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La mia infanzia è stata molto particolare.

Mio padre era editore
e amico di Jacques Cousteau,

l’esploratore dei mari.

Sono cresciuta
ascoltando le storie delle sue avventure.

Un giorno mi raccontò della prima volta
in cui scese in una grotta buia

con un’illuminazione sperimentale.

Sperava di poter fare
riprese migliori sott’acqua.

Nelle profondità torbide,
la vita era sempre apparsa

sotto forma di ombre scure.

Ma quando accese la luce…

Scoprì i colori più straordinari
che avesse mai visto.

Ero molto piccola, ma capii
quanto quell’esperienza l’avesse segnato.

Non solo aveva scoperto
una natura meravigliosa,

ma aveva anche la possibilità di mostrare
quei colori incredibili a milioni di persone.

Cousteau sapeva quanto questo potesse
cambiare la nostra percezione del mondo.

E quel giorno
qualcosa cambiò profondamente in me.

Credo fu allora che divenni un’artista.

Nel 2013 ho iniziato a fotografare
le installazioni che chiamo TimeShrine

per documentare
i cambiamenti del nostro pianeta.

Ho usato potenti simboli
legati al tempo e alla scelta,

dovunque sia stata.

Volevo mostrare ciò che abbiamo,

ciò che stiamo per perdere

e soprattutto ciò che abbiamo già perso.

Ho scoperto moltissimi mondi
lungo il mio percorso.

Dalle più alte vette dell’Himalaya…

alle profondità del mondo sottomarino.

Dalla foresta amazzonica… alle megalopoli.

Dovunque sia andata
ho trovato la stessa storia.

Un'unica storia.

Dai picchi più alti della Terra
ai fondali marini, gli scienziati...

...avvertono che nessuna parte del mondo
verrà risparmiata dalla crisi climatica.

La Terra verrà battuta dalle tempeste
e tutti moriremo per le ondate di calore.

È una scienza completamente inaffidabile!

Circa un milione di specie
è sull’orlo dell’estinzione.

L’anidride carbonica
non controlla le temperature

o il clima in nessun periodo di tempo.

Da piccola non mi chiedevo
se il mondo che conoscevo

sarebbe potuto cambiare di lì a vent’anni.

Durante questo viaggio, invece,
ho capito quanto stia cambiando velocemente.

Le previsioni peggiori parlano di un miliardo
di persone colpite entro il 2050.

Sono previste siccità, carestie
e tempeste più frequenti e devastanti.

Tutte le civiltà dovranno
guardare allo spazio o si estingueranno.

Ci serve un piano B.

Era chiaro che non potevo affidarmi solo
alla mia intuizione artistica per capirlo.

Mi serviva un banco di prova.
Mi servivano fatti.

È così che ho incontrato
la dottoressa Julie Pullen.

I cambiamenti climatici possono
manifestarsi in molti modi nel pianeta.

Come hai visto nei tuoi viaggi,
come hai raccontato,

oggi le piogge non sono presenti ovunque,
il calore estremo non è presente ovunque.

Intrecciando queste storie
scopriamo che è tutto collegato.

È un fenomeno globale con impatti locali.

È una storia che va senz’altro raccontata.

Durante il mio percorso
ho notato l’emergere di un modello.

Molte persone che ho incontrato erano in prima linea

e affrontavano già i cambiamenti del pianeta.

Ovviamente reagivano, ma soprattutto

si stavano adattando a un mondo nuovo.

Ho capito che dovevo
condividere le loro storie

per completare il mio progetto artistico.

L’Upper Mustang è forse
il luogo più inaccessibile dell’Himalaya.

È difficile arrivarci in aereo,
perché le montagne sono così alte

e ravvicinate,
che volarci sopra risulta molto pericoloso.

Era incredibile:
sembrava di poter toccare le cime

mettendo una mano fuori dal finestrino.

Alcuni avvenimenti chiave del cambiamento
climatico associati a latitudini più elevate

sembrano avvenire prima del previsto.

Le popolazioni più resilienti
del pianeta sono quelle

che stanno subendo le conseguenze più gravi
dei cambiamenti climatici.

Da questa parte? Andiamo da questa parte.

Da questa parte!

L’Upper Mustang è sempre stato
un regno isolato nel nord dell’Himalaya.

Da bambini giocavamo nei fiumi
e andavamo a cavallo.

Cercavamo di cavalcare le mucche...

Il primo visitatore è arrivato nel 1992,
quando ci siamo aperti al turismo.

Uno di questi aveva una Polaroid.
Ci scattò alcune fotografie e ce le regalò.

Io e i miei amici eravamo già stupiti
nel vedere uno straniero.

Rimanemmo ancora più sconvolti
nel vedere le nostre fotografie.

Tashi fa parte dei nuovi gruppi
di giovani sorti nella regione.

Questi gruppi cercano di preservare
la cultura e l’arte locali.

Al tempo stesso, cercano di sviluppare
opportunità per le nuove generazioni,

in modo che restino qui
e non vadano a vivere nelle città.

Guardate! Noi montavamo cavalli e mucche,
loro vanno in bicicletta.

Nuove ruote della preghiera.
Sono così luccicanti!

Sì, sono luccicanti!

Un giorno mi piacerebbe
produrre energia dalle ruote.

- Con una turbina si genera elettricità.
- Sarebbe fantastico.

Così avremmo i lampioni. Visto?

Sono venuta perché vogliamo
documentare l’evoluzione del clima

e la crisi climatica
che si sta producendo qui.

Nessuno crede davvero
che stia succedendo sull’Himalaya.

Tutti pensano che faccia molto freddo,
che ci siano i ghiacciai e così via.

Le fonti d’acqua glaciali
si stanno prosciugando.

Sono così ridotte che non c’è acqua
a sufficienza per irrigare i campi,

che sono la principale fonte di cibo.

C’è deserto ovunque.

Gli abitanti dei due villaggi dove andremo
devono migrare dove l’acqua è più abbondante.

Se ne stanno andando proprio adesso.

Se fatichi a stare in equilibrio
piega le ginocchia.

I ghiacciai sono la principale fonte
d’acqua in tutta la regione dell’Himalaya.

I corsi d’acqua
rendono possibile la vita degli abitanti,

perciò perderli
trasformerà la loro esistenza.

È stato difficile e pericoloso, soprattutto
per chi come me non cavalca bene.

Ci sono crepacci altissimi
e il sentiero è molto stretto.

Non devi guardare in basso,
devi fidarti del cavallo e andare avanti.

