All language subtitles for Mala na robiji.1992

Silvia?

Silvia?

Benvenuto, Gabriele, signore,
padre e padrone. Vieni, entra.

Eri atteso. Chiedo perdono
se c'è aria fredda qui dentro,

ma siamo su un monte spoglio
e battuto dal vento. Siamo sul Golgota!

Crucifige, crucifige!
Omo che se fa rege, contradice al senato.

Dove vuoi arrivare?

Io sono già arrivata.
Dove volevi? Al manicomio?

Silvia, ti prego, ti scongiuro
di smetterla.

So che il tuo è soltanto un gioco.
Un gioco cattivo.

Che cosa vuoi?
- Nulla.

Se ho chiamato il professore
è per il tuo bene.

Tua madre ed io vorremmo vederti
serena, felice, come gli altri.

Perché? Gli altri sono felici?

Dovevamo fare quello che abbiamo fatto.

Nessuno doveva sapere.
Sarebbe stato lo scandalo! Capisci?

In Svizzera, non sei stata in una clinica.
Avevi semplicemente bisogno di riposo.

Quello che non vuoi capire è che viviamo
in una realtà di cui bisogna tenere conto.

Non potrai mai sfuggirne!

La realtà è la mia.
Sei tu che vivi nell'irreale.

Non mi stancherò mai di ripetere
che non voglio nulla, non chiedo nulla.

E che cosa può chiedere una pazza?

Se vuoi la mia testa su un piatto d'argento,
me la vedi staccare!

Silvia, sei una...
- ... figlia di puttana!

Ti raddrizzerò dovessi spezzarti!

Ti riporterò alla ragione
con le buone o le cattive!

Non puoi mandarmi all'aria
trent'anni di lavoro!

È ora di finirla con questa storia.

Non puoi renderci la vita un inferno.
Non hai il diritto!

Forse abbiamo fatto male a portarla qui.
È troppo isolata.

Non facciamo che aumentarne il rancore.
Il professore ha ragione.

Non c'era altra soluzione.
Sarebbe scoppiato uno scandalo.

Dovremo tornare fra la gente, prima o poi.
- Allora, spero di averla capita.

Ho lasciato tutto per stare qui con lei.
- Cerca di parlarle.

Forse, non abbiamo fatto abbastanza.

Sono stufo di parole.

Preferirei non incontrarla. Non vederla.

Signorina, l'ha cercata sua madre.
- Chi cerca, trova.

Silvia, ti devo parlare.

L'altro giorno,

hai oltrepassato il segno.
Hai offeso tuo padre.

Ti avverto che se vuoi farmi il sermone
devi usare un tono di circostanza.

Più basso, più convincente. Ogni discorso
deve avere un tono appropriato.

Ora, vieni al sodo.
C'è qualcos'altro che vuoi dirmi.

Siamo molto preoccupati per te.
- Anch'io.

Noi, Silvia, dobbiamo fare
tutto il possibile per la tua salute.

È nostro dovere.
E tu... lo sai bene.

Ho capito. Ancora una volta
avete chiamato il professore.

Tu mi credi ancora intossicata.

Che cosa si è deciso in questi giorni?

Volete rispedirmi in clinica?
È questo che Gabriele sta cercando di fare?

Avanti, dimmi la verità!

Ma che dici?
Cosa ti salta in testa?

Ti assicuro che è stato un colpo
quando ho scoperto...

Alla sua età? Ma ti rendi conto?
- Uno sbandamento e basta.

Contiamo molto su di te.

Sono al limite della pazienza, credimi.

Gabriele, il padre.
- È tutta questione di volontà.

Dora, la madre.

Oggi non si rispettano più gli affetti,

i sentimenti...

Il professore.

La scienza... - Questa non è che
la conseguenza del rifiuto di certi valori.

Ecco!
Sei un prodotto fatto a macchina.

Dalla più antica macchina che esista
ma sempre una macchina.

Un bel prodotto, non c'è che dire.

Ma devi rispondere alle leggi di mercato.
Agli usi, alle tradizioni...

Ti hanno fatta e si sentono in diritto
di sfarti, di metterti sui binari.

Tanto sono loro
a comandare gli scambi.

