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Oh, Dio mio.

SBADIGLIA

Questi li ha messi qua.

Questi...

questi vanno qua.

Al posto loro.

(IN NAPOLETANO) No, professo',
devo levare la polvere.

Betti'!
Tu mi fai venire un infarto così, ah!

Te l'ho detto un milione di volte.

Tu metti mano qua dentro
quando io non ci sto, chiaro?

Ma se voi da qua non uscite mai?

Non è che posso pulire solamente
quando andate a dormire.

- Ma non puoi fare prima il salone?
- Già fatto.

Va bene, fai quello che devi fare,
ma fai presto.

Che gentile, professore.

Eccoci qua.

Mi lasci il mio spazio creativo, Betti'?
te lo sto chiedendo per cortesia.

Mi fai lavorare? Devo scrivere.

"E dimmi lo sai tu cos'è..."

Betti', spolvera la scrivania.

Lei è un veggente professo'.

Il solo modo di leggere
è rileggere per uno scrittore.

Scrivere è un atto naturale
è come respirare,

ma leggere...

ricordare...

conoscere.

Ma che state facendo?

Stavo vedendo quanto pesava.
È una curiosità.

Che curiosità strane
che vi vengono in mente.

Per me, i libri, sono tutti pesanti.

Appena ne apro uno,
subito mi stanco e mi viene sonno.

E certo.
Tu sei una donna pragmatica.

Sono 30 anni che lavoro
in questa casa,

questa parola "pragmatica"
non me l'aveva mai detta nessuno.

Sei una donna pratica. Una che preferisce
fare le cose piuttosto che immaginarsele.

Ah, questo è sicuro.

D'immaginazione
ci soffrite solamente voi.

A me piacciono i fotoromanzi.

Uno vede le espressioni,
subito si rende conto.

A quelli le parole non servono.

Ah brava Betti',
a volte è meglio stare in silenzio.

No, io non ho detto questo.

Volevo dire che quando ci stanno
quei begli attori dei film,

con quelle belle facce,
sono espressivi così.

Ma devono avere gli occhi belli,
belli assai.

Come i miei.

Professo'...
io la potrei fare l'attrice?

Sì, sì.

< Motore!
< Partito!

"Bettina la divina" 6-78A, prima.

< E... azione.

Professo'?

Betti', ma che mi fai immaginare?

Oh, ma voi avete
un'immaginazione perpetua.

Non vi si può dire una parola
che subito partite con la fantasia.

È la qualità dei grandi scrittori.

Comunque non avete risposto.
La potrei fare l'attrice?

- Dammi il libro.
- Su, la potrei fare?

Sì, la puoi fare l'attrice.

Però lo devi volere fortemente,
Bettina, eh?

"Un navigante di valore naviga anche
con la vela a brandelli." Seneca.

Va be' lascia stare.
Dico... prendi me per esempio.

Perché voi che avete fatto, professo'?

Come che ho fatto?
Sono diventato quello che sono diventato.

Ah, voi dite questo fatto dei libri?

Sì, va be',
ma tutta questa roba fa solo polvere.

Se la succhia la polvere.
No, dico, a che ve serve?

Esiste il prestigio, la carriera.

Sì, ma se deve rimanere tutto qua dentro,
voi non uscite mai,

non parlate con nessuno, non incontrate
a nessuno, tutta questa soddisfazione,

questo apprezzamento, a che vi serve?

Lo so io e basta. Va bene così?
Adesso vattene.

Vai via che devo lavorare, su... via.

Comunque, io i libri,
li sistemerei per colore,

giallo col giallo, rosso col rosso...

magari a tinta degradante,
così è più riposante a guardare.

Uno si addormenta senza neanche leggere.

Ma cosa dici, Bettina? Ma Cosa dici?

I libri sono l'arredamento della mente,

sono i mobili che contengono i sentimenti,

i cassetti delle emozioni,
gli sgabuzzini delle passioni.

Ma perché voi come li sistemate?

- Per omogeneità emotiva.
- Mhh?

Ti spiego.

Per esempio, i libri che mi tirano su
quelli li tengo in basso a sinistra, vedi?

Così, quando sto giù con i pensieri,
li incrocio con lo sguardo e mi tiro su.

I libri che mi emozionano, invece,
li tengo li, Bettì', in alto,

perché guai a incappare
in un'emozione all'improvviso:

sembrerei un vecchio rincoglionito!

Va be'.

Siete contento così, fate così.

Con permesso.

- Giallo col giallo e verde col verde.
- Bettina!

MUSICA DALLA RADIO

Ecco. Adesso è perfetto.

- Buongiorno.
- Oh, amore, buongiorno.

La stavo ascoltando,
ma tanto tu invadi il mio studio,

ma poi mi sposti i libri. Ma perché?

I libri.
I tuoi dannati, stramaledetti libri.

Ci sono sempre stati solo i libri, per te.

Quest'odore di carta vecchia, questo...

questo senso di chiuso,
di separato dal mondo.

Questo sei tu.

Amore, non aprire che fa freddo.

E mai, mai una volta porsi il problema,
che so... la famiglia?

- Cioè?
- Oddio che freddo.

Te l'ho detto che fa freddo.

Rose, per me la famiglia è le prima cosa,
per il resto io ho sempre lavorato.

Non basta lavorare.
Noi non viviamo più nelle caverne

dove bisognava solo andare a caccia
e non tornare a casa con le mani vuote.

- Ma un padre deve fare il padre.
- Perché io non lo faccio il padre?

Un padre li segue i suoi figli,
si pone il problema di come stanno,

di quello che fanno... e del futuro.

Ma in che senso il futuro, Rose?

Sei sempre preso da te,
dai tuoi libri, dai successi...

dalla scrittura. Ma poi che cazzo
di lavoro è la scrittura? Si può sapere?

Ma come sarebbe, Rose?

- Ma tu difendi la gente in tribunale? No.
- No.

- Curi i pazienti in ospedale?
- No.

- Ma che significa?
- No. no, no, no.

Tu ti chiudi qua dentro, ti chiudi qui
dentro con questa puzza di carta vecchia

e ti inventi un mondo che non esiste.

Ma che c'hai stamattina?
Ma non aprire la finestra, amore.

Ah, è una follia, una follia.

I pazzi chiusi dentro le camere imbottite
fanno lo stesso.

- Oddio che freddo che fa!
- Te l'ho detto che fa freddo.

Amore, il mio è un lavoro ed è pure
faticoso, ma lo capisci o no?

Comunque pur invidiando tutte le mie
amiche, sai quelle che hanno i mariti...

- normali.
- Ah, normali?

Quelli che si addormentano davanti alla
Tv, che le portano al cinema il sabato.

Sì, sì, ti ci vorrei vedere
con uno così, sai che divertimento!

E insomma pur invidiandole ho sempre
pensato "e va be', lui è così".

Ma così come?

Però chissà...
magari lui un giorno si sveglia...

Ma che si sveglia? Ma come ti permetti?

- E domanda che cosa fare per il futuro.
- Ancora con questo futuro?

Perché altrimenti i figli non si fanno.

- No, sei ingiusta, Rose.
- Però, se i figli ci sono,

allora si cambiano i propri punti di vista
e si viene a patti con se stessi,

con i propri stramaledetti principi!

Adesso anche avere dei principi
è sbagliato? Ci vuole coerenza.

- La coerenza!
- Non farmi il verso, Rose.

Ma io dico, un po' di soldi,
ci facevano schifo? Eh?

Vedere le tue meravigliose, bellissime
storie al cinema ti faceva schifo?

Mai. Il cinema mai!

Mai una volta che tu mi abbia mai chiesto
"Rose, ma i ragazzi che cosa ne pensano?

Rose, ma i ragazzi
hanno bisogno di qualcosa?"

Ma io sono partito da zero e pure
loro devono partire da zero.

"Io sono partito da zero e anche loro
devono partire da zero."

34 anni che mi fai l'imitazione,
sembri sarda. Non la fare.

Ma...

ma allora a cosa serve voler bene?

Tu non me l'hai mai spiegato.
Perché non lo sai neanche tu.

Ah, ecco.

Tu la conosci la nostra situazione.

Lo sai come siamo ridotti.

No. Come siamo ridotti?

- Non abbiamo più un soldo.
- Ma, dai!

I diritti ci bastano a malapena
a sopravvivere.