È la vita dei nomadi.

Ho potuto vedere e capire
come vivono da sempre.

La cosa che più mi colpisce,
e che senz’altro colpisce molti altri,

è che i media ci mostrano persone
che non credono ai cambiamenti climatici.

La gente pensa di poterci credere o meno.

È terribile,
quando li vedi accadere davanti a te.

Da occidentale, immaginavo che l’Himalaya
fosse ricco di neve, ghiaccio e acqua.

Non immaginavo
che fosse in corso una simile tragedia.

Ospita una cultura molto antica.

Quindi è una doppia tragedia
perché, perdendo i loro ghiacciai,

rischiano di perdere anche la loro cultura.

Ho capito subito che
non avrei potuto raccontare questa perdita

senza includere anche la perdita culturale.

- Oh, santo cielo. Ma è fantastico.
- Yes.

Gli dei protettori di Samdzong.

Sono strani. Molto particolari.

Gli dei protettori sono rappresentati
nel modo più feroce possibile.

Saranno costretti a emigrare
e dovranno abbandonare le loro origini.

Si lasceranno alle spalle anche i loro dei.

È innegabile che i 2000 ghiacciai himalayani,

che forniscono acqua a circa
un miliardo e 600.000 persone,

stanno sparendo lentamente.

La realtà è che singolarmente non si può
fare niente per risolvere il problema.

I cambiamenti climatici
sono un problema globale.

Dovremmo agire tutti insieme:
siamo tutti responsabili, in un certo senso.

Oggi tocca a loro, ma domani toccherà
a tutti gli altri. Sono soltanto i primi.

Si tratta di essere compassionevoli
e di scegliere come comportarci.

Vogliamo continuare a ripetere che sta
avvenendo altrove e non accadrà mai a noi?

O pensiamo che anche loro sono
esseri umani e dobbiamo aiutarli?

Le mie installazioni
hanno lo scopo di mostrare quella realtà.

Chiedo di non voltare le spalle

e di decidere cosa fare,
perché si può scegliere.

Non possiamo più rimandare.

Uno dei progressi
più straordinari della scienza

è la possibilità di simulare
tutto il sistema terrestre

usando tecnologie di supercomputing.

Possiamo vedere
i diversi componenti del sistema terrestre,

cioè l’aria, l’acqua,
le terre emerse e il ghiaccio,

interagire e alimentarsi a vicenda.

In un certo senso con questa tecnologia
possiamo prevedere il futuro. È possibile?

Se continuiamo a produrre emissioni nocive,
faremo del male al nostro pianeta.

Se riduciamo le emissioni,
il futuro sarà diverso.

Le popolazioni che subiscono i cambiamenti
più significativi sono dette “sentinelle”.

Queste società e civiltà

possono aiutarci a capire come intervenire.

L’ho visto tra le tribù Shipibo,
nell’Amazzonia peruviana.

Per cultura e per natura
sono i protettori della Terra.

Ci sono le spine. Sta’ attenta.

Il machete serve per sopravvivere?

Si, per sopravvivere e difendersi.

Potremmo venire aggrediti
dagli animali selvatici.

Cosa sono?

Semi di Huayruro.

Li usiamo per fare collane portafortuna.

Fortuna?

Sì, fortuna.

Sono bellissimi.

Sono perfetti per l’installazione.

A volte scelgo un manufatto,
altre un oggetto naturale.

La mia ricerca artistica è continua.

È sicuramente un processo.

Un abbraccio dell’albero.

Quando arrivo in un luogo
ho bisogno di comprenderlo.

Devo capire che sfide pone,
capire le persone,

le loro difficoltà, la loro storia.

È sempre un processo
di apprendimento, perché

cerco di creare
una rappresentazione simbolica del luogo.

Questi alberi sono in pericolo?

Sì, certo.

Le foreste vergini
sono distese di alberi enormi

che nessuno ha mai tagliato.

Oggi non esistono più

foreste vergini vicino alle città.

Quegli alberi enormi...

non esistono più.

A causa dell’aumento della popolazione,
continuano a tagliarli.

Finché non avremo finito le risorse.

Jared è un protettore
della foresta per tradizione,

perché la tribù degli Shipibo
si è sempre presa cura della foresta.

È diventato una guardia forestale.

È un protettore della foresta moderno.

Il mio nome Shipibo è Gushamani.

Significa “uomo forte e gentile”.

A volte ho paura.

Temo

che non ci saranno più guardiani come me,

perché gli alberi stanno lì, fermi,

crescono da soli,

anno dopo anno.

Possono vivere migliaia di anni,

ma non possono difendersi.

– Ho portato alcuni amici.

Ammirano la tua forza

e vogliono scattarti qualche fotografia.

Jared protegge quelli che la tribù chiama
“gli alberi spirito”.

Sono gli alberi più alti e antichi.
Hanno un grande valore,

perché l’ultima frontiera del lusso
è tagliarli e usarli per altri scopi.

Quest’albero ospita moltissime creature.

Questi ragnetti sono venuti
a controllare l’installazione.

Io ovviamente ho messo i miei simboli.

Questo è un simbolo di morte?

No, significa “vita”.

Vita?

La scelta di vita

tra una vita positiva

e una negativa.

Questi bellissimi fiori rossi
nel mondo occidentale

sono articoli di lusso molto rari.

Li hanno solo alcuni fioristi,
mentre lì sono ovunque.

All’inizio non riuscivo a tagliare i fiori,

perché per me erano incredibilmente preziosi.

Poi gli Shipibo mi hanno detto
che non era un problema.

Anzi, bisogna tagliarli,
così ricrescono più in fretta.

(Lingua Shipibo)

Dobbiamo mandare un drone
nella zona deforestata

per assicurarci
che non ci siano pericoli per noi.

Mandiamo un drone
e se non c’è nessuno possiamo entrare?

- Esatto.
- Perfetto.

Incendi devastanti
hanno distrutto zone molto estese

della foresta amazzonica la scorsa estate.

La foresta aveva già perso
il 20% della sua superficie

per la deforestazione
degli ultimi quarant’anni.

Il settore del legname
è molto redditizio in Perù.

Il legname della foresta
è cruciale per le esportazioni.

La gran parte della deforestazione
è causata da taglialegna o contadini,

molti dei quali
coltivano coca per il mercato nero.

Quanti ettari?

Questa zona deforestata è di circa 5 ettari.

È incredibile.

Da quanto?

