All language subtitles for 2012.Romanzo di une strage (it)

- Ce l'avete?
- Sì.

- È quello della lavapiatti.
- Me ne servono cinquanta.

No, quella quantità
devo ordinaria a Bologna.

La ordini.

(INSIEME) La casa è un diritto!
La casa è un diritto!

Agnelli, Pirelli, ladri gemelli.
Agnelli, Pirelli, ladri gemelli.

Vogliamo, vogliamo,
la casa a chi lavora!

Vogliamo, vogliamo,
la casa a chi lavora!

La casa è un diritto!
La casa è un diritto!

Agnelli, Pirelli, ladri gemelli.
Agnelli, Pirelli, ladri gemelli.

Un po' più a destra.
Destra...

Leggermente a sinistra...
Ancora.

No, no, più su. Poco più su.

Prendiamo una decisione, però.

SQUILLO DEL TELEFONO

Pronto?

Buongiorno, dottor Allegra.
No, mi dispiace, è fuori.

No, sto scherzando,
glielo passo subito.

Mi saluti la signora. A presto.

Pronto?

Sì, ho capito, vado subito.

Panessa, perché non gli hanno dato
una via di fuga?

Commissario, lo metta,
questi fanno sul serio.

Glielo vada a dire,
faccia qualcosa, forza.

Piano! Sono un giornalista, piano!

Ma cosa fai?
Sono un giornal... ahi!

Fermi, fermi!
Ci penso io, vai, vai.

- Mi dispiace, Nozza.
- Dispiace più a me.

- Si è fatto male?
- Stavo meglio prima, grazie.

Non mi piace l'aria che tira,
commissario,

tutti troppo eccitati,
voi e loro.

SIRENE

- Com'è successo? - Non si capiva
niente, c'era tanta gente, il fumo...

Gli hanno sfondato il cranio con dei
tubi Innocenti, figli di puttana!

Lei li ha visti?
Il tubo l'avete trovato?

- Che cazzo vuole questo?
- Penso io a lui.

Che fa quello con l'arma in mano?
Gliela vada a togliere, forza!

- Come si chiamava il ragazzo?
- Antonio. Annarumma Antonio.

Nozza, basta domande, lo lasci
in pace. Lo faccia coprire.

- L'accompagno, Eccellenza?
- No, grazie, aspetti qui.

Mi chiedo qual è il ruolo
che il Signore mi ha assegnato

in mezzo a questo mare
in tempesta.

Non riesco a capirlo, padre,
non riesco a vederlo.

Guardo i miei simili e non vedo
che indisciplina e vanità,

vedo furbizia, nessun senso
della comunità, nessun amore,

se non per il proprio tornaconto.

Poi viltà, opportunismo, violenza,
al posto delle idee.

A volte penso che a mantenere un
contegno siano rimaste solo le cose,

gli alberi, le pietre, la natura.

Talvolta penso che all'Italia
sia necessaria una catastrofe

che distrugga tutto quello
che vi abbiamo sovrapposto,

i formicai, le auto, il cemento,
e la riporti al deserto,

alla nuda terra di prima,

così che la natura possa riprendere
il sopravvento

e ricominciare
dalla prima forma di vita,

dal primo uomo,
dal primo fuoco.

Ecco”.

Di questo cataclisma, padre,
io mi sento pronto a essere...

la prima vittima.

Figlio mio, questo è...
peccare di superbia.

O di disperazione.

(DALLA TV) Ora vi leggo
il messaggio di Saragat:

"Il barbaro assassinio
del giovane ventiduenne

agente di pubblica sicurezza
Antonio Annarumma,

nato da una famiglia di braccianti

in una delle più povere province
d'Italia, quella di Avellino,

e ucciso a Milano
mentre faceva il suo dovere

di difensore della legge
democratica, deve ammonire tutti

ad isolare e mettere in condizione
di non nuocere i delinquenti...

Questo Nozza, sempre
a giustificare i contestatori.

Annarumma non sarebbe stato
ammazzato,

la colpa sarebbe lo scontro
fra due jeep

e ci sarebbe pure un filmato
della televisione francese.

E tutto questo
sul giornale dell'ENI,

un giornale che paghiamo noi.

Capisco, Presidente, tuttavia
anche parlare di assassinio,

come nel suo telegramma...
suggerivo per questo prudenza.

Prudenza? Con il Paese a ferro
e fuoco, con le caserme in rivolta!

A Washington sono preoccupati di come
lei sottovaluti l'avanzata comunista.

Il presidente Nixon mi ha detto
chiaro e tondo di non apprezzare

- le sue aperture a sinistra.
- Gli americani semplificano.

Troppi italiani votano comunista

per non porsi il problema
di dialogare con loro.

Balle. Bisogna dare una risposta,
altro che dialogo!

La democrazia è in pericolo,
la patria rischia la rovina.

L'ho sempre ammirato, Presidente,

- il suo amore per il grande poeta
tedesco Goethe. - E allora?

Allora lei sa meglio di me
quello che diceva Goethe:

"L'incendio di una fattoria è una
tragedia, la rovina della patria...

soltanto una frase".

E queste idiozie?
"È tornato Ravachol,

i borghesi comincino a tremare,
preferiamo le bombette..."

- Ma sei scemo a scrivere
questa roba? - Sarai scemo te,

gli anarchici hanno sempre messo
le bombe.

Contro i re, contro i boia,
non "alla cazzo di cane"!

Dopo le bombe alla fiera,
alla stazione, sui treni,

dopo che hanno arrestato i compagni
scrivi questo? Sei un provocatore?

Senti, Monsignore, forse gli mancano
le balle per dirtelo in faccia,

ma qui sono in molti a pensarla come
me. Avanti, aprite la bocca, forza!

Vai via, fuori di qua! Gente come te
è meglio perderla che trovarla.

Sì, molto meglio i compagni di Roma,
qui ormai siete tutti preti.

Poi un giorno mi spieghi perché io
no e quel Sottosanti lì invece sì!

Fino a tre mesi fa
lo chiamavano "Nino il fascista",

- è stato perfino nella Legione Straniera!
- Ma che minchia c'entra?

- Uno lo capisce, cambia idea.
- Sì. Ciao, compagni, vi saluto.

Vi lascio col Monsignor Pinelli
e Nino il fascio.

- Scusi, commissario, mi hanno detto
di venire da lei. - Si accomodi.

Chiuda pure, grazie.

Ero qui per ritirare una licenza per
un locale a Bollate, non capisco...

- Si sieda, Rovelli.
- Lei mi conosce?

Beh, è l'ufficio politico,
vi conosciamo tutti, voi anarchici.

"La carta vetrata."

Come mai ha chiamato così
questo locale?

Beh, non è un circolo politico, è un
posto dove andare a bere qualcosa,

- a ballare... - Strano che un
anarchico apra un posto del genere.

- Perché strano?
- Così.

Le carte sono a posto, non c'è
motivo di non darmi la licenza.

Ho speso tanto, ho ristrutturato
tutto, si metta nei miei panni.

E lei si metta nei miei,
così ci aiutiamo a vicenda.

È scoppiata un'altra bomba,
dall'inizio dell'anno sono 15.

Noi non c'entriamo niente.

Qui ci sono tutte le azioni
rivendicate da voi,

con firme diverse,
ma tutta roba vostra.

Da aprile abbiamo arrestato
parecchi compagni.

Commissario, io non so niente,
sono l'ultima ruota del carro.

- E la prima chi sarebbe? - Nessuno,
siamo tutti uguali, un capo non c'è,

- non c'è un primo.
- E Giuseppe Pinelli?

Il Pino è solo quello
che ha più esperienza,

- è come un padre per noi.
- Facciamo così, Rovelli:

io mi do da fare per questa licenza,
lei appena sente un suo compagno

che vuole fare qualche fuoco
d'artificio, mi fa un fischio.

Commissario, io non so fischiare,
e neanche cantare.

(IN CORO) # Quando l'ignobil
8 di settembre

abbandonò la Patria
il traditore

sorse dal mar la Decima Flottiglia

e prese l'armi
al grido "Per l'onore"!

Decima Flottiglia nostra... #

Un'Italia con gli operai
sempre in sciopero

e niente che funziona,
dove i preti vogliono sposarsi,

le donne divorziare,
i figli drogarsi,

un'Italia dove non c'è rispetto,
dove l'autorità non conta,

dove si ammazzano i poliziotti
è questa l'Italia che volete?

(INSIEME) NO! NO! NO!

E chi sarebbe questo
"bello cardillo"?

È una fonte di Calabresi,
quel commissario di Milano.

Lo conosco, è bravo.

- Come si chiama questo passerotto?
- A.B., Anonimo di Bollate.

Ma no... Sa come mi chiamavo io
quando lavoravo perla CIA?

Delilah, con l'acca finale.
Non rida!

I nomi d'arte devono essere più
suggestivi, femminili, passionali.

- Le piace l'opera?
- Sì.

Che ne dice di "Anna Bolena"?
Grande regina, grande donna.

Quest'altro invece si è spostato
a Roma a far danno,

ha messo su un gruppetto tutto suo.

Che fa questo, il ballerino?

Che si fa di tutta
la compagnia cantante?

La si lascia cantare, per ora.

Scusate.

Possibile che non si può cominciare
mai la riunione all'ora giusta?

Ma cosa avete voi romani,
la zavorra nel sedere?

Lo non c'entro, sono di Genova,
chiedi al Merlino, che è di Roma.

- Sì, è colpa mia, scusa, Pietro.
- Scusa, scusa, scusa...

Forza, dai, cominciamo.

Buonasera, signora.
Sono il commissario Calabresi,

posso parlare con suo marito?

- Questo? Sei...
- Decimi.

- Nove...
- Centesimi.

Pino,
c'è il commissario Calabresi per te.

- Che e successo? - Niente.
- Cosa succede, mamma?

Niente, ci sono dei signori
per papà. Brava.

Sono qui, commissario,
è successo qualcosa?

No, niente, volevo fare
due chiacchiere, così, in amicizia.

Lo devo andare in stazione,
ho il turno di notte.

Non si preoccupi,
la portiamo noi.

La sera delle bombe sui treni,
l'8 agosto, lei era di turno?

Ancora con queste bombe? Me l'avete
già chiesto allora. Non ero di turno.

Vi siete fissati!

Lei magari non c'entra niente,
ma al circolo sono ragazzi,

non pensano alle conseguenze. Non
sto dicendo che lei è come loro...

Invece sono proprio come loro.

E se a volte sono sventati,
come succede ai giovani,

gli do le beccate in testa,
come la chioccia coi pulcini.

Fa la chioccia anche con Valpreda?
Col Ballerino?

Cosa c'entra Valpreda adesso?

