All language subtitles for Rocco.Schiavone.S03E03.Apres.La.Boule.Passe.1080p.WEB-DL.DD+5.1.H.264-SbR

[canzone "Burning seas" di Duke Garwood]

[voci indistinte]

Fate il gioco.

Tutto a posto?
Hai preso la pillola?

Grazie per avermi sostituito.
Messieurs, faites vos jeux.

Rien ne va plus.

Quinze, noir, impair et manque.
Cavallo.

Sei un gran figlio di puttana!
Mi dici almeno perché?

Tu credi che non voglia aiutarti,
ma io non potrò mai aiutarti!

Questa è la prima volta
che ti sento dire una cosa vera.

- Io sono rovinata!
- Mi dispiace.

Non è vero! Tu mi hai distrutto,
mi hai rovinato la vita!

Tu sei malata, non sai stare
lontana da un tappeto verde!

- Però tu mi dicevi...
- Basta! Basta! Basta!

Non esiste e mai esisterà un uomo
che tiri i numeri desiderati.

Quando andavamo a letto insieme
dicevi altro.

- Giocavamo, Cecilia! Dicevamo cazzate!
- Vaffanculo!

[Bianca] Arturo, tutto bene?
Ho sentito litigare in strada.

Mi scusi, Bianca. Niente, passato.
L'ho svegliata?

No, alla mia età il sonno
arriva tardi e va via presto.

Oh, il ragioniere
ha lasciato fuori Pallina.

Se domani non la vede,
gli viene un colpo.

- Ora è tardi per bussare.
- Sì.

- Salgo a prendere le chiavi.
- Prendiamo le mie, si fa prima.

Adesso apriamo la porta
e mettiamo Pallina al caldo.

- Non gira.
- Avrà lasciato le chiavi nella serratura.

- Sì.
- Sa che facciamo?

No, che facciamo?

Allora...
lo avviso che ho io Pallina.

- Buona idea.
- Così si tranquillizza.

Pallina è con me.

E' proprio una buona idea!

Prendo io Pallina.

Ecco qua.

- Buonanotte, Pallina.
- Buonanotte, Bianca.

Buonanotte, Arturo.

- Scusi ancora per le grida.
- Non c'è di che. Buonanotte.

- Buongirno.
- Ciao.

[D'Intino] Ciao. Dottore!

- Devo dirle una cosa da ieri.
- D'Intino, ma non dormi mai?

Sono le 7,45, è appena sorto
il sole, rimani a letto.

Da quando c'è l'ora reale
sono tutto sfasato.

- E' importante.
- Dimmi.

La colletta per l'agente Curti.
Si sposa!

'Sti cazzi.

Su! Ha il braccino corto?
L'altra volta aveva detto di sì.

- Quanto vuole mettere?
- Niente, D'Intino.

- Però mi aveva detto...
- Aspetta un attimo. Dove sono?

Andiamo bene! Tieni.

Ecco, mi sono rimasti questi.

Cavolo! Cinquanta euro?
Allora cerco sposa anch'io!

Mamma mia! Andiamo.

- Buongiorno, dottore.
- Buongiorno.

Vengo dalla panetteria.
Ha ordini per me?

- Sì, lavati, sei sempre unto.
- Subito, dottore.

- Dove vai? E' Natale?
- Che cosa?

Che cos'è?

Ah, questo! L'ha notato.

E' un regalo di mia moglie,
facciamo 15 anni di matrimonio.

- Ah, sì?
- Sì.

Secondo te, al tuo vicequestore

in una scala da uno a dieci
quanto gli interessa?

- Diciamo due.
- Sei stato ottimista.

- Grazie, dottore.
- Vediamo se riesco a prendermi un caffè.

[suono di campanello]

[suono di campanello]

Buongiorno. Ho provato a suonare,
ma non apre nessuno.

Ho visto che la porta finestra
del ragioniere è aperta.

Non sarà mica successo qualcosa?

- Tenga Pallina.
- Sì. Amore!

- Non l'ha preso.
- E allora?

Si sarà sentito male,
dobbiamo entrare in casa.

Passiamo dal giardino, venga con me.

Ragionier Favre?

Ragionier Favre?

[bussano alla porta]

Vieni, Italo.

Io già sono depresso,
poi arrivi tu con questa faccia.

Che succede? Non hai dormito?

- Quando?
- Stamattina.

- Dove?
- A Saint Vincent.

- Perché?
- Dobbiamo scoprirlo noi.

Non era riferito all'omicidio.
Perché proprio a me? Perché?

E' il tuo lavoro.

- Mi fanno male i piedi, non mi va.
- Cambia scarpe.

Vai, vengo subito.

Finalmente siete arrivati!

La vittima è Romano Favre,
ragioniere, in pensione.

Era ispettore di gioco ai tavoli.

- Famiglia?
- Tutto bene, grazie.

- Grazie.
- La famiglia, coglione. Aveva famiglia?

Ah, del soggetto?

Vedovo, ha perso la moglie anni fa,
niente figli.

- La moglie era di Buenos Aires.
- Ah.

- Salve.
- Salve.

Bianca Martini, una
vicina della vittima.

A trovare il corpo è stato
Arturo Michelini, del secondo piano.

- Ora è a letto perché sta male.
- E' svenuto.

- Piacere.
- Piacere, vicequestore Schiavone.

Piacere.

[Rocco] Hylobates lar,
gibbone dalle mani bianche.

Animale sociale e territoriale
che protegge il proprio territorio

e tiene lontani potenziali rivali

attraverso una serie
di manifestazioni vocali.

Io abito qui, al pianterreno.

Che fa qui fuori?
Non sente che gianna tira?

Gianna? Chi è Gianna?

- Sono Bianca Martini.
- Sì, signora.

Gianna o giannetta
vuol dire vento freddo in romano.

- Vicequestore.
- Grazie, vai pure. Ok.

Ok.

No, signora.
Vada pure in casa, vada.

- Questa si impiccia.
- Chi ci abita, Brontolo?

- In che senso?
- Lo spioncino Montessori, è basso.

E' per la vecchina,
altrimenti non ci arriva.

Certo.

Vai a chiamare la Gambino.
Io entro, solo.

Vai, vai.

[Rocco] Italo.

- Tutto a posto?
- Sì.

Sentiamo un po' la signora.

Ammazza! E' stata veloce.

- Dica.
- Signora mia...

Ricorda qualcosa?

Stanotte verso le 3 ero sveglia.

Arturo litigava con una donna
in strada, ma non sono affari miei.

E meno male!

Poi abbiamo visto Pallina,
la gatta del ragioniere.

Stava fuori e volevamo rimetterla dentro

perché il ragioniere ci teneva.

Ho preso le chiavi per aprire,
ho le doppie per ogni evenienza

ma non ci siamo riusciti, c'erano
le chiavi infilate nella toppa.

Sì, le ho viste.

Poi stamattina lo abbiamo...

Abbiamo trovato...
quello che sapete.

Certo. Ha sentito rumori
o qualcosa di strano?

Sì, verso mezzanotte ho sentito
qualcosa, un po' di rumore.

Sono venuta a guardare
dallo spioncino, ma era tutto buio.

Non ho visto niente,
così sono tornata a letto.

Ho capito. Era buio?

Forse la luce a tempo delle scale
era spenta.

- Può darsi.
- Sì.

