ho visto tutto!

[Diego] Ma cosa dici? Sei fuori di testa!

- Stai calmo.
- Che succede?

Non ha messo il sale nell'acqua,

Diego si è arrabbiato,
ma non l'ha fatto perché c'è un complotto.

C'è qualche cosa che non ci dite
e io glielo vado a dire a Paris.

Non azzardarti neanche
ad avvicinarti a Paris, ok?

Ti calmi?

No! Calmati!

- Fermo!
- Voglio vedere la mamma!

Io ho visto tutto, ho letto tutto.

Su internet c'è un sito.

- E voi state tramando.
- La mamma!

[Chip] La mamma!
Voglio vedere la mamma! Non uccidermi!

- Voglio rivedere la mamma!
- Calmati.

- Guardami.
- Dammelo.

- La mamma!
- [Clara] Guardami.

- Stai calmo.
- Guardami.

- Guardami.
- Grazie.

Ma tu sei fuori di testa!

- Mi sta minacciando!
- Non è vero!

- Mi sta minacciando!
- Non è vero!

Io non sono fuori di testa,
c'è un complotto. Io sono lucido.

- Lucido? Avevi una mannaia in mano!
- C'è Paris!

- [Clara] Merda!
- Ha sentito le urla.

Chiama Paris, mi ha minacciato
col coltello. Siete tutti testimoni.

- Io testimonio.
- Non è vero!

Susanna, ferma!

Basta! Basta! Basta.

- C'è un complotto.
- Sì.

Non c'è nessun complotto!
Abbiamo fatto solo un po' di pubblicità.

- Ok?
- Sì.

Ecco. Un po' di pubblicità.

Eh?

Per…

guadagnare dei soldi

e andare in Papua Guinea…

e liberarci.

[Diego] Ecco.

- Per liberarci?
- Liberarci. Sì.

È vero?

- Sì.
- Ecco.

- Sicuro?
- Sì, sì.

- È così, Diego dice la verità.
- Ecco.

Quindi, adesso basta.

Adesso il gruppetto di matti
si compatta contro tutti

e facciamo squadra.

Va bene? Siamo una squadra.

Allora, c'è un sacco di gente là fuori
e dobbiamo fare una gran figura stasera.

Ecco, questo deve vedere Paris.
Noi che facciamo una gran figura. Ecco.

Quindi, adesso…

La pasta. Non c'è il sale ed è fredda.

Metticelo sopra il sale, no?
Oppure rifalla, aspetteranno dieci minuti.

- Non si può.
- Perché?

Non c'è più pasta, finita.

- Non ci aspettavamo tutta 'sta gente.
- Io ho altre 20 ordinazioni.

- Valla a comprare, no?
- Io?

- Sì, vai!
- Adesso?

- Sì!
- Senza copertura?

Sì.

Armando, fammi una mirepoix di fragole.

- Un?
- Pezzetti piccoli.

[Clara] Io faccio così,
ce lo metto sopra e via.

Non è sale, è zucchero.

Questi cominciano dalla fine.

Cominciano dal dolce.

Ok. Gina,

vai in sala che non c'è nessuno,
gestisci la situazione. Vai, tranquilla.

- Ok.
- E poi?

In alcune togli solo le foglie.

Ecco, perfetto.

Panna! Panna! Panna!

Caffè.

Panna.

Ormai è andato.

Qua fragola e…

biscotto. Et voilà!

Chi assaggia?

Salto nel vuoto, non c'è tempo. Dai.

Susanna, adesso tu esci
e dici che questa è una serata esclusiva

perché noi presentiamo
la nostra cena au contraire.

Non con questa faccia. Sicura, tranquilla.

Perché se ci credi tu,
ci credono anche loro. Ok?

Au contraire.

Dai, vai. Su!

Dai che ce la facciamo. Dai!

Ce la facciamo, sì.

- Oh.
- Eh?

Bravo.

Mi spiega cosa sta succedendo qui?

Marketing.

Il fuori che entra dentro…

e noi lo gestiamo, no?

Cena au contraire.

Le posso dire una cosa?

- Sì.
- Davvero incredibile, complimenti.

- Grazie.
- A lei.

Arrivederci.