- È vero che l'ha buttato fuori?
- È vero, sì, e allora?

- Perché? Che ha fatto?
- Cose nostre.

Faceva il pirla con la ragazza
di un altro, fatti privati, insomma.

Che moralismo!
E ci dovrei credere?

Faccia lei.

E di Feltrinelli che mi dice,
Pinelli?

- L'ha incontrato di recente?
- Ma è una fissazione!

Di Feltrinelli non so niente, non lo
frequento, devo dirglielo in cinese?

Ammetta almeno che vi passa
un po' di soldi.

Finanzia tutti i gruppi di sinistra,
qualcosa sarà arrivato anche a voi.

Non si compromette, se me lo dice.
Non fa la spia.

Ciao. Hai fame?

Preferisci mangiare
o andare a dormire?

- Che c'è?
- Niente. - Come, niente? Allora?

Il commissario sapeva
che ho cacciato Valpreda.

- Fra di noi c'è una spia.
- Una spia? Chi può essere?

Se lo sapessi,
l'avrei già sbattuto fuori.

Quindi pensi che al circolo
stanno facendo qualcosa di strano

- 0 che i ragazzi...
- Ma no, non credo,

però non so se i ragazzi
mi dicono tutto.

< Giochiamo a carte scoperte,
Giannettini.

Dunque, lei è un giornalista
esperto di studi strategici,

stimato dai nostri fratelli coltelli
del Servizio Segreto militare.

Ma è anche di destra,profondamente,
direi intimamente di destra.

Perché mi ha voluto vedere?

So che sta per andare in Veneto,
so che la manda il SID,

e io non voglio fare sgarbi
ai nostri cugini

del Servizio Segreto militare. Non
le chiedo di informare anche noi,

vorrei solo sapere di più
su certe persone.

Noi infiltriamo destra e sinistra
come un coltello nel burro,

ma questi veneti mi risultano
dei fascisti un po' strani,

e non li riesco
tanto a inquadrare.

Allora, democristianon?

La tesi sul grande scrittore Céline,
cosa ti hanno detto gli editori?

Ma sai, è difficile,
aspetto una risposta, ma...

Te la stampo io la tesi,

ti faccio diventare l'autore
di punta della mia casa editrice,

insieme al Camerata Hitler
e al compagno Mao.

- La bella compagnia, che onore!
- Bella compagnia sì, democristianon!

- Sbrigati a finirla.
- Ma hai detto sul serio?

Certo, se aspetti i signori delle
case editrici fai prima a morire.

- Non so proprio come ringraziarti.
- Ma cosa c'è da ringraziare?

- Ricordi i bei tempi del convitto?
- Che anni tristi, che schifo!

Come si chiamava
quel figlio di troia

- che voleva metterlo in culo
a tutti? - Manlio, l'educatore.

Sì, educatore! Ricchione bastardo!
Per fortuna mi difendevi tu!

Ma che ora è?

Devo andare alla stazione. Dobbiamo
andare via, mi dispiace, Guido.

- Sedetevi qua.
- E gli altri dove sono?

- Fra poco arrivano.
- Questi qua mandali via.

< Andiamo, tutti fuori, fuori.

Certe volte vorrei essere cieco
come loro.

Vedere troppe cose è insopportabile.

Lo invece vorrei
che non esistessero.

Il Cristianesimo da duemila anni
ci ha riempito la pancia

di nauseanti buoni sentimenti.

Invece ogni falla nell'ordine
dell'universo andrebbe eliminata.

RUMORE INDISTINTO

Cosa fa quel cretino?
Dai, fallo smettere.

Guelfo!

Grazie per essere venuti. Non è
la prima volta che ci vediamo qui,

ma oggi è arrivato un ospite
che attendevamo da tempo.

Ci ha portato documenti importanti,

a garanzia che non agiremo
allo scoperto.

La situazione ci è favorevole,

le azioni sui treni
sono state un successo,

finite tutte sul conto dei rossi.

Ciò che era nei nostri pensieri
può farsi azione,

negli ultimi anni l'Italia ha vagato
nel buio, senza più un ideale.

Ora proprio noi, figli di queste
province grigie e smemorate,

siamo chiamati all'impresa.

Molti sono pronti a seguirci,
aspettano solo la prima spallata,

ci verranno tutti dietro,
gli italiani seguono le voci sicure.

< Compagni, silenzio. Ha chiesto di
intervenire Giangiacomo Feltrinelli.

< Sapete tutti chi è, l'editore, non
c'è bisogno di presentarlo. Prego.

Lo non ho dubbi: il colpo di Stato
che si sta preparando

ha come modello quello greco
di due anni fa.

Occupazione dei centri nevralgici,
controllo delle fabbriche

e dei mezzi di comunicazione,
coprifuoco,

sospensione delle garanzie
costituzionali,

arresto e deportazione
di tutti gli oppositori politici.

Per fare questo, il primo passo
è alimentare la tensione nel Paese,

radicalizzare lo scontro,

nelle fabbriche,
nelle scuole, nelle università.

Per questo vi invito a pensare
forme concrete di resistenza,

anche armata.

< In Grecia non sarebbe finita così,
se la sinistra

si fosse organizzata preventivamente
anziché fidarsi del re

e dei relitti della democrazia.

< Doveva armare le masse,
ricordare le parole di Lenin:

"La democrazia è il fucile
sulla spalla degli operai".

(TRASMITTENTE) Voi, ragazzi del
movimento studentesco sarete decisivi

nello scontro di classe.

(CALABRESI) Pinelli!

- Siamo fidanzati? Mi viene sempre
dietro! - Avevo una curiosità.

Cos'hanno in comune un ferroviere
che guadagna 115.000 lire al mese

e un miliardario
che gioca a fare la rivoluzione?

Una certa simpatia per gli ultimi.
Sa quelli in fondo?

I tagliati fuori?

Perché mi ha detto
che non lo frequentava?

Non lo frequento,
sono venuto a sentirlo.

E non sono neanche tanto d'accordo
con quello che dice.

Non è d'accordo?

Neanche quando dice: "Cercare forme
di resistenza, anche armata"?

Ecco come sapete le cose, avete spie
dappertutto! Bravo, commissario!

Pinelli,
non mi piace questo tono, però.

Non le piace il tono!

Senta, ha un minuto?

Come vede, commissario, niente
pistole, niente mitra, niente bombe.

Certo, qualcuno pensa che anche
i libri possono essere armi,

però per ora fortunatamente
pubblicarli non è reato.

Neanche pubblicare questi?

Non sei obbligato a comprarli, sei
tu che scegli, nessuno ti costringe.

A lei commissario
piacciono i libri? Li legge?

Sì, Pinelli, certo.

Pensa che un poliziotto
sia un caprone, un ignorante?

Allora tenga,
questo è il mio preferito.

Buon Natale.

Parla di quando la festa è finita,
quando ce ne siamo andati,

possiamo finalmente dire quello che
non siamo riusciti a dire in vita.

- Piacerebbe anche a me dire
tante cose. - Allora venga con noi.

- Porte aperte
al compagno Calabresi. - Ci penso.

Prima però libera i compagni
anarchici messi dentro senza prove?

Se sono dentro, qualcosa hanno
fatto. Dove c'è fumo c'è fuoco.

- Dipende da chi lo appicca.
- Mi lasci ricambiare, però.

Tenga, parla della Cina
e della Russia,

i Paesi che hanno fatto
la rivoluzione.

Non so se le piacerebbe tanto
viverci.

Le dittature dove lo Stato ti conta
anche le volte che vai al cesso

- le odio tanto quanto i fascisti.
- È vero, voi siete anarchici,

voi non lo volete proprio,
lo Stato.

Gli inglesi scrivono che in Italia
si sta preparando un colpo di Stato,

simile a quello greco.

Lei, colonnello,
cosa può dirmi di questo articolo?

Credo che qualche rischio
il Paese lo stia correndo.

"A differenza della vendetta, che
è un piatto che si mangia freddo,

i colpi di Stato,
specie in un Paese come il nostro

sono un piatto che si serve caldo."

L'ha scritto un giornalista
a libro paga

dal Servizio Informazioni della
Difesa, si chiama Guido Giannettini.

Ma chi è al vertice
di questi piani eversivi?

Spesso sono realtà autonome
con strategie e obiettivi diversi,

come quando nell'acqua si scaglia
una pietra e si formano dei cerchi.

Pensa che l'Arma dei Carabinieri
sia coinvolta?

La base e parte degli alti gradi
sono certamente fedeli,

ma so che alcuni ufficiali
frequentano con regolarità

riunioni di Ordine Nuovo o del Fronte
Nazionale del principe Borghese.

- Ciao, Pietro.
- (VALPREDA) Ciao, ragazzi.

Con questo catorcio
vuoi andare fino a Milano?

- Sei sicuro di arrivare? - Arrivo,
arrivo, Pietro arriva sempre.

Devo andare dal giudice
per un volantino

che ho scritto contro il Papa,
pensa che roba!

Incredibile, eh?

- Buon viaggio.
- Ciao. - Ciao, Pietro.

Sono l'agente Ippolito,
passatemi il capo.

Dottore, volevo informarla che
Valpreda è partito ora per Milano,

ha con sé una valigia.
Sì, ma non so cosa c'è dentro.

Domani mattina dovrebbe essere là.
Agli ordini.

(IN FRANCESE) Finora il voto
è stato incerto.

Il discorso che Aldo Moro, ministro
italiano degli Affari Esteri

e presidente della commissione,
pronuncerà, dovrebbe essere decisivo.

La giunta militare greca
non solo non ha inteso garantire

il ripristino delle libertà
democratiche del proprio Paese,

ma opera perché simili dittature

si affermino anche
in altri Paesi d'Europa.

E dunque, a riconfermare il rifiuto
di ogni attentato alla democrazia,

il no al ripetersi
di esperienze buie e devastanti,

l'Italia vota contro e auspica

l'espulsione della Grecia
da questo consesso.

Scusa, scusa. Le chiavi.

A me quel Sottosanti
non è mai piaciuto.

Sottosanti ha fatto uscire Tito
e anche gli altri da San Vittore.

È venuto apposta dalla Sicilia!

Per questo vai in banca?

Ti ha chiesto i soldi
in cambio della testimonianza?

No, è un rimborso spese!

Vado a ritirare la tredicesima,
è Natale sì 0 no?

- Non mi piace, fai male.
- Basta!

So io se faccio bene o male.

Pino! Pino!

Dai, fa freddo.

VOCI NON UDIBILI

Venga con me, subito,
a piazza Fontana...

Una caldaia... un sacco di morti,
un sacco di feriti.

SIRENA

SIRENA

Nozza, che ci fa qui?