Questa zona
è stata deforestata circa un mese fa.

Un mese?

Un mese da quando hanno tagliato tutto.

Questa è l’altra faccia dell’Amazzonia.

La deforestazione.

Questa fotografia è quella che dovevo fare.

L’altra è quella che volevo fare,
mentre questa è quella che dovevo fare.

Ci sono solo 14 guardie forestali

per un’area protetta di 1.354.485,10 ettari.

È pericoloso,

a causa delle attività illegali

che si svolgono nell’area protetta.

Mi serve per l’installazione.

È molto forte.

Prima tagliano gli alberi

e appiccano il fuoco

per liberare la zona. Poi piantano la coca.

Questa?

È come svegliarsi in un cimitero.

Dopo la vita e l’energia della foresta,

qui è anche peggio di un cimitero.
È una zona morta.

Ci sono già stati casi
di indigeni Shipibo-Conibo

uccisi dai coltivatori di coca

e dai trafficanti di droga.

È già successo.

Le armi?

Non sono consentite.

È molto rischioso per noi,

perché non abbiamo niente per difenderci.

Prendi le palme da mettere ai lati.

Ho visto una foresta sotto attacco.

L’intera giungla è sotto attacco.
È come una zona di guerra.

Pensiamo che l’Amazzonia sia infinita

e che abbia
un’infinita capacità di rigenerarsi.

Ma gli attacchi e le minacce
che hai scoperto con il tuo lavoro

sono devastanti e profondi,

e compromettono la capacità dell’Amazzonia

di rinnovarsi e rigenerarsi.

C’è molto inquinamento nei paesi ricchi

e noi siamo
l’ultima barriera contro l’inquinamento.

Tutte le persone,
tutti i paesi, tutti i governi sono chiamati

a proteggere le nostre foreste.

Gli scienziati avvertono che se la
temperatura del pianeta aumenterà di 3 gradi

rispetto ai livelli preindustriali entro
la fine del secolo, potrebbero verificarsi

incendi incontrollati come quelli
visti in Australia e in molti altri paesi.

Gli scienziati sostengono
che gli incendi in Siberia,

favoriti da temperature
molto oltre la norma,

contribuiscono al riscaldamento globale.

La Russia ospita
un quinto delle foreste mondiali.

Se bruciano, le ricadute sono globali.

Quando sono arrivata sul lago Baikal
c’era già la siccità.

È un’altra cosa che mi ha sconvolta.
La siccità in Siberia.

Dopo pochi giorni di viaggio,
sono scoppiati incendi devastanti.

Erano così intensi da influire sul clima.

C’è ancora puzza di bruciato.

Ho dovuto creare un’installazione.
Non c’era nulla di ottimistico.

C’erano alcuni fiorellini gialli
che vi crescevano intorno,

ma non potevo inserirli nell’installazione.

Non c’era nulla di buono, positivo
o incoraggiante in quella foresta.

Ora gli ambientalisti temono che si stia
raggiungendo il punto di non ritorno.

Ultimamente tutti parlano
di punto di non ritorno.

Di cosa si tratta?

Il concetto di punto di non ritorno
è che una volta superati alcuni limiti,

si innescano effetti a catena
e cicli di retroazione

che accelerano ulteriormente i cambiamenti.

Gli incendi in Siberia
creano surriscaldamento

e accelerano lo scioglimento del permafrost.

Il ciclo di riscaldamento è più veloce
e il ghiaccio non resiste più.

Stiamo vedendo
i peggiori incendi di sempre negli USA,

in Siberia e persino in Amazzonia.

Sono cicli di feedback
dei punti di non ritorno?

Sono conseguenze delle conseguenze?

Proprio così. Portano a cambiamenti
molto profondi e significativi.

Si tratta di un effetto domino.

Cos’hai provato
quando sei tornata qui dopo due anni?

È la prima volta
che vedo una grande foresta bruciata

a causa dell’uomo.
Di certo non lo dimenticherò mai.

Si potrebbe girare un film horror, qui.

Era uno dei luoghi più belli

e conosciuti intorno al lago Baikal.

Da questa parte è più nero.

È strano.

Anni fa era completamente diverso.

C’erano i sempreverdi.

È successo a causa nostra.

Ovviamente

gli incendi boschivi sono fenomeni naturali

causati, ad esempio, dai fulmini.

Ma adesso avvengono

con una frequenza cento volte maggiore.

Durante la mia mostra a Mosca
decisi di andare in Siberia.

Desideravo andarci da molto tempo.

La Siberia, e in particolare il lago
Baikal, mi affascinavano da sempre.

Mi misi in contatto
con alcuni attivisti residenti in Siberia

che accettarono
di farmi da guida sul lago Baikal.

Dasha era una di loro.

Molti di quelli che vivono qui

non si considerano russi,

ma siberiani.

Tutti gli attivisti dicevano:
"Devi tornare in inverno.

Non puoi capire il Baikal se non lo vedi
anche in inverno”.

Avevano ragione.

Il lago Baikal?

Direi che...

non è solo
la principale fonte d’acqua del pianeta,

ma anche un’enorme risorsa energetica.

Ogni volta che vi immergo le mani
dico: “Ciao, Padre”

in modo solenne, sì.

Mi aiuta molto.

Non deve essere vietato toccare la natura.

Tocchiamo la natura,
ma in un modo intelligente

che ci permetta di preservarla.

A volte le persone danneggiano la natura

senza volerlo,

solo perché non ci pensano.

Quando spieghi le cose,

quando trasmetti un messaggio,

cambi il mondo

con un piccolo gesto.

Posso metterci attorno
un po’ di erbe selvatiche.

Annusa questa.

Che buon profumo!

Sì, stupendo.

In tutto il mondo, eventi atmosferici
più intensi e siccità più gravi

creeranno un maggior numero
di crisi umanitarie e possibili conflitti.

I cambiamenti climatici
potrebbero rendere più ardue

le sfide che il mondo sta già affrontando.

Ad esempio, potrebbero inasprire
la competizione per le risorse naturali,

far aumentare il prezzo del cibo
e aggravare le tensioni geopolitiche.

I governi sanno di dover tenere conto
dei rischi associati ai cambiamenti climatici

e di dover agire di conseguenza.

Stai dicendo che tutti i militari del pianeta
stanno già adattando

le loro operazioni ai cambiamenti climatici?

Devono essere resilienti, sì.

L’acqua dolce
sarà meno disponibile in futuro.

Lo è già in alcune zone del mondo.