E poi le tasse ci stanno mangiando vivi.

Solo tasse e debiti, tasse e debiti.

E l'ultima è la mancata ripubblicazione
dei tuoi vecchi romanzi.

- E lo sai perché?
- Perché?

Perché hai litigato con l'amministratore
delegato della casa editrice.

- E certo, è uno stronzo.
- È uno stronzo.

Ma uno stronzo che non dimentica.

Beh, insomma.

Niente ripubblicazione,
niente soldi, solo tasse da pagare.

- E lo sai cosa significa questo, no?
- Che cosa significa, Rose?

- Dobbiamo vendere.
- Ma dai.

Dobbiamo vendere.

Non ci sono altre possibilità.

Ne ho....

discusso anche con i ragazzi e anche con
tuo cugino Luca e è tutto sotto controllo.

Ma quello non capisce niente.
Ma di cosa ti preoccupi?

Questa è l'unica cosa da fare,
non ce ne sono altre.

Rose, tu non hai il diritto di vendere
questa casa.

(ROSE) Ma questa casa tanto non ci serve.
È troppo grande.

Tutte queste stanze, tutto questo
spazio vuoto non serve a niente.

Questa casa rappresenta il prestigio
per la nostra famiglia,

è il frutto di una vita del mio lavoro.

I soldi non servono,
non servono a niente.

No, no, no....
i soldi servono eccome.

Perché se i sentimenti finiscono te ne
puoi fare anche degli altri,

ma se i soldi finiscono...

sei proprio un disperato.

E comunque, insomma...

anche i ragazzi sono d'accordo,
più o meno.

E io non conto niente, io?

Verranno qui.

Loro credono che io non li veda,
ma io lo so che vengono qui di nascosto.

Verranno qui come me,
a prendersi la loro dose di silenzio.

Senza ricevere nessun conforto,
eppure verranno.

- Luca.
- Scusa.

È per te.
- No, ma grazie. Dei fiori, ma perché?

(LUCA) Passando per strada
ho visto un chiosco...

- Accomodati.
- Sì.

- Un caffè?
- Sì. Ah, come funziona?

- Cosa?
- La caffettiera elettrica.

Ah, bene. Devo ancora prenderci un po'
la mano però non dovevi, veramente.

L'altra... shhh.

Ah sì, ci sono dei sbalzi di tensione
in questa casa. Non so come mai.

Villa Primic, la casa infestata. Uh!

- Ah, va bene.
- Ti ho portato il giornale.

Oh, eh.

Perché non vai un po' in giardino?
Fuori, all'aria aperta.

- C'è il gazebo, mi aspetti lì.
- Va bene.

- Vai, vai!
- Sì.

(BETTINA) Ma veramente la signora
vuole vendere la casa?

No, no, minaccia cose che non farebbe mai.

Sarebbe una disgrazia enorme.

- No.
- Una vera tragedia.

Ma perché poi vendere?

Sta male combinata, ma... insomma.

Ma no, ma è una villa, no?

Di grande valore, con vista mare,
così bella.

Quando mia moglie la vide,
non hai idea.

Rose...

A proposito... Betti', ma come fai tu
a sapere quello che io e Rose

ci siamo detti dentro a questa stanza
con la porta chiusa?

No...
la porta di servizio, non chiude bene

e certe volte quello che si dice
qua dentro rimbomba tale e quale.

- Ah, rimbomba?
- Eh.

Vieni con me.

Betti', io non sono di certo
un falegname...

ma a me sembra che questa porta
chiuda benissimo.

E non si sente proprio niente,

a meno che tu non ti metta lì dietro
ad origliare.

No. Va be'...

E comunque non sono affari
che ti riguardano. È chiaro?

- Cardigan.
- "Camm'a fa"?

Camm'a fa'? Cardigan.

La salute è tutto ma senza la salute
tutto è niente". Schopenhauer.

Invece, se mi posso permettere,

sono pure fatti miei.

se, come mi dite sempre faccio parte
della famiglia....

- Sì.
- Ne debbo far parte per forza,

se non fossi la cameriera...

e se fossi la cameriera
dovrei prendere un sacco di soldi

come invece non succede da anni.

Come da anni? Sicura?

E certo. L'uomo lo pesate in soldi, eh?

La vita di un uomo non dovrebbe essere
stampata su una banconota diceva Odets,

e aveva ragione.

È come se un nome onorabile come il mio,
che sta nelle antologie,

nelle enciclopedie, un nome di fama....

Ma mica si mangia la fama, professo'!

Ma che c'entra, Betti'.

Piuttosto... tu che giri per casa,
sai tutto,

a me lo puoi dire sinceramente,
senza problemi.

Che cosa?

Ma mica in questa casa tu hai trovato
tracce di indigenza?

Tracce? Ma che state dicendo?
Io ho pulito ovunque.

Ma che c'entra, Betti'? Sto dicendo:
indigenza, ristrettezza economica.

- Ristrettezza economica, no....
- Eh.

Povertà, sì, ristrettezza no.

Ma che povertà? Addirittura....

Cardigan.

Professore,
qua ogni tanto bussano alla porta

e quasi sempre è il postino che consegna
quelle buste gialline, sapete?

E la signora si va di corsa
a chiudere in camera sua

e inizia a bere come una spugna.

Ma che beve, Betti'? Mia moglie non beve.

Ma tu poi, che ne sai?

Quello che succede in questa casa io lo so
bene, porte aperte o porte chiuse.

Se ve dico che la signora beve,
vuol dire che beve. Vi potete fidare.

Betti',

ma come è possibile che sono finiti tutti
i soldi, così, all'improvviso?

Il tempo passa professo', il tempo passa.

Ma no... Be', ma no...

quella è colpa di mio cugino.
Lo vedi?

Che la fa più nera di quello
che è per farsi bello agli occhi di Rose.

Ma non c'è problema Betti',

io basta che scrivo un nuovo Primic
e si risolve tutto.

E... a quanto vorreste venderla?

25 milioni.

Ma sono pochi, Rose.

Sì, lo so Luca però...

o è così o non vendiamo. L'immobiliare
è stata proprio molto chiara.

Il mercato è fermo.

È già un miracolo
se qualcuno risponderà all'annuncio.

Sì, ma l'agenzia sottovaluta l'importanza
storica della villa, no?

Il pregio, la risonanza che può avere
villa Primic.

Dai, per favore Luca.

La casa casca a pezzi, l'hai vista?

È già un miracolo veramente,
se qualcuno risponderà all'annuncio.

Sono sette zeri, ma chi ce l'ha
sette zeri di questi tempi?

Sì, è vero.

- Vuoi un altro po'?
- Sì.

Lascio qui, eh?

- Che c'è?
- Questa casa è troppo importante.

Per voi, per me.

Ma pure per i "guaglioni",
per la signora, certo.

Betti',

ma secondo te, si può vendere una casa
senza l'atto di proprietà?

No. Brava.

Al suo posto.

Per colore, professo'?

Betti',

te l'ho detto, questa casa non si vende.

RUMORE DI PASSI

RUMORE METALLICO

TELEFONO

Vado io, vado io!

Pronto?

Sì, sì, sono io.

No, no, passo a ritirarle, grazie.

Arrivederci.

Max!

Tutto bene?

- Siamo in vendita, sorellina.
- Ne parliamo dopo, Massi.

Devo andare a prendere un tassì.

MUSICA DALLA RADIO

"E dimmi, lo sai tu cos'è?"

Allungare...

e pensare.

MUSICA DALLA RADIO

Eccomi qui, papà.

Che c'è?

Mi devi dire qualcosa? Perché dovrei
scrivere che è da stamattina che volevo...

La stavo ascoltando,
ma comunque figurati.

È un vizio di famiglia, proprio.

No, non toccare la tenda,
lascia stare le cose.

Non mi toccate e cose nello studio,
per cortesia.

Piuttosto, fammi capire una cosa:

tu sei d'accordo con questa follia
della vendita della casa?

- Io questa casa l'ho sempre odiata.
- Lo prendo per un sì.

Questa stanza, soprattutto.

- Il tuo studio.
- Una stanza a caso.

- Lo sai perché?
- Perché?

No, Però devi stare fermo Massimilia',
te l'ho chiesto adesso.

Te lo dico, anzi no,
te lo racconto con un aneddoto.