E non pensare di ribellarti. Non pensare
di mettere tutto in discussione. Anzi.

Non pensare per niente.
Non devi pensare!

La testa...

La mia testa...

Ma qui dentro comando io!
Se ci mettono piede loro, è finita!

Quello che puoi fare è cambiarti
la faccia, il colore. Ma, di fuori.

Lavorano i migliaia per darti tutto quello
che ti serve per cambiarti la faccia.

Anche due volte al giorno.
In cambio...

Devi vendere il cervello.
Quello, lo vogliono loro.

Hai visto come si è conciata?

Non datele retta,
è un modo di affermarsi.

Bisogna avere molta pazienza.

È la causa che bisogna curare.
Sapere il perché del suo rifiuto.

Noi non abbiamo proprio nulla
da rimproverarci.

Ci sta prendendo in giro!

Ora basta!

Copriti e scendi giù!
- Obbedisco.

Silvia, più tardi faremo
una chiacchierata amichevole. - Ancora?

Lasciatemi in pace, sola!

Cosa volete capire di me
se tutto è così chiaro?

Vi siete chiesti perché mi sono drogata?

Naturalmente, il professore ha capito che
bisogna risalire più su, alle origini.

Eppure, se invece di parlare tanto di affetto
provaste a vivere davvero nell'amore.

Allora, sì, che capireste qualcosa.

Certo, sono una donna
e dovrei solo ubbidire.

Ma finché mi considerate come un oggetto
da collocare in società, vi sarò sempre contro.

È vero: mi sono drogata.
Ma soltanto una volta. E per protesta!

Ma, voi, subito, avete chiamato il professore:
inquisitore scientifico a pagamento.

Vi siete rivolti a lui
perché mi guardasse dentro con la lente.

Come si fa con l'ingranaggio
di un orologio che va male.

Volete sapere come funziona
per regolarmi a vostro piacimento.

E poi, mi avete ficcata qui,
a marcire di solitudine.

Mi tenete sotto osservazione,
come un insetto da studiare.

Ah, certo!
Agli insetti non si parla.

Non si guardano negli occhi.

Non sono... che piccoli esseri
da schiacciare quando si vuole.

No, non ci sto!

Sono pronta a ricominciare daccapo.
A drogarmi ancora pur di darvi un dolore.

Farei qualsiasi cosa per distruggere
la vostra serenità, la vostra vita!

Così come voi distruggete la mia.

Sarò un essere sbagliato,
ma sono un essere umano.

Sei qui!

Esci, ti ho visto.

Dimmi chi sei.

Hai paura?

Sono 3 giorni che ronzi qui intorno.

Chi sei?

Cosa hai fatto?

Sei un ladro?

Ho fame.

Senza di te,
sarei morta di noia. Grazie!

Non bisogna mai disperare,
c'è sempre un imprevisto. Grazie!

Allora, chi sei? Non ti fidi di me?

Hai sparato a un presidente? No, queste
sono cose che si pensano soltanto.

Sai che hai una faccia molto interessante?
Sei un bel ragazzo, voglio dire.

Smettila!

Non ti dispiacerà di essere
un bel ragazzo, vero?

Ti ho detto di smetterla.

Devi fidarti di me: è vuota.

Un uomo che fugge
non vuole mai essere fotografato.

Non ti voltare!

Se egli avesse potuto volgersi un instante
li avrebbe visti, i due che taciturni lo seguivano.

E quando a un tratto il dio la trattenne
e con voce di dolore pronunciò le parole:

si è voltato,

lei non comprese e disse piano: Chi?

Insensatezza.

Insensatezza.

Cosa vuoi dire?
- Insensatezza.

Devi spiegare cosa ti suggeriscono
le macchie che vedi.

Silvia, non è la prima volta
che facciamo delle sedute.

Devi capire che tutti vogliamo il tuo bene.
Ma, tu, devi collaborare.

Non devi richiuderti in te stessa.
- Bussate e vi sarà aperto.

Mi hai detto che hai un sogno ricorrente.

Vuoi incominciare a raccontarmelo?
- Io sogno e gli altri fanno.

Un bel guaio, no?

"Sono in una grande buca e voglio uscirne,
ma non ci riesco. Scivolo in basso.