Diventerà una delle risorse più preziose,

se non la più preziosa, del pianeta.

Dove l’acqua scarseggia,
le persone proteggono

i propri diritti in modo più aggressivo.

In effetti, la lotta per l’uso dell’acqua
va avanti da molto tempo.

Questo lago ha oltre 30 milioni di anni.

È il lago più antico del mondo.

È il più grande...

e il più puro.

Si dice che l’acqua del lago Baikal
potrebbe dissetare

l’intero pianeta per oltre un anno.

Solo nell’ultimo paio d’anni

la gente del posto

ha iniziato a capire il suo valore.

Perché sui media vediamo sempre più

persone soffrire la sete.

L’acqua… è sparita.

Il nostro piccolo movimento
è diventato importantissimo per noi.

Quindi, ovviamente...

abbiamo iniziato a valorizzare l’acqua.

Lottiamo per l’acqua.

Diciamo ad alta voce:

"Dobbiamo salvare il lago Baikal!".

Molte persone sono diventate attiviste,

anche solo con un post su Instagram

o Facebook.

Forse è il primo passo per fare di più.

Bevo l’acqua del lago Baikal.

Quest’acqua è quella del lago Baikal,

arriva direttamente da lì.

Anche i miei figli la bevono.

È davvero fondamentale per me.

Potrebbe diventare un presidio militare?

L’acqua potrebbe diventare l’oro blu?
E se la gente non volesse condividerla?

Una ricerca afferma
che i conflitti sono scatenati

e aggravati dalla riduzione delle risorse.

L’acqua sarà
un fattore importante della crisi.

Molti colleghi climatologi
sono meno preoccupati

per i cambiamenti
che dovrà affrontare il pianeta

che non per quelli che potrebbero
scatenarsi negli esseri umani.

Come vediamo oggi sull’Himalaya,
vari paesi sono in conflitto per i ghiacciai.

Dobbiamo capire che la soluzione non è
avere più controllo sulle risorse naturali,

ma imparare a usarle
in modo sostenibile ed etico.

Questi sono i campi
delle 15 case di Samdzong.

Quest’anno
gli abitanti li hanno abbandonati.

Tutti i campi che vedi
sono stati abbandonati.

Questo villaggio
era abitato da oltre mille anni.

Adesso gli abitanti devono andarsene
perché manca l’acqua, vero?

È il risultato della scomparsa dei ghiacciai,
causata dal riscaldamento globale,

che è dovuto all’azione dell’uomo.

Sta succedendo in tutto l’Himalaya?

Sì.

Gli abitanti di Samdzong sono tra i primi
rifugiati climatici dell’Himalaya.

È una realtà
che sono costretti ad affrontare.

Questa migrazione forzata
è causata da un problema

che non sanno come risolvere.

La crisi è globale.

Se ne sono andati tutti,
eccetto noi e pochi altri.

Adesso siamo rifugiati.

Sappiamo di non poter fermare
i cambiamenti climatici.

Hanno fatto affidamento sul ciclo
stagionale dell’acqua per generazioni

ed è andata sempre bene.

- Sì, fino a oggi.
- Fino a oggi.

Loro hanno un impatto
quasi nullo sul pianeta.

Usano sterco di vacca per riscaldarsi.

Questo villaggio millenario sta scomparendo.
Che cosa provi?

Penso che la colpa sia di tutti.

Queste persone però
ne hanno pochissima,

perché il loro impatto è minimo.
Eppure sono le più colpite.

Sono al limite e devono andarsene.

Qual è il problema principale:
la sovrappopolazione o la sostenibilità?

Confrontiamo quella zona del Nepal
con New York.

Consuma enormemente di più
dell’intero Nepal,

che usa solo una frazione…

Vuoi dire che un paese come il Nepal

ha un impatto ambientale
inferiore a Manhattan?

Sì, c’è una disparità di consumi enorme
tra zone diverse.

È il concetto di Earth Overshoot Day.

A metà anno abbiamo consumato

quello che potremmo consumare
in maniera sostenibile tutto l’anno

per vivere
e permettere alle risorse di rigenerarsi.

Nel nord del mondo ci dicono spesso
che abbiamo risorse illimitate.

È questo il messaggio
che vogliamo trasmettere?

Credo che abbiano capito perché ero lì

e volevano assicurarsi che riuscissi
a raccontare chi sono e cosa fanno.

Questi mantra scolpiti
sono davvero potenti.

- Sono mantra scolpiti.
- Bellissimo. Mettiamolo davanti.

Sono simboli molto forti
per scacciare gli spiriti maligni

e implorare la protezione degli dei.

Hanno detto
che potevo usarli per la mia installazione.

Mi ha davvero colpito,

perché nella mia religione non si può
toccare o condividere un oggetto sacro.

Puoi solo guardarlo e venerarlo.

- Il tempo scorre.
- Il tempo scorre.

Quei mantra scolpiti rimarranno a Samdzong
per sempre, mentre loro andranno via.

La crisi che Samdzong sta affrontando
è stata provocata da tutti noi.

Prima o poi tutti dovremo vivere
quello che Samdzong sta vivendo oggi.

Entro il 2050 più di un miliardo
di persone potrebbe migrare,

secondo una nuova analisi
delle minacce ecologiche globali.

Si prevede che queste zone
si espanderanno su un quinto del pianeta

nei prossimi 50 anni.

Una delle zone in cui si prevedono
migrazioni di massa è il Nord Africa.

La mancanza di acqua spingerà
molte persone a lasciare la regione.

Ho incontrato molti rifugiati,
a Lampedusa e in Nord Africa.

In gran parte sono anonimi.

Non posso dire dove sono stata in Nord
Africa, perché ci siamo andati illegalmente.

Continuavamo ad andare avanti.

Eravamo esausti, ma continuavamo.

Rischi la vita.

Ma non hai scelta.

Devi raggiungere la tua destinazione.

Un’altra conseguenza del cambiamento
climatico è una migrazione globale inedita.

Dovremo ripensare ai nostri concetti

di sicurezza e diritti umani

in un contesto in cui
così tante persone devono spostarsi.

Sono andata a Lampedusa
fin dall’inizio del mio progetto,

perché quest’isola europea è la più vicina
all’Africa ed è lì che molti sbarcano.

Era prima
che iniziasse la crisi dei rifugiati.

Ogni anno la situazione è peggiorata.

Nel deserto

non c’è la polizia,

non ci sono regole.

Un essere umano e un pollo
sono la stessa cosa per loro.