Ero qua dietro, sul tram.

Una caldaia, dicono.

Una cosa così non la fa una caldaia,
la fa una guerra.

Cerri! Allora?

È una bomba, commissario,
ad altissimo potenziale.

Ho trovato un pezzo di miccia,
non avevo mai visto una cosa simile.

C'era anche un'altra bomba inesplosa
alla Banca Commerciale.

A Roma sono scoppiati altri tre
ordigni senza però fare vittime,

una alla Banca Nazionale del Lavoro
di via Bissolati,

- altre due all'Altare della Patria.
- Ma a piazza Fontana quanti morti?

- Quattordici, per ora, ma altri
sono in fin di vita. - Dio mio!

Ministro, la prego,

non torni col volo prenotato,
segua il protocollo d'emergenza.

Avete sentito dell'altra bomba
inesplosa a piazza della Scala?

Vado a vedere di che si tratta.
Ingegner Cerri, le sue impressioni?

Stiamo ancora raccogliendo
i reperti.

Oltre al mozzicone di miccia ci sono
pezzi del meccanismo di un timer.

E l'odore di disinfettante
che si sente nell'aria?

Tipico del glicole,

sta nella dinamite da cava
che noi chiamiamo gelignite.

- Dottore, forse si è ferito.
- Perché?

SIRENE

Stava affisso sul muro,
qui vicino, in piazza Cordusio,

accanto c'era una cassettina
con dei fili, forse un timer.

Un manifesto anarchico e dei fili,

- sembra fatto apposta per lasciare
una firma. - Non è la prima volta.

- Stavolta l'hanno lasciata grossa.
- Le faccio un elenco?

- Palazzo di Giustizia, Rinascente
Senato. - Ma quelli erano petardi,

questa è una bomba,
ci sono dei morti!

Le pare logico firmare
una cosa orrenda come una strage?

Sono pienamente d'accordo
col Presidente,

vanno adottate subito
misure eccezionali.

Cosa intendi
per misure eccezionali?

Sospensione provvisoria
delle garanzie costituzionali,

proroga del fermo giudiziario

e semplificazione
delle procedure investigative.

Tutte cose previste dal Testo Unico
di Pubblica Sicurezza.

Ma mai utilizzate dal dopoguerra.

E tu saresti il ministro
della Difesa? Bella difesa!

E tu il ministro dell'Interno?
Bel controllo della situazione!

Il Ministro Restivo
ha messo il dito sulla piaga.

Di fronte a fatti di questa gravità
non ci sono altre soluzioni.

Le decisioni che prendiamo qui
devono essere condivise dal governo,

non si può firmare un atto così
grave senza aver sentito prima Moro!

Moro, Moro, sempre Moro!

Non sapete decidere senza Moro!
Moro è a Parigi.

Scusi, Presidente,
scusate tutti,

ma devo andare in televisione
a leggere un comunicato,

e poi ho anche la febbre,

ma prima volevo dirvi
che sono molto preoccupato.

Tra due giorni la destra farà
a Roma una grande manifestazione,

non pensate che sarebbe opportuno
proibirla?

No, caro, se non vuoi proclamare
lo stato di emergenza,

come dice il Presidente,

ricordati bene che in tal caso tutti
hanno il diritto di manifestare!

Su, muovetevi, su!

Non entrate tutti, Pinelli,
non c'è posto.

- Quanti morti ci sono, commissario?
- Quattordici, per ora.

Lei sa che non c'entriamo niente,
perché ci portate in Questura?

Adesso ci dice lei
quello che dobbiamo fare?

Ci viene dietro col motorino?

- Dove vai? - Devo andare su,
sono con gli altri.

(DALLA TV) L'azione fermissima,
immediatamente intrapresa,

e la certezza che io,
in nome del governo,

do al Paese in questo momento che
nulla sarà lasciato di intentato

per scoprire e punire
chi ha distrutto vite umane

e ferito l'anima di tutti noi.

- Mi è sfuggito il nome.
- Delle Chiaie Stefano.

- Signor principe, c'è qua
il signor Delle Chiaie. - Ssh.

(TV) Abbiamo conosciuto momenti
di tensione e di conflitti sociali,

ma qui ci troviamo di fronte
a delitti organizzati

con fredda determinazione.

(TV) Occorre, cittadini, che ognuno
di noi si riconosca nella legge,

si senta parte di una comunità

che può perdere se stessa
se non si unisce nella legge.

Ma Rumor che fa? Non avevate detto
che proclamava lo stato d'emergenza?

E voi che fate, vi tirate indietro?

Questi pazzi a Milano
cos'hanno combinato?

Avevano detto "un fatto clamoroso"!
Sarebbe una strage di civili?

- È la guerra, principe.
- Taci, non usare quella parola.

I soldati possono dirla,
i macellai no.

- Licia, sono io,
hai sentito la radio? - No, perché?

C'è stata una bomba, in una banca,
sembra ci siano tanti morti.

Oddio, Pino.

Ci hanno portato tutti in Questura,
ma non ti preoccupare,

è per i soliti accertamenti,
però ci terranno qua tutta la notte.

Manda qui mia mamma, così ti porta
i soldi della tredicesima.

Non c'è fretta, me li porti
a casa tu quando torni.

Sì, dai. Ciao.

- Visto?
- Dai, su, cammina.

L'ordigno è stato messo in modo da
fare il massimo numero di vittime,

sotto il tavolo,
al centro del salone.

Nel cumulo di detriti ho rinvenuto
frammenti metallici di una scatola,

identica a quella che abbiamo trovato
nella borsa della Banca Commerciale,

di quella marca tedesca, Juwel.

Qui poi c'è una miccia e un timer,

che fa pensare a un doppio innesco,
cosa un po' strana.

Bene, ottimo lavoro,
meglio però portare tutto a Roma

e farlo analizzare al centro di
Polizia Criminale, me ne occupo io.

Ma perché?
Noi siamo in grado...

No, no, meglio Roma, si lasci
servire, Cerri, meglio Roma.

Diamo tutto al professore
e poi ci pensa il Viminale.

Voi dell'ufficio politico...
lei, Calabresi,

metta sotto pressione tutti
questi Bakunin, li faccia cantare,

li voglio cinguettanti, come i
fringuelli dell'isola di Ventotene.

- Si sono fissati
che c'è di mezzo Pietro. - Ma dai!

Valpreda sarà un mezzo matto, ma non
ci credo che ha fatto una strage.

- Quando l'hai cacciato dicevi che...
- Era meglio perderlo che trovarlo,

ma era una valutazione politica.

Allora, com'è la situazione
là fuori? Che si dice?

Qualcuno pensa che possa
essere stato uno di voi?

Gli anarchici sono un sacco di cose,
ci stanno i duri...

- Facciamo qualche nome.
- Dai, continua.

Di là si fanno delle chiacchiere,
uno ha detto che cercate Valpreda.

Allora?

Allora ho visto che Pinelli
si preoccupava.

E perché?
Pinelli sa qualcosa?

- Non ho detto questo. - Hai detto
che sa più di quello che dice.

No, non ho detto affatto così,
ho detto che penso...

- che suppongo che Pinelli...
- Penso, suppongo.

Non mi stai dicendo niente.

(CALABRESI) Cosa Sa Pinelli?

Cosa sa di Valpreda?

Qualche giorno fa l'ho visto al
circolo mentre scriveva a macchina

una lettera a un compagno di Roma,
e lo metteva in guardia da Valpreda.

- Cominciamo a ragionare.
- Ma non so nient'altro, veramente!

Il Pino, poi, ci metto la mano
sul fuoco che non c'entra niente.

Gli artificieri hanno fatto brillare
la bomba della Commerciale!

Beh, poteva scoppiare, o volevamo
rischiare un'altra strage?

Ma poteva essere una prova decisiva,

magari era dello stesso tipo di
quella di piazza Fontana o di Roma.

- La borsa è di là, tra i reperti,
se la vuole vedere... - Sì!

BUSSANO ALLA PORTA

Commissario, proprio lei cercavo.

Perché questa richiesta di
perquisire la casa di Feltrinelli?

Giudice, glielo devo spiegare io
chi è Feltrinelli?

So benissimo chi è Feltrinelli,
ma mi dia un motivo.

- Che elementi avete contro di lui?
- Ipotesi investigative, intuizioni.

Intuizioni.

Di là c'è una marea di anarchici
fermati, nessuno mi ha detto niente,

l'ho saputo dagli avvocati
che sono venuti a protestare.

- Su quale base sono qui?
- È tutto l'anno che mettono bombe,

molti di loro sono in carcere.

Sì, ma noi indaghiamo su questa
bomba scoppiata poche ore fa,

e io le chiedo se su qualcuno
di quegli anarchici

ci sono responsabilità oggettive.

C'è stata una specie
di rivendicazione.

Questa l'abbiamo trovata
a pochi isolati dalla banca.

Non lo so, non mi convince.

- Vorrei farlo esaminare a Parigi.
- D'accordo, lo mandiamo noi.

No, lo faremo noi in Procura.
Mandatelo al mio ufficio.

Ma perché questa diffidenza?
Sta parlando con uomini dello Stato.

Anche lei parla con un uomo dello
Stato, non facciamo gli offesi.

Mandate tutto al mio ufficio
e ognuno faccia il suo lavoro.

Arrivederci.

Non se la prenda, commissario.
È giovane, tiene la cresta alta,

ma la abbasserà, come tutti.
Queste sono le carte per Basilea.

Un emigrato italiano
ha detto a un giornale svizzero

che ci sarebbe stato
un attentato a Milano.

- Lei in due giorni va e torna.
- lo?

Vado a Basilea in questo momento?

Pare che sia uno
del giro Feltrinelli.

Commissario, questa è una cosa
delicata e io mi fido solo di lei.

(TV) Erano circa le quattro e mezza
del pomeriggio,

il salone della banca era affollato

perché oggi era giornata
di mercato a Milano,

e il venerdì si concludono
le contrattazioni della settimana.

(TV) Un boato e una fiammata hanno
letteralmente sconvolto l'edificio,

una buca di circa un metro
di diametro

si è aperta nel pavimento,
nella parte riservata ai clienti

che in quel momento terminavano di
effettuare le operazioni bancarie.

(TV) I primi soccorsi
sono stati portati dai cittadini...

Merlino, ho qui i verbali
di varie dichiarazioni da lei rese

a un funzionario di polizia
e al magistrato,

vorrei precisare con lei
alcune cose.

- Conferma di far parte del gruppo
anarchico 22 Marzo? - Lo confermo.

- Quante persone ne fanno parte?
- Mah, di assidui... sei, sette.

Ho capito bene?
Ha detto sette?