[Susanna] Mi hanno fatto i complimenti
tutta la sera, tutti.

[Chip] Anche a me. Ma perché?

[Susanna] Non lo so.

Ehi.

Che c'è?

Ehi.

Ma ti rendi conto che ce l'abbiamo fatta?

Ce l'abbiamo fatta!

[musica allegra in sottofondo]

[Diego] Dove andiamo?

[Clara] Parla piano!

Qua.

- Qua.
- Ma sei sicura?

Fai come me.

Prima la gamba…

- Dai!
- Io penso…

che sia illegale.

Certo che è illegale.

- Eh, certo che è illegale.
- Dai, vieni.

L'ho fatto mille volte
e mi hanno beccato solo una.

Ah, urca!

Wow!

Ma è gigante!

Wow!

[Clara] Diciotto, diciannove…

venti!

Ti becco subito, eh.

[Clara] No, no, no!

- [Diego ride]
- No!

[ridono]

[Diego] Sono fortissimo!

Basta.

[Clara] Sono stanchissima.

[ansimano]

E comunque…

sei un genio.

Perché?

Eh, perché te ne sei uscita
con un'idea assurda

e guarda cosa hai tirato fuori.

E guarda cosa hai fatto fare a me.
Cioè, capito?

Ma…

l'idea non è mia, l'ho…

L'ho letta su una rivista
di uno che l'aveva fatto a Londra.

- Ah, sì?
- Sì.

Eh, però tu poi l'hai…

realizzata benissimo.

E anche con mio marito
non è andata proprio come ti ho detto.

Ah, no?

No, perché lui lavorava in Finanza
e non c'era mai e…

non mi si filava proprio.

Allora io…

mi inventavo un sacco di cose,

tipo provini mai fatti
o tournée teatrali mai esistite.

Ma ho visto le locandine a casa tua.

Tutto finto.

Le hai fatte tu?

- Tutto? Tutto finto?
- Tutto.

E poi un giorno
lui è venuto a vedermi a teatro.

Io ovviamente non c'ero.

Allora quando è tornato a casa,
io gli ho fatto una scenata tremenda…

dicendogli che mi tradiva
con una sua collega,

ma io lo sapevo che non è vero.

Lo sapevo, ma…

Volevo solo che mi vedesse un attimo.

- È brutto quando non ti vedono.
- È bruttissimo.

Lui allora mi ha detto che mi mollava,

io gli ho detto…

Come mi è venuto non lo so, ma ho detto:

"Se tu mi molli,
al tre do fuoco alle tende.

Uno, due, tre".

Lui mi guardava con quella faccia
come per dire: "Dai, fallo!"

Ma che fai là? Che fai?

Perché poi non sei più credibile
se non lo fai.

- E io ho dovuto dare fuoco alle tende.
- Certo.

- Cioè, capito?
- Certo.

Poi però…

non hanno preso fuoco solo le tende,
ha preso fuoco tutta la casa

e la casa del vicino.

Il vicino non c'era,
ma c'era il suo cane che…

è morto, è morto carbonizzato.

Urca!

Io sono questa.

[piangendo] Io faccio schifo.

Io faccio cagare.

Ma no.

E ora è finita la magia.

Tu te ne vai e mi lasci sola.

Pensano di aver ragione
solo perché sono di più.

Chi?

Quelli "normali".

Facciamo una cosa.

Tu e io, adesso, sai cosa facciamo?

I bravi.

Tu la smetti di…

raccontare cavolate… Sì, ascolta.

Io la smetto di sbroccare.

Solo fra noi.

Facciamo i bravi.

Ci proviamo, ok?

Tanto lo sappiamo come siamo messi, no?

Ti va se andiamo a prendere un cornetto?

- Un cornetto?
- Ti va?

[telefono squilla]

Sì?

Per otto?

Nome?

Perfetto. Grazie, arrivederci.

[telefono squilla]

Sì?

Un compleanno? Sì, quanti siete?

[suona "The boy with
the arab strap" di Belle & Sebastian]

Almeno due ore.

Sono veramente spiacente.
Fottiti, bastardo schifoso!

Sì, aspettiamo.

- Vi metto in lista, allora. Il nome?
- Emanuel.