Va bene. E' stata molto preziosa.

- Grazie.
- Grazie a lei.

- Con permesso.
- Prego, prego.

[Fumagalli] Un colpo
violento alla giugulare.

Uno anche al fegato, se non sbaglio.

Sì, direi che sono stati inferti
con la stessa arma.

Ora vorresti sapere a che ora è morto.

- Magari.
- Segui il mio ragionamento.

Qui ci saranno
circa 2 gradi di temperatura.

Tu dirai: "'Sti cazzi!"
Invece è importante.

Ora gli prendo la temperatura rettale

la relaziono con quella ambientale che...

Che coglioni! Alberto, su!
Si può sapere l'ora precisa o no?

Ehi, stai parlando con Fumagalli.

Io prendevo la seconda laurea mentre
tu ridavi l'esame di terza media.

Certo che lo saprai.
Che cos'è quella fiche?

Che cazzo ne so!
Sei tu che hai due lauree.

Quando sai qualcosa di più preciso,
chiamami. Fammi il favore.

Mi fa male la schiena.
Scusa, tanto ho i guanti.

- E' tutto...
- Molto professionale.

Due lauree e non ho ancora capito
perché la gente faccia queste cose.

Dài, bambino, vieni.
Ti misuro la temperatura.

Faccio presto, poi ti lascio dormire.

Signor Michelini, sta meglio?
Si è ripreso?

Non so se riuscirò a
riprendermi da una cosa simile.

Credo di no.

- Oggi non va al lavoro?
- No, mi dispiace, non ce la faccio.

Mi scusi, le medicine per la pressione.

Secondo lei, il ragioniere giocava?

No, è la persona più lontana
dal gioco d'azzardo

che abbia mai conosciuto.

Ogni tanto veniva a trovarci
perché gli mancava il suo lavoro.

Quindi era una persona solitaria,
tranquilla?

Sì, però aveva amici.
Ad esempio, quelli del '48.

Ogni tre mesi
lui pranzava con quelli del suo anno

al ristorante "Il giglio".

In paese lo conoscevano tutti.

Ho capito.
Lei da quando lavora al casinò?

Dal '90. Erano bei tempi,
ora non è più come una volta.

In che senso?

Prima venivano
imprenditori noti, politici.

Ora si gioca tutto online,
si scommette su tutto.

Capisco. Capisco.

Senta, volevo farle una domanda.

Mi raccomando, ci pensi bene,
è molto importante.

Quando è entrato nell'appartamento
ha toccato qualcosa?

[Michelini] No, sono entrato...
e ho visto il ragioniere.

Come è uscito dalla porta
se era senza maniglia?

Non lo so, non mi ricordo bene,
perché mi girava la testa...

Devo aver girato la chiave,
altrimenti come avrei aperto?

[Rocco] E' molto importante. Non
ha toccato o sfiorato il cadavere?

No. La chiave sì.

Era nella toppa e ieri con Bianca
abbiamo provato a entrare.

[Rocco] Lo so, sì. Lo so.

Con chi litigava fuori dal portone
stanotte?

- Con una donna, una storia vecchia.
- Ah.

- Questa donna ha un nome?
- Certo.

Cecilia Porta, di Aosta.

Ma come si fa? Come si fa
ad ammazzare una persona così?

Mi creda, faccio questo lavoro
da tanti anni...

e ancora me lo chiedo.

[Gambino] Non posso lavorare se fai
un casino sulla scena del crimine!

Scusate, Eccellenza Illustrissima.
E' solo per migliorare.

- Che errori avrei fatto stavolta?
- Sei serio o mi prendi in giro?

- Mangi sulla scena del crimine.
- Non mangio, ciuccio.

Hai aperto la camicia,
hai girato il cadavere

hai sparso tutte le tue cose
sul pavimento...

Guarda che cosa c'è.

Un accendino.

- Un accendino bianco.
- Che vuol dire?

Ma come? Non sai la storia
del mistero dell'accendino bianco?

Mi occupo di scienza,
non di bischerate.

Brian Jones, Jimmy Hendrix,
Janis Joplin, Kurt Cobain...

- Il Club dei 27, li conosci?
- Come no.

Quando sono morti...
avevano tutti un accendino bianco.

Bello! E' una grande
intuizione investigativa.

Questo non è mica un ragioniere
in pensione, è un punkabbestia!

Intanto l'accendino c'era.
Che vuol dire?

Vorrà dire una bella sega!

Sei peggio di Schiavone!
Non sai una beata minchia!

Di' queste cazzate fuori,
così si disperdono nell'aria.

Grazie, come sempre è stato
un bell'incontro professionale.

[Fumagalli] Mamma mia, che
rompicoglioni questa!

[Rocco] Non ce la fate
a stare tranquilli?

Certo... Fermati!

Quando imparerà a muoversi
sulla scena del crimine, come te.

Hai dimenticato il copriscarpe.

Avete lasciato impronte anche in bagno.

- Non voglio sapere altro.
- Va bene. Posso parlare?

- Sì.
- Che fine ha fatto la chiave nella toppa?

L'ho repertata e messa via.

L'ha toccata il vicino.

- Ok.
- [Rocco] E' bene che tu lo sappia.

Avete trovato documenti, fatture,
roba contabile, scontrini?

- Per adesso niente.
- Computer?

Non c'era, ma magari l'hanno portato via.

- Certo. Il telefonino?
- C'era solo il caricabatterie.

Si saranno presi anche il telefono.
Hai visto la finestra?

Sì, ci sono segni evidenti di scasso.

L'assassino è entrato
passando dal giardino.

Sì, facile. Perché parliamo piano?

- Qualcuno ci può sentire.
- I muri hanno orecchie, certo.

Va bene, resto impalato
così o posso andare?

No, vai, vai.

- Vai volando, Rocco.
- Ammazza, che palle che sei!

- Salve.
- Salve.

- Vicequestore Schiavone.
- Elisa Bruneau.

Italo, aspettami fuori. Vai, vai.

- Prego, mi segua.
- Grazie.

Grazie, Elisa. Piacere.
Oriana Berardi, staff direzionale.

- Vicequestore Schiavone.
- Che posso fare?

Lei conosceva Romano Favre?

Certo. Perché?

Purtroppo è stato ucciso.

Mi dispiace. Lavorava qui?

Sì, come ispettore di gioco,
ma era in pensione da sette anni.

C'è un posto più tranquillo per parlare?

- Venga con me.
- Grazie.

[Berardi] Questi sono i contratti
a termine del personale esterno.

Oddio mio! Non ci posso pensare.
Povero ragioniere!

Comunque, a me interessano solo
quelli che lo conoscevano bene.

Se mi dà del tempo, posso farle una lista

ma saranno almeno 500 persone.

Quelli che avevano contatti diretti
con lui, contatti di lavoro.

Quindi la sala?

Beh, così il numero
diminuisce notevolmente.

Ecco.

Mi dà una mezza giornata?

Certo.

Quando ho finito, passo
in questura o mi dica lei.

A cena con me stasera alle otto e mezza.

- Otto e mezza?
- Non mi dica di anticipare.

Bene.

[Rocco] Ciao, ragazzi.

[si schiariscono la voce]

Dottore, le piace?

[Casella] Lei l'aveva
promessa al questore.

- Allora abbiamo pensato di...
- Abbiamo fatto la colletta.

La colletta non era per quello
che si sposava?