Sì, sette, come i sette re di Roma,
i sette peccati capitali,

le sette meraviglie,
i sette samurai...

E in sette volete fare
la rivoluzione?

Gli apostoli all'inizio
non erano molti di più.

Ci risulta che a uno di voi piaceva
giocare con gli esplosivi, chi era?

- Se lo sa già, perché me lo chiede?
- Risponda, poi glielo spiego.

Il milanese...
il Ballerino, Pietro Valpreda.

- Continui, mi parli di lui.
- Sì. Posso avere un caffè?

Pietro teneva dell'esplosivo
in un buco, sulla Tiburtina,

ma ora non trovereste più niente, ha
portato via tutto una settimana fa.

- Chi mi dice che non mi sta
raccontando una balla? - Faccia lei.

Signor colonnello.

Conferma di essere l'agente
di polizia Ippolito Salvatore

infiltrato nel Circolo 22 Marzo,
conosciuto dagli anarchici

- con il nome di Andrea il Genovese?
- Confermo.

Prego, si accomodi.

Dov'è questo Valpreda ora?

A Milano.
È partito l'altra sera da Roma.

- Voleva essere a Milano
la mattina del 12. - Per fare?

Forse...
quello che ha fatto?

Si rende conto
di quello che ha suggerito?

Lei è un pubblico ufficiale.
Sa con certezza che Valpreda...

No, no, no...
chiedo scusa, chiedo scusa.

La mia era soltanto
una supposizione.

Merlino, ci risulta che lei
nel '68 si è recato in Grecia

con dei dirigenti di primo piano
dell'estremismo nero,

tutti invitati
dal governo dei colonnelli.

Non è una strana compagnia
per un anarchico?

Sì, è vero,
all'epoca ero di destra, ma...

poi la contestazione mi ha fatto
cambiare idea e ho cambiato vita.

Da allora non ho più visto nessuno
di tutti questi qua.

Nemmeno Stefano Delle Chiaie,
il capo di Avanguardia Nazionale?

- Non eravate molto amici? - Sì,
ma ho interrotto ogni rapporto.

Agente Ippolito, a suo parere Merlino
è da considerarsi uomo di destra

- 0 di sinistra? - Alle riunioni si
esprime come estremista di sinistra,

ma frequenta ancora gente di destra,
è rimasto legato a quel mondo lì.

Tipo chi?

Tipo Stefano Delle Chiaie,
il capo di Avanguardia Nazionale.

Ho fatto anche un rapporto
su un loro incontro avvenuto l'11.

L'11? Il giorno prima della strage?
Sicuro?

L'11 dicembre, colonnello,
sicuro.

Ho incontrato Mario Merlino
l'11 per strada,

ma è stato un caso,
non lo vedevo da anni.

Da quando siete stati dai colonnelli
greci a prendere istruzioni?

- Di che istruzioni parla? - Lo sa.
I loro documenti parlano chiaro,

come quando sostengono che bisogna
infiltrarsi nei gruppi di sinistra

e spingerli ad azioni violente
e giustificare così

l'intervento delle forze armate.

Per questo Merlino
si finge anarchico

e il giorno prima della strage avete
concordato gli ultimi dettagli.

Parole, illazioni, prove zero.

Cosa mi dice
di Junio Valerio Borghese?

Il principe Junio Valerio Borghese.
Un eroe, un soldato.

Che rapporti ha Avanguardia Nazionale
col Fronte Nazionale di Borghese,

- e con Ordine Nuovo?
- Fraternità e divergenze.

Sempre che queste cose
voi le possiate capire.

Visto, Pino? Ci sono tanti amici
qua, bravi compagni,

mali hanno messi
con certe facce da galera!

L'ufficio politico li mette
tutti insieme, i rossi con i neri.

Questi qua, per esempio, vedi,
sono di Ordine Nuovo,

- quello è un fascista di Roma.
- No, no, quello non è un fascista,

l'ho visto alla stazione Termini
col Sottosanti.

Ma cosa dici, col Sottosanti?
Quando?

Poche settimane fa.

- E che facevano?
- Niente, si salutavano,

poi lui ha dato un pacchetto
al Sottosanti.

Ma sei sicuro? Guardalo bene,
questo qua è Di Luia...

- è un fascista
amico di Delle Chiaie. > Pinelli!

Dai, facciamo un altro giro,
vieni.

- Muoviti.
- Dagli un'occhiata.

Ve l'ho già detto,
quante volte lo devo ripetere?

Il 12 sono uscito di casa alle 14
e sono sono stato al bar

fino alle 17 o alle 17.30,
a giocare a scala quaranta

con due miei amici,
il Magni e il Pozzi.

Sì, loro confermano,
ma sono amici tuoi,

invece il barista dice che hai preso
un caffè con uno che non conosce,

- ma poi sei andato via.
- Non mi avrà visto,

perché i tavoli del gioco
non si vedono dal bancone.

E poi scusate, ma se ve l'ha appena
confermato il Pozzi!

Ammesso che dici la verità,
poi che hai fatto?

Sono andato al circolo,
al Ponte della Ghisolfa

e alle 18 col motorino sono arrivato
allo Scaldasole dove mi aspettavate.

Ti pare credibile che mentre tra gli
anarchici si prepara una cosa simile

-tu giochi a carte?
- Non si preparava un bel niente!

Tutto fumo.

La solita retata degli anarchici,
li tengono un po' e dopo li mollano.

Sperare che gente come Rumor
proclami lo stato d'emergenza,

le leggi speciali...
Tutti si aspettavano chissà cosa.

- Tutti chi? - I camerati,
tutti quanti, i coglioni!

Hanno anche vietato le manifestazioni
a Roma per paura degli incidenti!

Che geni! Stasera ci sono i morti
e loro hanno paura degli incidenti!

E al funerale di quei disgraziati
non ci pensano.

E se i camerati che dovevano andare
a Roma vanno in piazza del Duomo?

E se vanno lì a impalarsi
i rossi uno a uno?

- In Svizzera com'è andata,
commissario? - Una falsa pista.

- Qui a che punto siamo? - Abbiamo
rilasciato quasi tutti gli anarchici,

però è saltato fuori un tassista.

Pensa di aver portato
quello che ha messo la bomba,

- e indovini a chi assomiglia.
- A uno che conosciamo?

A Valpreda,
l'abbiamo già preso.

Voglio proprio vedere chi è quel
pirla che mi ha incastrato.

- Dottore, bentornato.
- Dove lo portano?

- A Roma, lo vogliono i magistrati.
- Perché a Roma?

Perché l'ultima bomba è scoppiata
all'Altare della Patria

e le indagini andranno tutte lì.

Venerdì alle ore 16, 16.15
ero qui in piazza Beccaria,

quando dalla galleria esce un tipo
con una borsa che sembrava pesante.

Sale e mi chiede di portarlo alla
banca in piazza Fontana e mi dice:

"Vado in banca, vedo una persona,
poi mi porta in via Albricci".

- Si sieda, si metta comodo.
- Grazie.

- Posso?
- Prego, commissario.

Rolandi, via Albricci dista quattro,
cinque isolati da piazza Fontana.

Non è da matti prendere un taxi
per fare sette, ottocento metri?

Giusto!
L'ho pensato anch'io.

Sì, ma Valpreda
ha il morbo di Burger, cammina male.

Ma chi mette una bomba
cerca di non farsi notare.

Ma questo brav'uomo non mi sembra
uno che inventa favole,

- 0 no, Rolandi?
- Ha preso il mio taxi!

Se prendeva quello di un altro,
era meglio.

No, meglio il suo,
così la taglia se la "pappa" lei.

Dice?

- Ci sarebbe qualcosina da bere?
- Dopo. Andiamo avanti.

- È salito sul taxi...
- Siamo andati alla banca,

e quando è uscito fuori
la borsa non c'era più.

- E la persona era questa?
- L'ho già detto ai carabinieri.

Voglio che lo dici anche a me.
Era questa sì o no?

Se non è lui,
è uno che gli somiglia tanto.

No "somiglia", è o non è?

Allora... è.

(TV) In composto, dignitoso dolore,
Milano porge l'ultimo saluto

alle vittime dell'attentato
di venerdì scorso

alla Banca Nazionale
dell'Agricoltura.

(TV) La folla immensa
che si è radunata qui

esprime lo sbigottimento,

lo sdegno,
il dolore di tutti gli italiani.

(TV) Sul portale del Duomo
c'è una scritta:

"Milano si inchina
alle vittime innocenti..."

MUSICA SACRA

(CALABRESI) Questo assegno
da 15.000 lire l'hai staccato tu.

Sottosanti l'ha incassato subito.

Perché non mi hai detto
che il 12 vi siete incontrati?

- Non credevo fosse importante.
- Decido io cosa è importante.

Era un rimborso spese
perché era venuto dalla Sicilia

per testimoniare
a favore dei compagni in galera.

- Un rimborso spese. - Sì. - O il
prezzo per una falsa testimonianza?

- O peggio?
- Peggio cosa?

Che mi state contestando?
Siete diventati matti?

Tutti sanno quello che penso
della violenza.

Ammettiamo che è così. Perché non mi
hai detto che hai visto Sottosanti?

Per non farvi costruire
sopra un poema,

infatti
è quello che state facendo.

C'è qualcosa che non capisco.
Non mi racconti la verità.

- E non sarebbe la prima volta.
- Non capisco di cosa sta parlando.

Del tuo libretto chilometrico.

C'è scritto che l'8 agosto,
il giorno delle bombe sui treni,

tu eri in stazione, sei partito
per Roma, e sappiamo pure perché.

- Sarebbe? - Hai incontrato Valpreda.
- Era per fargli un favore.

Gli portavo del materiale per
un'attività creata con dei compagni

- che facevano lampade liberty.
- Lampade liberty. - Sì. - Davvero?

Gli ho portato delle perline,
dei vetri colorati...

Pinelli, ma per chi ci hai preso?
Perline, vetri colorati...

- Ma chi ci crede? - Cosa c'entra
quella notte di quattro mesi fa?

Mi accusate della bomba sui treni di
agosto o di quella di piazza Fontana?

Si può sapere
cosa cazzo volete da me?

- Sono tre giorni che mi tenete
chiuso qua dentro. - Ooh!

Non mi metta le mani addosso.

Facciamo così: tu firmi un verbale
in cui dichiari che Valpreda

spesso ha manifestato la necessità
di azioni violente e la finiamo qui.

Lo non firmo nessun verbale.

Non avete niente contro Valpreda e
volete che l'accusa la fornisca io?

Ma siamo matti?

Adesso basta, non parlo più.

Valpreda e il tassista sono in
viaggio verso Roma per il confronto,

- manca solo il verbale di Pinelli.
- Pinelli sa molto, vedrà che cede.