Gina! Sosia!

Che pensavi? Di venire qui
a farmi vedere la tua felicità?

- Sei venuto qui…
- Su!

Lui è il mio vero me!

- È la performance.
- È sciroccato.

- Lui è il mio vero me!
- È la performance. Straordinario!

Sosia! Straordinario! Andiamo.

- È…
- Straordinario!

Bravissimo! Chip!
Non ti somigliava un cazzo!

Ora io ho paura,
c'è troppa gente, ho paura.

Va bene, è normale.

È giusto,
è un primo contatto con l'esterno,

non c'è nulla da temere,
nulla che ti possa veramente minacciare.

È un'occasione, Chip, un'opportunità.

- Oddio!
- Sponsor.

Ci hanno mandato un sacco di roba,
vi rendete conto?

Forte, boss!

Mi piace "boss".
Dai, è tutto fuori, vallo a prendere.

Siamo tra i migliori 100 ristoranti
della città, su 13.500.

Su 13.501, per la precisione.

Ti sembra normale?

È una segnalazione arrivata
dalla gente della zona.

Sono i vecchi della bocciofila
che rosicano.

Signorina, si rende conto che non potrebbe
nemmeno metterla, la musica?

Perché non si può mettere la musica?

Ce l'ha la licenza?

Ehi.

[porta si chiude]

Guarda.

Ti avevo detto che me ne occupavo?
Ecco, me ne sono occupata.

Oggi viene Bianca.

- [musicista] Iniziamo con dello swing.
- Beh, bene, no?

Ammazza, un po' di entusiasmo, però.

Menù di oggi?

Pasta al sugo.

Pasta al sugo?

Sarà buonissima.

[musica jazz dal vivo]

Ciao.

Ho fatto il tuo piatto preferito.

- È bellissimo qui.
- Grazie. C'è un tavolo.

Torno subito.

Grazie.

È buonissima!

Godetevi la cena, ragazzi. A dopo.

[applausi]

Buonasera, buonasera a tutti.

Questa sera canterò
una canzone dedicata a un mio amico…

perché…

Va beh, lui sa perché.

[parte la musica]

[canta "I wanna be loved by you"]

Questa la portano via.

Davvero, la portano via.
Questo è un segnale.

[canta stonando]

[smette di cantare]

Che fai? Perché ti sei fermata?

- Mi sta venendo un attacco di panico.
- Ma…

Guarda che era molto molto carino
quello che facevi. Continua.

- No.
- E se non lo fai tu, lo faccio io.

È molto peggio, te lo dico.

[canta stonando "I wanna be loved by you"]

- Dai! Vieni a cantare.
- No.

- Dai!
- Non ci penso nemmeno.

- Non lasciarmi solo.
- Non canto.

- Dai, vieni. Come fa adesso?
- No, ti prego.

[cantano stonando]

Te l'avevo detto.

Era uno scherzo. Scusate.

[versi di gioia di Susanna]

Fottiti, fottiti!

Canti da schifo.

Senti chi parla!

Che poi, come ti sei vestita?

Con la parrucca?

Perché?

Invece mi sono impegnata.

Ti ho cantato la tua canzone.

- No. Io l'ho cantata.
- Anch'io l'ho cantata.

Beh, se non venivo io…

- L'ho cantata più io.
- Però l'ho cantata anch'io.

- Oddio, scusa, pensavo…
- No, no.

Figurati.

No, è che…

[balbettando] Non…

mi sembra il caso.

No, Infatti, certo non è…

Scusa, perché non ti sembra il caso?
Invece a me pareva proprio il caso.

Cioè che con tutti i problemi che ho,

se ci aggiungo anche te…

Quindi io sarei un problema?

Cioè se mi metto con una come te,

poi Bianca me la tolgono
e non me la fanno vedere mai più.

Altro che riesame del giudice.

Cazzo!

Cazzo!

Ah, cazzo.

[musica dalla sala]

Cazzo!

[poliziotto]
Posso parlare col titolare del locale?

Ho abbassato le luci
e la gente ha cominciato a ballare.

Ah, abbiamo un problema.

Anche là.

E là.

Tre.

Salve, che succede?