Cinque uomini mi hanno fermata e violentata.

Tutti e cinque.

Tutti soffriamo…

ma le donne soffrono di più.

La cosa che più mi ha scioccata
è stata lo stupro. E poi questo bambino.

Come si chiama?

Non ha ancora un nome.

Non so che nome dargli.

Non lo so...

Siamo qui e basta.

Gli voglio bene.

Lui è innocente.

Oggi l’arte, in tutte le sue forme,
ha un compito in più.

Ha il compito civico di ricordarci chi siamo,

a che luogo apparteniamo,
quali sono le nostre radici,

cosa siamo riusciti a ottenere
e cosa possiamo ancora ottenere.

L’arte può fare tutto questo.

In genere ci fermiamo
alla superficie del mare

e già questo basta per farci sognare.

Ma c’è molto altro sotto la superficie.

Basti pensare che l’80% di tutte
le specie viventi abita nell’ambiente marino.

I mari coprono
il 71% della superficie terrestre.

Il nostro pianeta è chiamato Terra,
ma dovrebbe chiamarsi Oceano.

Quei delfini, quelle creature marine, possono
essere il vero motore del cambiamento.

Questa è la lezione più importante
che dobbiamo imparare da un acquario.

Io e Mariasole ci siamo conosciute all’ONU.

Io ero relatrice per la Giornata mondiale
degli oceani e lei era la moderatrice.

È una biologa marina italiana.

I cambiamenti climatici ci obbligheranno

a fare le cose
in maniera completamente diversa.

Cosa provi
quando vedi le condizioni dei mari?

Vedere le condizioni dei mari,

e sapere ciò che non si vede,
mi rattrista molto.

Sono responsabile come individuo,
come cittadina, come biologa marina

impegnata nella conservazione dei mari.

Devo parlare di questi temi, far sapere agli
altri che sta succedendo qualcosa di enorme,

ma siamo ancora in tempo
per invertire la rotta.

I mari sono sottoposti
a livelli di stress mai visti prima,

che potrebbero avere
gravi conseguenze per tutti noi,

la morte delle barriere coralline
e l’inquinamento.

Secondo gli scienziati, alcuni cambiamenti
avvengono più in fretta del previsto.

La plastica invade i mari, le discariche
e persino luoghi disabitati.

La combinazione di questi fattori
potrebbe condurre

all’estinzione di massa
di molte specie marine.

Ogni anno dagli 8 ai 10 milioni
di tonnellate di plastica

finiscono nei mari attraverso i fiumi.

Il 95% della plastica che finisce in mare

affonda nel giro di cinque mesi.

Luoghi ancora inesplorati dall’uomo

subiscono già l’inquinamento da plastica.

Stavo facendo un’immersione
e all’improvviso è arrivata una corrente

piena di meduse.

Ho cercato di evitarle,
ma una di loro mi ha toccata.

Mi sono allontanata e....
non era una medusa, era plastica.

La plastica assorbe anche elementi chimici

già presenti nei mari, come i pesticidi,

e anche tutti gli odori
che si trovano nell’acqua.

Il problema è che per i pesci
e le altre creature marine

la plastica sembra cibo e odora come il cibo.

Era un pezzo di plastica rosa,
dello stesso colore delle meduse.

Ho legato una minuscola clessidra
intorno al pezzo di plastica.

Ho preso un piccolo teschio, l’ho legato
intorno all’altro pezzo di plastica

e d’un tratto sembrava una sirena spaventosa.

Migliaia di mammiferi marini muoiono
ogni anno perché mangiano plastica.

Questo globicefalo è spiaggiato
e sta morendo di fame.

Non può mangiare
perché ha lo stomaco pieno di plastica.

In tutto il mondo gli esseri umani consumano

oltre un milione
di bottiglie di plastica al minuto.

Solo l’8% viene riciclato correttamente.

Si prevede che la produzione di plastica
aumenterà del 40% nel prossimo decennio.

Dobbiamo sforzarci di cambiare
il nostro comportamento e l’approccio

a un materiale fatto per durare per sempre.

Il TimeShrine sta scomparendo,
perché ora stiamo entrando

in una nuova fase antropogenica
dei nostri mari.

Devo trovare un messaggio diverso.

Devo mostrarvi qualcosa di diverso.

Devo farvi capire
come sta cambiando il nostro pianeta.

Devo mostrarvi quanto è cambiato.

I paesi ricchi non hanno ancora stabilito
se siamo entrati nell’Antropocene o no.

Molti non sanno nemmeno cosa significa.

È questa fase
di rapidi cambiamenti ambientali.

Ho iniziato a scoprire la distruzione
andando in quei luoghi.

Non me l’aspettavo.

Al contrario, andavo in quei posti

sperando di creare delle belle installazioni,
ma non potevo,

perché trovavo solo spazzatura.

Se io non lo sapevo
allora in molti potevano non saperlo.

Gli esseri umani sono le forze dominanti
dell’era in cui viviamo.

Le conseguenze riguardano molti ambiti:
il modo in cui modifichiamo l’ambiente,

il modo in cui consumiamo le cose
e il modo in cui le smaltiamo.

La maggior parte
delle emissioni nell’atmosfera

si è verificata negli ultimi 50 anni.

È un arco di tempo molto ridotto.

Come possono resistere le altre specie?
Come possono farlo?

È scattato qualcosa nella mia mente
e nella mia anima. Cosa lasceremo?

La nostra archeologia sarà la spazzatura?
La nostra civiltà è questo?

Saremo ricordati per la spazzatura?

Tutta la plastica prodotta esiste ancora,

perché si rompe in pezzi più piccoli,
ma non sparisce. Non si biodegrada.

I frammenti inferiori ai 5 millimetri
sono detti microplastiche.

Studi recenti hanno dimostrato che ingeriamo

cinque grammi di plastica alla settimana.

È l’equivalente
di una carta di credito ogni settimana.

Ho conosciuto Roberto Ambrosini
tramite Mariasole

perché entrambi studiano la microplastica,
lei nei mari e lui sui ghiacciai.

In questi casi la voce della scienza
è importante, così come la collaborazione

tra specialisti diversi:
artisti, scienziati, ingegneri…

Tutti dobbiamo parlare di queste cose.

Particelle di microplastica
sono state rinvenute per la prima volta,

nella placenta di bambini
non ancora nati,

le particelle sono state ingerite
o inalate dalla madre.

Ci serve tempo per trovare una soluzione

e il problema è che il tempo sta finendo.