Le mie mani annaspano sulle pareti fangose.
In cima, sono degli uomini che ridono.

Sogno anche di essere per strada
con tante donne.

Gli uomini sono tutti al volante
delle auto, dei filobus.

Vorrei salire anch'io alla guida ma
mi ricacciano indietro. Non riesco a salire."

Odio verso il dominio degli uomini.
Non è così?

Sai bene che la psicanalisi...
- ... è una forma di potere.

Ormai, si è guadagnato la parcella.
Possiamo smetterla. I miei sogni li ho letti qui.

Freud, ormai, è anche nella bancarelle.
E a prezzi di concorrenza.

Più che un medico,
mi sento un padre per te.

Questo è il punto: ho troppi padri!

Abbiamo padri dappertutto,
piccoli e grandi.

Dica a mio padre che sono irrecuperabile.
Che sono matta. Matta e basta!

Silvia, io...

Ma che pazza!
Anzi, è molto lucida, intelligente.

È cosciente di quello che fa.
Silvia è solo una disadattata.

Una ragazza con grosse turbe affettive
che bisogna rimuovere, eliminare.

Non a caso la sua contestazione
è rimasta nell'ambito familiare.

Salve!

Sei l'unica persona con la quale ho parlato
in questi giorni. - Veramente, ho parlato soltanto io.

Parlo sempre.
Anzi, non so fare altro che parlare.

E tu non mi sembri certo
il partner ideale.

Dimmi la verità.

Sei uscito dalla tana
perché hai fame, eh?

Grazie. - Salta su.

Andiamo, dai, vieni!

Sali!

Dove vai? Torna indietro.
- Sta' fermo!

Che cosa sta facendo?

Non ti muovere.

Lasciala fare.
Sta cercando proprio la tua reazione.

Dove l'avrà pescato, quel ragazzo?
- Fa parte del suo gioco.

Come l'auto o qualsiasi altra cosa.

Non vorrei che questo gioco finisse male.

Ti sei divertita abbastanza? Chi erano?
- L'ordine, l'affetto e la disciplina.

Grazie del pacco viveri.
- Non m'inviti a prendere il tè?

Vattene, va!
- Arrivederci, non addio.

Va' all'inferno!

Morte al vecchio.

Sta' tranquillo.

Qui si trova soltanto dell'acqua.

Io e la mamma usciamo.

Naturalmente, tu non verrai.
- Naturalmente.

Sei certo che non abbia ricominciato?
- Ci sta solo provocando.

Comunque, la terrò qui
finché non potrò fidarmi di lei.

Al costo di rimanere in questo albergo
tutto l'inverno.

Dovrebbe capire che anche noi non ci divertiamo
in questa solitudine. - Cerca di sopportare.

In fondo, avevo bisogno di un po'
di riposo. - Ti vuoi consolare, eh?

Vorrei sdrammatizzare la situazione.
Del resto, non avevamo molta scelta.

Fermati, aspetta!

È inutile. Non puoi scappare.

Ti invidio.
Per scappare, devi aver fatto qualcosa.

Mi piace la gente
che è capace di fare qualcosa.

Che vuoi da me? Non mi conosci nemmeno.
Sai che ti puoi mettere nei guai? Lasciami in pace.

Neanche per sogno! Se avessi voluto
scappare lontano, a quest'ora non saresti qui.

La verità è che questo
è il posto ideale per nascondersi.

La verità è che non mi fido di te.
- E invece, ti fidi di me.

Comunque, è bene che tu mi stia lontano.

Hai paura delle donne?

Ora hai dimostrato che non sei un mostro.

Sei solo scarso di fantasia.

Siamo fuori stagione.
E chi ha i soldi, è a sciare.

Non troverai una barca su tutta la costa.
E per andarsene a nuoto, è troppo freddo.

Ti propongo un patto:

io ti nascondo in albergo.
Non ti chiederò niente.

Ma tu dovrai startene buono.
Che ne dici?

Naturalmente, non mi devi chiedere
perché lo faccio.

Vuol dire...
- Do per avere. Faccio perché tu faccia.

Faccio per avere.
Do perché tu faccia.

Ti avevo sottovalutato. Se conosci il principio
dell'economia, hai un futuro nella società.

