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Vapori sull'acqua.

< Alberi strani.

< Risate di bambini.

< La sua pelle.

< Quegli occhi...

< Vorrei parlartene.

00:03:38,836
< Perché ho bisogno
di raccontarlo a qualcuno.

00:03:50,196
< Credo che tutto
abbia avuto inizio quel giorno

quando tornai a casa in licenza.

< l giorno in cui
per la prima volta vidi Hélène.

- Quando parti?
- Giovedì prossimo.

E quando tornerai?

Un giorno avrò un giardino
con tanti gigli. Centinaia, migliaia.

Le avrei
costruito io il giardino,

con le mie mani quel giorno,
pur di vederla felice.

Oh!

< Ma dovevo proseguire la carriera
militare. Così voleva mio padre.

La situazione è rovente in Austria.
Entro l'estate sarà l'inferno.

Il risultato sarà inevitabile.

Si smarriranno di fronte
alla nostra forza militare.

Si sbricioleranno
come una stantia Linzer Torte.

< Tu che ne dici, figliolo?

Ancora pesce, caro?

Gli austriaci sono stupidi.

< Quand'ero nell'esercito... < Hervè:
lo continuavo a pensare a Hélène.

...se gli austriaci avessero
attaccato, avremmo finito di pranzare.

< Poi arrivò Baldabiou.

Vi occorre qualcosa?
Vi prego, signore!

- Mi dispiace, Vostro Onore.
- Puoi andare, tu.

- Che posso fare per voi, Baldabiou?
- Sapete che cos'è questa?

- Roba da donna. - Sbagliato.
È denaro. Roba da uomini.

Davvero?
E perché mi dovrebbe interessare?

- Ho intenzione di riparare la filanda.
- La filanda? Dove troverete i soldi?

Questo è un mio problema. Voi fate
in modo che nessuno mi intralci.

Baldabiou ricostruì
la vecchia filanda in sei mesi.

< Almeno, così mi dissero,
perché io ero nell'esercito.

Mi raccomando.

< Quando tornai l'anno dopo
c'erano già tre nuove filande

e più soldi di quanti
il nostro paese avesse mai visto.

- Sapete cosa sono?
- Soldi.

Sbagliato.
Sono la prova che avevo ragione.

Congratulazioni.
E io che dovrei fare adesso?

Niente. E sarete il Sindaco
di un paese molto ricco.

Sposami, Hélène.

- Signor Baldabiou?
- Hervé!

- Mi hanno detto che volete parlarmi.
- Sì, ma non qui.

- Tu giochi?
- No.

- Perché io? - Ho bisogno
di un giovane. Uno sveglio.

- Sì, ma io non cerco un lavoro.
- Non ti offro un lavoro;

ti offro una nuova vita.

Una strana epidemia
ha colpito gli allevamenti:

metà dei bachi da seta
sono infetti o morti.

È così anche a Lione,
dappertutto, fino in Turchia.

- Che epidemia? - Nessuno lo sa,
ma il tempo stringe.

Non possiamo risolvere il problema,
ma aggirarlo sì.

Dobbiamo, altrimenti
questo paese muore.

Voglio che tu vada
a prendere uova sane.

In Africa.

In Africa?

Mi piacerebbe, ma la mia licenza
finisce fra due giorni

e devo tornare in caserma.
- E chi lo dice?

- Mio padre.
- Tuo padre?

A lui ci penso io.

Omne felicitate diae
et nocte semper... - E ci pensò.

- In nomine Patris et Filii
et Spiritus Sancti. Amen. - Amen.

Poco tempo dopo
abbandonai l'uniforme

e iniziai una nuova vita.

L'amore era la mia serenità.

Che cosa scrivi?

- Niente.
- Niente?

Ho appena parlato con Baldabiou.

Parto tra una settimana.

Per quanto?

Settimane.

Forse mesi.

Facciamo settimane.

Era il 1862,
l'anno della grande nevicata,

e io partii per l'Egitto
in cerca delle uova.

00:09:59,597
e un po' meno per tornare a casa.

< Di come si facesse la seta
non sapevo nulla,

ma sapevo che dovevo tenere quelle
minuscole uova al riparo dal calore,

tenerle pulite e portarle a casa
prima che si schiudessero.