- No, fa il muto. - Allora
l'unica cosa è fare il "saltafosso".

Sì, gli dica che Valpreda
ha confessato e vediamo la reazione.

Non ci crederebbe,
servirebbe qualcosa di più concreto.

Beh, fabbricatelo,
tanto chi vuole credere crede,

ve lo dice uno che ha visto tante
volte il miracolo di San Gennaro!

Fidatevi, Pinelli non è più furbo
dei napoletani.

(PINELLI) Sto qui da 72 ore,
mi avete fatto dormire 4 ore,

non mi avete fatto mangiare, mi
avete interrogato giorno e notte!

Ma con che diritto?
Il mio fermo è scaduto da un pezzo!

Il tuo alibi è scaduto da un pezzo,
troppe contraddizioni, non tiene.

Ma ditelo, non è me
che volete incastrare 0 Valpreda,

è Feltrinelli che volete!

Chi ci crede che quattro anarchici
hanno messo su un piano simile?

Invece se sono dei burattini in mano
a Feltrinelli, allora sì, vero?

Commissario, sospenda tutto,
Valpreda ha confessato.

Ha messo lui la bomba,
era lui quello sul taxi.

Non ci credo.

- Non è vero.
- L'ha pure messo a verbale,

è di là,
ce l'hanno appena trasmesso da Roma.

- Vado a prenderlo.
- Commissario.

Tu lo sai, con le bombe e i morti
gli anarchici non c'entrano.

Se fosse così,
sarebbe la fine dell'anarchia.

Lo non ti credo.
Non vi credo, è falso! Falso!

Mi volete mettere in mezzo,
fascisti! Fascisti!

< Fascisti!

Basta, basta, basta basta!

- Pensate di fregarmi?
- Devi stare buono.

PARLA IN DIALETTO MILANESE

- Che hai detto?
- Devo tradurre?

- Pinelli, stai zitto.
- Che altro fai? - Zitto!

TONFO

Che è successo?

Oddio!

- Si è buttato.
- Come, si è buttato?

< Aiuto!

È caduto,
abbiamo cercato di fermarlo.

- Si è buttato giù, commissario.
- Fate presto, ragazzi!

Che state dicendo?

- Si muove ancora.
- Indietro, non lo toccate!

- (CALABRESI) Respira ancora,
avete chiamato un'ambulanza? - Sì.

- Era qua che urlava... - E allora?
- Tutti abbiamo cercato di fermarlo.

- C'era fumo, abbiamo aperto...
- Non siamo riusciti a fermarlo.

- Panessa!
VOCI ACCAVALLATE - Zitti, zitti!

Non può succedere una cosa così.

Non si muove.

Commissa',
ha chiesto una sigaretta,

si è alzato, è andato
alla finestra e si è buttato giù.

Lo ho cercato di fermarlo.

Si è buttato.

SIRENE

Lasciatelo stare.
Fuori, ci penso io, via, via.

Fuori, fuori.

- Che hai sentito?
- Ehi, che hai sentito?

Fuori da qui, uscite tutti da qui.
Fuori, forza, dai!

Devi dirmi che hai sentito.

Dimmi che hai sentito.

A melo puoi dire,
a melo devi dire. Dimmelo.

- La signora Pinelli?
- Sì.

Siamo giornalisti. Deve essere
successo qualcosa in Questura.

- In Questura? - Non l'ha avvertita
nessuno? - No, perché?

Purtroppo è successa una disgrazia,
suo marito è in ospedale.

- Scusi, Questore, devo raggiungere
il Comando. - Vada, tenente.

Bisogna stare attenti,
qui sotto ci sono i giornalisti,

- dobbiamo concordare una versione.
- Come, concordare una versione?

Prima di aver capito cos'è successo?

Si è buttato, commissario,
questo è successo.

- Non è così, Panessa?
- Noi non gli abbiamo fatto niente,

c'era il fumo, la finestra aperta,
nessuno l'ha toccato.

Bisogna dire
che è stata una disgrazia.

La tensione, la stanchezza,
il fumo, non aveva mangiato,

si è sentito male, si è appoggiato
alla finestra aperta... un malore.

- Questore, non funziona.
- Perché?

Uno sotto interrogatorio
che finisce giù da una finestra...

Non ci crede nessuno.
Chi è il magistrato di turno?

Oddio, è Paolillo.

Appunto, non possiamo nemmeno
contare su un magistrato obiettivo.

Altro che disgrazia, si è buttato
giù perché si è visto perduto.

- Suicidio come ammissione di
colpevolezza. - Colpevole di cosa?

Non ha ammesso niente,
non c'è niente contro di lui.

Ma lui sapeva, lui copriva,

e quando si è visto scoperto
si è buttato.

È andata così, non è vero?

Perché se non fosse andata così, e
io non lo so e non lo voglio sapere,

mai nessuno si fiderà più
di una divisa, avete capito?

- Avete capito bene?
SQUILLI DI TELEFONO

E se qualcuno gentilmente vuole
rispondere a questo telefono!

- Calabresi. - Sono Licia Pinelli.
Perché non mi avete avvertito?

Signora, siamo tutti molti occupati
in questo momento, mi scusi,

la richiamo appena posso.
Scusi.

Dottore, mi scusi, sono la mamma
del Pinelli. La signora Pinelli.

Mi scusi, dottore, per favore...
Scusi, per cortesia. Dottore!

"È la fine dell'anarchia!",
ha gridato, è andato alla finestra

e con un balzo felino
si è lanciato nel vuoto.

Uno dei nostri ha tentato
di afferrarlo, ma non ce l'ha fatta,

- gli è rimasta la scarpa in mano.
- E poi gliel'ha rimessa al volo?

- Non ho capito.
- Il collega Palumbo dell'Unità,

sostiene che le scarpe
le aveva tutte e due.

Ma, dottor Palumbo,
che cosa ne sa? Quando è arrivato?

Ero già lì,
sono stato il primo a vederlo

e le scarpe
le aveva tutte e due.

A noi questo morto in casa
non fa affatto piacere.

Pinelli incominciava a parlare,
ad ammettere delle cose,

l'interrogatorio girava intorno
a nomi di certi amici suoi,

nomi che non posso fare.

- Chi dirigeva l'interrogatorio?
- Il dottor Calabresi.

Commissario, com'è andata la cosa?

Lo non ero nella stanza,

- i miei colleghi gli contestavano
delle contraddizioni. - Quali?

C'erano delle cose strane,
si è visto perduto e si è gettato.

E che elementi c'erano
contro di lui?

Senta, signorina Cederna...

Innanzitutto le faccio i complimenti
perché io sono un suo ammiratore...

- Penna finissima!
- Lei è molto gentile.

Sarebbe altrettanto gentile da
rispondere? Che elementi avevate?

C'erano requisiti motivi, mi creda.

- Forse lei vuole dire "fondati"?
- Fondati. - Fondati.

Esattamente, fondati motivi.

Pinelli era fortemente indiziato
e non ha retto,

comunque vi dirà meglio
il commissario Calabresi.

Ora scusatemi, ma sono le tre
di notte e il dottor Allegra e io

dobbiamo relazionare al signor
ministro. Buonanotte a tutti.

Con permesso. Buon lavoro.
Venga, tenente.

Scusi, commissario, ma come mai
la moglie non è stata avvertita?

L'abbiamo avvisata noi giornalisti,
ma non toccava a voi?

Volevamo andare subito all'ospedale,
pensavamo poi di andarla a prendere.

- Una volta morto? - Ma che dice?
- Quando non poteva più dire niente?

Lo stimavo Pinelli,
era una persona perbene.

Lei lo stimava,
era una persona perbene...

il Questore Guida dice che però
era indiziato per requisiti motivi.

Quale dei due Pinelli
è quello giusto?

Perché l'hanno coperto così?

Di' che gli levino quel lenzuolo,
voglio vederlo!

Voglio vederlo tutto, voglio vedere,
voglio vedere cosa gli hanno fatto.

Non dormi?

Sono stata in pena tutta la notte,
non riuscivo a dormire.

Il bambino è agitato, non so perché.

Ho sentito la radio,
ma che è successo?

Non l'ha detto la radio
che è successo? Lo sanno loro?

Perché io non so che è successo.
Non ero lì, non c'ero.

Scusami.

(IN CORO) # Addio, Lugano bella,

o dolce terra pia,

scacciati senza colpa
gli anarchici van via. #

- Mamma, non dovete piangere,
aspettano solo questo. - Chi?

Loro.

Non gliela diamo
questa soddisfazione.

(COLONNELLO) Qualche ora fa dal
Servizio Informazioni della Difesa

è uscito un documento
contraffatto.

Gli investigatori e le autorità
che lo riceveranno

non avranno il quadro esatto della
situazione, ma è nel mio rapporto.

Colonnello, è sicuro che Merlino
il giorno prima della strage

ha incontrato il capo di Avanguardia
Nazionale, Stefano Delle Chiaie?

Tutto quello che legge
è stato riscontrato.

Dunque tra gli anarchici si sono
infiltrati elementi neofascisti...

E dei Servizi. Tutta l'eversione
di destra e di sinistra

è stata sempre tenuta
sotto controllo.

Allora dovevano prevenire le bombe,
anziché lasciarle scoppiare.

Qualcuno ha pensato
di poterle sfruttare.

Cinque anni fa l'Italia
fu molto vicina a un colpo di Stato.

Il presidente Segni,
forse al di là delle sue intenzioni,

si lasciò compromettere.

Lo ero presidente del Consiglio

e il presidente Saragat
era ministro della Difesa.

Affrontammo Segni. Saragat
lo minacciò di alto tradimento,

l'unico reato per cui un capo
di Stato può essere perseguito.

Segni si sentì male,
ebbe un collasso.

Triste...
veder soffrire una persona anziana.

Lo mi fido di lei,
voglio fidarmi di lei,

ma non seguirà lei l'inchiesta
sulla morte di mio marito, è vero?

Sì, hanno deciso di dar retta
a chi sostiene che

i fatti sono accaduti
qualche secondo dopo la mezzanotte,

e poiché il mio turno terminava
a mezzanotte

- l'inchiesta è assegnata ad altri.
- Secondo lei la giustizia è giusta?

Sì, signora,
la giustizia è giusta.

Allora sono tranquilla, se qualcuno
ha mentito, lo scoprirete, no?

Voglio querelare il Questore,
non accetto come l'hanno dipinto,

perché mio marito non c'entra niente
con le bombe, non era un esaltato,

odiava i violenti, ma soprattutto
non era un suicida, io lo so.

MUSICA SACRA

< (MORO) Dopo la vicenda di Pinelli,
l'opinione pubblica ha il dubbio

di trovarsi di fronte
a un'orribile montatura.