- Tanto ti piacciono tanto le storie, no?
- No.

- Te lo ricordi il mio liceo?
- Sì, certo che me lo ricordo.

- Due volte.
- Ha preso un'altra cosa.

- Ci sei stato due volte.
- Sì.

La prima quando mi hai accompagnato
a iscrivermi.

Tutti dovevano sapere
di chi ero il figlio.

La seconda quando ho fatto l'esame.

Un modo per far pesare la tua presenza.
Una sorta di...

come posso dire?
Di raccomandazione passiva.

- Ma che raccomandazione...
- Non sia mai che il figlio

del grande Primic faccia sfigurare
il padre, non sia mai.

- Le scarpe sul divano.
- Le scarpe sul divano.

Comunque, non è di questo
che volevo parlare.

E allora, fai presto perché devo scrivere.

E dimmi, lo sai tu cos'è?

Massimilia', ma mi devo preoccupare?
Ma che succede stamattina?

C'era un mio amico a scuola,
era il mio compagno di banco.

- Si chiamava Cristian Rastucci.
- È morto?

Il padre era un armatore,
un imprenditore che finì in galera.

Ah, quel Rastucci là! Mi ricordo, sì.

Cristian odiava la galera.

La odiava più del papà
che ci stava chiuso dentro.

La odiava perché era l'impedimento per
stare con suo padre... che amava tanto.

E certo! Quello bisogna andare in galera
per farsi amare dai figli, eh?

Ma il padre di Cristian non aveva
mai avuto bisogno del figlio, mai.

Proprio come te.

Ma che sciocchezze dici,
stamattina, Massimiliano.

Dici cose tra l'altro non vere.

È un padre che deve fare quello che
può per i figli e non viceversa.

- Con questa radio.
- Non la spegnere.

A un certo punto un figlio
vorrebbe poter dare una mano al padre.

Ricambiare.

Ma come fai a dare una mano a chi
non ne ha mai avuto bisogno? Come?

Io questa stanza l'ho sempre odiata!

- Grazie, Luca.
- Ciao.

TELEFONO

- Pronto?
- Buongiorno, sono Pasquale Gagliazzo.

Salve Pasquale. Che cosa... mi dica.

Con tutto il dovuto rispetto, i lavori
ve li ho fatti quasi un anno fa

e ancora non mi avete pagato.

- Io vi stimo assai, ma...
- Ha ragione, Pasquale.

Allora, guardi, passi lunedì. Va bene?

Grazie, signora. Buona giornata.

- Non ho mai fatto nemmeno sport.
- Fletti le gambe.

Tanto non sarei mai stato all'altezza
del grande Valerio Primic.

- C'è un cardellino sotto.
- Lo scrittore scalatore.

Il poeta pugile.

Mi sono chiuso in una stanza come questa,
in mezzo a libri come questi.

Non ho fatto nient'altro che studiare

per non venire schiacciato
da un cognome immenso.

- Una laurea in lettere.
- Una laurea in lettere.

Con lode, però!

Buona se non vuoi guadagnare
un cazzo nella vita!

Non dire parolacce, almeno qua dentro!

Vedi?

Due remate e ci lascio i polmoni.

Ma no Massimiliano, dai,
non ti buttare giù sempre.

Se flettevi le gambe
non sai il giovamento.

Tu scalavi le montagne, tiravi di boxe,
ti allenavi...

la vita è esattamente così.

Non ti fai i muscoli
se non li devi usare.

Io non li ho mai dovuti usare,
c'eri già tu.

Io dovevo solo provare a stare al passo,
non rendermi ridicolo.

Che altro potevo fare?

Ma qualsiasi cosa, no?

- Ci vuole umiltà, nella vita.
- Ci vuole umiltà nella vita.

Non farmi il verso Massimilia'.

Quella ce l'ho, papà.

Poi a farmi sentire una merda
ci hai pensato tu.

E certo. Un mostro, eh?

Ma scusa, è colpa mia
se ti ho trasmesso dei valori?

Tutto mi manca...

meno che l'umiltà.

Le capacità, quelle no,
quelle non ce le ho.

Le competenze, le abilità....

Dai non buttarti così giù, Massimiliano.

Io sono un Primic.

E su questo non c'è dubbio.

Ma magari la mamma mi avesse preso
da parte per dirmi, che so...

che ero figlio di zio Luca.

Perché mi dici questo?

- Perché zio Luca ama la mamma.
- Perché proprio a me?

- La ama da anni, in silenzio da anni.
- Ma cosa stai dicendo?

- Solo tu non te ne sei mai accorto.
- Ma che sciocchezze stai dicendo?

Che zio Luca è un cretino!
È un essere inutile.

È un deficiente!

In tutte le biblioteche del mondo
i libri sono divisi in argomento

e nell'ambito dell'argomento
in ordine alfabetico.

Qui no, qui hai sempre usato un metodo
che capisci solo tu.

Omogeneità emotiva.

- Dov'è?
- Che cosa?

- Garcia Lorca.
- Garcia Lorca è là, grandi emozioni.

- In alto a destra.
- Ah, in alto a destra, eccolo.

No.

Ah, eccolo.

Libro de Poemas.

Brutto a vedersi.

Nessun capolettera, nessuna incisione.

Eppure meraviglioso in ogni parola.

Dolente, terribile...

ma dolcissimo e delicato.

- Le persone....
- (INSIEME) assomigliano ai libri.

- Bravo.
- Piccolo...

brutto...

ma pieno di tesori.

- Forse anch'io sono così, no?
- No, no.

Massimiliano, ma che dici?

Garcia Lorca, mica voli basso.

Lo sai com'era Garcia Lorca, papà?

E certo che lo so, ci mancherebbe.

Io sono come lui.

Scrivi poesie pure tu?

Omosessuale, mi piacciono gli uomini.

Ah.

Non sai che liberazione poter dire queste
parole proprio in questa stanza.

E be' mi fa piacere che ti sei liberato.
Hai visto?

La mamma, credo,
che lo abbia sempre saputo.

Ma dirlo a te...
quella era tutta altra cosa, certo.

Ma perché? Lo sai che sono la persona
più aperta al mondo. Ma io non capisco.

Ma adesso che la situazione è questa
è tutto molto più semplice.

In che senso?

Sì, perché questo è il tuo fallimento:

la vendita della casa,
la nostra rovina economica...

sono la tua sconfitta.

E questo legittima tutto.

Anche dirti quello che sono.

RUMORE DI PASSI

- Mamma?
> Sì, sì.

- Posso?
> Arrivo, arrivo.

- Ciao.
- Ciao.

Ma... c'è odore di alcool.

Ah no, questo è detersivo, è terribile.
Non lo compro più, no, no, no.

Ecco.

- Tutto bene?
- Sì.

Come stai bene così, ecco.

Mi piace molto.

- Mamma.
- Sì?

È solo una casa.

Hai sentito Betti'?
Quello che mio figlio mi vomita addosso.

"Questo è un tuo fallimento".

Sono rimasto senza parole.

Forse è proprio questo il problema,
professo', che voi rimanete senza parole.

Cioè?

Sia la signora che Massimiliano,
praticamente, questo vi hanno detto,

che voi non parlate, state zitto.

Ah ecco, sì, certo.

Adesso la colpa sarebbe mia,
se Massimiliano alla sua età

non sa quello che vuole dalla sua vita.

E Rose? Eh?

Che mi rinfaccia,
mi dice che i soldi sono finiti,

ma chi li aveva procurati questi soldi,
lei forse?

(URLANDO) No! Io li ho procurati!

Ma non abbastanza, professo'.
Non è mai abbastanza.

Ma che significa, Betti'?

Qui non dovete fare solo il padre.

Dovete ragionare con vostro figlio,
con vostra moglie.

Si v'assettate vicino a loro,
indovinate e sentite.

Come loro sentono a voi.

Sì, adesso devo avere una lezione da te,
per capire come si fa il padre.

Dentro questi libri non c'è tutto
quello che si deve sapere.

Accettate pure quello che vi dice una che,
non ha mai letto un libro,

ma stava in mezzo alla gente
e conosce la famiglia vostra.

Va bene.

Va bene.

Allora dimmi...

in che cosa avrei sbagliato?

Nel silenzio, professo'.

Il silenzio è una brutta malattia.
Voi l'avete presa senza accorgervene.