< Non immaginavo
che di ritorno al paese

qualcun altro stava per uscire
dal guscio: Ludovic Berbek.

< Béatrice era così orgogliosa
quel giorno di mostrare il suo bimbo.

Dammi un figlio.

- Com'è l'Africa? Non ne abbiamo
mai parlato. - È bellissima.

Stanca, ma bellissima.

Ho una brutta notizia:

ho trovato dei bachi morti.
Solo alcuni, ma comunque troppi.

< Sembra che la pebrina
sia arrivata in Egitto prima di te.

La pebrina?

L'hanno chiamata così.

Devi andare in Giappone.

In Giappone?

- E dove si trova?
- Da quella parte.

Sempre dritto fino alla fine
del mondo. Ti faccio vedere.

< Fanno la più bella seta
che ci sia laggiù.

L'ho tenuta tra le dita una volta.
Era come tenere il nulla.

Producono seta da oltre 1.000 anni
e non sanno cos'è un uovo infetto.

Sarà più lungo il viaggio
questa volta.

< Molto più lungo.

Prima di parlarne agli altri,
devo sapere se te la senti di farlo.

Il viaggio è lungo e pericoloso.

È proibito entrare
nel cuore del Giappone,

nessun occidentale l'ha mai fatto.

Ma dove non può arrivare un mercante
cinese o un assicuratore inglese

è un posto in cui
nessuna malattia arriverà mai.

Perché noi dovremmo riuscire
dove altri hanno fallito?

Non ho detto che ci riusciremo,
ma so da fonte attendibile

che i giapponesi vendono
la loro seta sul mercato nero.

A noi la seta interessa
produrla, non comprarla.

Hervè andrebbe lì
a comprare uova, non seta.

- Ma non esistono garanzie neanche
con un buon piano. - E il prezzo?

- Se va bene, 10.000 franchi.
- E se va male?

La sua vita.

Che cosa c'è?

Non posso.

Non posso andarci.

- Ma hai già detto che ci andrai.
- Non avevo pensato

a noi due.

Io non voglio
che rinunci per causa mia.

È meglio che saperti a combattere
qualche stupida guerra.

Sarai qui in primavera.

Il mio contatto giapponese
ti incontrerà a Vladivostok. - Sì.

Queste sono lettere per lui.

Ti aiuterà a trovare il villaggio.
Tu devi solo tornare con le uova.

- Tutto qua?
- Buona fortuna.

- Ti amerò sempre.
- Ti amerò sempre.

E così
partii per la fine del mondo.

< Attraversai il confine a Ségny.

< Proseguii attraverso l'Europa.

< Viaggiai in treno da Vienna

attraverso la Moravia

fino a Kiev.

< Noleggiai una carovana
per attraversare la steppa russa.

< 2.000 km di ghiaccio e tempeste.

< Consumai la cena di Natale
sul Lago Baikal

e pensai a Hélène. Sempre.

< Poi ridiscesi il fiume Amur,
costeggiando il confine cinese.

00:16:21,279
< Mi fermai per 11 giorni
a Vladivostok

dove un giapponese
mi consegnò il mio travestimento.

< Attraversai il mare
su una barca di contrabbandieri.

< Alla fine
arrivai al porto di Sakata.

< Strano.

00:17:07,878
00:17:13,391
< Le nevi di Yamagata.

< Salii sulle montagne di Shinano
dove altre guide mi aspettavano.

< Peri tre giorni successivi
proseguimmo sulle vette.

00:17:56,231
arrivai a destinazione.

Sakata, sì. Sì sono arrivato...

Quattro.

Chi siete voi?

- Mi chiamo Hervé Joncour.
- Lo so questo.

- Sono un commerciante. - Questo
non è ciò che siete, è ciò che fate.

Sono l'uomo che sta
di fronte a voi. Nient'altro.

Vengo da un Paese
che non avete mai sentito nominare.

Una Nazione che non conoscete.

< Sono cresciuto come tutti i bambini:
vestito e nutrito, educato.

< Sono entrato nell'esercito,

che ho lasciato
per sposare la donna che amo.