Buonasera, signorina. Non so se lo sa,

ma per mettere la musica nei ristoranti
serve una licenza, posso vederla?

Ho capito, secondo lei
mettiamo la musica senza licenza?

Sicuramente che ce l'avete,
ma devo vederla.

Certo che ce l'abbiamo,
glielo sto dicendo.

Devo controllare,
per favore, la vada a prendere.

Ma scusa, ce l'abbiamo,
facciamogliela vedere.

Ce l'abbiamo.

A me dà fastidio
che uno non si fida, capito?

Perché io sono una professionista
e ce l'ho, qua.

- Ecco.
- E lei che ha fatto?

Ho sbattuto il naso aprendo una porta.

Eccola.

Ci prende in giro, signorina?

Perché, scusi?

Questo documento è falso, dove l'ha preso?

Come, falso?

È falso.

Qui la musica non si può mettere.

Ragazzi, fateli fermare,
ora prendiamo i documenti.

Voi due, prendete i documenti
da questo lato e tu pensa a loro.

Adesso vediamo un po'.

Non date i documenti.

Dia il buon esempio
e dia i documenti per prima.

- Non date i documenti.
- Mi dia il suo documento, adesso!

C'è un incendio! C'è un incendio!

Fuori! Tutti fuori!

Fermateli all'uscita.

- Ha parlato!
- C'è un incendio!

[voci concitate]

[Chip] Fuori! Tutti fuori!

- Fanculo, stronzo!
- Come si permette?

- Sono un pubblico ufficiale.
- Ficcatelo in culo il pubblico ufficiale!

- Siamo tutti liberi! Liberi tutti!
- Bianca!

- Bianca!
- Ma che succede?

- Papà, che hai fatto?
- Niente, mi sono graffiato.

Venite, passate di qua.

- Andiamo.
- Liberi!

Papà, non sapevo che cantassi,
è stato fighissimo.

Dai, andiamo.

Liberi! Siamo tutti liberi!

[suona "Harlem River" di Kevin Morby]

[voci e grida sovrapposte]

Quanto sarebbe 'sta multa?

Perché, ora le interessa?

- Diciannovemila euro.
- Va beh.

Per una canzone,
francamente, mi sembra eccess…

Ha falsificato una licenza,

ha insultato i poliziotti, anzi,
li ha percossi, li ha menati proprio.

C'era questo ragazzino, 17 anni,
si faceva di eroina, la fumava perlopiù.

Però la sua passione erano le pasticche,
la chimica.

C'erano le Snowball, le Eva.

E poi i trip di LSD.

L'acido lisergico dà
delle percezioni particolari, fantastiche,

e poi presenta un conto abbastanza salato.

Sono delle visioni terrificanti, l'orrore.

Un giorno, lo chiama
uno dei pochi amici che aveva,

lo va a trovare e insieme all'amico
c'era anche il fratellino

dell'amico, che si era appena comprato
un motorino nuovo

con un casco, anche, nuovo, bellissimo,

di quelli integrali,
tutto colorato, molto costoso.

E lui gli chiede il casco in prestito,
ovviamente l'amico gli dice di no

perché ci teneva, era nuovo.

e poi, in qualche modo,
attraverso un gioco,

riesce a legare l'amico e il fratellino
schiena contro schiena

e, appena sono immobilizzati,
gli prende il casco e il portafoglio

e se ne va via.

Vende il casco, si compra
una quantità di droga inverosimile

e si fa come se non ci fosse un futuro.

Ai barellieri, che di corsa lo portano
sulla lettiga in ambulanza,

vorrebbe rispondere,
ma non riesce ad articolare le parole,

è cosciente, ma non riesce a parlare.

E si spaventa.

E sa cosa ho capito in quel momento?

Che anche se io ero incazzato,
non si capisce bene con chi,

e volevo distruggere tutto,

chi stavo fregando veramente
era me stesso.

Ho capito che se avessi usato
un briciolo di quell'energia

per fare qualcosa di diverso…

avrei forse combinato
qualcosa di utile nella mia vita.

E in quel momento
l'ho deciso e l'ho fatto.

[Paris] Tra i primi 100 ristoranti.

Ma ti rendi conto
di quello che hai messo in piedi, eh?