Non bastavano i soldi e allora...

Che cazzo di regalo è,
se me lo sono pagato io?

Ci sono ancora i 23 euro
che avanzano dai suoi 50. Li prenda.

Fermo con queste mani.
Compraci il caffè.

Ho già preso le capsule.
Numero uno!

- Fammene uno.
- E' già pronto.

[Rocco] Fammi assaggiare questo caffè.

[Rocco] Antonio, fammi una ricerca
approfondita sulla vittima.

[Rocco] Scopri il numero
di cellulare, i tabulati.

Ricevuto.

Com'è?

E' buono, sì.

Tu invece cercami questo club del '48.

- E' roba porno?
- No, non è porno.

Perché porno, Casella?

Dottore, io mi chiamo Ugo.
Lei mi chiama sempre per cognome.

Non per comando, ma sono più felice
se mi chiama col nome di battesimo.

Va benissimo, Ugo. Controllami
il club del '48, che non è porno.

Poi mi spieghi come ci sei arrivato.

E' un gruppo di vecchi studenti
del quale Frave faceva parte

che si riuniscono ogni tre mesi
al ristorante "Il giglio".

- Ricevuto.
- [Rocco] Ok.

Il 48 è il morto che parla.

- Non era il 47?
- No, il 47 è il morto semplice.

[D'Intino] Quello che parla è il 48.

A Natale, a Mozzagrogna,
invece dei numeri diciamo le cose.

Ora ti faccio un esempio.

Se uno dice 77, tutti in coro
dicono: "Le cosce delle femmine!"

Se uno dice 22,
tutti dicono: "Le paperelle!"

- Hai rotto il cazzo.
- Quello è il 36. Ahi!

Ragazzi, invece,
voi due, D'Intino e Deruta

controllate se nella via
qualcuno ha sentito rumori

o ha visto qualcosa.

Capisci?

Solo voi due potete
farlo, mi fido solo di voi.

Grazie.

Segnate tutto su un bloc-notes,
perché non ricordate mai un cazzo.

Non lo abbiamo, qui non ci danno niente.

- Usa i soldi del resto.
- Compriamo pure l'evidenziatore.

[Italo] E io? Che faccio?

Tu vieni con me. Andiamo.
Avete capito bene?

Chiaro come l'acqua.

- Ti ha fatto male?
- Guarda.

[D'Intino] Mi hai ucciso!
Vaffanculo, Italo!

E' proprio un caso umano.
Servirebbero dieci anni di analisi.

Perché ci accaniamo
con un coglione del genere?

Un diversivo?

Ti fa capire
che vita di merda facciamo noi due.

[Fumagalli] Per fortuna non
vedremo mai i nostri corpi morti.

Chissà dove finisce la luce
che uno ha negli occhi.

Io ho sempre pensato a una lampadina.

Dove finisce la luce quando si fulmina?

Non c'è più, sparisce.

Così per il corpo. Non c'era niente
prima e non resta niente poi.

Samuel Beckett dice: "Le donne
partoriscono a cavallo delle tombe."

"La luce scintilla un attimo...
ed è ancora notte."

Che cazzo!

Quando sarò giù di morale, verrò da te.

- Anche tu mi metti allegria.
- Vero.

Veniamo a noi. Favre è morto
tra mezzanotte e mezza e l'una

dopo la seconda coltellata.

La prima ha trapassato il fegato.
E' stata dolorosa, ma non letale.

La seconda ha colpito la giugulare
e in 20 minuti è morto.

Gli ha dato la prima al fegato
e poi la seconda quando era a terra.

Sì. Come da immagini che ti mostro,
perché tu non capisci "una sega".

Questa è una lama lunga 205 millimetri

e spessa più di 100 millimetri.

Ho guardato l'angolo d'incidenza,
lui era alto 1,72 metri

quindi il primo colpo al fegato
è vibrato dal basso verso l'alto.

Invece quello alla giugulare
è dritto per dritto.

Possiamo dire che l'assassino
è alto come la vittima.

Esatto! Bravo!

A forza di frequentarmi, migliori.
Bravo, bel lavoro!

Ora levati dai coglioni,
devo fargli il bagnetto.

- Va bene. Ciao, Alberto. Grazie.
- [Fumagalli] Ciao.

[Fumagalli] Dài, non è fredda.

Senta, io ci ho pensato...

La donna con cui ho litigato
quella sera, Cecilia Porta...

Abbiamo avuto una storia,
ma è finita subito.

Che voleva da lei?

Lei è una giocatrice
compulsiva, gioca pesante.

Ah.

[Rocco] E' qui per dirmi questo?

No, si era convinta che un croupier
possa tirare i numeri.

Nel senso che, secondo lei,
noi sappiamo dove cadrà la pallina.

- E' vero?
- No, certo che no.

Cecilia quella sera aveva giocato
come al solito e aveva perso.

- E se l'è presa con lei.
- Sì, mi ha aggredito.

- Il gioco è un brutto vizio.
- [Rocco] Immagino.

Perché è venuto a dirmi queste cose?

Per dirle che lei non c'entra niente
con l'omicidio.

Ho paura che passi un guaio.

Ma se non c'entra niente
e non ha fatto nulla

che guai può passare
più di quelli che ha?

[squilli di cellulare]

Sì?

- [Rocco] Cecilia Porta?
- Sì, chi è?

Vicequestore Schiavone,
questura di Aosta. Dov'è?

- La Polizia?
- [Rocco] Certo, Polizia.

- E' lì che lavora il vicequestore.
- Che succede?

[Rocco] Ha il brutto
vizio di fare domande,

ma le domande le faccio io. Dov'è?

- Ma ora?
- E quando? Domani? Sì, ora.

- Sono a Torino.
- Domattina deve venire in questura.

No, domattina non posso,
ho una riunione di lavoro.

'Sti cazzi, scusi!

Come 'sti cazzi?
Può anticiparmi qualcosa?

Pronto?

- Ecco.
- Sì.

Gliel'ho portato.

Sono le persone che hanno avuto
a che fare con Romano sul lavoro.

- Sono più di 100 nomi.
- Certo.

Beh, speravo meno.

Va bene, lo guarderò con calma.

Adesso siamo qui, magari...
comincerò con lei.

- Che mi dice di Favre?
- Quello che le ho già detto.

Ci conoscevamo poco.
Un saluto ogni tanto, niente di più.

Era un tipo ordinario, tranquillo.
Non beveva, non fumava, era vedovo.

Arturo Michelini, il croupier...

- In che rapporti era con lui?
- Molto buoni.

Mi pare fossero vicini di casa.

Sì, confermo, sono andato a trovarlo.

Tra l'altro, lui ha trovato il cadavere.

Perché a cena e non in ufficio?

Avrebbe preferito in questura?

No, meglio qua.

Lo so, magari io peccherò
di maleducazione...

ma alla mia età non ho più tempo
di girare intorno alle cose.

Stanotte passerei
una notte di fuoco con lei.

Non si può dire che non sia diretto.

Sì, è un mio difetto.

Che le fa pensare che io accetti?

No, niente. Ma scherza?

Non ci ho pensato per niente,
ma lei converrà

che giocare a carte scoperte
fa guadagnare tempo.

Sì o no?

- Ascolti, Schiavone...
- Rocco.

Ascolta, Rocco...

Io sono felicemente divorziata
da sei anni.