00:27:10,437
Le uova
che vi hanno dato sono uova di pesce.

- Non valgono niente.
- Lo so.

È per questo allora che le avete
pagate con dell'oro falso?

Ho pagato quello che ho comprato.

Quando uscirete di qui
avrete ciò che volete.

Quando sarò al confine
delle vostre terre, vivo,

riceverete l'oro che vi è dovuto.
Avete la mia parola.

Sst!

Sei tornato!

Sono tornato.

AI mio ritorno fui sorpreso
di ritrovare la nostra vita.

< Era tutto uguale a prima.

< Tranne me.

- Tienili chiusi.
- Ci siamo quasi. - Sono chiusi!

- Non aprirli!
- Non li apro!

Non devi aprirli.
00:29:37,599
Adesso aprili.

- Ma che cos'è?
- Il tuo giardino.

Il mio giardino?

Beh, non proprio, non ancora.
Per ora è solo un pezzo di terra.

La nostra terra.
E anche la casa è nostra.

< Se la vuoi.

È qui che invecchieremo, Hélène.

- Ma non capisco; cosa...? - Le uova
si sono schiuse, sono perfette.

Quest'anno
la produzione sarà enorme

e Baldabiou ci ha già pagato
la nostra quota.

Siamo ricchi, Hélène.
Siamo molto, molto ricchi.

Tutto questo
per delle minuscole uova!

E le uova diventarono bachi.

00:30:37,273
00:30:47,594
Bel tentativo.

Non è già abbastanza difficile
con due mani?

Quando il giocatore monco vincerà,
lascerò la città e non tornerò più.

Come il padre di Ludovic.

Non ho mai capito cosa gli sia
successo. È proprio scomparso?

Prima smise di parlare.

Poi un giorno si svegliò,
fece la valigia e partì.

Béatrice stava per partorire Ludovic.
Fu un brutto colpo.

Ma perché all'improvviso
smise di parlare?

È una delle molte cose
di cui non ha mai parlato.

Nana papa...

Ci pensi ancora?

Qualche volta.

Che cosa vedi?

Alberi strani.

Polli che razzolano,
bambini che ridono.

E quel giapponese?
Non ne parli quasi mai.

Uno chiuso.

Riservato.

Non riesco a trattenere il ricordo.
Si sta offuscando.

{

Ho chiesto a madame Berbek
di darmi una mano.

Non ce la faccio da sola in casa.

Hai fatto bene. Ludovic cresce,
avranno bisogno di soldi.

Sapevo che avresti capito.

Posso vedere?

- Non è ancora finito.
- Lo voglio vedere. - No!

Fu un'estate felice quella.

< La vita era di nuovo serena.

Aprì il becco
e iniziò a cantare.

00:33:48,673
Allora la volpe
afferrò il formaggio e corse via.

- Dunque questo è il vialetto
e là c'è la fontana. - Mh-mh.

E i gigli?

- Li stai calpestando.
- Oh, scusa!

Li stai calpestando ancora.

- Quindi ci sono gigli dappertutto.
- Dappertutto!

Ma io sapevo
che non poteva durare per sempre.

Così non mangeremo
le tue melanzane quest'estate.

È un giardino questo,
non è un orto.

Ciao, Ludovic.

Ho avuto notizie dal Giappone.

Potrebbe essere più difficile
entrare e uscire in futuro.

Quando mai è stato facile?

00:34:55,919
E se non ci arrivi da lui?

Hervé,

ascolta.

< Dobbiamo prendere una decisione.

Prendetela voi.

Io ti amerò sempre.

Ti amerò sempre.

Ciao, ciao!

Grazie.

E ancora una volta
arrivai al villaggio.

< Solo che questa volta fu diverso:
non fui trattato da straniero.

< Stavolta ero uno di loro.

Arigato.

Dovevo trovarla.

< Così, mentre aspettavo
che preparassero le uova,

l'andai a cercare.

Volevo che vedeste questo posto.

Venite.

Grazie, forse un'altra volta.

Vedete quegli uccelli?

< Solo qui potete vederli.

< Mio padre ci veniva
tutti i giorni per guardarli.