Comincia piano... e poi cresce,
come una specie di muro.

Ma se io parlo sempre.

Le cose che non si dicono,
che si sommano, no?

Che si sommano?

Il silenzio piccolo.

Ma che sarebbe 'sto silenzio piccolo?

Il silenzio piccolo,
non ve lo so spiegare bene.

Quando uno pensa "ora glielo devo dire"

e poi chissà perché pensa "Meglio di no,
va. Meglio che mi sto zitto"

E lo pensa ogni volta,
e lo pensa ogni volta.

Alla fine tanti silenzi piccoli fanno
un silenzio grande, enorme.

Ma io ci vivo con le parole e ci viviamo
tutti quanti con le mie parole.

E' quello che dico pure io, sono
importanti le parole, siamo d'accordo.

Ma più sono importanti
e più uno si frena a dirle

e alla fine restano qua.

Il silenzio grande...

fa paura a sentirlo.

(TV) "Non ho mai visto nulla di più
maestoso di queste piramidi.

Migliaia di uomini morirono per costruirle

- Fanno quasi paura.
- Ma cosa sono in confronto al deserto?

Piccoli secchi di pietra..."

- Ciao, sorellina.
- Ciao.

- Ciao.
- Vieni, mettiti qui con noi.

No, no, grazie mamma.

Non mi va di parlare, mamma.

- Vuoi un po' di vino?
- No.

Mi dai un goccio del tuo?

Mh?

Mamma.

Ma che ti bevi?

Eh, basta.

TOSSISCE

Quello non lo devi rivendere. È l'unico
gioiello che voglio come eredità.

Va bene.

Mamma, per la casa...

- io quando ho visto il cartello...
- Hai visto il cartello e...

Io non sono come voi. Ecco.

Come siamo noi?

- Dai, lo sai cosa intendo.
- No, non lo so.

- Tu odi questa casa.
- Ma io amo questa casa.

Ma amo di più voi.

Comunque non è ancora successo niente.

Sì, ma se domani arriva un'offerta siamo
costretti a sloggiare, no?

Ma no, no.

No, non ho ancora portato
i documenti all'agenzia.

Anzi, a proposito, io non riesco a trovare
l'atto di proprietà.

Non è che tu per caso lo hai visto
da qualche parte? Sono giorni...

Io, no.

Adele, stiamo solo facendo un tentativo.

Anche se dovessero rispondere all'annuncio
non è detto che accettiamo la proposta.

Siamo pieni di debiti ma...

anche lo zio Luca, per esempio,
ha detto che vorrebbe...

Lo zio Luca... andiamo a vivere da lui.

Adele per favore, eh!

Ascolta.

Allora, io non porterò
nessun documento all'agenzia

e non farò vedere la casa a nessuno
senza il tuo benestare, d'accordo?

Dai, buonanotte.

TUONI

MUSICA DALLA RADIO

(VALERIO) Chi è?

Oh, amore.

Ti ho svegliato con la musica, scusa.

Ma tu soffri di insonnia come papà, eh?

Poi ci sarebbe da capire
perché l'insonnia arriva di notte.

Sarebbe più comodo di giorno.

Ha smesso.

(ADELE) Hai cambiato l'ordine dei libri.

No, è tuo fratello che mi sposta i libri.

Quando ero piccola ero l'unica
che facevi entrare qua dentro.

Massi' era disperato per questa cosa,
manco fosse la stanza del tesoro.

Solo che toccava i libri,
ti cambiava l'ordine,

ti faceva arrabbiare
e per questo non lo volevi attorno.

Io invece mi mettevo qui...

e ti guardavo lavorare.

Leggevi, scrivevi, consultavi i testi,
ti muovevi continuamente,

io non potevo credere che essere uno
scrittore fosse un'attività così fisica.

Mi sembrava di assistere a una danza.
Eri bellissimo, bellissimo.

Io ero pazza di te, papà.

E in un certo senso sei stato tu.

Proprio tu, a rovinarmi la vita.

Come a rovinarti la vita?

Sai che significa avere un papà così figo,

che tutte le amiche vengono
a studiare a casa

pur di intravederlo passare
tra il bagno e lo studio?

E i compagni che fanno a gara
per uscire con la figlia di Primic?

Ma che cos'è che ti ha rovinato la vita?

Il parametro.

Quel paragone che facevo ogni volta

che un fesso qualsiasi mi si avvicinava
in un certo modo, mi sorrideva,

mi prendeva la mano al cinema.

Uno qualunque...

che con te condivideva solo il fatto
di fare la pipì in piedi.

Amore, ma non sono certo un superuomo io,
dai.

Un superuomo.

Probabilmente lo è ogni padre
per ogni figlia.

Ma per me è stato diverso.

Frasi tue citate da professoresse
del liceo con aria sognante,

precisione assoluta, tra virgolette.

Negozianti che ti riconosco e ti fanno
saltare la fila facendoti lo sconto,

compagni e compagne che stanno là in
attesa con una copia del tuo libro in mano

e mi supplicano di riportarglielo
con una tua dedica.

Tutte cose belle, però.

Lo sai cosa succede quando ti abitui
a queste cose?

- No.
- Ti convinci che sia vero.

Che effettivamente tuo padre sia l'uomo
che tutti, ma proprio tutti, vedono.

Amore...

E una volta che ti sei convinta
di questo...

lo sai che succede?

No. Che succede, amore?

Non ti va bene più nessuno.

Ecco che cosa succede.

Perché...

perché nessuno arriva a valere ai tuoi
occhi la metà del tuo meraviglioso papà.

Amore, ma io non sono perfetto.

Chiedilo a tua madre e a tuo fratello.
Vedi che ti dicono.

Io lo so che in realtà sei uno stronzo,
presuntuoso, arrogante,

che non perde occasione
di far sentire gli altri una merda

e che alla prova dei fatti
non è nemmeno così economicamente solido.

Ma non è la realtà che ti crea dei modelli
nella testa e nel cuore.

Ma allora che cos'è?

È la fantasia.

E io ormai il modello me lo ero creato
e non c'era un uomo che mi andasse bene.

No, amore, no.

Non della mia età, almeno.

Che significa "non della mia età"?

No, perché hai detto "non della mia età",
ci hai fatto caso?

Non potevano darmi niente
quelli della mia età.

Potevano essere compagni di gioco, magari
di sesso, ma non darmi ciò che mi serviva.

No amore,
io già ho avuto una giornata di merda!

Non voglio parlare di cose di sesso
con la mia bambina, è chiaro?

Io volevo essere la bambina di qualcuno,
non la mamma.

Volevo qualcuno che mi sorridesse
e mi dicesse:

"Amore, ecco come va la vita,
adesso ti spiego".

- Mi servivi tu papà.
- Macché io, amore, dai.

- Uno come te, insomma.
- E va be'.

E allora ho iniziato a prendere
in considerazione...

solo quelli più grandi di me.
Mi sembrava naturale.

E naturale perché una donna sta sempre
con un uomo un po' più grande, no?

Prendi tuo padre e tua madre, pure io
so' un po' più grande di tua madre.

Sotto i 20 anni di differenza
non li prendo neppure in considerazione.

- 20 anni?
- Sono bambini fessi sotto i 50 anni.

Ma che bambini fessi?
Ma tu sei impazzita?

Ma poi me lo dici a me, in faccia!

50 anni... che so' bambini di 50 anni?
amore, non farmi urlare.

Tu devi stare con ragazzi della tua età.

Dei ragazzi che ti sembrano immaturi,
poi li vedi, ci parli

e invece sono maturi come te anche perché
tu sei ancora una bambina,

tu non è che hai...
stai fumando? fumi adesso? Fumi?

- Non te l'ho detto papà, fumo.
- Che giornata di merda!

Ma il problema è che gli uomini
che piacciono a me...

Eh?

- Sono sposati, in genere.
- Sposati?

Quelli soli, a quest'età, hanno problemi,
fidati.

Sono stati mollati per disperazione,
hanno un legame malato con la madre,

- sono logorroici, per carità.
- Chi so' questi?

Quindi, quelli perfetti sono sposati.

Ma chi sono?

Le frustrazioni, i malumori, soprattutto
i silenzi... li lasciano a casa.

Quando vedono l'amante,
che sarei io...

- Come l'amante?
- Sono di zucchero...

- Questi?
- Allegri , divertenti, giovanili.