È sconcertata
e vuole sapere la verità.

E non la chiedono più ora
solo i socialisti, i comunisti,

ma anche i liberali,
i repubblicani,

gran parte della Democrazia
Cristiana e perfino Sua Santità.

In questi giorni
circola un'espressione terribile:

strage di Stato. Guai
se questa formula avesse fortuna,

ma d'altra parte le istituzioni
di sicurezza, i Servizi,

non si sa più a chi rispondano,
se ai ministri competenti

o a lei, signor Presidente.

Questa sua controinchiesta
non mi convince per niente.

La pista è nera, dice?

I giudici di Milano e Roma
sembrano pensare il contrario.

Se lei la pensa così, io davvero,
non voglio importunarla più a lungo.

Aspetti, aspetti.

Questa controinchiesta va fermata,
non si può renderla pubblica,

- è destabilizzante.
- Se va fermata,

anche altri dovranno fermare
la deriva

in cui sta precipitando il Paese.

Da mesi si compiono attentati
seminando panico,

feriti, ora anche morti.

E questo perché giovani estremisti
di destra sentono nei Servizi

copertura e connivenza.

Questi giovani sono solo manovali,
ma chi li ha infiltrati,

chi li ha accompagnati
fin sull'orlo dell'abisso,

chi ha cospirato,
non ha attenuanti.

Nessuno...
nessuno ha cospirato.

Lo... ho sempre difeso
la democrazia, la repubblica.

Ma sì, sì, sì...

La nostra è una democrazia giovane,
ancora fragile,

avrebbe bisogno di aria,
di luce, per respirare.

Se io rendessi pubblico
ciò che le ho fatto leggere,

scoppierebbe una guerra civile,

perché per molti sarebbe
intollerabile anche solo l'idea

che una parte dello Stato abbia
coperto o avallato questo orrore.

Per questo non faremo nulla.

E costringeremo a coprire tutto
come i gatti con gli escrementi.

Ma lei, Presidente, se avvertisse
intorno alla sua persona

il muoversi di spinte 0 di
tentazioni autoritarie, le ignori.

Aldo...

sarebbe meglio che mi venisse
un colpo come a Segni, vero?

Sono venuto per farti gli auguri.

Buon Natale, Presidente.

Sarà stato fine ottobre,
eravamo di ritorno da un locale,

avevamo bevuto un po', e mentre
mi riportava a casa, ad Arcade,

Ventura cominciò a parlarmi
dei "botti ingenui",

chiamava così le bombe
messe sui treni.

Diceva che era roba da inesperti,
ma che il gruppo avrebbe migliorato.

< Poi, a un certo punto,
si chinò sul cruscotto.

< Era un timer per lavapiatti.

< Mi disse che, collegato a una
batteria e all'esplosivo giusto,

poteva far saltare in aria
un'intera palazzina.

Buuum!

Mi scusi, professore,
lei è una persona perbene, insegna,

è consigliere comunale
della Democrazia Cristiana...

Lei sente per mesi uno che le dice
che bisogna fare come in Grecia,

che parla di bombe sui treni,

bombe per le quali poi sono stati
arrestati degli anarchici,

evidentemente innocenti,
e lei non fa niente?

- Non viene in Procura a raccontare
tutto? - Pensavo fosse una finta.

Credevo lo dicesse per vantarsi.

Se l'avesse denunciato prima avrebbe
evitato al suo amico l'ergastolo.

Lo non lo sto denunciando, ho solo
raccontato ciò che gli sentivo dire.

Se lei lo convoca, Giovanni forse
dice che erano tutte fantasie!

Si rende conto della responsabilità
che grava sulle sue spalle?

Tutti quei morti, quelle persone
che saranno degli invalidi?

E lei ora, di fronte a queste cose,
ha dei problemi di amicizia?

Professore, se lei ha intenzione di
ritrattare quanto ha appena detto,

io l'accuso di calunnia aggravata.
Sono quattro anni di carcere.

Che cosa devo fare, avvocato?
Melo dica lei.

Si liberi da questa angoscia,
abbia fiducia nella giustizia.

Ascolti, professore...

Facciamo un patto,

perché qui bisogna capire chi è
veramente questo suo amico, Ventura.

Lo le propongo di raccogliere
lei stesso le sue parole,

in questo modo non saremo né io
né lei a decidere del suo destino,

sarà lo stesso Ventura,
con quello che ci dirà,

a condannarsi o assolversi.

Un amico! lo ti dico delle cose
e tu parli con le guardie.

- Non è così.
- Non prendermi per il culo.

- Non è così!
- Non prendermi per il culo!

Questa non ci voleva.

Lurida pantegana,
sei tu che hai parlato!

Ti spaccherei il collo,
pezzo di merda!

- È un equivoco. - Mi hanno detto
che c'era uno in Procura

che dice cose pesantissime.
Non posso credere che sei stato tu!

- Non sono stato io,
loro sanno già tutto! - Cosa sanno?

Se fosse per me, ti schiaccerei
la testa con le mani, come una noce.

Aspetta, Franco,
fallo parlare.

- Hai capito se ci stanno spiando?
- Non so cosa sanno o non sanno,

- non lo ricordo, non ho capito!
- Non ricordo, non ho capito...

Più precisione, più dettagli,
professore del cazzo!

Di' le cose precise.
Cosa sanno? Cosa gli hai detto?

Non è stato facile ottenere questi
verbali, Treviso non è come Roma.

Questo professor Lorenzon
prima accusa, poi ritratta,

poi gli si scioglie la lingua, poi
fa le registrazioni come uno 007...

- Uno così dobbiamo reclutarlo!
- È il magistrato che mi preoccupa,

- un altro rompiscatole
come Paolillo, non ci voleva. - Sì.

Lo direi di interrompere
il romanzetto trevigiano

e ambientarlo invece a Roma.

Sarà complicato far trasferire
l'inchiesta nella capitale?

Scrivono che sono della CIA,

che sono stato addestrato negli
Stati Uniti. Ecco il mio passaporto:

io sono stato in Spagna
in viaggio di nozze e a Basilea,

mandato da voi.

Sa quante volte
mi chiamano "Questore fascista"

solo perché ho diretto
il confino di Ventotene?

Calabresi, i giornali si leggono
e subito dopo si dimenticano.

Lo voglio querelare
Lotta Continua,

e deve farlo anche la Questura
e il Ministero dell'Interno.

- Ma la Questura... - Queste cose
non offendono anche voi?

Un processo è un processo,
può succedere di tutto,

venir fuori piccole discrepanze,
versioni diverse per una virgola.

Mi accusano di aver torturato
Pinelli,

di averlo ucciso con un colpo di
karate, di averlo buttato di sotto.

Me lo scrivono sotto casa,
lo urlano a mia moglie al telefono.

(GUIDA) Ma sua moglie che cosa dice
di quest'idea della querela?

Lei è contraria,
dice di lasciar perdere.

Gigi mio, ascolti sua moglie,
la faccia dormire tranquilla.

Dov'è il deposito d'armi che dici,
il timer, lo scontrino d'acquisto?

- Non ti sei inventato tutto?
- Ma perché avrei dovuto farlo?

Lui è un fallito,
un povero mitomane di provincia,

come l'altro mitomane
del giudice Calogero...

Dottor Ventura, non le permetto
di fare apprezzamenti sul collega.

Professore, le sue affermazioni
non sono supportate da riscontri.

Nelle registrazioni
non c'è nulla di decisivo,

in tutta sincerità non me la sento
di mandare avanti il procedimento.

Anzi, devo ammonirla,
e il suo avvocato glielo confermerà,

che lei rischia
un'accusa per calunnia.

VOCIARE

CAMPANELLA
- Silenzio!

Siamo in un'aula di Giustizia, vi
invito ad un comportamento decoroso.

Gli uomini dell'ufficio politico
e molti della sinistra milanese

lo possono confermare: io e Pinelli
avevamo rapporti cordiali.

- Bugiardo, si è vista
la cordialità! - Silenzio!

- Vergogna!
- Silenzio! Silenzio!

Vada avanti, dottor Calabresi.

La sera del fermo
addirittura ci seguì in motorino,

non c'era posto
nelle vetture di servizio.

Inoltre, signor presidente,
io ci tengo a sottolineare

che il clima dell'interrogatorio,
il 15, era sereno, disteso.

> (DONNA) Sì, disteso a terra!

< (GIUDICE) Silenzio,
o faccio sgomberare l'aula!

< Sono il giudice istruttore
di Treviso, Giancarlo Stiz.

< Dovrei farle qualche domanda.
< (LORENZON) Su che cosa?

Si tratta di alcuni nastri
che lei ha registrato tempo fa

- riguardo al signor Giovanni
Ventura. - Sì, allora?

Le spiace se continuiamo
il discorso in casa?

Ho letto l'inchiesta
del giudice Calogero,

devo decidere se ratificare
l'archiviazione,

solo che non sono ancora
convinto.

I dialoghi intercettati
grazie al suo contributo

sono stati trascritti da un agente
di Alcamo, un siciliano.

Con tutto il rispetto
per i siciliani,

ma cosa può sapere di discorsi
fatti tra "polentoni" trevigiani?

Proprio un bel niente, direi.

Vorrei riascoltare con lei quelle
intercettazioni, mi dà una mano?

Ho già rischiato una querela,
perché dovrei darle retta?

Lo stavo qua, la porta
di Calabresi non la vedevo,

però vedevo benissimo
la porta di Allegra.

E se Calabresi ci fosse andato,
l'avrei visto.

(GIUDICE) Brigadiere Panessa,
prego, si accomodi.

Che le devo dire? Valitutti non
avrà visto il commissario passare

perché guardava da un'altra parte...
magari dormiva.

Nella stanza il commissario
non c'era al momento del suicidio.

Mi scusi, brigadiere, il dottor
Calabresi non aveva appena fatto

quello che in gergo
si chiama il saltafosso?

Non aveva detto a Pinelli
che Valpreda aveva confessato?

- Sì, ma gliel'aveva detto prima.
- Prima quando, scusi?

Mi pare nel primo interrogatorio,
alle 19.

Panessa, che cosa sta dicendo?
Lei a quell'ora non era presente,

almeno così ha dichiarato.

Allora forse me l'ha raccontato
il commissario.

Brigadiere Panessa, la invito
a riflettere prima di parlare,

lei è a un passo dall'accusa
di falsa testimonianza.

Tenente Lograno,
come mai un ufficiale dell'Arma

assiste agli interrogatori?

Nelle indagini complesse
è prassi coordinarsi

-tra gli organi investigativi.
- Capisco.