Ah

Amo la mia vita così com'è
e intendo lasciarla così.

Forse mi sono fatto sfuggire
la parola matrimonio.

- Ho detto matrimonio ?
- No.

Quindi è un no?

Mi sembra di capire.

- Alla sincerità.
- Certo.

Allora, Rocco,
ho delle novità importanti.

L'accendino bianco...

La vittima non fumava e le impronte
che ho trovato non sono le sue.

Potrebbero essere dell'assassino.

Certo, o di qualcuno
che è venuto a trovarlo.

- La chiave nella toppa, ti ricordi?
- Certo.

C'erano tracce di sangue.

- Sangue?
- Sì.

- Come mai?
- Curioso, vero?

- Come ci sono finite?
- Non lo so, me lo sono chiesto anch'io.

Adesso risalgo al gruppo sanguigno.

Devo chiamare Alberto.

Chissà se mi concede l'onore
di darmi l'informazione.

Michela... Sì, certo.

Terza cosa: la finestra. Vedi?

E' stata scassinata malamente,
non da professionisti.

Avranno usato
un oggetto di metallo affilato.

- Non è entrato di soppiatto.
- No, non direi.

Quarta e ultima cosa...

Alla fine...

ho trovato qualcosa in giro.

Guarda, può servire.

- Bel lavoro.
- Grazie.

[Rocco] Signora Porta,
lunedì mattina verso le 3...

era fuori casa di Arturo Michelini,
che ci faceva?

Ha parlato con Arturo, vero?

Faccio io le domande.

Va bene. Sì, abbiamo litigato.
Ho commesso un reato?

Me lo dica lei.

- Si può fumare?
- No, no. Non si fuma.

Conosce Romano Favre?

No, mai sentito.

Che faceva lì alle 3 di notte?

Tempo fa io e Arturo siamo stati insieme

e lui mi aveva detto
che un croupier può tirare i numeri.

Io ci avevo creduto,
perché io gioco... molto.

Non so perché,
ma ormai sono più di cinque anni

che butto via tempo e soldi.

Mentalmente io scommetto su tutto,
il gioco è sempre nella mia testa.

Se la prossima macchina che passa
sarà bianca o rossa

se domani pioverà o ci sarà il sole,
se un cane abbaierà...

- Perde molto?
- Tutto.

[bussano alla porta]

- E' uomo o donna?
- Donna.

Avanti.

Buongiorno. Rocco, hai un minuto?

Arrivo.

Con permesso.

Torno subito.

- Dimmi, Antonio.
- Allora...

Favre domenica alle 22 ha ricevuto
una telefonata da questo numero.

- Che numero è?
- Slovenia.

Slovenia?

Un numero mai apparso
negli ultimi sei mesi.

La sera del delitto è stato chiamato
dalla Slovenia. Che vuol dire?

Che ne so!

[porta che si chiude]

Mi perdoni.

Senta, torniamo per un attimo
a quel lunedì.

Quanto tempo
ha aspettato Michelini fuori?

- Un po'.
- Nel frattempo, che ha fatto?

Non mi ricordo...
Sicuramente ho fumato una sigaretta.

- Posso?
- Certo, certo.

[Rocco] Mentre aspettava ha notato
qualcosa di strano, qualcuno che passava?

No, nessuno.

- Movimenti strani?
- No.

Niente.

Per il momento è tutto, io avrei finito.

Senta...

Perché mi chiedeva
se conoscevo Romano Favre?

Sì. Beh, perché...

tra domenica e lunedì, presumiamo
verso mezzanotte e mezza...

è stato ammazzato.

L'hanno ucciso.

- Arrivederci.
- Arrivederci.

- Casella.
- [Casella] Sì?

Ugo.

Senti, fammi il favore...

Porta questo reperto alla Gambino.

- Va bene?
- Va bene.

- Mi raccomando.
- Ok.

Dottore, il club del '48
sono 18 persone in tutto.

- Le ho sentite tutte.
- Che ti hanno detto?

Più o meno tutti la stessa cosa,
che Romano era una brava persona.

Solo uno, Guido Roversi,
per gli amici Farinet

ha fatto la faccia un po' strana.

Farinet... Sarà "Fariné".

- Sì.
- Farinet!

- Che faccia ha fatto?
- Non lo so.

Più o meno ha detto che Romano
ogni tanto si faceva i fatti suoi.

Che voleva dire?

Può chiederglielo lei stesso.

Mi sono informato, vive ad Aosta.
Piazza Chanoux, 14.

- Dai il reperto alla Gambino.
- Non si preoccupi.

[suono del citofono]

- Chi è?
- Vicequestore Schiavone.

Mi fa salire, per favore?

Grazie.

[Farinet] Dottor Schiavone,
come posso aiutarla?

Mi risulta che lei abbia parlato
con un mio collega.

Mi ha riportato una frase
abbastanza... sibillina

- su Romano Favre.
- Sì, ricordo.

[Farinet] Diciamo che so parecchie cose
sul suo passato.

Mi permetta di presentarle
Lada, la mia compagna.

Ah.

- Buongiorno.
- Salve. Rocco.

[Rocco] Panthera pardus orientalis,
uno dei più rari felini del mondo.

E' una sottospecie di leopardo.

Sono animali eleganti, solitari,
cacciatori, con abitudini notturne.

- Vuole un caffè?
- Sì, come no! Un bel caffè.

[Farinet] Grazie, Lada. Io niente.

Alta 1,75 metri, 32 anni
e sta con me. Lei ci crede?

- No.
- Neanch'io.

Sei anni fa mi sono liberato
di mia moglie e i figli sono grandi.

Con lei sono rinato, però costa.

- Consuma?
- Sì.

Ogni tanto un regalo,
soldi alla famiglia.

E' denaro ben speso.

[sottovoce] Ma mia moglie
non mi concede il divorzio.

Lada vuole convolare a nozze.
Lei immagina il motivo.

- Ne ho il sospetto.
- Ha 32 anni!

Perde tempo con un catorcio come me
senza niente in cambio?

No. Torniamo a Romano Favre.

Quando ha detto che si faceva
i fatti suoi, che intendeva?

Quando era al casinò
aveva contatti coi prestasoldi.

Ah.

- Grazie.
- Grazie, Lada.

Davanti alle sale giochi del casinò

ci sono persone che prestano soldi
a chi ne ha bisogno.

Non ci pensa il casinò?

Ci sono imprenditori noti,
mariti in trasferta

persone che non dovrebbero essere lì.

Gente che non vuole pubblicità.

Al casinò i prestiti si registrano.

Servono persone che diano soldi
senza fare domande.

Bassi tassi d'interesse,
roba tranquilla, ma non legale.

Che intende quando dice che Favre
aveva a che fare con questa gente?

Non lo so,
ma non sono belle frequentazioni.

Romano aveva dei rapporti
con uno in particolare

ancora in attività...

Si chiama Marcello Morin,
abita a Saint Vincent.

Morin. Grazie.

Volevo farle una domanda...
personale, posso?

Dipende. Sì.

Perché la chiamano Farinet?

- L'ha saputo.
- Sì.

Una vecchia storia. Farinet era
un antico falsario della Valle.

Quando io ero piccolo,
dentro a delle grandi bocce di vetro

vendevano le cingomme per 5 lire.

- I chewing gum.
- Erano delle tavolette rosa.