Sono giovanili? Sono anziani, amore,
sono persone anziane, questi.

Pieni di fantasie,
sessualmente sfrenati.

Non parlare di cose di sesso con me.

Ed è sempre andata bene.

Mi divertivo, non avevo legami o gabbie,
ero libera. Era perfetto.

Era?
In che senso era perfetto, amore?

Purtroppo ci si è messo il cuore di mezzo.

Mi sono innamorata.

Innamorata?

Lui era allegro, divertente, bellissimo...

Questo qua?

Sposato, due figli,
una moglie con cui nemmeno parlava più.

- Tutto perfetto.
- Ma perché ride?

Fino a quando una sera,
così, per divertimento...

eravamo nel solito albergo,
avevamo appena finito di fare l'amore...

Basta!

Che poi nemmeno era questo granché.
Insomma, per scherzo comincio a dirgli

che non mi va più di stare con lui.

Chissà che mi è preso, volevo vedere
come reagiva, quanto tenesse a me.

Insomma gli declamo tutte le fesserie che
dico quando voglio mollare qualcuno

- e lui che fa?
- Che fa?

Si mette a piangere.

Mi sembrava di vedere te diventato
debole e insicuro.

Ma che me?

Un celebrato scienziato, un genio,
un direttore di cattedra universitaria,

il famoso professor Bocchetti che piangeva
davanti a me... in mutande.

Bocchetti?

Io non l'ho riconosciuto in mutande.

Era Bocchetti, come ha potuto?

Mi conosce a me.

"Non lasciarmi.
Tu sei il grande amore della mia vita.

Sei l'unica donna che mi abbia
mai fatto sentire vivo, solo tu".

Ma quello non capisce niente di critica
letteraria, figuriamoci della vita.

E io ci sono cascata.

E va be'.

- Ci ho creduto.
- Può capitare.

E adesso è tardi.

Perché è tardi?

Aspetto un figlio.

E volevo che tu...

proprio tu...

lo sapessi per primo.

E soprattutto perché
so benissimo che non lo dirai a nessuno.

Che cosa devo fare, papà?

Non sono più una bambina, ho 25 anni.

Questa casa per te era il sinonimo
della nostra famiglia

e lo era anche per me.

Non sono più così sicura.

Amore...

sistemo tutto io.

(TV) "I nostri programmi sono per oggi
terminati.

Signore e signori
vi auguriamo buonanotte."

- Che c'è, Betti'?
- No...

solo che...

una sfilza di calci in faccia
di questa maniera...

uno non la prende
neanche in una decina d'anni.

Mentre Adele parlava,

mi è venuta in mente quella storia
dei piccoli silenzi che dicevi tu.

Professore mio, tutte queste parole
proprio dal silenzio vengono.

Questa è un'altra perla
di saggezza popolare.

Sfottete voi...

ma...

c'avete fatto caso che tutti
sono venuti a dirvi qualcosa,

ma che non ascoltavano, non volevano
sentire quello che avevate da dire.

A momenti non mi guardano neanche
più in faccia.

Parlavano loro, parlavano soli, perché...

avevano bisogno di sentire
il suono di una voce qualunque.

Pure la loro stessa voce.

Succede così, quando c'è troppo silenzio.

Ai miei tempi non erano i figli
a dover giudicare i genitori.

Mio padre non parlava con me.

Qualche volta mia madre, ma mio padre mai.

Lui, la sera,
tornava stanco dal lavoro e...

e si riposava...

basta.

Non parlava con me...

non giocava con me...

non esplorava nei meandri oscuri
della mia mente.

E non per questo io sono diventato
uno che dà agli altri...

la responsabilità dei propri fallimenti.

Però siete diventato come a vostro padre.

Non parlate con la famiglia e pensate che
a portare i soldi a casa basta e avanza.

Ed è così, Bettì'.

Io li ho fatti stare bene e scusami
se non riesco a sentirmi in colpa

- per essere un uomo di successo.
- Ma loro...

Ma loro mi accusano di non
essere diventato abbastanza ricco.

Di non essermi prostituito
alla televisione, al cinema,

a chi sa quali altri mercanti di parole.

Se fossimo ancora molto ricchi vivremmo
tutti felici e contenti, te lo dico io.

Non volete capire, professo'.
Si sono appoggiati, questo è tutto.

E ora non trovano la forza nelle gambe
per camminare da soli.

Betti', lasciami solo, voglio lavorare.
Dai.

Ma la storia dei costumi,
ma perché la mettete nei drammi epocali?

Lo so io chi è.

Amore, buongiorno.

Che succede?

Vado a lasciare i documenti all'agenzia.

Ah. Te l'ha dato.

Pugnalato alle spalle dalla mia bambina.

Andiamo avanti, vediamo che succede.

Troveremo una casa più piccola, in una
zona meno prestigiosa, ma non importa.

Avremmo soldi sufficienti
per pagare tutto e...

magari per inventarci qualche cosa.

Io credo nei nostri figli.

MUSICA DALLA RADIO

Rose. Rose, aspetta un attimo. Rose.

Valerio io ci ho provato, davvero, ci ho
provato ma non c'è stato niente da fare.

Io ti perdono, perdonami anche tu.

PIANTO

Bettì', ma non è la fine del mondo.

< È solo una casa.

< Posso aprire adesso?
- No.

No!

Prego signori, accomodatevi.
Prego, prego, venite.

Benvenuti a villa Primic, prego.

Potete vedere il maestoso corridoio
con i suoi meravigliosi affreschi,

che detto fra noi, ha ispirato i maggiori
artisti del primo Novecento

in visita a Napoli. Ma voi seguitemi.
Da questa parte ci sono le altre stanze.

Prego signori, accomodatevi,
accomodatevi, venite, venite.

Come potete vedere il bagno
è con rifiniture di altissimo livello,

ma il pezzo forte è questa
vasca in stile imperiale,

gira voce che ci abbia fatto il bagno
l'ultima regina d'Italia,

ma su questo non possiamo avere certezza.

- Ma la doccia non c'è?
- Via, via la vasca, via la vasca.

Li vedete questi divani?

Questo è tutto tessuto
delle seterie di San Leucio,

che detto fra di noi è il migliore tessuto
che ci sta in giro dai tempi dei Borboni.

Sì, è bello, ma... è pieno di polvere.

Questo studio
rappresenta la storia di questa casa.

Oltre 2.000 libri contenenti
un patrimonio letterario invidiabile.

Solo questo ambiente rappresenta un valore
morale prima ed economico,

poi di grande spessore.

Ma vedo poco marmo.
Con tutte le statue e l'olio che abbiamo.

Ma poi con tutta questa carta
dove le mettiamo?

È giusto venite con me che vi faccio
vedere la palestra, le mettete di qua,

che ci sta un sacco di spazio.

E questo è un luogo dove possono nascere
sogni, progetti, futuro.

La camera dei ragazzi,
un ambiente assolutamente confortevole

e degno dell'importanza
di tutto l'immobile.

Arrêtez! Ça suffit!

Che simpatici questi ragazzi.

Come potete vedere la cucina è
perfettamente funzionante e utilizzabile,

che poi detto fra di noi,
è l'ambiente più importante

per la vita quotidiana della casa, o no?
Eh?

Sì, sì, però ci sta uno spazio
per mettere un frigorifero doppio?

Perché il medico m'ha detto
che devo mangiare solo cibi freschi.

Scusate.

- Arrivederci.
- Mamma io c'ho fame.

Non hai fatto colazione stamattina,
piccolino?

È sciupato il ragazzo, eh?

Prego.

- Signora.
- A lei.

- Arrivederci. Grazie.
- Buongiorno.

- Signora Rossi?
- Sì?

- Buongiorno.
- Buongiorno.

- Stiamo completando il piano di sopra.
- Bene, bene, bravissimi.

Io ho già imballato tutta la cristalleria.
Va bene?

E...

Sì, che c'è?

Con lo studio? Che dobbiamo fare?

Quello... quello lo facciamo per ultimo.

- Non ti preoccupare.
- Va bene.

Bettì'...

forse è meglio pure per te, no?

Andiamo in una casa più piccola e...

ci sono meno cose da spolverare,
ti stanchi di meno, eh?

L'importante però è che ci sia spazio
per i miei libri, quello sì che conta.

Professore, voi non volete capire.