< E anche suo padre.

00:41:26,471
E ora li avete visti anche voi.

Venite.

Che cosa c'è scritto?

La porta era aperta.

Hervè Joncour.

Schuyler. Sono olandese.

Voi siete francese, suppongo.

Di che vi occupate?

È inutile fare il misterioso;
voi siete qui o per comprare

o per vendere qualcosa.
Quale dei due?

Per comprare
uova di bachi da seta. E voi?

- Io vendo.
- Cosa?

-Armi - Armi... - Mh-mh.

Mh! Si vede che pagate bene:

Hara Jubei a me non ha mai offerto
questo lusso prima.

Non lasciatevi ingannare
dalla sua gentilezza.

C'è un prezzo per ogni cosa.

Cosa succede a Mutsu?

È ancora tranquilla.
Li hanno spinti verso est.

Ma non si sa mai,
le cose cambiano ogni giorno.

Perfino Hara Jubei
sta perdendo il controllo.

< Starei in guardia, se fossi in voi.
- È un avvertimento? - Mh.

I suoi protettori a Edo
presto cadranno.

< Date retta a me: concludete
gli affari e partite quanto prima.

Non è niente male, eh?

- Cosa sapete di lei?
- Non molto. Ma una cosa la so:

non è quello che pensate voi.
- Che volete dire?

Non è giapponese.

Almeno così dicono.

< Chissà. Dicerie.

A voi.

A che si possa continuare
a commerciare in pace.

Alla nostra duratura amicizia.

- Buonanotte.
- Buonanotte.

Il giorno dopo
Hara Jubei la portò via.

< Mi dettero le uova,
ma io aspettai due giorni

sperando che lei tornasse.

< Non tornò.

00:53:10,438
< Questa volta portavo a casa
10 scatole di uova,

molte di più
del viaggio precedente.

< Avrei dovuto
raccontarla a Hélène,

quella storia.

Hélène...

Che c'è?

Io ti amo.

< Avrei voluto raccontarle tutto.

Che c'è?

Che c'è?

E non era giapponese?

No. Era cinese.

Era la terza moglie dell'Imperatore.

La leggenda vuole

che stesse preparando il tè
nel giardino del palazzo

quando per caso fece cadere
un bozzolo nell'acqua bollente.

Così scopri che la fibra del bozzolo
poteva essere filata,

che se ne poteva ricavare un filo.

Un filo abbastanza forte
da essere tessuto.

Chi te l'ha raccontato?

Un olandese.

Che cos'hai?

Sei seduto lì da più di un'ora;
che cos'hai?

Ho bisogno del vostro aiuto.

Devo trovare qualcuno
che capisca il giapponese.

< Chiedi a Hervè Joncour.

Non fate lo spiritoso.

Voi conoscete qualcuno.

Chi ha scritto la lettera
che ho portato nel primo viaggio?

Che cosa devi tradurre?

Vi prego.

Madame Blanche.

Gestisce un bordello a Lione.

Rue Muscat, numero 12. Gli uomini
pagano molto per andare con lei.

- E lei parla giapponese?
- Lei è giapponese.

E come mai è finita a Lione?

Ha sposato
un mercante francese a Yokohama.

Lui morì tornando in Francia,
lei dovette provvedere a se stessa.

Devo andare a Lione domani.

Tornerò prima che sia buio.

Che cosa c'è? Hélène?

Devi avere pazienza.

Proviamo ad avere un bambino
da due anni.

Dobbiamo crederci, amore.

Vieni a letto, su.

Torno presto.

Signori, fare troppa
anticamera diluisce il desiderio!

Madame Blanche la riceverà ora.

Prego, sedetevi.

Siete sicuro di essere così ricco
per poter venire a letto con me?

Non è per questo che sono venuto.

- Che volete, allora?
- Ho bisogno del vostro aiuto.

Non importa a che prezzo.

Devo sapere che cosa c'è scritto.

Vi prego, madame.

Chi ve l'ha dato?

"Tornate o io morirò".

- "Tornate..."
- Così dice.

"Tornate o io morirò".

Grazie.

Lasciate perdere.

Non il denaro; quella donna.

Lasciatela perdere.