Allora, ci stai?

Ho ammazzato una donna.
- Ti sei confessato, finalmente.

Questo è l'arcipelago dove vivo.
Sembra piccolo.

Ma è più grande della Polinesia.
Ogni famiglia è un'isola.

Per passare da una all'altra
ci vorrebbe C. Colombo.

Sono più distanti dei poli.

Non si metterebbero nelle grane
per nessuna ragione.

Tanto meno per te.

Ecco Dora. O se vuoi...

Mia madre.

Animo fiducioso.

Non dimenticare di guardare sotto
il letto, nell'armadio e nei cassetti.

Potrei tenerci qualche nano.

La chiave.

La chiave e il tuo nome.

Ora il nome. - Paolo.

Ti basta? - Mi basta.

Terzo anno di architettura, poi la noia.

È duro lavorare e studiare. E allora...

O molli uno o l'altro. O tutti i due.

Altro?
- Era giovane? Bella?

Ne eri innamorato?
- Cosa fa tuo padre? - L'uomo importante.

Lo sai che rischi la galera
a tenermi qui? - Sai che paura!

Perché lo fai? Non mi conosci nemmeno.

Affari miei. Se ti nascondo, è proprio
perché non ti conosco. Altro.

No, i miei non vengono mai qui.
E quando vengono, bussano.

Per gli altri,
basta la porta chiusa a chiave.

Eri geloso? Ti tradiva?

MI sarebbe piaciuto conoscerla.

Quella che hai ammazzato.

Buona notte.

Grazie!
- Non è fiducia, è una sfida.

Dove sei?

Ma che fai?

Smettila!

Caro, papà.

Il mio comportamento ti addolora, lo so.

Ma se ci andassi tu, dallo psicoanalista

scopriresti che, in realtà, di me...

di tua figlia, cioè

non te ne frega niente.

Ti faccio soltanto rabbia
perché ti sfuggo.

Non riesci ad essere il mio padrone.

Sei... il padrone di tua moglie, Dora,

dei tuoi appartamenti,
delle tue macchine...

Insomma, sei il padrone e basta.

Di un padre così...
non so che farmene.

Con odio...

e amore. Tua figlia.

Non dicono niente. Si spara un po'
dappertutto. Si tampona su tutte le strade.

C'è crisi in tutto il mondo.
Non c'è niente di nuovo.

In questi giorni, non hanno ammazzato
nessuno. E tanto meno una donna.

Sei sicuro di averla ammazzata?

Come ti sei permesso?

Non sopporto che tu metta il naso
nelle mie cose.

Non lo fare più!
- Volevo conoscerti. Tutto qui.

Fregatene!

Sta' calma.

Sì? Ciao, Dora.

Certo, ho il mio uomo in camera.

Sì! È proprio una voce d'uomo.

Mah, no! Sto scherzando.
Ho la radio accesa.

Mah, no! Sto bene. Anzi.

Non ho ancora capito a che gioco giochi
ma ti dico subito che non mi piace.

Senti, mi hai rotto i coglioni!

Se mi vuoi mettere nei guai,
fallo immediatamente.

Mi passi la polizia.

Pronto? Qui il commissariato.

Mi scusi. Mi sono sbagliata.

Chi va e chi viene, eh?
- Che tiepida giornata. Hai sentito?

Sembra quasi primavera.
Perché non vieni con noi?

Perché non ci sono le rondini.
E voi due non fate primavera.

Paolo?

Che fai qui?

Guarda quelli laggiù.

Sembra il cimitero degli elefanti.
O un manicomio.

Vengono a svernare qui, prima di morire.

Naturalmente, dopo una vita serena,

operosa, affettuosa...

Tutte...

coppie perfette, da Premio di Bontà.

Sono più inquinanti delle petroliere.

Da qui basterebbe un colpo solo
per distruggere secoli d'ipocrisia.

E le carognate che hanno fatte...

sarebbero dimenticate.
Le epigrafi accomodano tutto.

Vieni, facciamo un giro.
- Dove vuoi andare? - Vieni con me!

Sta' ferma! - Bisogna tirarti fuori
le parole con le pinze.

Avanti! Come l'hai ammazzata?