Poteva esserci scritto "Hai vinto"
e ti davano una cingomma

oppure "Non hai vinto".

- Io falsificavo le cartine.
- Ah! Bene.

- Sì.
- Va bene, io tolgo il disturbo.

Senta...

- Posso chiederle di che si occupa?
- Certo. Trasporti.

Trasporti è un po' vago.

Trasporta cingomme, eroina?

- Lei è simpatico.
- No.

Simpatico proprio no, non direi.

Piccoli trasporti, grandi trasporti,
movimento terra e nient'altro.

Va bene. Grazie, davvero.

Faccio da solo. Arrivederci.

Arrivederci, dottor Schiavone.

[rintocchi di campane]

[Baldi] Ho fatto qualche indagine
sul povero Favre.

Tutto tranquillo,
a parte un leggero rosso in banca.

Crede che giocasse?

- No, non credo.
- In che direzione indaga?

Nella direzione che ci indica la vittima.

Favre è un morto che parla.

Ha lasciato quella fiche del casinò,
come a dire: "Cercate lì."

E io cerco lì.

Io l'ho sempre appoggiata
nelle cose importanti.

Andrò a parlare con Baiocchi,
per sentire che cosa vuole.

- Lei è ancora in tempo.
- Per che cosa?

Per dirmi qualcosa che non so,
prima che me la dica lui.

Buon viaggio.

Niente.

Beate te, Lupa, che hai le crocchette.

[musica ad alto volume]

[donna] Gabriele!

[donna] Gabri, basta!

Gabriele!

[suona il campanello]

[musica si interrompe]
Gabriele!

Aò! Che succede? Chi grida?

Non è niente, avevo dimenticato
che mamma fosse a casa.

- Le dà fastidio la musica alta.
- [donna] Gabri!

- [donna] Chi è?
- Il vicino, mamma!

- Il vicino?
- [donna] Aspetta, aspetta.

- [donna] Arrivo, voglio conoscerlo.
- Le tocca conoscerla.

- Va bene.
- Lo voleva da tanto.

Non le ho mai detto niente di lei.

- Perché?
- Così ho creato un alone di mistero.

Gabriele, mi sa che hai capito male...

Vicequestore.

- Vi conoscete?
- Va bene...

Sì, pochi giorni fa.

E' venuta in questura, no?

Ci siamo visti... Ha denunciato
la perdita della carta d'identità.

Va bene... Rocco.

Passate una bella serata. Ok?

Ci vediamo domani.

A domani.

Vai.

Dobbiamo trasferirci, Lupa.

[Rocco] Mohamed, hai messo la sabbia
in questa pizza?

- La vuoi con le alici?
- Che? Alici?

Se la volevo con le alici,
chiedevo una Napoli.

Una margherita, mozzarella
e pomodoro. E' così difficile?

Mamma mia!

Buonasera. Speravo di incontrarla.

- Non è curioso di sapere perché?
- No.

Lei è come il mio ex marito,
odia noi giornalisti.

Sì, lei è la principale responsabile
di questo suo atteggiamento.

- Vi chiama giornalai.
- Sì, lo so.

Enzo Baiocchi collabora con la giustizia

e accusa assessori, imprenditori,
politici, criminalità organizzata.

- Una bella ragnatela.
- Quindi?

Avrei una proposta da farle.

Un'intervista esclusiva
dove lei può dire la sua.

Certo. Posso dire la mia?

Per il momento dico a Mohamed
che la pizza fa schifo.

- Ciao, Mohamed.
- [Mohamed] Ciao.

Andiamo, Lupa.

Allora, che dice?

- Signora Buccellato.
- Sandra.

Sandra... Io faccio il mio lavoro,
a parlare ci pensano gli altri.

- Non ha paura?
- Di che cosa?

Ora per Baiocchi
sarà più semplice scappare.

Per vendicarsi?

L'ha già fatto una volta,
perché non riprovarci?

E' la natura della vendetta,
che percepisce il tempo al contrario

più ne passa e più il desiderio aumenta.

- Ciao, Rocco.
- Ciao, Sandra.

Lupa!

Marina.

Non ci sei più?
Non vieni più a trovarmi?

Ci sono cose che non vogliamo
che vengano fuori

perché ce ne vergogniamo.
Non è così?

Allora preferiamo
tenerle chiuse in cantina.

Non avere paura, Rocco.

Io non ho paura.
Non ho paura di niente.

Non ho paura di dire le cose come stanno.

- Sei sicuro?
- Sì.

Ti riferisci a Gabriele?

Gli voglio molto bene.

Però ha un padre e una madre

e io resto fuori.

Prima o poi dovrai fare i conti
con questa cosa.

Tutti gli animali escono
dal letargo. No?

[guaiti]

Che c'è, Lupa? Lo so...

Mi è venuta un po' grossa,
un bel carciofone.

Cominciamo quest'altra giornata di merda.

Questo scontrino

era tra le carte che la Gambino
ha trovato in casa Favre.

Ci sono tre lettere: A, B e C.

Non sappiamo che cosa vogliano dire.
Di qua c'è un'altra scritta.

Anche questa è incomprensibile,
per il momento.

[Deruta] Io ho interrogato tutti i vicini,
nessuno ha sentito o visto niente.

[Antonio] Ho parlato con
un paio di croupier.

Favre è stato al casinò
negli ultimi tempi.

Giocava?

Cazzeggiava con le slot-machine.

Ho capito.
Andiamo, Italo.

Aò! Mi hai spaventato.

Esagerato! Ho controllato
l'accendino che mi hai dato.

- Allora?
- Le impronte sono uguali

a quelle di chi ha toccato
l'accendino bianco.

Abbiamo trovato l'assassino?

Non lo so.

Ottimo lavoro, grazie.

Di chi sono le impronte?

Sono di Cecilia Porta.

La signora ha aspettato per ore
Arturo Michelini sotto casa sua.

Arturo e Favre abitano
nello stesso palazzo.

Appunto.

Pensi sia stata lei?

Che fa? Aspetta Favre per ore...

lo ammazza e poi aspetta Michelini
per fargli la piazzata?

- Improbabile.
- Non mi sembra un'assassina.

Ma potrebbe essere coinvolta
nell'omicidio.

Sì, potrebbe.

Perché sei triste?

Perché Cecilia Porta
è la mamma di Gabriele.

- Lui lo sa?
- No, certo.

E noi non glielo diremo.

Andiamo.

Morin dovrebbe essere qui sopra.

Qui?

Ehi, stai attento!

[Rocco] Noi eravamo
venuti per Romano Favre.

Avrà letto i giornali,
risulta che lo conosceva.

Sì, come no! Un brav'uomo.

- Lei prestava i soldi fuori dal casinò.
- Una volta.

Le assicuro che ho sempre fatto
i tassi normali di una banca.

I miei clienti erano tutti rispettabili.

Mi sta sciorinando
questo immacolato curriculum

di cui ci occuperemo in seguito,
ma io le chiedevo di Favre.

Eravamo più persone
a prestare dei soldi, non ero solo.

- Romano le procurava i clienti?
- Sì.

- Non lavora più?
- Poco.

[donna] Buongiorno. Caro, hai offerto
qualcosa? Vi porto un tè?

- [insieme] No, grazie.
- Bene.

- Arrivederci.
- [Rocco] Grazie.