Non morirà e voi lo sapete.

- Sono andato da quel tizio, Pasteur.
- Sì?

Sa il fatto suo, quello.

Ha scoperto il modo di isolare
le uova infette da quelle sane.

Non le sa curare, ma ti sa dire
quali sono quelle buone.

- E il risultato è garantito.
- Mh.

Davvero?

Ci sono altre sommosse in Giappone.
Questa volta è grave.

Il consolato francese di Yokohama
ha mandato dei dispacci.

Dicono che c'è il caos.

E quell'italiano, Ferreri,
lui le ha portate dalla Cina le uova,

a tonnellate. Tutte sane, dalla
prima all'ultima. E anche Bollet.

Ci propongono un ottimo affare:

7 franchi al grammo,
assicurazione compresa.

E con l'aiuto di quel Pasteur
potremmo farcela da soli.

Sarebbe una follia tornare là.
È troppo pericoloso.

Io non voglio perderti, Hervè.

Io torno in Giappone, Baldabiou.

Anche se dovessi
pagarmi il viaggio da solo.

Dovete solo decidere
se le uova le venderò a voi

o a qualcun altro.

Dicono che le uova importate
dalla Turchia sono sanissime.

- I bachicoltori di Lione
si forniscono lì. - Anche gli italiani.

Perché non lo facciamo
anche noi?

Il Giappone
è diventato rischioso. - Signori!

Signori, vi prego,
quelle uova sono inaffidabili.

Le uova giapponesi sono le migliori.

Chissà cosa sta succedendo laggiù?

Sono pochi quelli
che possono saperlo davvero

e il nostro Hervé è uno di loro.

- È di mio figlio che parlate.
- Ha affrontato il viaggio due volte.

Se c'è uno che ne conosce i rischi,
è lui ed è convinto che si può fare.

Scommetto i miei soldi
su un altro viaggio.

Quanto a voi, signori,
siete liberi di scegliere.

- Non potete fermarlo in qualche modo?
- Temo di no.

C'è dell'altro.

Ci sono dei disordini
in quelle zone.

Una rivolta.

Può essere rischioso.

Io posso soltanto dargli
una ragione per tornare.

- Non devi... preoccuparti di nulla.
- Lo so.

Non lo farò.

Io sono protetto lì,
sarò al sicuro.

Questa volta
era veramente la fine del mondo.

< La guerra
era arrivata al villaggio.

Sei solo?

Sei ferito?

Dove sono loro?

Hara Jubei.

Portami da lui, hai capito?

Sayonara.

Aspetta.

Arigato.

Come ci avete trovato?

Chi vi ha portato qui!?

Rispondete!

Qui non c'è niente per voi.

Solo guerra.
E non è la vostra guerra!

La guerra è un gioco costoso.

Avete bisogno di me.

E io di voi.

- Non dovevate venire qui. Tenete
l'oro e andate via. - Hara Jubei!

Il Giappone è un Paese antico.

Ha leggi antiche.

Ci sono crimini per cui, qui,
è lecito condannare un uomo a morte.

Questo è un fucile, amico mio.
Tenete giù la testa.

Il ragazzo ha commesso
uno di quei crimini

quando ha portato un messaggio d'amore
della propria padrona.

Non aveva nessun messaggio.

Lui era il messaggio.

Era un ragazzo.

Non alzate lo sguardo.

Ora andate.

E non tornate qui mai più.

Ci misi 11 giorni
a raggiungere Sakata,

dove finalmente trovai
4 scatole di uova.

< Le sigillai in casse di legno
riempite di ghiaccio,

per paura che si schiudessero

< Raggiunsi la costa russa
alla fine di marzo,

un mese più tardi del solito.

< In Europa era già arrivata l'estate
e sarebbe stato tutto inutile.

< Poi, una mattina,
mi resi conto che era finita.

< Le uova si erano schiuse.

< Le larve erano morte.

< Milioni di larve. Tutte morte.

Ludovic, aspetta.

Credevo fossi morto.

E non c'era più niente di bello,
a questo mondo.

Quella fu un'estate terribile.

< Dovemmo chiudere
tre delle quattro filande.