Non ne potevi più? Di' la verità.

Su! Con me ti puoi confidare.
Non avere paura.

La odiavo. La odio!

Se ne sono accorti dai buchi sul braccio.
Ne hanno fatto una tragedia.

Di' la verità:
l'hai fatto perché ti annoiavi, eh?

Non capisci niente neppure tu,
come tutti gli uomini. Prevedono tutto loro.

Programmano. Ti rendono sempre facile tutto
perché tu obbedisca. Ti ricattano con l'affetto.

Altrimenti, gridano al tradimento.

Ti rinfacciano di non avere le loro stesse idee
come se fossero i detentori della verità.

Stai parlando di tuo padre?

Eccolo: l'uomo che non sbaglia mai.

Naturalmente, sapevi che erano qui.
Cosa ti frulla in testa?

Non puoi capire quello che voglio fare.
Anche tu mi consideri un insetto senza volontà.

Ma vedrai. Tutti hanno il loro
punto debole. È lì che bisogna colpire.

C'è qualcosa che fai
senza pensare a tuo padre?

Lo devo distruggere dentro.
È la sua anima che voglio uccidere.

"Entro appena nella vita e grazie a te
non credo più a niente né a nessuno.

Chi non ha creduto in mio Padre,
non entrerà nel regno dei cieli.

Chi non ha creduto in mio Padre,
non entrerà neppure nel regno della terra.

Ogni fede mi sembra una doppiezza.
Ogni autorità un flagello.

Ogni tenerezza un calcolo.

Le più sincere amicizie,
le buone volontà,

le tenerezze a venire, io le sospetterò,

le scoraggerò, le rinnegherò.

L'uomo deve vivere solo,
amare e abdicare,

odiare e affermare.

Io, solo. Io vivo.

Io attacco, distruggo.
Io penso e contraddico.

Ogni altra vita
minaccia un poco la mia.

Io non ho dato il consenso
alla mia nascita

né sceglierò il momento della mia fine.
Mi fanno nascere e morire.

A me, è dato solo quanto si trova
fra questi due estremi.

Il bene sono io; il male siete voi.

I principi sono pregiudizi
di grosso calibro.

L'onorabilità non è che
la riuscita sociale

dell'ipocrisia."

Questo è Bazin.
- Sei un uomo colto. Un uomo controllato.

Sei anche un controllore di idee.
Insomma, sei un uomo affermato.

Sembra che la cosa ti dispiaccia.

Non m'appartiene, ecco tutto.
Ma tutto appartiene a te.

Sei l'uomo ideale, sicuro.
Un uomo corteggiato da tutti.

Sai sempre cosa fare,
quando fare, come fare.

Bisogna ammirarti sempre, per forza.

La perversa sono io.
Ma sono una donna, debole.

Ho continuamente bisogno di
aggrapparmi a qualcosa. E l'ho trovato.

Perdonami.
- Ma io non ho niente da perdonarti.

Stamane, ho ammazzato mio padre.

Vuoi una sigaretta?

Te lo ripeto:

oggi, ho ammazzato mio padre.

Gli ho scaricato addosso
tutti i colpi del caricatore.

Il primo l'ho raggiunto allo sterno.
Il secondo, al terzo spazio intercostale.

Il terzo gli ha fratturato la clavicola.
Il quarto, lo ha preso al ventricolo sinistro.

Non ci credi?

Vieni a vedere.

Su quella sdraia, guarda.

Era seduto là.

Dove vuoi andare? Ti vedono.

A seppellire tuo padre.
Un delitto dev'essere perfetto.

Qui mi sembra adatto.

Basta poco lavoro.

Eh?
- Mi pare che vada bene qui.

Ci costruiranno qualcosa.
Qualcosa degno di lui.

Un distributore di benzina o una villa.

O un ristorante.

Che fai?

Ecco! Cosa si prova?

Dimmi cosa si prova ad essere sotterrati.
Avanti, dimmi cosa si prova!

Lo potrai raccontare a tuo padre.
Non è questo che vuoi?

Fai presto a parlare di morte.
Ma è difficile ammazzare!

È difficile tutto. È difficile vivere.
È difficile morire. È difficile!

Io non ne ho avuto il coraggio,
ecco tutto. Eppure...