[Rocco] Cecilia Porta...
Questo nome le dice qualcosa?

No, non mi dice niente.

Però oggi mi è venuta in mente una cosa.

Favre è stato ucciso nella notte
tra domenica e lunedì.

- Così dicono i giornali.
- Giusto.

Io quella sera ero a cena con mia moglie

in un ristorante a via Ponte Romano.

Ho visto Favre passeggiare da solo
lungo la strada.

- Ricorda l'orario?
- Mezzanotte o giù di lì.

Per il momento mi sembra bene.
Molto bene.

Beh, bene, insomma...

Sarebbe meglio dire male, molto male.

Accompagnami al ristorante
dove era Morin quella sera.

Poi vai a casa del ragioniere
e io ti raggiungo a piedi.

Venti minuti scarsi,
dal ristorante a qui.

Aspettami un attimo.

- Salve.
- Buongiorno.

- Le do una mano?
- No, grazie, faccio da solo.

Approfitto del giorno libero
per fare le commissioni.

- Come sta?
- Come se avessi preso una botta in testa.

Veniva da me?

No, dal ragioniere.

Ci sono novità?

No, ancora niente, purtroppo.

Dottore...
io mi sogno Romano la notte.

Lo so, certe cose restano attaccate
alla pelle e non vanno più via.

- Arrivederci.
- Arrivederci.

- Che fai?
- Mi sfugge qualcosa.

Mi hai cecato!

Però la macchina
fotografica fissa le cose.

Mi hai cecato!

Senti, stavo pensando...

Due coltellate e nessuna traccia
di una scarpa o di una mano?

Di sicuro c'è la traccia
della tua scarpa.

Rocco, metti i soprascarpe!

Che palle che sei!

Una scarpa ha pestato del sangue,
ma ha solo sbavato una traccia.

Secondo me, l'assassino era in piedi

si è chinato, ha colpito
e poi si è rialzato.

Ha fatto tipo retromarcia.

- Dov'è l'arma del delitto?
- Vieni, ti mostro una cosa.

- Hai trovato qualcosa?
- Sì.

Vedi questo? Ecco.

Manca uno di questi.

E' l'espeto, lo spiedo per il churrasco.

Secondo te, potrebbe essere
l'arma dello scasso?

Sì, facendo leva. Potrebbe essere
anche quella del delitto.

Senti, falla vedere a Fumagalli.

- No...
- Ho capito, però collaboriamo.

Se non vi siete simpatici,
non posso farci niente.

- Vediamo se combacia con le ferite.
- Va bene.

Se quella è l'arma del delitto

certamente l'assassino
non era partito per uccidere.

E' poco ma sicuro.

Certo, ci ha pensato
in un secondo tempo.

Certo, in un secondo tempo.
Dài, andiamo.

Attenta a dove metti i piedi.

Ecco qui.

Senti, Rocco...
io do un'altra occhiata in giardino.

Magari gli ha dato lì
la prima coltellata.

Non credo.

- Buongiorno.
- Salve.

Buongiorno.

- Ci sono novità?
- No.

Non ci sono novità, ma se ci saranno
lei sarà la prima a saperlo.

E' così gentile. Arrivederci.

Arrivederci.

[sottovoce] Sta sempre qui
allo spioncino.

Michela, c'è qualcosa che appiccica.

Ah!

Sembrano resti di pellicola adesiva.

Lì ci arrivavo da solo, è adesivo.

- Li faccio analizzare?
- Sì, meglio così.

- Ciao.
- Ciao.

Vede, signora Porta...

In queste occasioni mi rendo conto
che non amo molto il mio lavoro.

Devi entrare
nella testa di uno psicopatico.

A forza di stare lì con la testa

ti si attacca addosso tutta la merda.

Si accumula mese dopo mese,
anno dopo anno

e non è facile tirarla via.

Perché mi dice queste cose?

Lei deve dirmi quando è stata a casa
di Romano Favre.

E la prego, la prego...

mi dica la verità,
perché rischia davvero grosso.

Non sono mai stata in quella casa.

Però lo conoscevo, questo sì.
Ma non sono stata in quella casa.

- Quando l'ha conosciuto?

- L'anno scorso.

Mi serviva un aiuto e qualcuno,
ora non ricordo chi, mi disse

che era una persona sensibile, capace.

Sensibile e capace. Per che cosa?

Avevo bisogno di soldi
e lui mi indicò a chi rivolgermi.

- A chi si è rivolta?
- Marcello Morin.

Marcello Morin.

Quanto gli ha chiesto?

Ottomila.

Però, giuro,
non sono stata in quella casa.

Ho incontrato Favre in un bar.

Allora mi ha mentito.

Ha detto che non lo conosceva,
invece lo conosce.

Perché mi ha mentito?

Avevo paura.
Lei non ha mai avuto paura?

Non lo so.

Ecco.

[suono di campanello]

[donna] Salve. Che succede?

Lei pensa che io sia un coglione?

Lei conosce Cecilia Porta,
le ha prestato 8000 euro.

- Perché non me l'ha detto?
- Cara, è tutto a posto.

- Perché non me l'ha detto?
- Sì, è vero, è venuta tempo fa.

Le ho fatto un primo prestito
che lei ha onorato solo per metà.

Poi è tornata e le ho dato altri soldi

perché mi faceva pena,
ma non me li ha nemmeno restituiti.

Non ha risposto.
Perché non me l'ha detto?

Perché era una brava donna.

Mi ha chiesto
di mantenere il massimo riserbo.

La signora è in mezzo ai guai,
alla merda vera. Capisce?

Le consiglio di prendere al volo
quest'occasione e dirmi che cosa sa

perché la prossima volta che torno

se scopro che ha omesso anche
una sola cosa, la porto dentro.

Le garantisco che le ho raccontato tutto.

Se troverà l'assassino di Romano,
sarò il primo a festeggiare.

Mi auguro che sia la verità.

- [Roversi] Dottor Schiavone.
- Buonasera, signor Roversi.

Prego. Buonasera.

Posso offrirle qualcosa da bere?

No, no. Sto bene così, grazie.

Come vanno le indagini?

Roversi, lei non è un magistrato,
non posso dirglielo.

Ha ragione, ma mi chiami Guido.

Tesoro, prendi da bere?

- No, grazie.
- [Roversi] Io prendo un amaro.

Fra pochi minuti parto per Torino.

Prima beve e poi guida.

[Roversi] No, io non guido.
Qualcuno lo fa per me.

Vorrà dire che bevo da solo.
Poi è andato da quel Morin?

Sì, grazie dell'informazione.

Però, mi corregga se sbaglio...

Lei sa molte più cose
di quanto fa vedere, vero?

No, io non so nulla più
di quello che le ho detto.

Io sono a disposizione,
può fidarsi di me.

Lada mi è testimone.

[guaiti]

- C'è un cane qui sotto?
- Sì. E' il mio cane, Lupa.

[Rocco] Non mi chieda la razza,
mi mette in difficoltà.

Eccolo qui.

Ma... forse posso dirle qualcosa.

Nelle ultime cene di noi del '48,
Romano mi ha confidato

che una donna lo tormentava.

- Una donna?
- Sì, una bella signora

che si era rovinata col gioco.

- Ricorda il nome?
- No, diceva solo che abitava ad Aosta.

Già è qualcosa. Va bene,
io mi ritiro nelle mie stanze.