I ghiacciai sono ambienti estremi
che ospitano

batteri, microbi e molti altri organismi
che non si trovano altrove.

Forse hanno la capacità di mangiare
o distruggere le microplastiche.

I ghiacciai però stanno scomparendo,
si stanno sciogliendo.

Dobbiamo coprirli
con questo materiale innovativo.

Questo non ne impedisce lo scioglimento,
ma lo rallenta.

Possiamo ancora parlare di attenuazione
o siamo in pieno adattamento?

E sarà sempre così?

Il punto è che tutto serve.

Dobbiamo attenuare gli effetti.

Dobbiamo ridurre le emissioni.

E al tempo stesso
dobbiamo adattarci velocemente.

La sfida è di proporzioni così immense
che dovremmo usare

tutte le strategie di adattamento
per sostenere la vita.

Non solo per gli esseri umani,
ma per tutte le creature del pianeta.

Ci sono molte strategie di adattamento.

Ci sono le barriere e i muri,
che sono interventi molto forti.

Ci sono interventi più passivi come
i terrazzamenti, che permettono all’acqua

di scorrere e ritirarsi

e offrono una certa protezione.

Questa struttura
è stata creata per proteggere la zona

dalle inondazioni.
Sono un grosso problema qui.

Quando tutti i piccoli fiumi
stanno per straripare,

questa struttura protegge la popolazione

drenando l’acqua in eccesso
nel grande fiume Edogawa.

È stato molto importante per me
scoprire che stiamo

influendo geologicamente sul pianeta.

È la prima volta nella storia della Terra.

Scoprire che siamo una forza geologica

mi ha spinta ancora di più
a proseguire il mio progetto.

Se siamo una forza geologica negativa,

possiamo diventare anche
una forza geologica positiva.

Il mio lavoro
per il gruppo “Jóvenes por Xcalak”

è monitorare lumache, aragoste, tartarughe,
pesci scorpione e barriere coralline.

Abbiamo trovato una tartaruga
intrappolata nelle reti da pesca

e l’abbiamo liberata.

Siamo un esempio di protezione
delle specie a rischio di estinzione.

“Jóvenes por Xcalak”
è un grande esempio di scienza collaborativa.

Prendiamo misure,

preleviamo campioni di sangue da analizzare…

Portano tutti questi dati
a una piattaforma scientifica.

Sono dati reali,

perché loro conoscono bene
i posti in cui fanno il monitoraggio.

Come sarà il futuro?

Vorrei che le nostre barriere coralline
rimanessero

come sono ora, perché sono bellissime.

Sono uno dei volontari
che si prendono cura della natura.

Noi "Jóvenes por Xcalak"
dobbiamo preservare il pianeta.

Dobbiamo insegnare ai nostri figli

a prendersi cura della Terra.

Abbiamo un solo pianeta,

non ce n’è un altro.

Oltre al monitoraggio,
facciamo sensibilizzazione nelle scuole

e promuoviamo l’importanza
della protezione dell’ambiente.

Come madre insegno alle mie figlie
a proteggere gli animali,

perché li conosco
e vorrei che continuassero a riprodursi.

Così anche le mie figlie e i miei nipoti
potranno conoscerli.

Di solito andiamo

nelle comunità
a insegnare qualcosa.

Adesso c’è un gruppo

che spiega ai giovani della città

cosa si sta facendo
in termini di conservazione a livello locale.

Anche tu facevi parte del gruppo.
Hai cominciato così. Sono passati dieci anni.

Ho cominciato qui a 18 anni

come educatrice ambientale.

Il mio lavoro all'ONU

è rappresentare un’organizzazione
non governativa internazionale.

Voglio far sentire la voce della comunità

e trasferire le esperienze delle comunità,

ciò che accade sul territorio
a livello locale,

in una prospettiva globale.

Di Lili mi ha sorpreso la determinazione.

Fin da piccola ha dovuto difendersi
da aggressori e spacciatori.

In Messico ci sono molti problemi

e ha affrontato una realtà durissima.

Sì, negoziare può essere duro.

Può essere frustrante.

Ma siamo qui con uno scopo.

Pensare a Xcalak...

mi aiuta ad andare avanti.

È bello sapere
che stiamo cercando delle soluzioni.

Xcalak mi ha fatto capire
che appartengo a questo pianeta.

Mi colpiscono la sua bellezza,

ma anche la sua fragilità
e la situazione sociale.

Tornare e vedere tutto quel Sargasso

è stato un vero shock.

Capisci che qualcosa non va.
Che sta succedendo un disastro.

La cosa che mi ha più colpito
quando sono arrivata a Xcalak

è stato l’odore delle alghe.

L’abbiamo sentito ancora prima di vederle.

Poi siamo andati in spiaggia.

Sono ovunque.
Non c’è sabbia bianca.

Il Sargasso è un ecosistema naturale
che galleggia in mare

e che comprende alcune specie endemiche.

Questa quantità, però crea molti problemi.

Qualcosa sta decisamente cambiando
nell’ambiente. Nell’oceano.

Le nostre attività sulla terra
influenzano l'oceano.

I nutrienti arrivano nei fiumi,
che sfociano nei mari

e li modificano.

Le alghe hanno un impatto economico negativo
su noi donne che lavoriamo nel turismo,

perché emanano un cattivo odore
e rovinano tutto.

È stata una collaborazione incredibile.

Non ho mai collaborato in questo modo
con così tante persone.

Quei ragazzi
sono dei fantastici protettori dei mari.

Nel loro ufficio
c’era un enorme osso di balena.

Gigantesco.

Ho chiesto se potevo usarlo
per la mia installazione.

Loro mi hanno detto subito di sì,
l’hanno portato fuori

e mi hanno aiutato a creare l’installazione.
È stata una vera collaborazione.

Non avrei mai potuto
procurarmi quell’osso senza il loro aiuto.

La mia più grande preoccupazione
è l’indifferenza.

Se continuiamo a pensare
che non stia succedendo niente,

non riusciremo a fare niente.

Ignoriamo i cambiamenti.

Se viviamo nell’ignoranza

non potremo fare la differenza.

Non riusciremo a sistemare le cose.

È il mio grande timore.

Sei tu che stabilisci i tuoi limiti.

Nessun altro.

Quando ami qualcosa,

scopri che puoi fare tanto,

in tanti modi.

Questo è uno di quei posti che mi spingono

ad andare oltre l’installazione

e a raccontare la storia dietro le quinte,

quello che ho imparato
e le persone che ho incontrato.