Eppure, t'assicuro che
avrei voluto farlo.

Ma non ne ho avuto il coraggio.
- Che cosa vuoi dire?

Che forse... hai sbagliato uomo.

Non ho ammazzato quella donna. Ho mentito.
Non saprei mai ammazzare nessuno, io.

Povero Paolo!
Non sai fare proprio niente.

Mi hai talmente delusa
che finirò col amarti.

Allora? Perché ti nascondi?

Ti ho chiesto che cos'hai fatto.

Senti, se credi di fare i tuoi comodi...

Dove hai preso quel denaro?

È mio.

Anzi, non è mio.
L'ho rubato a lei, prima di lasciarla.

E hai fatto la fame
con tutti quei soldi in tasca?

Avevo paura... di farmi vedere in giro.

No, non è vero nemmeno questo.

Forse è stato per serietà professionale.

Spendo solo i soldi che guadagno. Già.

E questi non li avevo meritati.

Non perdevo mai un colpo.

I soldi sono un carburante
maledettamente efficace.

Vieni qui. Avanti!

Smettila! - Non tollero quel tono!
Sei troppo sicuro di te.

Sei odioso.

C'è qualcuno che ami tu?

Ti denuncio! Furto e percosse.
Sono sicura che l'hai anche picchiata.

Avanti.

Camera 110.

Vorrei del pollo freddo
e del prosciutto. Aspetti!

Anche un gelato.

Sei insopportabile!

E se poi non ce la fai?

Piango di rabbia...

Nessuno mi deve mettere le mani addosso!

Ti detesto lo stesso!
- Naturalmente.

E non sentirti un padrone.
- Non mi sono mai sentito un padrone.

Tutti gli uomini si sentono padroni di
una donna per averla portata al letto.

Questa è una mania!

Ma devo ammettere che ci sai fare.
Sei quello che si dice "un fusto."

Ti ho già detto di piantarla!

Vorresti sentirti dire che ti amo? Non ho mai
avuto passione per la musica leggera.

Sono stufo di essere preso in giro da te.
Non devi dire niente.

Non voglio sentirti dire niente. Capito?

Perché non pianti tutto?
Mi pare la soluzione migliore.

Che cosa vuoi dire?
È forse una proposta di fuga?

Ce l'hai la capanna?

Del cuore, posso farne a meno.
Della capanna, no.

E con riscaldamento centrale!

Questa che cos'è? Una risposta?

Eccolo là, il morto che cammina.

Se vuoi, te lo faccio fuori.
- Ti senti uomo, ora?

Ho un debito verso di te.

Sono disarmato.

Ma posso sempre strozzarlo!

Paolo, cosa fai?

Quando Silvia nacque, l'ostetrico
si dimenticò di tagliare il cordone ombelicale.

Un cordone lungo 19 anni. Passa da Milano,
Roma, St Moritz, Costa Azzurra, Zurigo...

Smettila con questa stronzata!

Per questo la ragazza non è mai cresciuta.

È come un palombaro
legato al tubo d'aria.

Il suo padre è alla pompa.
Ha bisogno della sua aria

per respirare, per camminare...

Ma ecco qui l'interessata!

Silvia, ci può dire qualcosa?
Che vuole con precisione da suo padre?

Merda!

Questa è la confessione di una figlia di papà.
Naturalmente, non è sempre sincera.

Passo e chiudo.

Disturbo?
- Che cosa vuoi?

Volevo sapere se hai letto il libro.
- Te lo prendo subito.

Eccolo, tieni. Te l'ho un po' maltrattato.
Ma le parole non soffrono.

Sono gli uomini che soffrono.
Non è così?

È così.

Dovrei romperti il collo! - Dove credi di andare?
- All'inferno, dappertutto, ma via da qui.

Sono stufo di essere preso per il culo
da una figlia di papà.

Non ci sto!
Credi che io non abbia capito tutto?

Non mi è mai servito.
Me ne frego!

Però, questo stallone
non ti è dispiaciuto.

Deciditi: tuo padre
o lo sposi o lo ammazzi.

Ma ti devi decidere! - Commodo, eh?
Facile starsene nascosti, al caldo.