Quando non volete vedere una cosa
non la vedete,

pure se ci andate a sbattere
con la testa vicino.

Io da qua non me ne volevo andare!

Ma perché secondo te io sono contento?
Eh, Bettì'?

Senza più il mio studio,
con i libri messi così, negli scatoli!

CANTANO

Che cos'è questo rumore?

Che cos'è questo canto cacofonico?

#Bum bum bum, cicaci bum bum#

- Ma perché non vi piace?
- È abominevole.

Forza, ci distraiamo un po'.

Ma che distraiamo...

MUSICA BRASILIANA

MUSICA BRASILIANA

#Bum bum bum, cicaci...
Cica bum! Cica bum!#

#Bum bum bum, cicaci... Cica bum!
Cica bum!#

Professo', un'altra volta?

Ho avuto una visione orribile.

Soffrite di immaginazione incontinente.

Uno stimolo continuo.

Oh, Rose. Aspetta che ti aiuto io.

Quanto hai amato questo bonsai
e guarda adesso com'è.

Questo bonsai è stato uno dei tuoi regali
che ho amato di più.

- Si riprenderà.
- È evidentemente morto, Rose.

Sai, amore mio,
i compratori sono proprio...

bella gente, sì,
una famiglia di ottimo nome.

Sono colti, intelligenti,
mi sono molto piaciuti.

Ma poi la signora, che carina.

Timidamente mi ha chiesto se poteva avere
una copia del tuo libro.

- "Il gabbiano di via Toledo", firmata.
- Non ci penso nemmeno.

Da qualche parte dovrei avere la copia,
sì.

No, no, sono... sono proprio contenta che
questa casa vada a finire in buone mani.

E sì, inizierà tutta una nuova fase
della nostra vita.

RUMORE DI VETRI INFRANTI

O mio Dio, è Adele?
Oggi è un po' strana, avrà rotto tutto.

- Professo'.
- Bettì', che vuoi?

È colpa loro
se ci troviamo in questa situazione.

Piuttosto, tu hai capito i ragazzi come
hanno preso questa storia della casa?

No, eh...so' troppo dispiaciuti.

Non trovano pace.

Vanno, vengono, soprattutto Massimiliano.

- Che fa?
- Tutto spettinato.

- Sta sempre fuori casa, sempre.
- E certo.

Perché ha preso male questa storia
dell'abbandono, della vendita della casa.

- Ecco qua, sì, sì, sì.
- È il più sensibile.

Pure io penso così, me l'avete tolto...

in punta alla lingua.

- Povero ragazzo.
- È distrutto.

MUSICA BRASILIANA

E dimmi, lo sai tu....

- Cos'è?
- Buongiorno Gennaro. Buongiorno Marcello,

- Questi sono per voi.
- Ah! Grazie!

- Grazie, dotto'! Grazie.
- Prego, prego.

MASSIMILIANO CANTICCHIA

Ma che è questo rumore?

MASSIMILIANO CANTICCHIA

Hai cambiato vestiti?

MASSIMILIANO CANTICCHIA

I capelli pure?

MASSIMILIANO CANTICCHIA

Papà, la vendita di questa casa
è stata la cosa più intelligente

che sia mai stata pensata da anni.
Vuoi che ti racconti?

- No.
- Ti racconto.

T'ho detto di no.

Dunque. Avevamo appena saputo la cifra
che quei pazzi volevano offrire

per questa catapecchia per il semplice
fatto che tu qui dentro hai scritto

quello che hai scritto, va be',
peggio per loro, giusto?

Ti preferivo rancoroso.

- Vado in banca e chi ti incontro?
- Chi ti incontri?

Il mio professore di scenografia in
accademia, un uomo che, ti sorprenderà,

- ha sempre apprezzato molto le mie doti.
- Io non ho detto niente.

Con lui c'era un tizio.

Un uomo bellissimo, affascinante,
incredibile.

Io lo vedo e mi...
sai quando ti succede qualcosa dentro?

Non mi dite queste cose.

Più lo guardavo
e più mi sembrava un volto conosciuto,

infatti, quando gli chiedo il nome
capisco tutto.

> Perché?
- Era Gianluca Fideschi.

- Oh, Fideschi!
- L'attore.

- E chi è?
- Un grande attore di teatro,

che ha conosciuto la fama grazie alla
réclame di una pasta dentifricia.

#Pasta del comandante
per un sorriso smagliante.#

- #Pasta del comandante...#
- Per l'uomo affascinante.

#Pasta del comandante,
più bianco il tuo sorriso sarà#.

Corri in farmacia.

sarà proprio.

Per l'uomo affascinante.

Bello, alto, pieno di fascino.

Mi guarda e io...

mi sento tremare dentro, capisci?

Mi sento anche male perché quel giorno ero
impresentabile, sciatto, brutto.

Come sei profondo, figlio mio.

Comunque, il mio professore mi chiede
se conosco qualcuno

- intenzionato a investire in un teatro.
- In un teatro?

- Io gli dico: "In che teatro?"
- No, io chiedo: "In che teatro?"

Salta fuori che Fideschi
deve rilevare dei crediti

dal proprietario del teatro Italia,
sai quello in centro?

- Nella zona pedonale.
- Sì, lo conosco.

È un teatro non molto grande,
ma è un gioiellino, è bellissimo.

- Ho capito qual è.
- E sta in una posizione ottima.

- Stringi.
- Fideschi è stato il direttore artistico

e ha allestito lì tre, quattro spettacoli
ma il proprietario non lo ha mai pagato

e quindi lui ha deciso
di cambiare attività.

- E quindi?
- Fideschi...

per rientrare del debito,
ha due possibilità.

- Cioè?
- La prima è quella di fargli causa,

aspettare tempi biblici per ottenere,
forse una decima parte del dovuto.

- Può ottenerla.
- La seconda, invece...

È quella di fargli un'offerta molto
conveniente e rilevare il teatro.

Rilevare il teatro?

Si tratterebbe di rilevare un teatro in
centro con, tutto sommato, poche lire.

- Cioè?
- Allora.

Io ho studiato organizzazione
dello spettacolo.

Retta indimenticabile.

Conosco grazie al mio cognome l'ambiente
e l'ambiente conosce me.

- Adesso il cognome va bene, sì?
- Quindi:

io mi occuperei della parte
prettamente gestionale.

- Mentre Gianlu'...
- Il comandante.

- Si occuperebbe della parte artistica.
- Certo.

- Con non più di...
- Che sarà?

- Che sarà?
- Tre, quattro milioni

- io posso realizzare i miei sogni.
- Tre quattro milioni meno.

Ho bisogno di scaricare
un po' di energia.

No, io ho bisogno di scaricare perché
i milioni so i miei. Allungamento.

Ho chiamato Gianlu' e gli ho chiesto
di non prendere contatti per 2 giorni.

Allungamento destro.

Perché, ovviamente,
volevo parlarne con la mamma.

- Allungamento sinistro.
- E con zio Luca.

Certo, sì, parlane con zio Luca.

Inarcamento totale.
Perché tanto papà non esiste.

Perché lui fa il commercialista,
conosce gli aspetti contrattuali.

Ma che conosce? Non capisce niente.
Non mi parlare di zio Luca, Massimilia'.

E non ci crederai...

ma la mamma ha detto: "Va bene Massi'".

Così ha detto mamma?

"Se questo è il tuo sogno, se...
se serve a farti felice va bene".

Va be'... se mamma ha detto così.

- Poi, ha messo quella condizione...
- Quale condizione?

Io, finalmente,
posso realizzare i miei sogni...

senza essere dipendente da nessuno.

Sì, ho capito, ma metti a rischio
il patrimonio di tutta la famiglia,

c'è pure tua sorella, Massimilia'.

E la cosa più bella, papà...

è che mi sei venuto in mente tu...

ma mi sei venuto in mente in un modo
che mi ha sconvolto.

Ho pensato...

anche tu come me hai fatto della tua
passione, lo scrivere, un lavoro.

Sì.

Quindi ho sentito in un certo senso
di assomigliarti felicemente...

e da questa situazione tu ne sei uscito
completamente rivalutato ai miei occhi.

Ma veramente?

E anche questa casa...

questa casa che ho sempre odiato...

adesso che mi permette di realizzare
i miei sogni è...

mi manca.

Ma è chiaro...
ma c'abbiamo vissuto dentro così bene.