Caduto Pinelli, lei fu l'unico
ad accorrere in cortile, come mai?

- Speravo si potesse fare qualcosa.
- La mia domanda era un'altra.

Come mai accorse solo lei
e gli altri rimasero nella stanza?

Mi scusi, presidente,
ritengo la domanda non pertinente.

Qui si discute se il dottor
Calabresi sia stato diffamato o no,

e non di quali scale furono salite o
scese dai nostri organi di polizia.

(DAL REGISTRATORE)
"Ciao. Ho bisogno di un favore.

Ho un appuntamento domani a Roma,
ma non posso andarci.

Prendi carta e penna,
dai, segnati questo numero: 853015.

Chiama, ti risponde Guido, digli
che mi faccio vivo io appena posso."

Mi sembra abbastanza chiaro
quello che sta dicendo Ventura:

parla di un appuntamento a Roma,
di chiamare a un numero di telefono,

- che risponde Guido...
- Non è questo il punto.

Nella trascrizione dice solo
che ha un appuntamento,

non c'è il nome
né il numero di telefono.

Pezzi di conversazione saltati,
dobbiamo riascoltare i nastri.

Lei conosce queste persone, giusto?

Allora mi aiuti a capire
cosa c'è dietro a queste telefonate.

- Serve?
- Serve.

Professore, scusi,
Lotta Continua ha scritto

che Pinelli ha ricevuto
un colpo di karate,

lo dimostrerebbe questa macchia,
la prova di una lesione bulbare.

Cosa può dirci in proposito?

Presidente, non si può ledere
il bulbo con un colpo di karate,

è tecnicamente impossibile.

Questa macchia ovalare
non è dovuta a un colpo inferto.

E a che cosa, allora?

È tipica di un corpo rimasto
più di quattro ore

con il capo posato sul ceppo
dell'obitorio.

La si riscontra su tutti i cadaveri.

Signora Pinelli,
sugli arti inferiori di suo marito

furono rilevate escoriazioni

che potrebbero essere il segno
di una colluttazione violenta.

< Per caso lei
le aveva già viste prima?

Sì, le avevo viste, si era fatto
male giocando con le bambine.

Lo non ho paura della verità.
Se so la verità, la dico.

Vuole la mia impressione
su questo processo?

Non arriva in fondo.
Il suo avvocato ricuserà il giudice,

troppo compiacente col Pinelli,
secondo lui,

- e farà saltare il procedimento.
- lo non voglio che salti,

- significherebbe ricominciare
da capo. - Una cosa però è certa.

Avete sbagliato
a puntare su Valpreda,

perché a mettere la bomba, io mi ci
giocherei dieci anni di stipendio,

- non è stato lui, ma un altro.
- Chi? - Nino Sottosanti.

Nozza, Sottosanti ha un alibi.

Pranzò con Pinelli

e alle 16.30 montò su un pullman
per andare fuori Milano.

Ma nessuno l'ha visto salire
su quel pullman.

Nino Sottosanti,
detto Nino il fascista, legionario,

neonazista fino a tre mesi
prima di convertirsi all'anarchia

e soprattutto, a detta di molti,
sosia di Pietro Valpreda.

- È una vecchia storia.
- Sarà anche vecchia,

ma qualche giorno fa
un mio collega è andato da Rolandi,

gli mostra una foto di Sottosanti
e gli chiede chi è,

e lui:
"Questo qui è il Valpreda!"

Ecco perché l'attentatore
ha preso il taxi per pochi metri!

Fa una stranezza che Rolandi nota,
vuole farsi riconoscere.

Bella storia,
perché non la scrive?

Lo il pezzo l'ho scritto, ma
il direttore non vuole pubblicarlo.

Gli piace, ma non se la sente.

Un po' come i suoi superiori:
la stimano, ma la lasciano solo.

< (PAOLILLO) Mi ero accorto subito
che il manifesto anarchico

era uguale a un manifesto
del Maggio francese.

Qualcosa non mi convinceva e
chiesi di farlo analizzare a Parigi.

L'Interpol mandò la sua relazione
anche a me,

non sapevano che nel frattempo
mi era stata tolta l'inchiesta.

Da allora li tengo qui

per ricordarmi che la giustizia
è una cosa

e le persone che dovrebbero
attuarla un'altra.

Se penso che una volta
ho redarguito la signora Pinelli

per avere dubitato
che la giustizia fosse giusta...!

E cosa dicevano i francesi?

Dicevano che a farli stampare tutti
e due era stata l'Aginter Press.

Le dice niente il nome?

Sì, ricordo la prima informativa
dei Servizi,

che la segnalava
come centrale anarchica.

Invece era un'agenzia di ultradestra
con sede a Lisbona,

specializzata in operazioni
di infiltrazione e provocazione,

finanziata da vari governi fascisti,
Grecia, Spagna, Portogallo...

e anche parte
dei Servizi Segreti NATO.

E la Questura di Milano
sapeva tutto.

Come, la Questura?

- Lo non ho mai saputo niente. - Ma
i suoi superiori Guida e Allegra sì,

e lo sapeva anche quel professore
arrivato da Roma la sera del 12,

quello mandato dagli Affari
Riservati, dal prefetto D'Amato.

Lo sapevano,
giudicarono la cosa irrilevante

e mi sfilarono l'inchiesta.

< Chi è?

Quello che mi ha detto
l'altro giorno mi ha fatto pensare.

Mi sono riletto le pagine
dell'istruttoria,

e l'ipotesi che Sottosanti abbia
messo la bomba non è da escludere.

Mi fa piacere di averle messo
il dubbio.

Lei si è occupato a lungo
dell'alibi di Valpreda.

Ho dimostrato che Rolandi
fu molto impreciso.

E ha intervistato quelli
che dicono di averlo visto a Roma

- il giorno dopo la strage. - Un
paio, ma erano poco attendibili:

una è la sua ex donna
e un altro è un pregiudicato.

C'era però anche gente
del suo ambiente,

che non aveva ragione
per essergli ostile,

e hanno confermato che il giorno
dopo piazza Fontana a Roma c'era.

Ammettiamo che sia vero,
cosa vorrebbe dire?

C'era qualcosa d'importante per far
tornare Valpreda di fretta a Roma,

forse doveva fare i conti con chi
l'aveva messo in quella trappola.

Perché lei non si è interrogato
su questa cosa?

Come mai lei e i giornalisti
democratici non siete andati a fondo

invece di raccogliere firme
contro di me?

Lei ormai si è fissato
con questa storia degli anarchici.

Se lo vuole mettere in testa
che è stata una provocazione!

A lei della trappola in cui si è
infilato Valpreda non interessa.

Sono tante le trappole
in questa storia...

Una riguarda anche lei.

L'ho scoperta da poco
e sarei venuto a fargliela vedere.

Viene da un'agenzia molto vicina
all'ufficio Affari Riservati,

è il documento che ha fabbricato
la "bufala",

ripresa poi da tutti i giornali,

secondo la quale lei è stato
addestrato in America dalla CIA.

Non l'hanno inventato
a Lotta Continua, ma al Ministero.

(VENTURA) Bene, bravi, bravi,
complimenti, bravissimi!

Mesi fa mi avete rivoltato casa e
ufficio e non avete trovato niente,

e adesso siete qui un'altra volta?

Ma non sono soldi vostri,
pagano i cittadini "mona" come me.

Dottore, guardi,
qui c'è scritto "Vitezit".

- Cos'è, un medicinale? - No,
signor giudice, è un esplosivo.

Lo non so niente di quel foglietto,
l'avranno messo per incastrarmi.

Le fornisco qualche elemento
per aiutare la memoria.

Di solito questo foglio
di istruzioni è dentro una cassa

- che contiene 25 chili di
esplosivo. - E perché lo dice a me?

Lo mi occupo di libri,
di esplosivo conosco solo

il pensiero di Nietzsche, di Marx,
di Evola, di Pound, di Céline.

Una cassa di questo tipo è stata
trafugata a dicembre a Sequals,

vicino casa sua e risulta scomparso
anche il foglio di istruzioni,

che noi però ritroviamo da lei
in un cassetto.

Lei è nei guai, Ventura. Se sa
qualcosa, le conviene dirlo subito.

In caso contrario?
Sarei in arresto?

L'avremmo già fatto,
lei è un uomo libero oggi,

domani non glielo posso
garantire.

- Perciò posso andare?
- Prego.

Andiamo, avvocato.

- Buongiorno.
- Scusi.

Nell'agenda di Lorenzon
c'è un numero... Dov'è?

Eccolo qua, è un numero di Roma.

Dice che gliel'ha dato lei per
chiamare un amico, un certo Guido

per dirgli che non lo poteva
incontrare. Chi è questo Guido?

Non lo so, a parte Lorenzon
non conosco nessun Guido.

Avevi detto che era tutto a posto,
a posto un paio di coglioni!

Stiz mi sta addosso, sto con la merda
fino al collo, devi tirarmi fuori!

Altrimenti dico
che il Guido dell'agenda eri tu.

Visto quanti strani suicidi
di questi tempi?

Quel portiere di Padova
giù dalle scale,

il tesoriere del comandante Borghese
annegato col cane in una pozzanghera,

quel professore di Roma
giù dalla finestra della clinica.

Cos'avevano in comune? Tutti
in preda ad una crisi di coscienza?

- Pensi di spaventarmi? - Al
contrario, voglio tranquillizzarti.

Se quel giudice Stiz insiste,
ti facciamo scappare.

Non hai paura
che arrivino anche a te?

Lo sono un animale
che non lascia impronte.

Già, come i serpenti.

(DAL REGISTRATORE)
"Elettrocontrolli, buongiorno."

(FREDA) "La vostra ditta mi aveva
promesso 50 timer per il mese scorso

e voi rimandate sempre, io ho
fretta, non sto ai vostri comodi,

quando mi mandate questa roba?"

- Non vuole sedersi?
- No, preferisco così.

- Il suo avvocato?
- Sono io, l'avvocato.

Mi spiega a che le servivano
50 timer?

Erano per il capitano Hamid
dei Servizi Algerini,

servivano per delle azioni
in Israele.

- Dove abita questo capitano?
- Non ne ho idea, chiamava lui.

Non ne ha idea...
Potrei anche pensare

che questo capitano Hamid
sia frutto della sua fantasia.

Non so come aiutarla.

Questo è identico a uno di quelli
che lei ha acquistato.

Un timer così ha innescato
l'esplosione a piazza Fontana,

lo riconosce?

Lo non riconosco lei,
né lei né la sua giustizia.

Voi magistrati, anzi "minustrati",
siete i re di un pugno di mosche.

La ditta Elettrocontrolli di Bologna
ha venduto 56 timer,

oltre ai miei, dunque,
ce ne sono in giro altri 6.