Ma non finisce così.
Hai un debito e devi pagarlo!

Senti, piccola idiota. Che vuoi fare?
Sbattermi in faccia tuo padre?

Hai sbagliato i tuoi calcoli!

Potete crepare insieme. Io non voglio
avere nulla a che fare con tipi come voi!

Te ne andrai quando farà comodo a me.
Altrimenti, chiamo davvero la polizia!

Dirò che m'hai violentata.
Sono una minorenne.

Sei solo una baldracca.

Però, sono di tuo gusto. Come quelle
che ti comprano, che ti pagano!

Se te ne vai...

ti rovino!

Vieni via da lì.

Questa mi sembra un'ottima idea.

Anch'io non ne potevo proprio più
di quest'isolamento.

Non avevamo altra soluzione.

Forse abbiamo sbagliato
ad isolarla troppo.

Ma, non sarà pericoloso adesso riportarla
fra gli amici? Non ricomincerà?

No. No, sta' tranquilla.
Saprò controllarla.

Si tratta soltanto
di allentare le briglie.

Disturbo?

Perché? Stavo proprio dicendo alla mamma
qualcosa che ti farà molto piacere. - Partiamo.

Torniamo a casa.
- È una strenna.

Anch'io ho una strenna per voi.

La chiave della mia stanza.

Nel mio letto c'è un uomo.
Vorrei che tu lo conoscessi.

Non è il caso.
- Ma cosa stai dicendo?

Ti ho detto che è in camera mia.
Da 10 giorni.

Va' a vedere.

Ecco, vai in camera mia. Vacci subito.

Hai la mia più completa fiducia.
Sai quanto ti stimo.

Non voglio la tua fiducia!
Non voglio la tua stima!

Sono una poco di buono.
E te ne do la prova. Prendila!

Ti prego di non insistere.
Sarebbe un gesto imperdonabile.

Ti ripeto che
ho completa fiducia in te.

Di' che hai paura che sia così.
Ed è così! Non te lo immaginavi, vero,

che tua figlia fosse una poco di buono?
Diciamo pure, una puttana!

Non dici niente, vero? Ma dentro,
ti senti male. Ti stai rodendo.

Avanti, vai in camera mia!
Le lenzuola sono ancora sporche.

E, allora, falle lavare.
- Sei un vigliacco!

Sei uno che non affronta
le proprie responsabilità. - Calmati.

E sta' tranquilla. Ti ho detto che
hai tutta la mia stima, intatta.

Va' all'inferno!

L'ha mandata Silvia, è vero?
- Che cosa fa lei, qui?

Non gliel'ha detto, la sua figlia?

Immagini un po'.

Cosa intende fare?

Silvia è minorenne. Lei potrebbe
passare dei guai. Anche se...

se io preferisco sistemare
questa faccenda senza chiasso.

Cioè? Si spieghi meglio.

Lei mi ha capito benissimo.

Non so cosa cerchi da Silvia,
ma se vuole del denaro, io...

La prego di riflettere.
Lei non è più un bambino.

Nemmeno Silvia.

Silvia, ci può dire qualcosa?
Che vuole con precisione da suo padre?

Merda!

Signora...

Dica a Silvia che ho saldato il mio debito.
Ho finito, ormai, di essere uno strumento.

Se volevi essere diversa da me,
ci sei riuscita.

Io non ho mai preteso di essere
quella che non sono.

Ma vorrei soltanto una cosa da te:

un po' più di comprensione.

Ho parlato con quel ragazzo.
No, non ti voglio rimproverare nulla.

Ma vorrei che tu avessi
pietà di tuo padre.

Digli che non è vero.

Ti scongiuro, mandalo via quel ragazzo.

La pietà, la compressione...

L'ipocrisia!

Se n'è andato.
- Non capisco...

Chi?

Capisci benissimo.

Quel ragazzo che stava
in camera di Silvia.

Silvia diceva la verità. E lo sai.

Beh, complimenti.

Pensavi che tu
non ci avessi creduto.

Sei stato magnifico. Un bel gesto.

Non avevo altra scelta.
O Silvia l'avrebbe avuta vinta.

Quanto a quello...

Ha fatto bene ad andarsene.
- Cerca di essere più comprensivo, Gabriele.