Ho richiamato Gianlu'
e l'ho invitato a cena.

Abbiamo parlato tutta la sera.
Siamo identici, praticamente.

Lui è stato sposato due volte...

però è un uomo di una sensibilità...

che, chissà, in futuro, magari,
io e lui...

E sono contento per te, Massimilia'.

Ma mi dici della condizione? Qual è?

Papà, è tutto merito tuo.

Senza di te tutto questo
non sarebbe successo.

Ti prego.

Aiutami. Abbi fiducia in me.

Consentimi di poter contare su di te.

Ma tu hai sempre potuto contare su di me.

Eri tu che non avevi fiducia in te stesso.

Sai, papà...

sono contento che l'ultima chiacchierata
che ci facciamo qui...

possa concludersi con un sorriso.

Ciao, papà.

Ah, sei qui? Io vado a pagare
l'idraulico di casa nuova.

Meglio che vado. Ci vediamo dopo.

Mamma mia che impressione vederla così
questa stanza.

Amore, mi fai veni' un infarto così.
Avvisami quando entri.

Massi ti ha raccontato delle novità?

Sì, mi ha detto tante cose, Ade', tante.

Sono giorni strani, sta cambiando tutto
così in fretta, questa cosa della casa.

Comunque, ormai è fatta.

Massi è euforico, la mamma sorride
e sembra contenta

- anche se l'ho beccata due volte a bere.
- La mamma non beve, eh.

Io da un lato sono triste perché non
so immaginarmi fuori di qui,

ma dall'altro è tutto molto stimolante.

Amore, parliamo di cose importanti,
del bambino che hai deciso?

- Non ho detto niente a Bocchetti.
- Perché?

- E penso non glielo dirò.
- Scusa, ma perché?

Non voglio dargli diritti
sulla mia decisione,

cosa, che in quel caso,
sarei costretta a fare.

Soldi non me ne darebbe,
non che io vorrei soldi da Bocchetti.

E nemmeno mi va di averlo attorno
piagnucolante e triste com'è.

Va be',

in questo non posso darti torto,
amore mio.

Quindi, per ora, lo sai solo tu.

E penso che potrei tenerlo.

Sì, eh?

Sì, anche perché è successa un'altra cosa
che ti vorrei raccontare.

Un'altra cosa?
Aspetta che mi siedo, dai.

Massi ti ha raccontato questa cosa
del teatro Italia.

Non parlava d'altro.

Non l'ho mai visto
preso da una tale febbre.

(VALERIO) Un altro stile, un suo charme.

(ADELE) Massi illustra a mamma tutta
la faccenda entrando nel merito

del possibile investimento.

E zio Luca non ti dico,
attacca un pianto greco infinito:

"Ma voi siete pazzi, ma meglio metterli in
banca, io conosco certe obbligazioni..."

Ma che conosce?
Non conosce niente, è un cretino.

(INSIEME) Insopportabile.

Brava.

Mamma gli fa un gesto con la mano
e lo fa stare zitto.

Zio Luca aveva un'aria da gufo offeso,
papà che era uno spettacolo.

Sono contento.

Poi mamma dice a Massi
che le sembra un'ottima idea.

Sempre che ci siano naturalmente tutte
le garanzie di competenze professionali.

(INSIEME) Aaaa...

- Ma mette una condizione, la mamma.
- Ah, brava, la condizione!

Perché Massimiliano non me l'ha de....
che c'è amore?

Mi stanco subito.
Mi devo sedere in continuazione.

La pancia non si vede ancora,
nausea un po'. ..

Però mi stanco subito chissà perché?

Ma è possibile che si muove già?

No.

- Che stavo dicendo?
- La condizione.

- Ah, la condizione.
- Eh... Qual è?

La condizione...
è che io faccia parte dell'affare.

Ma in che senso?

Che abbia un lavoro, con uno stipendio
all'interno della struttura.

Oh, lo vedi che mamma ha avuto una buona
idea allora, bene!

Non so dirti se l'ha fatto perché
ha intuito qualcosa del bambino

o perché vuole che controlli Massi
però l'ha detto

e, se devo essere sincera, Massimiliano
mi è sembrato persino contento.

Ah, sono contento pure io.

Anche perché mettiamo a rischio
il patrimonio della famiglia, attenzione.

Io, a dirti il vero, mi sono sentita
un po' in difficoltà all'inizio.

- Perché?
- Perché mi sembrava un'imposizione.

- Che imposizione?
- E infatti lo è, ti pare papà?

No, non lo è.
I soldi so' pure i tuoi.

E allora gli ho detto: "Va bene, se va
bene anche al tizio del dentifricio".

All'uomo affascinante?

Se dopo aver parlato con me,
una specie di esame, dice:

"va bene, imbarchiamo anche Adele"...

E quello è stato il guaio.

Quale guaio, Ade'?

Sì, perché il tizio del dentifricio,
per me quello era.

Sì, il comandante.

Ha detto a Massi
di volermi incontrare da solo.

Sì, perché altrimenti la presenza
di Massimiliano lo avrebbe influenzato.

E allora abbiamo preso un appuntamento
proprio in teatro...

che è in pieno rifacimento
e quindi è vuoto...

Ade', io non lo so se la voglio sentire
questa storia.

Mi aspettava sul palcoscenico, era là,
al centro, un solo faro puntato su di lui.

Riempiva da solo la scena, papà.

(ADELE) Alto, bello come il sole,
un sorriso da favola,

bianchissimo, aveva anche i baffi,
sembravi tu.

Lo sguardo ipnotico, la voce profonda,
il fisico asciutto, insomma... sublime.

La parola è una freccia, seguila...

e troverai te stesso.

Un cane.

Ha avuto un passato, papà, donne sbagliate
che non l'hanno mai capito

e che non gli hanno mai dato quello che
voleva più di ogni altra cosa al mondo.

- Cioè?
- Un figlio.

Capisci, papà? Un figlio.

Ovviamente ci ho fatto l'amore là,
sul palcoscenico del teatro.

- Come ovviamente?
- Ho dovuto farlo,

altrimenti come avrei fatto a fargli
credere che il figlio è suo, ti pare papà?

E siccome la mia intenzione
è quella di tenere il bambino

e di renderlo felice,
ho dovuto fare in fretta.

E secondo te tuo fratello che ne penserà
di tutta questa storia?

- Massi sarà contentissimo, vedrai.
- Sì, eh?

Meglio aspettare però.

Non vorrei che Gianluca pensasse
che lo sto incastrando.

No, ma perché dovrebbe pensare una cosa
del genere, figurati.

Meglio aspettare
la formalizzazione dei contratti

così, una volta che sarà tutto più chiaro

saremo anche più liberi
di dire le cose come stanno.

Quindi, come vedi, tutto è a posto.

Così è la vita.

Tu lo scrivi in ogni romanzo.

Ma si scrivono un sacco di stronzate,
amore mio.

Le cose si incasinano, si incasinano
e poi vanno magicamente tutte a posto.

Mi mancherà questa stanza, papà.

Mi mancherà tanto.

È il posto al mondo dove sono stata
più felice.

Bettina.

Bettina.

Ave Maria piena di grazia
il Signore è con te...

- Bettina.
- Tu sei benedetta fra le donne

- e benedetto è il frutto tuo...
- Bettina!

- Adesso e nell'ora...
- Bettina!

Un'ultima spolverata, professo'?

Che è successo?

Una volta che dovevi stare
dietro alla porta non ci stai.

Respirate, professo'!

Scusate. Venite, venite.
Assettatevi. Venite, assettatevi.

Betti'. Già mi manca l'aria,
e mi porti dentro a un ripostiglio?

No, questa è la mia camera.

Comunque Betti', è successa una tragedia.

Che è stato?

Massimiliano e Adele sono interessati
alla stessa persona.

- E va bene, pazienza.
- Che pazienza?

- Non vi amareggiate.
- Quello è un uomo, Betti'.

Una specie di attore,
che fa la réclame della pasta dentifricia.

Ah, quella pasta dentifricia
non fa niente, sapete?

Non importa, Betti',
la cosa è grave, non scherzare.

Loro si sono fatti ammaliare da lui,
perché sono innamorati tutti e due.

Dobbiamo capire mia moglie
che ne pensa di questa storia.

No, professo'.
Non potete fare proprio niente.