- [Roversi] Come mai qui in hotel?
- Casa mia è in ristrutturazione.

Poteva dirmelo. Conosco molte ditte,
le avrei fatto fare un buon prezzo.

No, ma al vicequestore
fanno gli sconti. Buona serata.

Arrivederci. Andiamo, Lupa.

Oplà! Vieni.

Aò! Gabriele. Andiamo, Lupa.

- Che fai?
- Perché lei è qui e non è a casa?

Tengo d'occhio una persona.
Non sa che sono un poliziotto.

Capisci? Crede che io sia
un agente di commercio.

- Non lo sa nessuno?
- No, nessuno a parte te.

Dài, vai a casa da mamma,
io torno presto.

Mamma non c'è.
Posso restare qui stanotte?

No, certo che no,
mi fai saltare la copertura.

Dài, vai a casa. Ti addormenti
tranquillo, poi domani ti chiamo.

Va bene?

- Arrivederci.
- Ciao, Gabriele.

Ah! Certo.

- L'hai dimenticato al ristorante.
- Sì.

Scusami, è l'età.

- Guido?
- E' partito.

Ah, è partito.

In qualche modo dovrò sdebitarmi.

Mi offra qualcosa da bere.

Sì, certo.

Gabriele!

Sono le sette e mezza.
Alzati, lavati e vestiti.

Va bene. Ciao.

Con chi parlavi?

Con un ragazzino, un mio amico.
Deve andare a scuola.

[Rocco] Senti, io vado a lavorare.
Tu prenditela con calma.

[Rocco] Fatti portare la colazione.

Ti spiace se la chiudiamo qui?

No, anzi, stavo per dirtelo.

[Rocco] Non posso darti
quello che ti dà Guido.

- Sei proprio uno stronzo.
- E' vero.

Non posso darti torto.

Ciao, Lada.

Questo è un microscopio
con schermo e videocamera.

Petrografico! No!

Petrografico a luce trasmessa!

Con testata trinoculare a 30 gradi.

- Trinoculare?
- Con rotazione a 360.

Che condensatori ha?

Stop! Ragazzi, stop!
Il negozio glielo fai vedere dopo.

Mi duole dirlo, ma è un capolavoro.

Non è un laboratorio,
è il paese dei balocchi.

Alberto, l'arma dell'omicidio...
Hai scoperto se è quello spiedone?

Ma che spiedone! E' un coltello
a lama lunga da cucina.

- Lo spiedone è servito per lo scasso.
- Sì.

E le tracce sullo spioncino della vicina?

- Poliisoprene naturale.
- Eh?

Non sai una sega! Dài!
E' nastro adesivo, simplex.

Favre aveva un appuntamento,
verso mezzanotte, a 2 km da casa.

[Rocco] Qualcuno sapeva
che sarebbe rientrato dopo un po'.

- Ma è tornato prima.
- L'omicida ha trovato qualcosa in casa.

- O magari nel cellulare.
- Capiamo chi gli ha dato l'appuntamento

e chi ha messo il nastro adesivo
sulla porta.

Alberto, puoi dirmi qual è
il gruppo sanguigno di Favre?

Certo, Michela. Zero Rh positivo.

Il sangue trovato sulla chiave
nella toppa ha lo stesso gruppo.

Come ha fatto il sangue
della vittima ad arrivare lì?

- Ci sentiamo dopo.
- [Fumagalli] Ciao.

- [Rocco] Michela, mi apri?
- Ah, sì.

[suono di apertura porta]

Che dici, vuoi vedere
il resto del laboratorio?

Certo, tesorino. Fammi strada.

Abbiamo uno scontrino indecifrabile

e questa donna
che stava sotto casa della vittima.

Le impronte sull'accendino
trovato da Favre.

Lei lo conosceva, gli aveva chiesto
anche aiuto per i soldi.

Poi c'è un cravattaro
che nega di conoscerla.

Un morto che rifrequentava il casinò
che hanno visto a 20 minuti da casa.

- Doveva soldi a qualcuno.
- Probabile.

Poi c'è Roversi,
un vecchio compagno di liceo

che sembra voler dire chissà che,
invece non dice un cazzo.

Quindi?

Ho la sensazione che
ci prendano per il culo.

Non è gradevole.

- Gabriele?
- E' andato a studiare da un amico.

Lei dice che ha paura,
ma non è così, lei non pensa.

- Io non penso?
- Sì!

Non capisco a che si riferisce.

- Che cazzo faceva a casa di Favre?
- Ancora?

Glielo ripeto,
non sono mai stata a casa di Favre.

Perché il suo accendino
era a casa della vittima?

Come fa a dire che è il mio?
Lì non ci sono stata!

Perché non mi crede?

So che non ha ucciso Romano Favre

ma voglio che sia precisa
quando risponde.

Non dica stronzate,
altrimenti siamo nella merda!

Quanti erano al corrente
del rapporto che aveva con lui?

Oddio, non lo so...

Sicuramente Marcello Morin...
Arturo Michelini...

E qualcuno al casinò.

Avevo incontrato Romano proprio lì,
si era messo a giocare.

- Da quanto non lo vedeva?
- Due settimane.

Ero tornata da Morin per il prestito.

Poco prima ho incontrato Romano
in un bar, per farmi aiutare.

Gli ho chiesto se poteva mettere
una buona parola con Morin

e con gli altri.

Perché io devo dei soldi a molta gente.

Lo so. E lui?

Mi disse che non poteva fare
più niente per me

che le sue conoscenze finivano lì.

Insomma, tante belle parole.
Cercò di farmi coraggio.

E' stata l'ultima volta che l'ho visto.

Perché non me l'ha detto?

Un conto è dovere soldi a qualcuno,
un'altra cosa è un omicidio!

[rumore indistinto]

Che cos'è?

- Gabriele.
- Oddio! No!

- Avrà sentito tutto.
- No!

Vado a cercarlo.

[voci non udibili]

Non serve a niente scappare.
A niente.

- Perché non parli con tua madre?
- No.

Io voglio saperlo da lei.

Mia madre è una che gioca e perde soldi?

- Da quanto?
- Da un po' di tempo, credo.

Non è possibile.
Ma che ho fatto io?

Che hai fatto?
Non hai fatto niente.

Assolutamente niente.
Tua madre ha un problema.

- Ora sta cercando di risolverlo.
- Non ci credo.

Perché parlavate di un omicidio?
Che c'entra mia madre?

Conosceva la vittima.

Non sempre i genitori sono forti...

come noi vorremmo, e felici.

- Capisci?
- Sì, capisco.

Ci sono già passato con mio padre.

Pensavo mia madre fosse diversa.

E' diversa.
Questa va considerata una malattia.

- Che malattia è?
- Si chiama ludopatia.

- Da ludus, gioco.
- Greco.

Ma che greco! E' latino.
Sei una pippa!

Dal latino ludus, gioco.

C'è chi gioca a carte, alle slot,
ai cavalli, al gratta e vinci.

Alcuni si sono rovinati con quella roba.

- E li vendono al tabaccaio?
- Sì.

Una buona notizia è che si può guarire.

- Come?
- Ci sono medici preposti a farlo.

Tua madre ha bisogno del tuo aiuto.

Sì, ma... io non so che devo fare.

Stai con lei, non rinfacciarle niente

il fatto di non esserci quasi mai
e non litigate tra voi.