< Baldabiou dovette inventare storie
per giustificare il mio fallimento,

nei confronti del villaggio,
nei confronti di Hélène.

< Avevo tradito tutti

e non avrei più visto il Giappone.

< Sprofondai nel silenzio.

Ah, eccoti qua!

Ma che cos'hai?
Non ti fai vedere da secoli.

Senti, Hervè,

dovrai parlarne con qualcuno
e tanto vale che ne parli con me.

E magari qui e subito.

Cos'è successo?

Cos'è successo in Giappone?

Non c'è altro da dire;
ti ho già detto tutto.

- Non è vero.
- Non c'è altro da dire.

Se va avanti così,
moriremo tutti di fame.

Bisogna fare qualcosa;
tu hai qualche idea?

Baldabiou!

Costruiremo il giardino.
Assumerò tutto il villaggio.

Tutti quelli in grado di lavorare:
uomini, donne, anche i bambini.

Insieme costruiremo
il giardino di Hélène.

Iniziammo i lavori
a fine estate.

- Mi dai un po' d'acqua?
- Tu non lavori abbastanza sodo.

In autunno era quasi finito.

Bravo, l'hai strappata!

Le erbacce fanno male alle piante.
Mangiano il loro cibo.

Bisogna strapparle.

Perché ci sono, se fanno male?

Dio le ha create
per farci lavorare.

In nomine Patris et Filiis...

Così, quando arrivò
l'inverno, tutti ebbero da mangiare.

< Poi arrivò una lettera.

01:20:11,277
< Era stata spedita da Ostenda,

ma aveva un sigillo giapponese
nell'angolo.

Io vado a letto.

Vengo su tra un momento.

Io la leggerò per voi.

Ma questa volta non voglio denaro.

Quello che voglio è la promessa
che voi non tornerete mai più.

Ve lo prometto.

Mio signore amato,

non avere paura,
non ti muovere, non parlare.

Nessuno ci vedrà.

Resta come sei.

Io ti voglio guardare.

Abbiamo una notte tutta per noi
e io ti voglio guardare.

Il tuo corpo per me,
la tua pelle, le tue labbra.

Chiudi gli occhi,
nessuno ci può vedere.

Io sono vicina a te.
Mi senti, vero?

Quando ti toccherò
per la prima volta

lo farò con le mie labbra.

Tu sentirai il calore
però non saprai dove.

Forse sarà sui tuoi occhi.

Appoggerò la mia bocca
sui tuoi occhi

e tu sentirai il calore.

< Apri gli occhi adesso,
mio amato.

< Guardami.

01:22:37,356
< Le tue braccia mi sollevano
per farmi scivolare su di te.

< La mia piccola voce,
il tuo corpo che trema.

Quest'istante non finirà, lo vedi?

Per sempre getterai
la testa all'indietro.

Per sempre scivoleranno lacrime
dalle mie ciglia.

Questo momento doveva essere.

Questo momento è.

E questo momento continuerà
da ora fino alla fine.

< Noi non ci vedremo più.

< Quel che era per noi
l'abbiamo fatto e tu lo sai.

< Credimi, amore mio,
l'abbiamo fatto per sempre.

< Serba la tua vita
al riparo da me.

< Se servirà alla tua felicità,

non esitare un attimo a dimenticare
questa donna che ora ti dice,

senza traccia di rimpianto,

"addio".

Quell'anno a Edo

firmarono un trattato
che autorizzava l'esportazione

delle uova dei bachi da seta.

< Pochi anni dopo,
aprirono il Canale di Suez.

< Da allora, per arrivare in Giappone,
sarebbero bastati 20 giorni

e anche meno per tornare.

< Era iniziata una nuova era.

< Così passavano gli anni.

< Viaggiavamo.

< Accettammo il fatto
che non avremmo avuto bambini.

9 più 7 fa 16.

E una sorta di serenità
entrò nelle nostre vite.

Tutto chiaro?

< Ma non durò a lungo.

< Non abbastanza.

Sì, ma ne siete sicuro?

È stazionaria.
Ha bisogno di riposo.

Dite così da settimane.

Non ha fatto altro che riposare
ed è sempre più debole.