No, Betti', mi dispiace,
ma io devo intervenire.

Stiamo parlando
della felicità della mia famiglia.

Tu capisci che... Adele fuma.

- Uh, quella è incinta!
- Che ne sai tu?

- Ho sentito.
- Lasciamo stare.

- Comunque è incinta di Bocchetti.
- Quello della pasta dentifricia?

No, no. Un critico teatrale che l'ha messa
incinta e allora io c'ho detto:

"Va be', se l'hai deciso,
teniamoci il figlio di Bocchetti.

Lei dice:
"No, non lo voglio dare a Bocchetti".

- A chi ce lo vuole dare?
- Al comandante.

- Al comandante?
- Sì, è un uomo affascinante.

È lo stesso uomo affascinante
di Massimiliano, capisci?

Allora niente più sorriso smagliante,
se succede una cosa del genere.

Perché Massimiliano non può avere
una delusione così grande

dopo che si è dichiarato davanti a me.

È venuto qua,
l'hai visto con che capelli?

- Sì, tutti i capelli a gallinaccio.
- Adesso è "charmant", adesso.

Ha tutto un altro stile.

Noi dobbiamo intervenire, Betti',
aiutami ti prego.

Dimmi come possiamo chiamare mia moglie.

No! Aspettate, professo'.

Vi prego!

Ve lo ripeto.

Non c'è niente che potete fare.

Betti', però io non ti capisco.

Mi hai accusato di essere il responsabile
dei mali di questa famiglia

con i miei silenzi, mi hai detto
di cambiare ed io sono cambiato.

E adesso che mi decido di intervenire,
tu mi dici che è troppo tardi? Perché?

(ROSE) Eccomi qua.

(BETTINA) Buonasera, signora.

Rose.

Non credevo che sarebbe stato così
complicato questo trasloco.

Hanno proprio ragione quando dicono
che trasferirsi da una casa all'altra,

dopo tutti questi anni...

comporti lo stesso stress di un...
di un lutto.

(VALERIO) Rose, dobbiamo parlare.
Ci sono delle cose che devi sapere.

(BETTINA) Professore, lasciatela parlare.

(ROSE) Gli ho lasciato prendere tutto,

hanno svuotato tutte le stanze,
tranne questa.

Per questa... ho chiesto di...

di tornare domani.

I ragazzi li ho mandati nella casa nuova.

D'altra parte è anche giusto
che se la sistemino loro, quella...

quella è casa loro.

Questa è casa nostra, per sempre.

Sarebbe rimasta nostra,
se tu mi avessi ascoltato.

Aspettate.

Lo sai amore mio, ho girato tutta la casa,
stanza per stanza.

Cercavo i nostri segni.

Dei... segnali di riconoscimento.

Ma non potevo credere che una casa...

dopo tanti anni, svuotata dai mobili, dai
soprammobili, perdesse la sua identità.

- E la sai una cosa?
- Cosa?

Io non li ho trovati. Io mi ricordavo,
che in camera di Massimiliano,

noi segnavamo l'altezza dei bambini
man mano che crescevano,

ma forse abbiamo ridipinto,
perché io non li ho trovati.

E in camera nostra,
mi ricordo che c'era un buco nel muro

perché tu ti eri ostinato
ad appendere un grosso specchio, e...

e forse... forse lo abbiamo riparato.

E mi ricordo che in cucina
c'era una mattonella rotta

perché a Bettina, una volta,
è scappato il batticarne e...

ma forse l'abbiamo sostituita
perché io non l'ho trovata.

E certo che l'abbiamo cambiata, signo'.

Insomma, io...

io penso che non è la casa
ma sono i sentimenti,

i ricordi, le persone...

la casa è solo calce e legno e marmo.

Per me tutto ha un senso.
Anche le mura hanno un senso.

Qui invece no, no.

Questa stanza ha una storia tutta sua,
una sua identità.

È per questo che ho voluto salutarla qui,
questa casa.

Il nostro passato.

No, amore. Amore, non è il passato
che deve preoccuparti.

Ma è il futuro perché i ragazzi stanno
combinando un enorme casino, Rose.

Ancora un momento, professo',
ancora un momento.

Non ancora.

Io ho bisogno di te.

Lo so, sono stata sempre io
quella razionale,

quella equilibrata e tu quello che vola.

Ma io, adesso...

ho bisogno di sentire dalla tua voce se
ciò che sto facendo è giusto o sbagliato.

Io ho bisogno di sapere
che cosa devo fare.

Cosa devo fare?

Allora ascoltami, Rose.

Rose.

Rose, ti chiedo perdono.

Per il silenzio,
per tutti i piccoli silenzi.

Che mi hanno costretto in un silenzio
grande, in un silenzio enorme.

- Io ti chiedo perdono, ti prego.
- Professore, vi prego, basta.

No, no, Betti', noi se interveniamo adesso
siamo ancora in tempo.

Rose... Rose.

Massimiliano ha una natura straordinaria,
è un essere sensibile, è intelligente...

Professore, per favore!

Proprio per questo lui non riesce a
distinguere tra i sentimenti e la ragione.

Ma questa volta
deve fare un passo indietro

per Adele che sta combinando un enorme
casino, Rose. Noi dobbiamo intervenire.

Professore, la signora non vi sente.

Invece mi deve sentire.

Io sono stato in silenzio
per troppo tempo.

Professore, non avete capito.

È tardi adesso, troppo tardi.

E questa vecchia radio.

Non abbiamo mai capito
perché si accendesse da sola.

però... ci faceva piacere, ci sembrava
che tu fossi ancora qui con noi.

Ma in che senso ancora qui?

Io... da quando te ne sei andato
non ho mai smesso di sentirti.

Ma che sta dicendo? È impazzita?

No, professo', non è impazzita.

Sono undici anni.

Undici anni, amore mio...

da quando sono entrata da quella porta...
e ti ho trovato qui, addormentato.

Con la faccia su questa scrivania tra
il braccio e una nostra foto di famiglia

e un foglio nella macchina da scrivere
con una frase a metà:

"E dimmi, lo sai tu cos'è".

Poi ho lasciato tutto così com'era.

Tu sei sempre stato qui, sai?

Io sono sempre qui, amore mio.

Siete rimasto vicino alla signora
e ai figli vostri.

Solo che loro non vi possono
né vedere né sentire.

Ma che sciocchezze vai dicendo, Betti'?

Ma perché io non parlo con te?
Tu non mi vedi?

(ROSE) E anche Bettina...

che era la vera anima di questa casa,
che se ne è andata due anni dopo di te.

Una malattia veloce, infame.

Io la sento, ancora,
ciabattare per queste stanze.

Quando le cose si misero male...

la chiamai in questa stanza,
le dissi che...

che non la potevamo più pagare.

Lei si fece una di quelle sue risate.

E mi disse:

(INSIEME) "Signo', ma che me ne fotte
a me dei soldi".

Basta che posso rimanere qua,
con tutti voi.

Che meraviglia era Bettina.

Chi lo sa come succede?

Chi decide dove si va, dove si torna.

Ma perché non me l'hai detto prima?

Mi hai fatto sentire in colpa per tutta
quella storia dei piccoli silenzi,

perché non me l'hai detto?

Perché...

loro, quando venivano qua, vi sentivano.

Chissà come, chissà perché...
vi sentivano.

E io pensavo: "Quello, se capisce
che è morto... s'avvilisce.

Magari prende e se ne va e i ragazzi
e la signora lo perdono un'altra vota".

No. Meglio che mi sto zitta.

Io, poi, sono una che si fa
i fatti suoi, lo sapete.

Luca...

Luca m'ha confessato di essere
sempre stato innamorato di me.

Mi ha chiesto di sposarlo, ma...

io gli ho risposto di no.

Io non sono una vedova, io...
io sto ancora con te.

E adesso che succederà?

E da me proprio lo volete sapere?

Io sono ignorante.

E io che faccio, Betti'? Che faccio?

Salutate la signora.

Poi magari domani vi trovate sempre
con lei, da qualche altra parte, eh?

Coi ragazzi... e pure con me...

che ancora vado spolverando.

Ma se così non dovesse essere,
almeno l'avrete salutata.

Con permesso,
vado a vedere se è rimasto qualcosa,

perché...

non sia mai hanno portato via
tutta la polvere...

io...

io poi...

che faccio?

Rose.

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