È incredibile.
E li hai fatti lavorare tutti.

E non si vergognavano, erano fieri, anzi.

E poi hai distrutto tutto.

Non si capisce in base a quale principio.

Vuoi sempre essere
la parte peggiore di te.

Prego.

- Che cos'è?
- Il trasferimento al centro residenziale.

In che senso?

Sei stata trasferita.

Che vuol dire residenziale,
che devo dormire lì?

- Sì.
- No, no.

- Io non ci voglio andare. No.
- Mi dispiace.

Qui hai finito, purtroppo, non decido io.

No.

- [Clara] Viene anche Diego?
- No, lui rimane qua.

Prenderemo qualche provvedimento,
però continua con il percorso.

Lo sai perché mi stai simpatica?

Perché quel ragazzino…

è sempre lì.

Ci combatto ogni giorno.

In bocca al lupo, Clara.

[vocio sommesso]

[Clara] Permesso.

Salve.

Anna?

Ero sveglia, eh.

Certo.

Ci credo, pure io mi addormenterei
con 'sta roba.

Niente…

Ero passata per farti gli auguri
di buon Natale.

Auguri.

Ci vediamo domani?

Domani no.

Passerò un po' meno
nelle prossime settimane.

Sei triste. Che hai?

Hai una faccia da schifo.

Beh…

non ho solo una faccia da schifo…

è che proprio sono…

tutta sbagliata.

Faccio cose senza senso, senza senso,

dico un sacco di bugie senza motivo.

E non mi sopporto più.

Ecco.

Sarà come dici tu,

ma per me sei la cosa più bella
che mi sia mai capitata.

Ci vediamo domani,
ti faccio le polpette col sugo.

La proprietà vorrebbe mantenere
i suoi menù monopiatto,

ci teniamo all'esclusività.

Prego, venga, l'accompagno in cucina.

Com'è andato il colloquio? Com'è andato?

Bene, penso.

Quanto ti danno?

Tortellini?

Fatti tu?

Mi danno 5.000 euro al mese.

Ma scusami,

ma tu con 5.000 al mese
fai questo muso? Eh?

Io ti dovevo prendere
a pedate negli stinchi da piccino

e farti due gambe rosse, così.

Certo, diamogliele due pedate
a un bambino che non ha la mamma, vero?

Anzi, magari anche qualche ceffone, no?
Visto che ci siamo.

Senti, Diego,

ora tira una riga,

concentrati su quello che hai.

Non pensare più a chi non ti ha voluto.

Perché, nel frattempo,
c'è chi ti ha voluto tanto.

Ti ha voluto talmente tanto

da sopportare tutta la tua…

adolescenza

che, credimi,

è stata il Vietnam.

E questa persona,

questo qualcuno, che sono io…

ti ha amato incondizionatamente

per quello che sei.

Cioè, un grandissimo,

immenso…

rompicoglioni.

Va bene.

Sei un po' sgangherato,

però fino a qui ci siamo arrivati.

E non è da tutti.

Fidati.

È che da solo non me la sento
di prendere questo lavoro.

Allora tira un'altra riga.

Questa ragazza,

che avrà i suoi difetti,

però ti sopporta.

E allora…

tienitela stretta.

Tienitela stretta.

[musica malinconica al pianoforte]

[uomo] Il bagno in comune
è vicino alle scale.

Si cena alle 19:00.

La mattina alle 6:00
hai il pulmino che ti porta in archivio

e ti riporta qui alle 15:00.

Questa è la tua camera
e questo è il tuo letto.

Ti aspettano tra un'ora giù
con tutto il gruppo.

Benvenuta.

Grazie.

[uomo] Un viaggio al centro della Terra e…

con le scarpe al sole…

Con tutti quanti
e vorrei leggere molto più velocemente…

Belli, un po' capricciosi
perché saltano da una corsia all'altra,

fanno le capriole…

Benvenuta.

- Salve, signora.
- Si accomodi.

Allora, sono vivaci,

purtroppo mia figlia me li aveva portati

e che facevo, li buttavo in piscina?
Non potevo buttarli in piscina.

Sì, molto.

Sei sparita.

Che vuoi?

Ehi!

Non puoi mica sparire così
da un momento all'altro, eh.