- Abbiate pazienza.
- Lo ho molta pazienza!

- Buongiorno, Ludovic.
- Buongiorno, madame.

Hai un momento?

- Avrei un favore da chiederti.
- Tutto ciò che volete.

Vorrei che aiutassi Hervé
a curare il giardino.

Ma certo.

Voglio dire, in futuro.

Avrà bisogno del tuo aiuto.

Contate pure su di me.

Grazie.

È venuta Beatrice.

- Ci ha portato la cena.
- Mh.

Ringraziala da parte mia.

E Baldabiou ci ha mandato
una dozzina di quaglie.

Dio solo sa dove le ha prese.

Avrà spedito qualcuno in viaggio.

- Ci sono cose
che non ti ho detto, Hélène. - Lo so.

Non sono riuscito
a trovare le parole.

Non fa niente. Non fa niente...

Ricordi quel giorno
che mi hai mostrato il terreno?

Hai detto che ci avresti
fatto un giardino.

"Qui è dove invecchieremo".

Siamo vecchi, Hervè?

Mori verso la fine di aprile.

< Pochi giorni prima
che i suoi gigli fiorissero.

01:30:31,675
Ah!

01:30:48,195
Ma dai!

< Così regalò la sua filanda a Verdun,
mise tutto in una valigia

e se ne andò per sempre.

Ho conosciuto uno che si era
fatto costruire una ferrovia.

E il bello è che se l'era
fatta fare tutta dritta,

senza una sola curva.

C'era anche un perché.

Ma non me lo ricordo.

I perché si dimenticano.

Poco dopo trovai qualcosa
che mi fece partire di nuovo.

Anche se non così lontano
questa volta.

È partita, signore.
È andata a Parigi.

Sì, ma non avete il suo indirizzo?

Spiacente. Non posso aiutarvi.

Grazie comunque.

Come avete fatto a trovarmi?

Ho bussato
a tutte le porte di Parigi.

L'avete scritta voi
quella lettera, vero?

Vero?

Non sono stata io a scriverla.

È stata Heléne.

< L'aveva già scritta
quando venne da me.

Mi chiese solo
di copiarla in giapponese.

E io lo feci.

Volle leggermela, quella lettera.

Leggeva quelle parole con una voce
che non ho mai dimenticato.

< Lo so che è difficile capire,

ma io l'ho sentita leggere
quella lettera

e più d'ogni altra cosa
lei desiderava essere quella donna.

Lei era quella donna.

Addio.

- Ludovic?
< Buongiorno, signore.

Che cosa fai qui?
È domenica, non dovresti lavorare.

Devo finire dei lavoretti:
diserbare, potare...

- Com'è andata a Parigi?
- Bene. Grazie.

- Ti va di sederti un po' con me?
- Certo.

- Credo che questo posto ti sia caro
quanto lo è a me. - Molto, signore.

In qualche modo io penso
che sia anche il tuo giardino.

Ricordate l'alberello che piantai
con madame? È altissimo adesso.

Scusate, signore.

Non ti scusare. Sciocco.

La morte
è una cosa strana, Ludovic.

< Strana.

Vorrei parlartene

e vorrei farlo adesso

perché ho bisogno
di raccontarlo a qualcuno.

< Forse quel qualcuno sei tu.

< Credo che tutto
abbia avuto inizio quel giorno

quando tornai a casa in licenza.

< l giorno in cui
per la prima volta vidi Hélène.

Così adesso sai la vera storia.

È tardi ora.
Finisci il lavoro domani.

Mio signore amato,
non avere paura.

< Non parlare.

< Resta come sei,
io sono vicina a te.

< Mi senti, vero?

< Quando ti toccherò
per la prima volta

tu sentirai il calore,
ma non saprai dove.

< Forse sarà sui tuoi occhi.

< Questo istante non finirà.

< Lo capisci, vero?

< Quel che era per noi,
l'abbiamo fatto.

< Credimi, amore mio,
l'abbiamo fatto per sempre.

01:38:52,517
non esitare un attimo a dimenticare
questa donna che ora ti dice,

senza traccia di rimpianto,

"addio".

Sottotitoli a cura di
STUDIO ASCI - Crema