Non mi lascio giocare da due mocciosi.

Credono di aver scoperto il mondo,
questi pagliacci!

Quanto a Silvia, deve tornare alla ragione.
Finché la mantengo io, farà quello che dico io!

Silvia è una velleitaria.
Basta saperla prendere.

Sì, lo so. Lo so, lo so.

Ma è difficile ingoiare, sopportare tutto.

Eccoci giunti all'ultima cena.

Resta da stabilire chi fa la parte di Giuda.
- Dora... o Gabriele.

E perché non tu?

E a lui che parte diamo?

Gradito o no,
stasera sono vostro ospite.

Poteva farsi vivo prima.

Silvia ha parlato di ultima cena.
Non sappiamo a chi dare la parte di Giuda.

Meglio Giuda che Pilato,

in questo caso.

Non sono né uno né l'altro.
Sono un ladro.

Uno che ha avuto la debolezza
di nascondersi nel letto di Silvia.

Lei lo sa bene, vero?

Lo sappiamo tutti. Se è venuto solo
per questo, può tornarsene nella steppa.

No! Sono venuto per dichiararmi
fuori dal gioco.

Un gioco sporco, dove sono cascato.

Forse lei non si è reso conto di quanto
sua figlia sia una figlia di puttana.

Lei mi perdona. - Perdonalo.
Ognuno usa il linguaggio che sa.

Ma, vada avanti.
- No, finiamola, invece!

Levami di torno questo individuo, ti prego.
Chiamo subito il direttore.

Provocherebbe uno scandalo.

E suo marito odia gli scandali.
Non è vero, Silvia?

Perché sei tornato?

Per riportare l'armonia in famiglia.

Perché siete dello stesso stampo.

Sì, tutti e tre.

E, per ringraziare tuo padre.

Perché se penso che potevo
diventare come lui,

mi viene il vomito.
- Sei un porco!

Diciamo un farabutto.
- Diciamo tutt'e due.

Conoscendo Silvia ho capito a fondo
anche lei. - Vattene!

No, lascialo.

Ha riportato l'armonia fra di noi.
Non siamo mai stati così uniti.

Che scena idilliaca, vero?
- Una famiglia perbene.

E io, purtroppo,
ho paura della gente perbene.

Ha sempre le mani pulite
perché nel fango ci butta gli altri!

Vogliamo smetterla?

Sii buona, Dora. È un pover'uomo
alla ricerca di una dignità umana.

Io non so se lei sia in grado
di distinguere un vino dall'altro

ma le assicuro che
questo Beaujolais è originale.

Così sperava di buttare
una bomba in famiglia, vero?

Silvia non si staccherà mai da me.

Lo credo.

Le assomiglia in troppe cose.

Quando le sputa in faccia, in realtà,
non sputa che contro se stessa.

Eh, no. Mi perdoni, ma qui dimostra
di essere proprio un cretino. Alla salute!

In realtà, Silvia odia
tutti quelli che fanno,

che costruiscono qualcosa.
In questo, è simile a lei.

Lei non odia nessuno?
- Io odio tutti quelli come te.

Scusami se ti do del tu.

Gli sradicati, i perdigiorno,
i nullafacenti...

Siete degli zingari
che appestano l'aria.

Perché non ci fucilate?
- Morrete da soli.

Del resto, non bisogna offendere
i sentimenti di nessuno. - Sentimenti?

I sentimenti, sì.
Quelli che voi non conoscete.

Forse, è una parola che
non hai usato mai. - No, mai!

E sa perché? Perché c'è gente
come lei che la impesta.

Non servono neppure i profilattici.

Parole, parole... Eh, no!

La predica, no, non puoi farmela.
Ti mancano le basi morali.

Silvia, che è intelligente,
si rende conto che ho ragione.

La verità è che non sa perdere.

Lei non accetterà mai la sconfitta.
Eppure, il futuro è di chi sa sbagliare.

E, allora, per te c'è speranza.
- Non mi rimane che questa, già.

Ma, a lei, cosa rimane?
- Io mi sono fatto la mia speranza:

lei.

Saluto la grande vecchia,

il grande vecchio... e la speranza.

Sottotitoli:
marooned2, CG, 2015