Come potete vedere,
Mimi e Panchita sono esempi meravigliosi

del perché il 50% dell’umanità è chiave per
il mondo di domani e la protezione dei mari.

Le alghe si sono triplicate dall’anno scorso.

Per quanto siano coraggiose
e stiano facendo a livello locale

tutto quello che possono per sopravvivere,

sanno che l’ambiente
sta cambiando molto velocemente

e che la loro sopravvivenza
dipende da un cambiamento globale.

Stiamo cambiando fisicamente il pianeta.
Abbiamo questo potere.

Dovremo scegliere cosa vogliamo tenere
e a cosa siamo pronti a rinunciare.

È stato molto interessante.

Gli insegnanti sono venuti ai miei eventi

e mi hanno chiesto
se potevano tornare con i loro studenti.

Non me lo sarei mai aspettato.

Possiamo scegliere
tra una vita positiva e costruttiva…

e una vita negativa e superficiale.

Ho capito che la mia arte, in un certo senso,
aveva una voce.

La domanda è:

vogliamo vivere in un pianeta
dove c'è ancora il leopardo delle nevi?

I bambini e i giovani l’hanno capito.

Cosa possiamo fare per aiutare?

Tutti possiamo aggiustare qualcosa,
anche una cosa piccola,

e renderla di nuovo bella.

Avete domande prima dell’ultimo filmato?

Penso che il tuo progetto sia bello
perché salvare il pianeta

è fantastico.

Ma penso che tu non dia
dei veri consigli per salvarlo

perché sono state la tua generazione
e quella precedente

a distruggere il pianeta.

Puoi insegnarci a salvare il pianeta,

ma non possiamo farlo davvero
perché siamo ragazzi.

I politici potrebbero fare qualcosa,
ma a loro non interessa.

Ho notato che i giovani sono cambiati.

Il primo anno mi ascoltavano
con educazione

e poi poco a poco
hanno iniziato a reagire.

Tutti mi chiedono cosa farò da grande.

La mia domanda è: perché
devo essere grande per essere qualcuno?

Dite che amate i vostri figli
più di qualsiasi altra cosa,

eppure state rubando il loro futuro
davanti ai loro occhi.

Greta Thunberg è una giovane svedese.

Ha scelto di dedicare la vita
a salvare il mondo dai cambiamenti climatici.

È un peccato,
perché potremmo cambiare il mondo.

Sta a noi cambiarlo.

Ma adesso solo i vecchi votano

e a loro non interessa cambiare il mondo.

Milioni di persone in tutto il mondo
si stanno riunendo per lo sciopero del clima.

Le manifestazioni sono promosse
dal movimento dell’attivista Greta Thunberg,

“Fridays for Future”, che invita i giovani
a scioperare per il clima.

Quando è iniziato il movimento giovanile
di Greta Thunberg non mi sono sorpresa,

perché vedevo quelle reazioni
da oltre un anno nei miei progetti educativi.

Ho conosciuto Alexandria a New York
quando aveva 13 anni.

Era l’inizio del movimento
Fridays for Future.

La sua generazione fa parte
dell’Antropocene.

I ragazzi
si stanno assumendo le responsabilità,

le sfide e le preoccupazioni
per il loro futuro.

Fa molto freddo su questa panchina.

Ho scioperato con il vento,
la pioggia, la neve.

Ho scioperato persino
durante una tempesta polare

con un sacco a pelo per temperature estreme.

Alcuni l’hanno geolocalizzata
come “la panchina di Alexandria”.

Stando qui seduta
sono diventata un’attivista.

Lavoro costantemente per avere un futuro
agendo sul clima.

La mia famiglia ha sempre amato la natura.

Quando ero piccola andavamo sempre
al mare a Pebble Beach,

nella California settentrionale.
Era divertente,

perché seppellivo mio padre sotto la sabbia
e lui faceva lo stesso con me.

Pebble Beach sta sparendo
a causa dell’innalzamento dei mari.

L’acqua è così alta
che la spiaggia rischia di scomparire.

Se sparisse la spiaggia,
sparirebbe anche una parte di me.

L’amore per la California e il desiderio
di proteggere i posti da cui vengo

mi incoraggiano ad andare avanti.

No, le emissioni di CO2
non sono pericolose per il pianeta.

Non sopporto vedere tanti giovani che
si preoccupano per i cambiamenti climatici.

Il movimento per il clima è isterico,
non scientifico.

Se fosse scientifico sarebbe guidato
da scienziati e non da politici

o da quella bambina svedese malata di mente
sfruttata dai suoi genitori.

Quando la gente legge questi insulti,
purtroppo credo sia un buon segno

perché significa che si sentono minacciati
dal nostro movimento.

Stiamo cambiando le cose e sentono
che le loro convinzioni sono in pericolo.

Il loro modo per controbattere
è il cyberbullismo.

Eppure noi vogliamo salvare anche loro,
i loro figli e i loro nipoti.

Salviamo anche i negazionisti.

Secondo te,
quello che stai imparando come attivista

avresti potuto impararlo anche a scuola?

Penso che il sistema educativo
debba cambiare,

perché nessuno ci parla della crisi che
stiamo affrontando.

Non ci dicono la verità.

Ci insegnano a vivere nel solito modo,
a essere i soliti consumatori.

Dobbiamo imparare da soli, rifiutare tutto
questo e formarci tra noi. Non è giusto.

Nel movimento ambientalista c’è stato
un prima e un dopo i Fridays for Future.

In un paio di mesi sono riusciti
a comunicare e a trasmettere dei messaggi

che senz’altro molti di noi
non erano mai stati in grado di comunicare.

Questo non toglie che Alexandria
non ha avuto un’infanzia normale.

La colpa è delle generazioni precedenti.

È estremamente ingiusto.

Il sistema non funziona e deve cambiare.

È questo che chiedono gli attivisti.

Chiediamo un cambiamento di sistema,
non di clima.

Il fallimento non è un’opzione per noi,
perché questo è il nostro futuro

e vogliamo fare in modo
di avere un pianeta vivibile.

È sconvolgente.
Nelle città siamo disconnessi dalla natura.

Eppure siamo noi
che stiamo influenzando il mondo naturale.

La tecnologia e la ricchezza
non sono mai state così sviluppate,

eppure non abbiamo mai dovuto
affrontare un futuro tanto incerto come oggi.