Devi stare con lei,
per risolvere i problemi insieme.

L'amore, sai?

La vita non va sempre
alla stessa velocità.

A volte cammina, a volte corre.
Tu devi starle dietro, capisci?

Però stanotte non torno a casa.

Non ce la faccio, Rocco.

Va bene. Dài, stanotte dormi con me.

Al primo calcio che mi dai

perché tu dai i calci nel sonno,
non so se lo sai

vai a dormire con Lupa nella vasca,
senza coperta né cuscino.

Dormi lì, sulla ceramica. Ok?

La cosa non ha più misteri,
abbiamo ripetuto l'esperimento.

Immagina che questo sia Favre

un uomo di oltre 70 anni
accoltellato al fegato.

- Mi pare un mezzo cuscino.
- Tu usi la fantasia solo per masturbarti.

[Gambino] Ascolta bene. Abbiamo calcolato
la pressione arteriosa di Favre.

Poteva essere intorno
ai 135 millimetri di mercurio

ma dobbiamo aumentarla.

La paura, l'adrenalina...

Facciamo 170 millimetri,
ma è stato accoltellato al fegato.

Quindi è in corso un'emorragia

che abbassa anche di molto
la pressione arteriosa.

- La porta fino a 100.
- Sì.

- Andiamo al sodo?
- [insieme] No!

[Gambino] Ho rilevato che tra una
coltellata e l'altra sono passati minuti.

L'ho visto dalla quantità di
sangue che perdeva dal fegato.

Minuti?

Questa vescica
è 100 millimetri di mercurio

come la pressione arteriosa.

La infilo in questo fagotto
e faccio come l'assassino.

Mi metto in piedi e l'accoltello.

- [insieme] Eh?
- Che cosa "eh"?

Non hai capito una sega?

- E' confermato scientificamente.
- Provato.

Uno: il sangue non era eccessivo.

Due: l'assassino ha potuto girare
per la città coi suoi abiti puliti.

Tre: l'unica cosa
che si è macchiata di sangue

è la mano dell'assassino,
infatti c'erano tracce sulla chiave.

Ora ho capito. Se mi date tempo...

Bravi, bravi. Bello spettacolo.

Grazie.

Schiavone, mi ragguagli.
Ha capito qualcosa dell'omicidio?

L'assassino è entrato in casa Favre
per cercare qualcosa.

L'omicidio è stato un incidente.

Una rapina finita male?

Non credo, un ladro di appartamento,
se viene scoperto, scappa.

- Arma del delitto?
- Un coltello da cucina.

So chi è l'assassino.

Chi è?

Arturo Michelini.

- Il croupier che ha trovato il cadavere?
- Sì.

- E' sicuro? Come ci è arrivato?
- Gli indizi sono molti.

[Rocco] Arturo Michelini entra dentro casa
e si mette a cercare.

[Rocco] Cerca qualcosa che non trova.

[rumore di chiavi]

[Rocco] Favre rientra e il figlio
di puttana si vede scoperto

e allora lo uccide.

[Rocco] Poi scappa
e si porta dietro il telefono.

[Rocco] Poi qualcuno
rientra in quella casa

e ci lascia l'accendino di Cecilia Porta

sicuramente per incolparla.

[Rocco] Però ho bisogno di altro tempo,
poi le farò sapere.

Non lo arrestiamo?

No, perché se lo arrestiamo ora

i mandanti fuggirebbero
e non li prenderemmo più.

Che le fa pensare
che ci sia qualcuno dietro di lui?

Michelini non è il tipo
che fa una cosa così da solo.

Bisogna cercare al casinò.

- Ci sto lavorando.
- Ci sta lavorando.

Farò una conferenza stampa
sulla difensiva.

Però, se l'assassino ci sfugge,
io non la coprirò.

Mi prendo il rischio.

Schiavone. Hai cambiato idea?
Vieni all'intervista?

- Siamo passati al tu.
- Mi sembrava di sì. Allora?

No, non ho cambiato idea.
Devo andare.

Gira voce che l'altro ieri
il magistrato abbia visto Baiocchi.

Ah.

L'incontro non è stata
un'iniziativa del magistrato

ma del pentito. Lo sapevi?

Sai tante belle cose.

Non ti sembra strano?
Perché vuole parlare con Baldi?

Che senso ha? A meno che non voglia
dirgli qualcosa che ti riguarda.

Tu che pensi?

Se ne sapessi di più,
non te lo chiederei.

Giusto.

Vai, inizia la conferenza stampa
del tuo ex marito.

- Mi sembra.
- Sì.

Quando eri giovane. Ciao.

Ciao.

Mi lasci dire, Schiavone

che la sua idea di lasciare libero
l'assassino è piuttosto bizzarra

anche se ha un lato comico.

Il vicequestore rischia tutto
al tavolo dell'ignaro croupier.

Non c'è molta differenza tra lei
e quelli che si rovinano al casinò.

Non crede?

Sì, ma non lo faccio per un
mio tornaconto personale.

No, certo, lei lo fa per scoprire
la verità dietro a questo omicidio.

Non poteva dirlo meglio.

A proposito di verità,
come le avevo preannunciato

sono stato a Udine a parlare
con quel figlio di puttana.

Sono emerse cose molto interessanti.

Ad esempio, che non ero andato
tanto lontano... dalla verità.

Lei è un uomo di legge, sa bene
che le verità possono essere tante.

- Dipende da che prospettiva le si guarda.
- No.

No, Schiavone,
la verità è una e una soltanto.

Baiocchi ha svelato il motivo
per cui cercava di ucciderla.

Me l'ha detto esplicitamente.
Vuole sapere le parole precise?

Sì, la prego.

"Aveva ammazzato mio fratello
e io lo dovevo sventrare."

Ha usato questa espressione colorita
e un po' volgare, ma efficace.

Lei gli ha creduto?

Lì per lì non tanto.

Ma poi ha aggiunto un dettaglio
da far accapponare la pelle.

Ha detto: "Io so dov'è nascosto
il corpo di mio fratello."

Che vuol dire? Lo so anch'io.
Da qualche parte in Sudamerica.

No, non ha parlato del Sudamerica

ma di un trabocco
dalle parti di Fiumicino

sotto una tonnellata di cemento.

- Come le suona?
- Beh, come suona?

Secondo lui, avrei ammazzato il fratello

e l'avrei seppellito
sotto una tonnellata di cemento.

Lui dice proprio così.

Se sapeva già questa cosa,
perché l'ha detta solo ora?

Certo, ha ragione.

Però, secondo lei, posso lasciar correre?

No, certo.

Giuseppe, andiamo.

- Ciao, Rocco. Come stai?
- [Rocco] Furio.

Il magistrato, Baldi...

- è andato da Baiocchi.
- Un'idea sua o l'ha chiamato l'infame?

- La seconda.
- [Furio] Allora?

Niente, gli ha detto tutto.

[Rocco] Del cadavere, di Fiumicino, tutto.

- Come cazzo sa del cadavere?
- Non lo so.

Pensi che scaveranno?

Diamo un'occhiata da quelle parti.

Se trovano quello che cercano,
in 24 ore risalgono a me.

Sta' tranquillo, dài.
Ci pensiamo noi.

Ok, ciao.

- Aò.
- Chi abbiamo a Fiumicino?

C'è il Bulgaro. Che è successo?