Ma poi chi ti ha fatto entrare?
Ma che cosa vuoi?

L'hai detto tu
che non vado bene per te.

Ora che ti devo fare, da balia?
Che cosa vuoi?

Ascolta. Ehi!

Ascolta, ascolta, ascolta.

Mi mancava un pezzo.

Ok?

Mi è sempre mancato.

E adesso l'ho trovato.

Lo sai tu

e lo so anch'io.

E sono felice perché so che adesso
posso vivere meglio, capito?

Quindi, non puoi sparire così.

L'hai detto tu.

L'hai detto tu che io sono un problema.

Hai detto che siamo due problemi,
due cavolo di problemi.

E due problemi insieme
lo sai che cosa fanno? Un gran casino.

- No.
- Fanno un gran casino.

No, fanno due…

Fanno due
che capiscono le cose dell'altro,

che nessuno, nessuno capisce.

A me adesso se balbetto non mi importa più

perché tanto so che a te

se balbetto o non balbetto
non te ne frega niente, è uguale.

Certo che è uguale.

E anche tu…

Io non lo capisco

perché tu dici tutte le cavolate che dici,

però per me è uguale,

perché tu vai bene così, come sei.

Proprio così come sei. Davvero.

Sempre due problemi.

No.

Noi siamo tipo…

la pizza coi fichi.

Tipo, di più,
l'aceto balsamico con la cioccolata

che sembra una cosa che dici:
"Non ha senso"

e invece poi non si capisce come…

C'è ancora tutto da fare.

Io però voglio essere la cioccolata.

E puoi…

buttare la gomma, per favore?

[piange]

Eh, se la prendi così, però, dai…

Tu però non pensi veramente
che ho il culone?

Beh, sì.

- Sì, però mi piace.
- No…

Perché sei morbida.

Sì.

Com'è che mi avevi chiamato quella volta?

- [Clara] Quando?
- [Diego] Nocciolina?

- Ma quando?
- Quando c'era Diana.

[suona "Nei tuoi occhi"
di Francesca Michielin]

♪ Quando tu mi guardi
Forse te ne accorgi ♪

♪ Mi attraversi e arrivi
In fondo ai miei ricordi ♪

♪ Mi tuffo nei tuoi occhi
Ci nuoto dentro ♪

♪ Finché sento che non tocco più ♪

♪ Mi tuffo nei tuoi occhi
E quando piangi ♪

♪ Come grandine mi butti giù ♪

♪ Non esistono scuse
Nella testa mille cose esplodono ♪

♪ E a domino precipito ♪

♪ Come mille rose
Che sbocciano in un giardino esotico ♪

♪ Di petali che cadono
Tu non mi annoierai mai ♪

♪ Liberami le ali, squarciami il cuore
Prenditi tutto ♪

♪ Lanciami i tuoi sguardi
Come petardi quando fuori è buio ♪

♪ Non so più le cose che non so dire
Tu mi dai la voce ogni giorno ♪

♪Per poterla gridare ♪

♪ Liberami le ali, provaci tu ♪

♪ Quando tu mi parli ♪

♪ Non so cosa pensi ♪

♪ Quasi prendi a pugni
Tutti i tuoi discorsi ♪

♪ Mi tuffo nei tuoi occhi
Un po' sprofondo ♪

♪ Non so fingere come fai tu ♪

♪ Mi tutto nei tuoi occhi
Che se sto a galla ♪

♪ Magari non ti vedo più ♪

♪ Liberami le ali, squarciami il cuore
Prenditi tutto ♪

♪ Strappa via le paure, portami altrove
Dove non è buio ♪

♪ Un sacco di cose che non so dire
Tu mi dai la voce ogni giorno ♪

♪ Per poterle gridare ♪

♪ Come un bengala esploso nel cuore
Mi dai la forza di dire ♪

♪ Che c'è tutto da fare ♪

♪ Liberami le ali, squarciami il cuore
Prenditi tutto ♪

♪ Lanciami i tuoi sguardi
Come petardi quando fuori è buio ♪

♪ Liberami le ali, provaci tu ♪

♪ Liberami le ali, salvami tu ♪

[brano strumentale di sottofondo]

[fine musica]