Quando dimostrerà che il timer della
banca faceva parte della mia partita

avrà vinto.

Sì, avevo mille casse, ma ero
spaventato, non potevo tenerle.

Non era la prima volta che Giovanni
mi chiedeva di fare cose rischiose.

E quali sarebbero
queste cose rischiose?

In autunno,
dopo gli attentati dei treni,

mi chiese di andare in cartoleria
a comprare delle scatole di metallo,

perché quelle di legno
che aveva usato per gli attentati

non avevano procurato l'effetto
di compressione che lui voleva.

Aspetti, si riferisce alle bombe
scoppiate in agosto sui treni,

per cui sono stati accusati
gli anarchici?

Sì, hanno accusato gli anarchici,
ma non sono stati loro.

Andiamo avanti. Queste scatole
di metallo, lei poi le ha comprate?

No, mi sono rifiutato,
ma qualche giorno dopo,

quando sono andato
alla casa editrice, erano lì,

vuol dire che qualcuno
le avrà comprate al posto mio.

- Ricorda per caso la marca?
- Una marca tedesca... la Juwel.

< "Da Procura a Treviso
a Procura a Milano.

Oltre ai capi di imputazione
a carico di Freda Franco

e Ventura Giovanni,
già accusati di aver organizzato

gli attentati di aprile 1969

alla fiera e alla stazione centrale
di Milano,

e dell'8 e 9 agosto dello stesso
anno a danno di alcuni treni,

si imputa ai due l'attentato
del 12 dicembre 1969 in Milano,

Banca Nazionale dell'Agricoltura,
piazza Fontana,

e si rimettono le carte per
competenza a codesto tribunale."

Bravi, complimenti!
Viva la democrazia!

- (CALABRESI) L'avete identificato?
- (AGENTE) No,

aveva in tasca una carta d'identità
intestata a Maggioni Vincenzo,

ma sembra falsa.

Ce la fa a ricostruire
le impronte?

È tutto bruciato, non credo.

- Tu sapevi che era lui?
- Ci ho pensato subito,

poi la Scientifica ha confermato.

- Ma non era scappato dall'Italia?
- Sì, era entrato in clandestinità.

- Secondo te c'entrava con la bomba?
- No. Credo di no.

Ma è stato un incidente
o l'hanno ucciso?

Tu che dici?

SQUILLI DI TELEFONO

- Calabresi.
- Farai una brutta fine anche tu.

- Finirai un suicida anche tu.
Come Pinelli, bastardo. - Sì, bravo.

Uno che ha sbagliato numero.

Siamo pazzi a volere
tanti figli in un mondo così.

- Benvenuto sul fronte orientale.
- Come stai? - Non c'è male, tu?

La relazione del perito è accurata,
Gigi, ma c'è qualcosa che non torna.

Lui pensa che nella scatola Juwel
trovata a piazza Fontana

ci fosse della gelignite,

invece penso che con la quantità di
gelignite che la Juwel può contenere

non si sarebbe provocata
quella voragine nel pavimento.

Però la bomba era sotto
un tavolo molto pesante,

questo può essere stato
un effetto moltiplicatore.

No, non basta a spiegare
tutta quella devastazione.

Mi ha colpito anche un'altra cosa:

i giornali scrissero che erano stati
trovati sia i resti di un timer

che quelli di una miccia,
di solito uno esclude l'altra.

Ma qui, nella relazione
la miccia è sparita,

si parla soltanto
dei frammenti di un timer.

Subito dopo la strage, mentre eri
dentro la banca, come ti sentivi?

- Eravamo tutti sotto shock.
- No, fisicamente, intendo.

Avevo un grande mal di testa,

-forse a causa di quell'odore
molto forte che c'era. - Che odore?

Come di mandorle.

- Perché me lo chiedi? - Perché
odore di mandorle e mal di testa

sono tipiche del binitrotoluolo,

e la gelignite ne contiene
una percentuale molto bassa.

- Allora che esplosivo era?
- Direi tritolo, come nel vitezit.

Ma il tritolo non si trova
tanto facilmente,

- ce l'abbiamo solo noi militari.
- Quindi è uscito da una caserma.

Oppure da un traffico illegale
d'armi.

Qui è pieno di gallerie,
di fiumi sotterranei.

Giorni fa un contadino col trattore
è sprofondato in una grotta,

non gli è successo niente, ma
ha fatto una scoperta incredibile.

Quello che stai per vedere
ufficialmente non esiste.

- Che cos'è?
- Un deposito segreto.

Armi, munizioni, esplosivi, ciò
che serve per armare la resistenza

- in caso di un'invasione comunista.
- Chi sa di questo posto?

Pochissimi: i responsabili NATO,
i carabinieri, i Servizi Segreti.

Forse anche qualcuno nei libri paga
dei nostri Servizi Segreti,

qualcuno che ha deciso di usare
queste bombe anche senza invasione.

Dimentica di aver visto questa roba,
Gigi, come faccio io.

E se ti posso dare un consiglio,
dimentica anche tutto il resto.

BUSSANO ALLA PORTA

- Buongiorno, commissario.
- Buongiorno, Prefetto.

Come mai a Milano?

Eccola, dunque...
la famosa stanza.

Ho molto apprezzato
il suo contegno al processo,

impeccabile malgrado
tutta quella cagnara.

Sono dispiaciuto per tutti
i fastidi che ha avuto,

bisogna dare un taglio
a questa storia.

Ho una proposta da farle.
La voglio a Roma, con me.

- A Roma?
- Sì.

Torna nella sua bella città,
porta la famiglia al sole.

- Milano non le vuole bene, vada via
da qua. - A Roma chi mi vuole bene?

Questa storia della CIA,
dell'addestramento in America

è partita dal suo ufficio,
al Viminale.

Un caso incredibile di omonimia:

Calabrese si chiamava
l'altro funzionario, capisce?

Se la consola, ho subito rimosso il
responsabile di questa sciatteria.

No, non mi consola, anche perché
la storia continua a girare.

Noi la facciamo finire,
lei viene a lavorare da me,

diventerà il mio braccio destro,
è ora di fare largo ai giovani.

- Pensi che volevo venire io da lei.
- Siamo fatti per intenderci.

- Il posto è suo. - Volevo parlarle
di ciò che penso su piazza Fontana.

Ah.

Mi dica, allora, la ascolto.

Un esperto mi ha detto che per
provocare quella voragine in banca

sarebbero stati necessari
6 chili di esplosivo,

soprattutto se parliamo
di gelignite.

Il contenitore metallico
ne può tenere soltanto 4.

- Come si spiega?
- Questo esperto come lo spiega?

- Soprattutto, chi è?
- Non se lo spiega.

Ho provato io a spiegarmelo.
La bomba non è una, sono due.

Due borse, due bombe.

< La prima è gelignite,
a basso potenziale, con un timer,

ha un caratteristico odore
di disinfettante.

È una bomba simbolica,
deve esplodere a banca chiusa,

niente morti né feriti.
Chi l'ha messa?

- Valpreda, come hanno detto tutti?
- Vada avanti.

E qui entra in gioco la seconda
bomba, stavolta l'odore è diverso:

mandorle, mandorle amare,

tritolo ad alto potenziale
innescato da una miccia.

È la bomba della strage, quando
esplode, fa esplodere anche l'altra.

A metterla è un fascista,
somiglia molto a Valpreda,

ha grande cura nel farsi notare
da Rolandi, nel farsi riconoscere,

per essere scambiato con Valpreda,

così il conto lo pagano
gli anarchici.

Potrebbe averla messa lui,

un fascista infiltrato
al Circolo Ponte della Ghisolfa,

o questo, un amico di Merlino
e Delle Chiaie.

O quest'altro,
un collaboratore di Freda.

Tutti neri, tutti infiltrati
e tutti molto simili a Valpreda.

Il tritolo viene dai depositi NATO
trafficati dai neofascisti veneti.

Uno schema perfetto:
due borse, due bombe,

un solo colpevole, il ballerino
anarchico, il colpevole ideale.

Senti...
che romanzo, che immaginazione!

Beh...

visto che parliamo di fantasie,
senta cosa le dico io:

non solo due borse, due bombe,
ma anche due cordate diverse.

La prima bomba è come dice lei,
deve scoppiare a banca chiusa,

deve fare un gran botto,
ma non i morti.

Deve essere attribuita a Valpreda,
il quale però

non è certo
che ne sappia qualcosa, anzi.

È questa bomba ad essere collocata
da un sosia,

forse proprio uno dei suoi tre.

Questa bomba ha molti estimatori
anche nelle nostre istituzioni,

perché fa paura,
agita l'opinione pubblica,

la prepara ad accettare
un cambio della Costituzione

che ponga fine al caos,
agli scioperi.

Ma a livello internazionale
qualcuno pensa che non basta,

pensa a una dittatura vera,
come in Grecia.

Sono questi a mettere la seconda
bomba, quella per fare i morti.

Questi chi?

La parte più oltranzista della NATO,

alcuni settori
delle nostre forze armate,

alcuni ordinovisti veneti, a libro
paga dei Servizi militari americani,

qualche funzionario
dell'ambasciata USA

legato ai gruppi
dell'estremismo nero.

E voi?
Che avete fatto voi?

Commissario,
pensa che uomini dello Stato

possano aver voluto la morte
di tante vittime innocenti?

Avete coperto tutto,
questo avete fatto.

Favole, sia la sua che la mia,
entrambe molto suggestive.

Come nelle favole,
c'è sempre un fondo di verità,

ma quel fondo, lei capisce bene,
non lo si può dire.

- E perché non si può dire? - Perché
la guerra non è finita, commissario,

anzi, comincia ora.
Il bello deve ancora venire.

Siamo tutti al fronte, chi a fare
il lavoro pulito, chi quello sporco.

Lo non sono un'impresa di pulizie,
faccio il commissario,

la guerra la faccio ai criminali.

- Hai fatto un brutto sogno?
- No. - Parlavi.

Senti, tuo padre me lo darebbe
ancora quel posto in ditta?

Lo mi ci vedo a consegnare
abiti sportivi ai commendatori.

- Ma stai scherzando?
- Perché?

Finita questa indagine
lascio la polizia.

- Non ci credo, ti piace troppo
il tuo lavoro. - Vedrai.

- Ciao.
- Ciao.

LA PORTA SI CHIUDE

LA PORTA SI APRE

- Hai dimenticato qualcosa?
> No, no.

Volevo cambiarmi la cravatta,
questo rosa... Meglio?

Sono orrende tutte e due.
Vai, vai.

Ecco, grazie.

DALLA RADIO:
CANZONE "RAIN AND TEARS"

SIRENE