Ciò significa che si può fare ancora molto
per indirizzare la tecnologia verso

le sfide di sostenibilità
che abbiamo di fronte in questo momento.

È possibile
indirizzare gli incentivi per l’innovazione

verso le soluzioni per il clima.

C’è una tecnologia legata al clima
che si occupa proprio di questo:

innovazione rapida nel settore dell’energia

e soluzioni per il clima
basate sull’agricoltura.

- Mi senti?
- Sì.

- Sì, ti sento.

- Sembra un film di fantascienza.

- Stiamo assistendo al primo esperimento
di agricoltura sottomarina al mondo.

- È basilico?

- Sembra molto sano.

- Sembra persino felice.

- Guardalo!

- Riesci a immagini quante persone potremmo sfamare?!

- È del tutto autosufficiente.

- Stiamo nuotando nel futuro!

La tecnologia è uno strumento.

È come un coltello:

puoi usarlo per offrire una fetta di torta
o per uccidere.

Lo strumento esiste,
sta a noi decidere come usarlo.

Vale per tutto il pianeta
o solo per i paesi più ricchi?

La speranza è che possano condividere
sia la conoscenza sia le risorse.

La distribuzione dev’essere più equa.

La nostra capacità di intervenire è diversa

dalla capacità di intervenire
degli abitanti dei posti che hai visitato.

Noi possiamo imparare da loro
e loro possono imparare da noi.

Non è una strada a senso unico.

È un impegno reciproco.

Se lo vogliamo.

I miei antenati, i miei nonni vivevano qui.

Siamo venuti qui e ci siamo rimasti

per generazioni.

Queste comunità sono una barriera

tra un totale sfruttamento economico
dell’Amazzonia e la natura.

Sono l’ultima frontiera.

Vedete quanta poca tecnologia hanno
e quanta ne servirebbe.

Il governo non fa nessun investimento.

Le nuove tecnologie

sono un grande aiuto per noi.

I droni ci permettono di vedere chi c’è

e ci aiutano a proteggerci dai pericoli.

Non sarebbe incredibile
evolverci insieme alla tecnologia,

in modo che si occupi
dei problemi più urgenti

per la nostra civiltà e la nostra società?

La “coevoluzione” è una possibilità positiva?
Sembra molto positiva.

Senz’altro.

Penso che le tradizioni e la tecnologia
si possano combinare.

Se si uniscono,

prende forma una conoscenza maggiore.

Appena tornati da Cashiboya
abbiamo scoperto

che il Coronavirus
aveva colpito l’Europa e gli Stati Uniti.

Abbiamo preso uno degli ultimi voli da Lima.

Hai sempre uno shock culturale
quando torni da un posto come l’Amazzonia.

Ma era come se il mondo
fosse cambiato in una notte.

Non possiamo tornare indietro.

È successa una cosa totalmente inaspettata.

Gli effetti a catena sono enormi. Incredibili.

Tutto è scivolato in avanti.

Esiste la cosiddetta "visione climatica",
cioè una previsione dei cambiamenti.

Adesso però i cambiamenti
sono di fronte a noi e si accumulano.

Sono rimasto a letto per un mese e mezzo,

quasi due.

Ci sono molti casi di Covid nella comunità?

Centinaia e centinaia,

migliaia e migliaia di indigeni sono morti

a causa del Coronavirus.

Come sta reagendo il governo?

È come se dicesse: "Che muoiano",

o qualcosa del genere...

Siamo stati messi da parte
e dimenticati dal governo.

Non si cura di noi.

Gli importano di più
gli abitanti delle città.

Man mano che le conseguenze dei cambiamenti
climatici accelerano e si espandono,

temo che vedremo molto più spesso
questo genere di effetti domino.

È una sorta di prova generale

di quello che potrebbe accadere
nell’Antropocene, vero?

È un grande momento di transizione per noi.

Possiamo trarne una lezione importante.

Proteggerci a vicenda.

Amarci nei momenti di crisi.

Creare arte in luoghi molto difficili,

incontrare i protettori della Terra
che devono

affrontare difficoltà e problemi sociali

e poi tornare in un mondo pieno di bellezza,
sofisticazione e ricchezza

non è mai stato un problema.

La mia arte ha lo scopo di riportare
indietro quelle storie e condividerle.

Inoltre, vendendo le mie opere, contribuisco

ad aiutare queste comunità
tramite la mia fondazione.

Moltissimi sistemi hanno dei difetti.

Credo che l’approccio migliore non sia
stare fuori dal sistema, ma migliorarlo.

Mi piacerebbe contribuire.

Pensi che succederà? Hai fiducia nel futuro?

Ci sono tantissime cose che ci impediscono
di credere che sia possibile.

Ma penso che l’approccio giusto sia crederci.

Personalmente,
anche se non succedesse in tutta la mia vita,

direi ai miei figli che succederà.

L’arte assume il suo pieno significato

quando viene esposta
e può essere vista e toccata

da persone
che vivono una realtà del tutto diversa.

È questo che le dà forza.
È questo che la rende significativa.

Può essere vista e condivisa da persone

che altrimenti
non conoscerebbero mai quelle realtà.

Abbiamo visto che le cose possono cambiare.

Nella corsa verso la consapevolezza
stiamo portando soluzioni?

Stiamo portando soluzioni tangibili in grado
di aiutare le persone in prima linea?

One Planet One Future

è in mostra
al Museo di Arte Moderna di Mosca.

Tratta temi legati all’inquinamento globale.

Penso che l’umanità

sia molto piccola e insignificante

se paragonata alla Natura.

Per altri versi però siamo molto forti.

Ognuno di noi può fare la differenza.

Non so esattamente cosa faranno gli adulti,

ma credo che la crisi
stia diventando così impellente

che cominceranno a pensare
a cose a cui i giovani non pensano.

Cominceranno a diventare violenti.

C’è ancora spazio
per la disobbedienza civile.

È il momento di agire direttamente.

Per sopravvivere come specie dobbiamo

fare un passo indietro
e pensare anche alla rigenerazione.

Abbiamo cambiato l’essenza stessa
dei mari negli ultimi 50 anni.

Adesso è il momento di restituire.

Penso di essere solo la punta dell’iceberg.
C’è un’intera generazione di artisti

dopo di me che assumerà questo ruolo
in modi straordinari,

che non riesco nemmeno a immaginare.

Ma se la mia generazione non crea
le installazioni e i TimeShrine

e non si occupa della natura,

cosa accadrà
alla prossima generazione di artisti?

Che cosa rimarrà da fotografare?